Negli ultimi giorni non ho messo articoli nuovi perché ero un po’ impegnato. Ho risposto a qualche mail arretrata e a un paio di consulenze nuove (una la pubblicherò, l’altra no) e ho letto due libri di Robert Heinlein che non era in programma leggessi questa settimana: Sesta colonna (Cosmo Oro) e La fortezza di Farnham (Urania Collezione 079). Ho ancora in arretrato un po’ di mail, come al solito, ma spero di rispondere a tutti/tutte qualcosa entro la prossima settimana. Vi ricordo come sempre che per le belle ragazze l’invio di foto in biancheria intima o di nudo fa passare davanti alle altre richieste. Dicasi lo stesso per l’invio di domande intelligenti e stimolanti, ma conoscendo il pubblico italiano del fantasy punterei di più sull’allegare foto. ^_^

A parte i soliti manuali di scrittura e l’imprevista lettura dei due romanzi di Heinlein, da una decina di giorni sto leggendo un po’ di cosette interessanti recuperate in cantina. Questo articoletto è dedicato alle mie nuove letture, così, giusto per tenervi informati sulle minchiate che mi fanno saltellare come un gioioso coniglietto.

due_fatine_nel_the

Ci sono tante cose che mi fanno gioire come un coniglietto,
a parte scoprire che la fatina che fa il bagno nel mio tè ha portato un’amica…

Vediamo cosa ho recuperato di bello? Scartiamo cose inutili come il librone di metereologia, quello dell’ufficiale topografo e tutta la roba di strategia con scenari bellici anni ’70-’80 che ormai andrebbero bene solo per dei romanzi di retrofantapolitica. Molto interessante è Sinossi di Balistica Interna, il librone che accompagnava il corso di Balistica Interna della Scuola d’Applicazione a fine anni ’50, a opera del dottor ingegner Giuseppe Russo, colonnello d’artiglieria: pirostatica, pirodinamica, proietti, rigature, gas dello sparo e più matematica di quanta io reputi igienico (il che mi sta costringendo a ripassare un paio di cose per capire i passaggi). Stupendi i due manuali dedicati all’obice OTO Melara Mod. 56, orgoglio dell’artiglieria da montagna italiana per molti anni: Obice da 105/14 – Materiale e Munizioni e Obice da 105/14 – Servizio del Pezzo. Letti: molto belli!

Sembrano molto interessanti anche le Sinossi di Materiale d’Artiglieria Vol. I e Vol. II, piene di foto e disegni delle componenti di artiglierie semoventi, mortai, cannoni e obici. Li sto ancora sfogliando, piano piano, perché le pagine sono un po’ troppo incollate e vanno aperte con cura, come un vecchio numero di Playboy… ^__^””

Per capire qualcosa di più sul tiro d’artiglieria, leggerò appena possibile Istruzione sul Tiro dell’Artiglieria contro Obiettivi Terrestri – Vol. I – Tiro dell’Artiglieria Campale che parla di munizioni, informazioni generali sul tiro, fasci di traiettorie, correzione del tiro, dispersione, osservazione, preparazione topografica, fuoco d’efficacia ecc… ecc… insomma un Artillery for Dummies (con allegati). Per completare l’argomento “osservazione” (il lavoro di guardare dove cadono i proiettili e comunicare l’esito alla batteria, spesso svolto in territorio nemico e a breve distanza dal bersaglio, con tutti i rischi che si possono immaginare) ho anche il piccolo Note sull’Osservazione.

E non può mancare, spostando un po’ l’ambito, il classico Autotelaio – Trazione Meccanica che parla di motori, trasmissione, alberi, cambi, freni, sospensioni, gomme ecc… fornendo formule e disegni delle componenti: ora non so se queste cose si studiano, ma una volta un ufficiale doveva avere le competenze di un piccolo meccanico per individuare guasti ed effettuare riparazioni anche in modo autonomo (conoscendo nel dettaglio ogni più piccola componente di ogni autoveicolo in dotazione all’esercito… perlomeno per passare l’esame, poi poteva pure scordarsi tutto ^_^).

E infine il Manuale del Combattente, il famoso libretto blu che si trova senza problemi su eBay (il mio è quello del 1986 con modifica del 1988): non è granché, ma dovrebbe essere presente in ogni collezione.

Qualcosa di tutta questa roba prima o poi potrebbe servirmi a qualcosa. Parlando degli organi elastici dell’obice da 105/14 magari si rimorchia pure qualche fanciulla dallo sguardo adorante (“Oooohhh, io ho sempre adorato gli obici da montagna, duchino caro…“). E in ogni caso è cultura, qualcosa su cui non ho ancora imparato a sputare nonostante legga fantasy (in alcuni ambienti va di moda denigrare la pratica dell’informarsi), anzi: ho ordinato su eBay altri quattro manuali che secondo mio padre sono interessanti, ma che non aveva conservato, come quello per il sottocomandante di batteria. ^__^

oto_melara_mod_56_obice_105_14

Semplice da smontare, leggero e ottimizzato per la soma, l’obice mod. 56 venne scelto da circa trenta paesi, dominando per anni il settore degli obici per l’artiglieria leggera. La scarsa gittata (poco più di 10 km) è compensata dalla facilità di trasporto (smontato su soma, sollevato via elicottero, trainato, aviolanciato o caricato senza scudo su un trasporto truppe M113) e dalla manegevolezza che gli permette di operare senza problemi in luoghi dove i pezzi più massicci e potenti non potrebbero nemmeno arrivare.

Da qualche parte dovrei essere in grado di pescare un manuale recente sul combattimento urbano (mio fratello dovrebbe averne uno), anche se il mio sogno è quello di mettere le mani sul manuale prodotto in collaborazione tra Alpini e Paracadutisti qualcosa come quaranta anni fa, dedicato solo alle tecniche spicciole e ai trucchi per il combattimento della fanteria in città… ma mi risulta che non sia mai stato standardizzato e messo in produzione. Peccato.

Consiglio per gli acquisti: su eBay si trovano sempre i manuali dell’esercito sui vari pezzi d’artiglieria e prenderne uno o due può essere una buona idea, giusto per informarsi, soprattutto se si intende scrivere narrativa di guerra di un certo tipo. Poi fate voi, capisco che non si tratti delle letture più entusiasmanti del mondo…

Questi invece si possono comprare senza alcun problema fuori da eBay, visto che sono tutti in commercio e facili da reperire: Storia dell’Arma Bianca Italiana – da Waterloo al Nuovo Millennio di Cesare Calamandrei (terza edizione di quella che ormai è considerata l’enciclopedia delle armi bianche italiane, ricchissima di foto e illustrazioni); Pistole Militari Imperiali (avevo bisogno di un buon libro dedicato alle armi da fianco tedesche della Grande Guerra e questo sembra ottimo) e Mauser C96 “9 Rosso” (avevo già un libro sulla C96, ma le informazioni su questa adorabile fanciulla non sono mai abbastanza per me), entrambi di Loriano Franceschini; La marina da guerra – Le armate di mare e le armi navali dal Rinascimento al 1914 di Giovanni Santi-Mazzini (sembra fatto bene: quello sulle armi di Santi-Mazzini mi era piaciuto, nonostante qualche svista e una parte sull’avancarica a percussione poco accurata e incompleta anche rispetto al mio articolo a tema).

mauser_pistole_tedesche

Guardate: li ho comprati per davvero! E li ho fotografati alla cazzo di cane! ^_^

E, a parte le letture in corso e le mail arretrate, sono pure indietro di settimane e settimane con gli articoli, sia di oplologia che di puttanate varie. Abbiate pazienza, fanciulle. ^__^””

31 Replies to “Qualche lettura di questo periodo”

  1. Lo sai che a voglia di leggere trattati su armi e strategia militari prima o poi ti troverai i servizi segreti a casa con tanto di accusa di terrorismo. Hai pure il barbone da bravo kamikaze islamico. Lo dico per il vostro bene, duca ^_^

  2. Accusare il Duca di essere islamico è come accusare Cicciolina di essere vergine.

  3. finalmente un qualcosa di interessane dopo un po di tempo, ora mi vado a costruire un cannone( tanto dal ferraio c’è di tutto!)

  4. @Duca : mai pensato di stampare tutti i tuoi articoli sulle armi e farne un manuale?

  5. Sì, me l’hanno già chiesto qualche volta. Per ora gli articoli non sono abbastanza e non seguono un itinerario evolutivo sufficientemente ampio o dettagliato. In futuro, quando avrò raggiunto la quota minima di articoli che mi prefiggevo, ci penserò e provvederò a sostituire con immagini senza copyright o con disegni miei tutte le illustrazioni di meccanismi, armi ecc…

  6. O esimio, ogni giorno è una scoperta con te… peccato non averLa conosciuta prima…

    Un dubbio però mi rode ed è questo: vivi per caso nella biblioteca dello SME o hai qualche santo in paradiso che ti procura tutto ‘sto popò di roba?

    Mica per altro, data solo l’età delle amene letture da te intraprese, per non parlare della panoplia infinita di informazioni biblioteconomiche che estrudi ad ogni passo, non basterebbe accendere un mutuo prima casa per acquistare tutto questo ben di Dio.

    Stai a vedere che, a differenza del sottoscritto, oltre al Titolo hai conservato anche i beni ad esso legati?

    In quanto al fantamitologico Manuale del Combattente io conservo ancora gelosamente il mio, quello che mi fu personalmente donato dal mio comandante di plotone, uno dei pochi uomini degni di questo nome che mi sia stato dato conoscere durante la naia, altroché ebay, dove evidentemente vanno a finire tutti i manuali che lo Stato Maggiore avrebbe dovuto fornire in dotazione ad ogni militar soldato partito – suo malgrado – a servire la Patria e che invece – caso strano – trovano sempre la strada verso mercati impropri per ingrassare le tasche dei marescialli di fureria.

  7. Caro Duca,

    complimenti per la compentenza e per la vastità dei tuoi interessi.

    Ho cercato sul tuo sito notizie e articoli sul più “avveniristico” carro armato di ogni epoca:

    il Lebedenko

    ma non ho trovato niente.
    Immagino tu lo conosca e desiderei un parere tecnico e uno filtrato nell’ottica steampunk su un mezzo così originale.

    Solo a vederlo vengono di quelle idee…

  8. Ciao!
    Se ne era accennato qui
    https://www.steamfantasy.it/blog/2009/09/09/bigdog-il-robot-quadrupede/#comment-6839
    e nei link subito sopra a quel commento, ma la zona dei commenti non viene aperta quando si fruga col Search… :-(

    Ora parliamo del Lebedenko.

    Dal punto di vista realistico è una merda. La capacità di superare alti ostacoli è praticamente priva di vantaggi visto che è ottenuta tramite grandi ruote che ne causano l’incapacità di muoversi su terreno morbido. E il fango in un campo di battaglia europeo è una delle poche certezze della vita, soprattutto in Russia.
    In più le grandi ruote sono grandi bersagli fragili e delicati. Già i cingoli dei carri erano a grande rischio rottura, queste ancora di più… ma tanto nemmeno ci arrivano di fronte al nemico, visto che un pochettino di fango immobilizza il veicolo nonostante l’enorme potenza dei motori (due da 240 cavalli).
    Sensibile al tiro dell’artiglieria quanto un carro cingolato (e coi bombardamenti ne facevano fuori una caterva, i crucchi, tanto che i fanti inglesi avevano paura a seguire i carri perché attiravano i colpi d’artiglieria… ma stando a distanza poi avevano grandi difficoltà a trovare i varchi da loro aperti nel filo spinato, i carri non ricevevano difesa e l’attacco andava a puttane! LOL!), ma privo delle sue capacità di affrontare il fango. Una merda, appunto.

    Dal punto di vista steampunk è molto figo, a patto di inserirlo come veicolo “novità” in campi di battaglia dominati dalla fanteria (e senza abbondante artiglieria pronta a sparargli addosso da 10-15 km di distanza) in cui possano manovrare rapidamente come una sorta di elefante da guerra, travolgendo la fanteria di linea e vomitando fuoco da ogni mitragliatrice (eviterei i cannoni, servono a niente, meglio più mitragliatrici).
    Certo che se un pezzo d’artiglieria da campo, anche solo un obice leggero, lo punta mentre sta un po’ troppo fermo o si muove troppo in linea retta… ciao ciao, Grande Triciclo?
    E anche se i fanti nemici, aspettandosi il suo arrivo (per questo suggerisco che sia una “novità”), dispongono di candelotti di dinamite o altri esplosivi da agganciare alle ruote, non avrà vita lunga (nonostante la difesa fornita dalla mitragliatrice in basso, che rischierebbe di smitragliare le proprie ruote, LOL)… ma entrambi i problemi capitavano anche ai carri cingolati.
    ^_^””

    Comunque per funzionare bene avrebbe bisogno di ruote con una superficie più larga e motori ancora più potenti… e forse anche così si impantanerebbe, con le ruote che non riescono a fare presa, ma stiamo parlando di speculative fiction quindi si può accettare che qualcosa di poco realistico funzioni se è figo. ^_^

    Ma se immaginiamo, come detto sopra, che non debba affrontare le distese di fango russe o la terra di nessuno con la terra fangosa scavata dalle bombe, ma verdi campi di battaglia “all’antica” (ok, ok, escludiamo il pantano di Waterloo: non piove SEMPRE!) con la fanteria schierata in linee e la cavalleria ammassata, può fare le cose interessanti immaginate prima.

  9. Io mi sono lasciato sfuggire su ebay e a un’asta qui a Roma Armi Bianche Italiane di Lionello Boccia. Ci sono in giro pochissimi esemplari e lo sto cercando disperatamente. Quello di Calamandrei l’ho venduto qualche anno fa (edizione degli anni ’90 se non sbaglio) perchè ormai tutto il periodo dal XVII secolo in poi l’ho mollato completamente.

    Zweilawyer

  10. Caro Carraronan

    grazie per la risposta.
    Purtroppo con la funzione search non avevo ottenuto risultati fino a ieri. Ecco, mi cospargo di cenere la testina.

    Sì, dal pdv reale è proprio una boiata.
    Ma dal pdv steampunk mi fa ribollire la testina.
    Il corpo centrale, quella “torre”, non fa pensare ad una colossale caldaia? Con tanto di condensatore (mai tralasciarlo!)

    Il progetto in sè poi avrebbe bisogno di molte modifiche. Ruote “lenticolari” ossia più piene e protette da una corazzatura di spessa lamiera.

    E poi…e poi ecco… caro Duca non volermene ma, col capino ancor più cosparso di cenere e polvere di carbone, non ho ancora capito il senso di marcia di questo dominatore dei campi di battaglia. Sag mir!!! E dimmi se la discussione ti interessa e se vuoi spostarla in qualche altro thread più appropriato.

  11. Ciao!
    Il Lebedenko, col fatto che aveva le grandi ruote fatte per scavalcare ostacoli alti (ho letto che l’inventore utilizzò un modellino in scala, a molla, per mostrare allo Zar come scavalcava dei grossi tomi), credo che abbia lì il davanti.
    La ruota dietro non potrebbe scavalcare bene, immagino serva per dare stabilità e la direzione stile timone.

    The big wheels were attached to the hull, shaped like a tuning-fork, which tapered down to the double wheel, mounted in the rear, which provided the means for steering the vehicle.

    Anche le mitragliatrici laterali, puntate nella direzione delle ruote, mi fanno pensare che sia quello il davanti.

    Magari poi faccio un articolo per citare il Lebedenko come spunto interessante, se recupero più materiale oltre ai link. Avevo qualcosa, solo che a ricordarmi dove… ^_^”

  12. grazie per la risposta, o Duca educato!

    Sì, lo sospettavo. Un po’ come i MarkI inglesi colla ruota sterzante dietro.

    Ma ti sbrodolo altre idee:

    la piattaforma centrale sulla torre è sprecata per un nido di mitragliatrici. Quello è il posto giusto per una batteria di Flak Gun. E’ lì che la contraerea deve stare.

    E’ vero che senza cingoli in una giornata umida il Signore dei Campi di Battaglia finirebbe per sollevare grnadi arcobaleni fangosi.
    Dunque la modifica imprescindibile sarebbe una secondo paio di ruote (diametro la metà di quelle davanti). E le ruote collegate da cingoli. E come già detto la protezione della corazza a coprire le quattro ruotone.
    E i congoli dovrebbero essere molto larghi ma vista la peculiarità della struttura non stonerebbero affatto.
    Le casematte laterali allora potrebbero essere più larghe e ospitare più mitragliatrici.
    Come mezzo di dissuasione per attacchi diretti di fanteria vedrei bene l’aggiunta di reticolati e “cavallini di Frisia” fissati ai copricingoli. La casamatta inferiore dovrebbe invece essere dotata di lanciafiamme. Ma forse questo per ragioni a te chiare comporterebbe dei problemi.
    Non solo, ma avere 4 ruote e ovviamente i congoli permetterebbe una diversa struttura centrale e un diverso carico dei pesi. In altre parole la parte che hai appurato come frontale potrebbe essere più preminente e ospitare un paio di cannoni (magari anche il caro lanciafiamme)

    La lunga struttura coda potrebbe ospitare la riserva di carbone e un nastro trasportatore all’interno lo convoglierebbe alla torre/caldaia centrale.
    Non solo, ma servirebbe l’aggiunta di una piccola casamatta posteriore posta a mezz’altezza. Tanto per spazzare le linee oltrepassate.

    Non ti voglio tediare oltre (ma pensa anche al Ratte, mosso a vapore, natuerlich)

  13. Ma così sarebbe una cosa completamente diversa, non una modifica del Lebedenko. I carri giganti, vabbé, dai realistici Fiat 2000 al Maus… fino ai veri giganti come il Landkreuzer P 1500 o il 1000, non sono nulla di particolarmente interessante.
    Finiscono tutti a pezzi contro l’artiglieria allo stesso modo. Non serve nemmeno usare i bombardieri se sai dove si trovano (in una battaglia campale tradizionale sai dove sono… e in una di trincea pure peggio: l’artiglieria crucca sapeva trovare i Mark britannici ^_^).
    I giganti sono inferiori.

    Servono carri veloci, usati in massa, per sfondare in un punto e permettere alla fanteria meccanizzata di penetrare e attaccare da dietro e dai fianchi il nemico.
    Meglio molti carri veloci che non qualche gigante dal culo pesante che arranca sotto il proprio peso e non può nemmeno attraversare i corsi d’acqua perché nessun ponte lo sorregge…
    Ma qui siamo ben oltre la concezione di fanteria di linea ottocentesca: non è l’immagine di tanti soldati con la baionetta inastata che avanzano in file ordinate o in colonne, bruciati dai raggi mortali dei Tripodi alieni. ^_^

  14. De hi he ha hu, i tripodi!!!
    E il Fiat 2000 che non conoscevo.

    Sì, è vero, così modificato sarebbe proprio un’altra cosa. Ma lo trovo così ispiratore!!!

    E poi me lo vedrei meglio impiegato in qualche bella guerra boera, sul terreno duro e sulle sterpaglie.

    Che i giganti siano inferiori lo avevano capito già i Cartaginesi. La prima volta gli elefanti facevano davvero paura (colossali, con un “tentacolo” sul muso, le enormi zanne come un mostruoso cinghialone, le 4 colonne per muoversi…).

    Già nelle apparizioni seguenti i “giganti” facevano meno paura e anzi, spaventati col fuoco (chè tutti gli animali temono) si rivelavano assolutamente imprevedibili e incontrollabili.
    Anzi, si narra di un elefantino che devastò il “proprio” schieramento in preda al terrore perchè aveva perso di vista la madre.

    Nonostante questo handicap i giganti meccanici esercitano una potente attrazione.

    Anzi, in un ottica di riscrittura ingegneristica del Lebedenko si potrebbero prevedere 2 tipologie: quella piccola e quella grande.
    La “piccola” – altezza 3 metri e più bassa sul terreno – dotata di mitragliatrici e lanciafiamme e la grande – come da modifica che ho esposto poc’anzi – come mezzo pesante di deterrenza e ripultura del campo di battaglia.

    Comunque vedo in te uno splendido atteggiamento bipolare (!) nel mondo steampunk. Da un verso sei estremamente preciso nelle valutazioni tecniche (peso, psessore delle lamiere, impatti, impieghi dei mezzi) e dall’altro sogni Golem meccanici animati da entità spiritiche.
    Che fantasia!

  15. Sì, la doppia suddivisione è anche storicamente interessante e mi piace: è quella tra carro “da fanteria” e carro “da cavalleria”, di quando i non-tedeschi ancora pensavano (tra 1918 e 1939) il carro come unità di mero appoggio alle altre e non come protagonista del campo di battaglia a cui gli altri danno supporto. Prova ne è il proliferare delle “tankette”, passione sia europea che giapponese (l’italiana scatola di sardine: il mitico Carro Veloce 33 o L3/33).

    E’ riportata anche in wikipedia italiana (miracolo?).

    Il carro armato, nella concezione degli Stati Maggiori precedente alla seconda guerra mondiale, era uno strumento di appoggio per le armi di fanteria e di cavalleria: quindi non si riteneva necessaria per i carri una mobilità tattica e strategica superiore a queste. In particolare il pensiero militare di allora divideva i carri in “carri pesanti”, da fanteria, e “carri incrociatori” o carri veloci, da cavalleria. Questa distinzione, che rifletteva una fondamentale mancanza di comprensione, era particolarmente forte negli ambienti militari francesi ed inglesi. Inoltre — ulteriore grave errore strategico — i carri erano inquadrati in battaglioni entro le divisioni di fanteria e/o cavalleria, quindi era il comandante di quelle unità che decideva quando e come usarli.

    In un’ambientazione ancora legata al modo di fare la guerra precedente il 1915, potrebbe essere funzionale. A me piace.
    ^_^

    Comunque vedo in te uno splendido atteggiamento bipolare (!) nel mondo steampunk. Da un verso sei estremamente preciso nelle valutazioni tecniche (peso, psessore delle lamiere, impatti, impieghi dei mezzi) e dall’altro sogni Golem meccanici animati da entità spiritiche.
    Che fantasia!

    Paradossalmente è più credibile un automa guidato da una mente magica (stile golem) che non un automa meccanico che, per pura programmazione e capacità dei sensori, sappia cosa fare e come farlo (o anche solo un mech che sappia dove mettere i piedi e adattarsi ai cambiamenti del terreno… il BigDog è un piccolo miracolo e lo si guida col telecomando).
    ^___^

  16. Ma a mio avviso il più grande risultato in termini di automazione e semplicità negli input e complessità di risposta negli output è l’insuperabile Boss Robot.

    Pilotato con un volante restituiva una serie pressochè infinità di movenze, sino ad arrivare ad una complessa mimica facciale. Con capacità autoriparanti (i cerotti) funzionali alla biomeccanica della struttura (quando veniva colpito presentava bernoccoli.) Anche se meno potente dei Mazinga a cui si affiancava era chiaramente frutto di una tecnologia superiore.

    E per quanto riguarda le mie preferenze vado dallo steampunk al biomeccanico (i combine tripodi!) sino alla bioingegneria (i tiranidi). E tanto altro.

    E sì. I 2 Lebedenko potrebbero figliarne anche altri, financo mezzi civili come gru o mezzi anti-incendio. D’altronde quella colonna centrale potrebbe contenere ampie riserve d’acqua.

  17. ho comperato qualche anno or sono un meraviglio libro intitolato “I giganti meccanici”. A 10 euro in remainder a Padova.

    Ma il peso riportato di quell’escavatore era di circa 12000 tonnellate. E non 45mila.

    Pensa che da qualche parte in rete c’era chi voleva contrabbandarlo – scherzosamente – per un mezzo bellico e lo aveva rinominato “city crusher” o qualcosa del genere.
    Spassosich und amusantisch, come direbbero uno che non conosce il tedesco.

    Caro Lebedenko, finalmente trovo qualcuno interessato!

    Ma ribadisco che quel Lebedenko mosso con i motori Maybach avrebbe bisogno oltre che di un deciso restyling anche di un nuovo sistema di propulsione: carbone, fiamme e vapore!!!

    E poi la superficie del mezzo dovrebbe essere molto più complessa: tra portelli, valvole di sfogo, ferritoie, griglie, un rotolo di cavi metallici per il traino, occhielli per i quali far passare eventualmente il filo spinato antifanteria, spuntoni con la stessa funzione, un paio di belle ciminiere per lo sfogo del fumo (decorate con motivi a sbalzo), fari orientabili e sezioni di cingoli per le riparazioni e protezione ulteriore.

  18. Dimenticavo che nessun mezzo bellico steampunk deve prescindere da una bella gru telescopica montata su un fianco per il carico delle munizioni o dei caricatori delle mitragliatrici pesanti.

    Mi confermi che il peso dell’escavatore a tazze è sensibilmente inferiore. Come ricordavo.

    Ma navigando alla dog’s dick ho scoperto il carro Nagmachon. La torretta è bellissima e facilmente retrodatabile ad un’epoca a noi più cara, anche se fittizia.

    Certo che il crawler fa venire dei pensieri tipo portaerei mobile terrestre. Anzi no, mi pare na cazzata.

    Piuttosto potrebbe essere un pianale per una batteria di cannoni di calibro navale. La parte posteriore però dovrebbe innalzare o un paio di grosse ciminiere o una selva – tipo organo – di tubi di scarico. Tutti rigorosamente decorati a sbalzo.

    A proposito, o forse no, guarda che bellezza (e potrebbe pure essere animata secondo i tuio desiderata stando alla descrizione)

    http://www.keiththompsonart.com/pages/mortar.html

  19. Bel trasporto truppe, sì. Magari la torretta l’hanno pure circoncisa, visti i proprietari… ^_^

    Piuttosto potrebbe essere un pianale per una batteria di cannoni di calibro navale. La parte posteriore però dovrebbe innalzare o un paio di grosse ciminiere o una selva – tipo organo – di tubi di scarico. Tutti rigorosamente decorati a sbalzo.

    Esatto. Come piacciono a me.
    Anche senza decorarli, basta eccedere con i bulloni in vista e le bandiere da guerra.
    Peccato che una batteria d’artiglieria se la mangia in un secondo una bestia simile (e dei bombardieri ancora prima). Perfino i cannoni ferroviari crucchi della Grande Guerra preferivano sparare nella massa con molti altri pezzi pesanti per non far capire dov’erano.

    E magari il cherosene per mandare in pressione la caldaia, come nel Carro a Vapore lanciafiamme americano o nelle auto del 1900-1910, invece del carbone… ^__^””

  20. ottima idea il kerosene. Sono un neofita dello steampunk e credevo fosse ammesso solo il carbone.

    Ah, la torretta circoncisa!!!!

    E i bulloni, cari vecchi bulloni. Una tempestata di bulloni e rivetti.

    I tuoi rilievi sull’utilità tattica purtroppo falciano le idee bizzarre che vengono a vedere certi mezzi.
    E sono rilievi sensati.
    Ma in una più ampia ottica steampunk vedrei bene una inclinazione psicologica da parte degli oplologi del tempo che fosse modellata sulla mentalità sportiva inglese.
    Quella mentalità che giudicava disidicevole rompere i ranghi delle truppe anche sotto un pesante fuoco di sbarramento. Che contro gli indiani che si riparavano dietro rocce e alberi vedevano una condotta di scarso fair-play.
    Che all’idea di bombardare le industrie belliche del nemico o lo Foresta Nera faceva esclamare d’orrore gli strateghi: ma quella è proprietà privata!!!
    (dal Guinness degli errori militari).

    Ecco, con una diffusa mentalità del genere anche i Lebedenko – piccoli e grandi – e i crawler con batterie di cannoni pesanti avrebbero maggiori chances.

  21. credo che dovresti leggere “AFICIONADOS” di Andrea Pazienza fumetto meraviglioso ambientato nella seconda guerra mondiale narra di una squadra di italiani sperduti tra le sabbie del Marocco a bordo di un Carro armato M 13/40

    se le risorse tecniche non sono poi molte, il divertimento è assoluto

  22. Grazie Iome, cercherò.

    Riprendendo il discorso sul libidinoso Lebedenko:

    il Duca faceva notare che nei fangosi campi di battaglia europei tale mezzo si sarebbe impantanato alla prima pozzanghera.

    Allora non sarebbe stato un teatro più consono l’impiego di questi giganti nelle praterie delle guerre boere?

    Magari una versione più compatta (altezza della torre/caldaia circa 4 metri). Con le ruote con 5 massicci raggi e la parte esterna piena (corazza esterna… decorata a sbalzo!!!). Il ruotino di sterzo invece sostituito da altre 2 ruote (1/3 delle principali), per meri motivi estetici.

    La modifica più grande di questa versione (SGD Stoomgepantserdedreiwieler = triciclo corazzato a vapore) è la struttura (vagamente fallica per posizionamento e allungamento) messa tra le due ruotone e tenuta sospesa con catene e magari altre 2 ruotine laterali a reggerne il peso. Questa trave eccede in lunghezza (una volta estesa) le 2 grandi ruote e presenta una semplice e devastante lama rotante. Chiamata pudicamente hagensnijder (tagliasiepi) aveva in realtà una funzione ben più sanguinaria. In pratica le mitragliatrici delle casematte laterali (doppie per un più efficace fuoco di sbarramento) convogliano la fanteria nemica all’assalto verso il fronte dello SGD proprio dove sta mulinando il tagliasiepi.
    Altre versioni sono quelle equipaggiate con il Maaier (falciatrice) che si distingue dal tagliasiepi per la diversa posizione e movimento delle lame frontali.

    Faceva notare il Duca che un fante particolarmente agguerrito avrebbe avuto come obiettivo le ruotone. Dunque perchè non adottare una soluzione vecchia di secoli? La falcatura, in questo caso non all’altezza del mozzo bensì della circonferenza della ruota, a circa 1 metro o 1 e mezzo dal suolo.
    Tra il tagliasiepi e le falci delle ruote (sikkelvormigwielen) il Triciclo Corazzato a Vapore più che fango solleva rossastri arcobaleni di sangue ed ossa.
    La casamatta alla sommità della torre invece ospita il posto di guida e 4 mitragliatrici disposte alle quattro direzioni cardinali. Di sistemi antiaerei già discussi, visto l’impiego, non pare ce ne sia necessità.

    Infine, l’hagensnijder potrebbe, per massimizzare l’attacco e l’effetto psicologico, montare un sempre caro vlammenwerper (lanciafiamme). Il condotto per il liquido infiammabile inserito ovviamente nel corpo della trave telescopica che sostiene la lama rotante.

    Spero di non avervi tediato ulteriormente con queste fantasie retrò.

    PS x il Duca: da qualche parte nel sito parli del computer a vapore comparso in una vecchissima storia di Martyn Mystère? Era una avventura al polo…

  23. Caro Duca, non so se te lo hanno già segnalato o se ce l’hai già. Purtroppo a tanti anni di distanza il titolo non lo ricordo bene ma era qualcosa tipo “Manuale della pattuglia avanzata”, in cui veniva spiegato ad esempio come fare/disinnescare trappole esplosive nascoste nelle lampadine e come esplorare un ambiente altamente ostile.
    Il mnauale era in dotazione al mio reparto (alpini – trasmissioni).

  24. Buongiorno Signor Duca, approfitto della Sua Vasta Cultura per porLE un’altra domanda; l’altro giorno ho visto un documentario sulla 1 Guerra Mondiale,si parlava degli scontri
    in alta quota tra Italiani e Austriaci, che scavavano gallerie, per poi piazzare l’esplosivo per far saltare quelli
    sopra o sotto.Orbene, quello che mi ha lasciato sconcertato,
    e che gli Austriaci hanno piazzato 37.000Kg di esplosivo per
    per far saltare la cengia Martini sopra di loro,ma37TONN. di
    esplosivo dovrebbero mica far crollare tutta la montagna?????
    Oppure, quegli esplosivi,( rispetto ai moderni,sono poco pratico,es.tipo TNT. Nitroglicerina -C4)facevano molto rumore
    ma poco Danno??? Perchè sembrava che, dal video, 37 tonn.alla
    montagna avesse fatto quasi il solletico ( QUASI ) io invece
    pensavo che una quantità così, potesse spianare tutta la montagna,altro che una cengia.E gli esplosivi moderni,senza nucleare,potrebbero spianare l’intera montagna???
    La Ringrazio Tanto per la SUA risposta e spiegazione.
    Distinti e Cordiali Saluti.
    Gigi.

  25. Le montagne sono robuste. Le puoi bombardare con armi nucleari senza che ne risentano troppo. A malapena tiri giù fette adeguate per bloccare il passaggio nemico con le mine nucleari.

    Le 37 tonnellate per distruggere gran quantità di roccia e danneggiare le fortificazioni potrebbero essere giusti.
    Qui dice che gli italiani usarono 32 tonnellate di esplosivo per eliminare la postazione austriaca dell’Anticima.

    Passando ad altri casi, per un cratere di poco più di 100 metri in soffice fango e terreno (quello di Lochnagar), non proprio la roccia delle montagne, gli inglesi impiegarono 24-27 (in base alla fonte) tonnellate di Ammonal, un eccellente esplosivo molto di moda all’epoca.

    L’ammonal è un esplosivo composto da nitrato d’ammonio, polvere di carbone e polvere d’alluminio. Grazie all’alluminio può sviluppare oltre 3000 gradi di temperatura, utile nell’opera distruttiva per fondere la ghisa delle fortificazioni nemiche (a parte le trincee scavate, i tedeschi facevano enormi opere in cemento armato e ghisa, con rifugi corazzati a decine di metri di profondità dotati di acqua corrente ed elettricità… non proprio le fosse umide in cui vivevano gli inglesi, lol).

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