Ricordate Manzoni? No, non quelli che si abboffano nei pratoni e fanno certi stronzoni. No, nemmeno quello dei barattoli pieni di merda! Manzoni il letterato, il senatore, Alessandro, insomma. Quello dei Promessi Sposi.
Bravi, ve lo ricordate (ma preferivate non farlo).

Ecco, Manzoni ha parlato un po’ di volte della “Poetica del Vero”. E qualcuno, ogni tanto, con la lungimiranza di un ritardato che gioca col vinavil, lo tira in ballo per la narrativa citando la sua concezione della poetica. Più facile citare una cosa che fa finto figo, vista al liceo, che leggersi due dozzine di manuali sulla scrittura moderni e subire la crudele tortura dell’imparare qualcosa (sia mai che uno perda lo status di “inutile testa di cazzo” duramente guadagnato con anni di impermeabilità mentale). Ma di questo abbiamo già parlato in passato.

Vi rinfresco un attimo le idee.
Questo è il pezzo più interessante, spesso citato, tratto dalla lettera sul romanticismo a Cesare D’Azeglio del 1823:

Il principio, di necessità tanto più indeterminato quanto più esteso mi sembra poter essere questo: che la poesia e la letteratura in genere debba proporsi l’utile per iscopo, il vero per soggetto e l’interessante per mezzo.

Se volete c’è anche il testo integrale della lettera, ma è nella versione del 1870, quella modificata col solo “Vero”.

Brevissima spiegazione tratta da RepubblicaLetteraria.it

In vari scritti, Manzoni affermò che materia della poesia doveva essere il Vero: lo dichiarò esplicitamente nella lettera Sul romanticismo, inviata al marchese Cesare D’Azeglio nel 1823. Nel 1846 un giornale parigino pubblicò questa lettera. Più tardi Manzoni la rivide e la inserì tra le sue Opere varie, nel 1870. In questa lettera, dopo aver condannato l’uso della mitologia da parte dei Classicisti, dopo aver considerato le favole false una causa di deviazioni morali, Manzoni sosteneva che la letteratura doveva avere come soggetto il Vero, come scopo l’Utile e come mezzo l’Interessante. Questa poetica, detta del Vero e che poggia dunque sui tre elementi: Vero, Utile e Interessante, si trova enunciata nella lettera del 1823; ma quando Manzoni nel 1870 la pubblicò, riveduta, ridusse i tre elementi al solo Vero, dichiarando che se tale è il soggetto di un’opera letteraria, ciò significa che è anche Utile ed Interessante.

In un passo della lettera, Manzoni precisa che è opinione dei Romantici che la poesia debba riconoscere il Vero come unica sorgente di un diletto nobile e duraturo, specialmente perché il falso finisce sempre per creare fastidio. Il mezzo più naturale per dare valore alla poesia è scegliere soggetti che interessino sia i dotti sia la maggioranza dei lettori, e questi soggetti si trovano sia nella storia, sia nelle esperienze di vita. Il problema porta con sé una difficoltà: bisogna affrontare la definizione di Vero nei confronti dell’opera letteraria. Non si tratta, sostiene Manzoni, di rivolgersi a ciò che è banale o di respingere ciò che è palesemente falso. Il concetto di Vero è sempre stato incerto; i Romantici tuttavia si sono avvicinati più degli altri, perché hanno cominciato a respingere il falso, il dannoso e l’inutile. I Romantici inoltre si rivolgono ad un Vero che non si discosta da ciò che la fede cristiana indica per tale: per questo motivo Manzoni riconosce una identità di interessi fra lui e i Romantici. Manzoni altrettanto esplicitamente sostiene l’elezione del Vero a materia di letteratura, in una lettera scritta a Marco Coen il 2 giugno 1832.

Dicevo: la concezione di Manzoni è vecchia e la sua idea del Vero è applicabile in narrativa solo in senso molto, molto ampio (il Vero come “vero della natura umana e della sua complessità” o “vero del credibile e specifico” ecc… ci sta senza problemi, come spiegano tanti autori di -orrore!- fantascienza, ma altro no) e non proprio vicino all’originale idea manzoni’anal.

Dubito che approverebbe il fantasy, anche quando ha un messaggio morale (sigh) o quando esplora i più reconditi anfratti dell’ano animo umano: “Perché mettere fantasie false, sciocche e anticristiane e quindi sataniche e peccaminose quando uno potrebbe scrivere un romanzo storico molto più vero e quindi intrinsecamente più utile e interessante?”

E chissà se sbufferebbe questo di fronte a un capolavoro della fantascienza sociale come Fiori per Algernon: “Che sciocchezza è un uomo che diventa un genio e poi torna scemo? Se si vuole parlare della condizione dei deficienti mentali che se ne parli con serietà e criterio, cribbio, senza baracconate da circo!”.
Chi lo sa. Ma (curiosità personale rivolta agli amici letterati che mi seguono di nascosto) Manzoni leggeva Poe?

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Edgar Allan Poe in una delle rare foto senza il travestimento da umano

Ma non guardiamo solo ai limiti della concezione manzoniana. In fondo cosa ce ne frega? Lui è morto, possiamo cagargli sulla tomba e non risorgerà per tirarci i piedi nel sonno (forse). Uno a zero per noi: essere vivi per combattere un altro giorno è meglio che essere morti da più di un secolo. ^__^

Guardiamo alla parte positiva del suo discorso!
Vero, Utile e Interessante sono ancora concetti importantissimi. Più di prima, oserei dire. Perché Manzoni sarà anche più morto di Lenin, ma non era un (completo) idiota e il suo discorso ha un senso e un’applicazione ancora oggi. Limitata, ma ce l’ha.

Un bel documentario.
Un documentario tratta il Vero, ma questo non basta a renderlo un bel documentario: deve trattare il Vero nel modo migliore. E come lo tratta? Un buon documentario lo stratta in modo Interessante, combinando immagini, suggestioni, curiosità e la questione principale per rendere l’apprendimento piacevole al lettore. Che male c’è nell’imparare con piacere invece che con dolore? E quel che si impara è Utile. Magari utile in un ambito ristretto (accoppiamento degli squali), ma utile. No?

Anche i migliori saggi storici sono così: Veri, Utili in quanto Veri e Interessanti perché viene presentato il Vero anche nelle sue sfaccettature meno banali (Manzoni lo dice: Vero non è uguale a Banale) con aneddoti e curiosità di ogni tipo.
Come il dirigibile abbattuto che distrugge un monastero e il pilota del biplano che l’ha tirato giù riprende il volo inseguito dai cavalleggeri tedeschi urlando “Salutatemi il Kaiser!” (ma di questo parlerò in futuro).

Manzoni sarebbe orgoglione di tutto ciò, non credete?
Ai suoi tempi i documentari non c’erano!

Ci sono anche belle canzoni che rispettano il Vero manzoniano! Non ci sono solo sciocche canzonette e successi pop e altre cavolate: esiste musica seria, manzoniana, che vuole essere Utile parlando del Vero in modo Interessante.
Qui sotto potete trovare un buon brano da ascoltare (testo educativo incluso).
Un Manzoniano “buon ascolto” a tutti voi. ^___^

Kajun Ku Klux Klan
Johnny Rebel, primi anni ’60

Johnny_Rebel_Collection_400

Testo preso da Lyricsmania
(e modificato in un paio di parole)You niggers listen now
I’m gonna tell you how
To keep from getting tortured
When the Klan is on the prowl
Stay at home at night
And lock your doors up tight
Don’t go outside or else you’ll find
Those crosses-a-burnin’ bright

Il cantante per invogliare all’ascolto annuncia che insegnerà qualcosa di Utile, ovvero come evitare il KKK: chiudersi in casa e non uscire la sera.

Now I know you won’t believe me
So I’m gonna tell you why
The Kajun Ku Klux Klan
Is gonna get you by and by
I’m warnin’ you that when I’m through
You’re gonna change your tune
This story’s ‘bout a nigger
His name was Levi Coon

Il cantante sa che l’informazione Utile non basta. Per farla capire va spiegata con una storia Vera: quella di Levy Coon!

He walked into a cafe
He thought he’d get a bite
He thought that they would serve him
Since they passed the civil rights
The waitress told him no
And that he’d better go
He said, “No ma’am, my Uncle Sam say
I don’t have to go.”So he sat there in that cafe
Bein’ stubborn as a mule
No matter what she said
He wouldn’t get up off that stool
He sat there like a jackass
Said, “I’m gonna demonstrate.
I came in here to eat, and
I ain’t leavin’ ‘til I’ve ate.”

The waitess had enough
She said, “I’ll call your bluff.”
She said, “If we can’t treat you right
We’ll have to treat you rough.”
The phone was in her hands
She gave him one more chance
He wouldn’t go, and so she called
The Kajun Ku Klux Klan

When he saw them cajuns comin’
Levi knew it was too late
His eyes popped out his head
And his kinky hair got straight
He said, “Oh lousy white folks
I didn’t mean a thing.”
Why did I have to listen
To that demonstrator King?

Now niggers understand
They tied up both his hands
He was at the mercy of
The Kajun Ku Klux Klan
I knew just what they’d do
Levi knew it too
I knew what kind of torture
They would put that nigger through

La storia Vera viene fornita in modo Interessante usando un esempio chiaro e specifico: essere specifici è fondamentale!

Now the moral of this story
As plain as it can be
Niggers mind your business
And let us white folks be
You’d better heed my warnin’
And try to understand
Don’t you demonstrate
Around the Kajun Ku Klux Klan

La morale riporta ancora l’informazione Utile, ma questa volta è molto più chiara perché supportata da una storia Vera e ben narrata che risulta Interessante.

alessandro_manzoni
Vero, Utile e Interessante: semplice, no?
(Cliccare per un Manzoni ancora più Interessante)

EDIT con Prophilax del 17 ottobre 2009 ▼

14 Replies to “Manzoni: il Vero, l’Utile e il Ku Klux Klan”

  1. Manzoni leggeva Poe? Non so, magari era più interessato ai poeti come Byron, Keats e altri. Onestamente non credo che ci fossero contatti molto stretti per quanto riguardava opere in prosa e poesia tra Europa e America nella prima metà del XIX secolo. Da un lato c’era un continente con secoli e secoli di storia, dall’altro una terra ancora da sviluppare.
    L’articolo è molto interessante e dimostra che Manzoni, in ottantotto (88!) anni di vita fece anche cose socialmente utili.
    Dieci e lode per la canzone!

  2. Tra i tre aggettivi io sceglierei Interessante.

    Poi, Manzoni che risorge? Mi viene in mente un’idea, o meglio, l’applicazione Italiana di un’idea a cui stavo pensando.

  3. Come sempre ho sparso nell’articolo un’orgia di riferimenti, citazioni trash e altro. La Merda d’Artista di Piero Manzoni era il più semplice.

    Quello più figo però era il primo

    Ricordate Manzoni? No, non quelli che si abboffano nei pratoni e fanno certi stronzoni.

    Gli esperti di musica, quelli VERI, dovrebbero aver riconosciuto una battuta del dialogo di introduzione a un classico dei Prophilax: “Non so nemmanco un Cazzo”.

    Un brano molto bello. Parla in pratica di come ho fatto la maturità al liceo io (a parte bustarella ed età). ^___^

    Artista: Prophilax
    Album: Nerkiology
    Anno: 1996
    Titolo: Non So Nemmanco un Cazzo

    “Dunque, signor sumo, ci parli di Manzoni…”
    “I manzoni, stanno nei pratoni, mangiano come porconi, e poi fanno certi stronzoni…”
    “Senta… cos’è la guerra fredda?”
    “Umm… è il duello fra due ghiaccioli!”
    “Mi dica almeno… chi sono i cubisti…”
    “eee… Sono gli abitanti de Cuba no?”
    “Ma sì fammogliela, cerchiamo di mettergli almeno il 36… vediamo cosa risponde a questo…
    FOSCOLO.”

    “MA SUMO, DOVE STA ANDANDO?”
    “Ma non ha chiamato un artro????”

    a 27 anni ho fatto la maturità
    ho preso 36 ma che cazzo devo fà
    m’ hanno ammesso a calci in culo, de sicuro pe’ pietà
    durante tutto l’anno nun me sò mai fatto interrogà
    anche in ricreazione c’avevo non classificato
    ma l’importante ormai é che sò passato
    prima dell’esame ho studiato ‘na mezzora
    poi m’hanno promossuto e porca troia era ora

    NON SO NEMMANC’ UN CAZZO (X 3)
    NON SO NEMMANC’ UN CAZZO… CHE ME SE FREGA

    ho fatto due scritti che facevano pisciare
    30 errori nella versione, e il tema un cagatone
    prima degli orali me sò fatto dù cannoni
    ‘na dose d’eroina dritta dentro li cojoni
    me sò vestito come un carciofaro der Tufello
    ‘na majettòzza sbrindellata co’ sopra un bel pisello
    camicione puzzolente, calzoni incrostati
    senza scarpe ma con pàro de carzini affumicati

    (Rit.)

    m’ hanno chiesto questo e quello, m’ hanno chiesto un pò de tutto
    e io jò r isposto che m’andava ‘n panino cor prosciutto
    m’hanno chiesto chi era foscolo: jò detto “un salumiere”
    il petrarca un cartolaio, il leopardi un puttaniere
    parlaci di dante: “nemmanco per il cazzo”
    pascoli e manzoni “che rottura di coglioni”
    quella de latino c’ha proprio rinunciato,
    perché appena me sò seduto ho preso e ho scureggiato

    (Rit.)

    di sicuro tutti quanti ormai vi chiederete
    come mai m’hanno promosso dopo tutte ‘ste cazzate
    perché prima di andare via ho tirato fuori la cappella
    l’ho grattata e magia: è uscita la bustarella

    (Rit.)

    Fonte: http://www.testimania.com

    Ora aggiungo la canzone e la nota in fondo al post, che il plugin musicale non funziona nei commenti.

  4. I profilax, ma maturità, quanti bei ricordi… si, ricordi di merda!

    Avevo un paio di amici (si, del giaguaro) che tutte le sante sere che ci si vedeva sfondavano timpani e marroni sparando i Profilax a manetta e la maturità… limortanguerieri… cinque anni con la media dell’OTTO per trovarsi poi di fronte ad una commissione di beceri veterobolscevichi con l’unico ausilio di un membro interno troppo finocchio per aprire bocca… gente secondo cui i principali propugnatori di un federalismo europeo non erano Einaudi o Spinelli ma Marx & Lenin e la Grande Guerra l’avevano vinta i Russi…

    W la (sub)cultura partigiana del corpo docenti italiota, che il buon Dio li abbia (presto) in gloria!

    Riguardo il poetico brano da Voi presentato, o Duca, che dire?
    Resto quantomeno perplesso sentendo parlare di Klanners Cajun dal momento che – se la mia memoria ormai fallace per la vetusta età non mi inganna – i Cajun sono stati (e forse lo sono ancora) una delle “etnie” ameridiote più bistrattate e discriminate degli States, tant’è che – ancora negli anni ’50 e ’60 del secolo scorso – i bambini erano costretti con la forza a parlare in inglese e guai a loro se osavano proferire una parola nel loro dialetto francofono.

  5. Beh le dirò Duca, che Manzoni è meno idiota di quanto sembra. A letteratura italiana contemporanea abbiamo assistito a una conferenza su Manzoni dove sono state dette un sacco di cose interessanti. Una cosa è certa, a scuola viene studiato in modo errato, sembra che facciano apposta a renderlo noioso. Bell’articolo comunque ^^.

  6. Ho sempre studiato il Manzoni secondo il modello classico della scuola.
    Non so che professori abbiate avuto. Cattivi professori fanno i peggiori danni possibili, ma quelli buoni operano le migliori costruzioni.
    Spesso ci si fa ingannare dal nome ottocento, per farselo piacere siseguono mode contemporanee come lo steampunk, dimenticando che quella è una cosa e l’ottoceonto studiato dagli sotorici o dai letterati è un’altra.
    Molti lo trovano noioso in quanto non sanno (poveri loro) un bel nulla della forza della parola, e si limitano all’immagine, a quel ritratto severo e vetusto ormai celebre. La società dell’immagine, ma anche la società dei gruppi musiciali anticonformisiti, ha dimenticato la parola e anche il silenzio.
    Poi ci si impazzisce a rendere Manzoni meno noioso? E allora vi verranno a dire che era uno strambo, che si cambiava d’abito otto o dieci volte al giorno, vedetevi il documentario suYoutube dove un brillante V. Gassman recita testidi ragazzoni, manzoni, etc sul lago di como (scusate le minuscole).
    Nel frattemposi dimentica il vero di Manzoni.
    E lo si vitupera in mille modi. così come tanti altri “antichi”. Fa paura questa parola? Bisogna per forza modernizzarli, contestualizzarli, tradurli con gli emoticons?
    Per me no, grazie.

  7. No, no, no! Non ci salto!
    Perché sono idiota. Ein fondo a me di Manzoni piacciono i promessi sposi, il 5 maggio e marzo 1821. Già storia della colonna infame non mi va dileggerlo.
    Sono un ignorante, io! :D

  8. Quando si parla di Manzoni morto, e che è un vantaggio per noi, erro o è un riferimento al libro del Prodigioso Spaghetto Volante?

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