Altre immagini da Leviathan. Sono state pubblicate sul sito dell’illustratore, Keith Thompson, un po’ di giorni fa, ma non avevo ancora avuto modo di parlarne. Credo che siano abbastanza carine da meritare un altro articolo a tema Leviathan, anche se il libro in sé mi entusiasma meno di altri romanzi steampunk… tant’è che non sono ancora stato travolto dalla voglia di leggerlo: anche se ho visto che lo vendono online in vari negozi, con un prezzo che in base al negozio va dai 9,99 dollari ai 19,99 dollari, non ho intenzione di comprarlo ancora. I mobipocket e gli ePub costano troppo: gli unici a prezzo decente, 9,99 dollari, sono il formato per Kindle (che non posso leggere) e la versione venduta dal sito di Barnes & Noble (ma la pagina B&N dice: These items ship to U.S. addresses only).
Grandioso. Se anche lo volessi probabilmente non potrei nemmeno comprarlo senza mentire sull’indirizzo. E non mi va di farlo, visto che non muoio dalla voglia di leggerlo subito.

Passiamo alle immagini, va…

Il Leviathan, un po’ di fanteria aeromobile e una corazzata terrestre

Il Leviathan, ovvero la balena piena di scoregge, lascia il tempo che trova. Carino, ma nulla di cui si possa discutere. A destra nell’immagine mi pare di intravedere il mostropalla a propulsione anale di cui abbiamo già parlato nei mesi scorsi.

La fanteria aeromobile non è niente male. Ho preferito aeromobile rispetto ad aviotrasportata, visto che lo usano nella cavalleria dell’aria italiana… e questa fanteria che scende dai dirigibili senza paracadute mi sembra decisamente una sorta di cavalleria dell’aria, versione tecnologica dei dragoni del ‘600 che si muovevano a cavallo e combattevano a piedi.

Bello il fucile con la baionetta, belli gli elmetti (col chiodo per la fanteria e con la palla per l’artiglieria, come è giusto che sia), belli i dirigibili steampunk, bello (e credibile) il pezzo di artiglieria leggera adatto al trasporto aereo ecc… ma qualcosa mi stona.

Iniziano dalla cosa meno importante.
Guardate i numeri sulle fodere degli elmetti. Nel nostro mondo il numero sulla fodera del pickelhaube indica il reggimento. Qui abbiamo tre soldati, di cui verosimilmente quello col binocolo e il fischietto rappresenta un ufficiale, di tre reggimenti diversi (200, 213 e 228). Non pare molto probabile che siano così mischiati a casaccio. Usare un solo numero sarebbe stato più intelligente perché, anche se può non essere un errore (magari nel mondo di Leviathan il numero serve per le estrazioni della lotteria del reggimento e chi vince viene sodomizzato col chiodo dell’elmetto ^__^), di certo è un elemento sospetto per un lettore un pochino accorto.

La cosa un po’ più importante, se avete gli occhi, dovreste averla già notata da soli. Se avete gli occhi e un cervello funzionante, intendo. ^__^
Se non l’avete notata iniziate seriamente a preoccuparvi. Guardate l’artigliere che sta sollevando la canna dell’obice/cannone (opterei per obice, ma non è detto). Primo dettaglio: ha delle braccine da anoressico (individuato alla prima occhiata da mia madre: “ma quel soldato ha delle braccia da ragazzina!”). Secondo dettaglio: sta sollevando un attrezzo che pesa l’ira di Dio.

oto_melara_105-14_mod_56_500px

L’artiglieria leggera è leggera, ma non “leggerissima”: tutto incluso sono 1270 kg

Facciamo un paio di ipotesi su quanto sta sollevando?
Prendiamo un obice leggero, molto leggero, come il famoso OTO Melara modello 56 da 105/14. Un cosino rispetto ad altri obici più pesanti, come quelli preferiti dagli inglesi al tempo delle Falkland.
Quanto peserebbe il pezzo che il soldato sta sollevando se fosse del modello 56? Uso naturalmente i dati provenienti dal manuale dell’esercito indicato qui.

Vediamo… lì abbiamo il tubo obice, la slitta (quella roba sotto il tubo obice, pure più massiccia che non nel modello 56) e il blocco di culatta. Dall’immagine non si capisce se il blocco di culatta ha anche il congegno di chiusura già montato, quindi immaginiamo di “no” per alleggerire al massimo il conto. E manca il freno di bocca (che sembra un affarino, ma da solo sono 32 kg di acciaio).
Il tubo obice rinforzato (senza freno) sono 113,9 kg, la slitta 112 kg e il blocco di culatta (senza congegno di chiusura) sono 72,9 kg. Totale: 298,8 kg.
Non li solleva a forza di bicipiti (vedete che il braccio lo sta sollevando all’altezza del gomito?) e spalle nemmeno Ronnie Coleman, figuratevi quell’anoressico. ^__^

Però il pezzo di artiglieria sembra più piccolo, a giudicare dalla bocca, di un 105 mm. Potremmo diminuire in proporzione con la sezione del calibro tutto il resto dell’arma!
O meglio ancora cercare dei pesi storici per fare il paragone.

Le artiglierie più piccole in dotazione a tedeschi e austro-ungarici erano il 7.62 cm Infanteriegeschütz L/16.5 (608 kg), il successivo 7.7 cm Infanteriegeschütz L/20 (815 kg) e lo Skoda 7,5 cm Gebirgskanone M.15 (613 kg). Senza considerare un obsoleto pezzo in bronzo senza organi elastici o freni decenti come il 7 cm Gebirgsgeschütz M99 (315 kg, ma era veramente obsoleto) o altri pezzi più pesanti da 7,7-8 cm (845 kg per il L/27 e 1300 kg per il Kanone in Haubitzelafette, 1000-1400 kg per altri pezzi “leggeri” austro-ungarici).

Non è credibile pensare che pesi meno di 600 kg, scudo incluso: la metà o poco meno del modello 56. Se diminuiamo tutto in proporzione quella canna peserà comunque troppo per un uomo solo che la sollevi in quel modo: 150 kg.

August_von_Mackensen_sguardo_virile

Il feldmaresciallo August von Mackensen, fervente monarchico,
era talmente virile che poteva montare un obice con un solo sguardo

La corazzata terrestre con le gambe! La questione “gambe”, come già detto in passato, rientra nella sospensione dell’incredulità a tema steampunk (come l’atmosfera rarefatta e l’uso di ossigeno da ingerire su Marte in Martian Dreams). Se non si tira troppo la corda e si mantiene la coerenza, a partire da una data scelta, allora va bene. In questa immagine non c’è qualcosa di particolare da giudicare: la nave avanza tra i boschi (credibile: le strade principali in territorio nemico saranno piene di mine anti-nave degne delle mine atomiche che aspettavano i sovietici nell’Europa libera) e spara. Stop. Nessuno le sta sparando addosso, quindi non possiamo valutare il fatto che “un avversario intelligente mirerebbe alle gambe” azzoppando la corazzata e rendendola così meno pericolosa.
La didascalia riporta la sigla SMS che sta per Seiner Majestät Schiff, equivalente all’inglese HMS (His Majesty’s Ship).

Possiamo però notare che tutte le bocche da fuoco sono simili: non abbiamo un cespuglio di bocche da fuoco grandi e piccole (stile pre-Dreadnought, corazzata policalibro), ma una corazzata monocalibro “moderna” che semplifica la logistica concentrandosi solo sulla bocca di fuoco più potente che può montare in numero adeguato.

E possiamo notare con piacere la bandiera di guerra che sventola. È piccola, ma è a suo modo precisa. Non vedete la divisione in quattro parti, di cui tre bianche e una più scura?
L’originale a cui, a parte qualche modifica (i dettagli non li vediamo), si ispira:

Kaiserliche_Marine_War_Ensign_1903-1919

Bandiera di Guerra della Kaiserliche Marine tedesca (Reichskriegsflagge), 1903-1919

A proposito: secondo questo sito Leviathan uscirà in italiano per Einaudi (Stile libero big) nel luglio 2010, con un prezzo di 18 euro. Aspetterò la versione italiana, magari in eBook a 9 euro (non pretendo il 5,50, anche se sappiamo tutti che è possibile se si ragiona col cervello invece che col culo sulle reali meccaniche del prezzo, ad esempio basandosi sul problema invenduti/rese e quindi sul perché le collane da edicola costino meno).

C’è un altro libro Steampunk in eBook che avrei comprato anche a più di 10$ (anche a 16$), ma l’editore (Tor) ha deciso che per adesso sarebbe stato venduto solo su carta (paperback a 15,99$). Io, come molti altri dotati di e-Reader, sulla carta proprio non lo voglio (mi dà fastidio sprecare spazio in camera) quindi se non lo vendono in eBook non lo posso comprare e basta. Lo dovrò leggere piratato quando verrà piratato o sperare che cambino idea prima. Non vedo dove sia la genialità nel proibire l’acquisto di un prodotto ai clienti, anche se il romanzo in sé sta andando bene: tre ristampe in un mese. Ma era un successo annunciato (coi soliti limiti di previsione, si intende) dato il romanzo e il momento. E se qualche editore italiano non ha già comprato i diritti, significa che gli editori italiani sono una banda di teste di cazzo. Senza “se” e “senza ma” perché gli esperti di settore NON possono permettersi di non essere informati.
Qualcuno dovrebbe aver capito che libro intendo. Ma ne parlerò un’altra volta.

39 Replies to “Ancora immagini da Leviathan”

  1. Una domanda da dilettante per il sior Duca: ma il Pickelhaube non è stato dismesso proprio nel 1915 con l’inizio della guerra di trincea?
    (P.S. Leviathan comprato e letto, in formato-carta. Davvero simpatico e ben fatto, secondo me, anche se non l’ho trovato molto youung adults, ma se mai un 10-12+)

  2. Lo stahlhelm è stato introdotto all’inizio del 1916, quindi fino ancora al 1916 inoltrato, per motivi di rapidità di ricambio (produzione, invio ai reparti) è probabile che ancora alcuni reggimenti si trovassero i vecchi pickelhaube (o quelli ersatz -cuoio più sottile, feltro, acciaio o latta- in base alle sostituzioni). L’elmetto in acciaio M1917 è semplicemente il M1916 con delle modifiche per migliorare il rivestimento interno.
    Segue infine il M1918, con un’altra piccola modifica.

    Su un libro ho visto un pickelhaube M1915 (simile al M1895 con cui iniziarono la guerra, ma con fornimenti in acciaio opaco invece che in scintillante ottone… comunque continuarono anche a fare i pickelhaube con lo scintillante ottone, tanto ci si metteva sopra la fodera) prodotto nel 1916. L’ipotesi che quindi fino al 1916 inoltrato ancora li usassero, in attesa dei nuovi elmetti, è sensata.

    A quanto mi risulta, prima dell’assegnazione per la battaglia di Verdun del 1916, il nuovo stahlhelm M1916 venne assegnato a un battaglione assaltatori nel dicembre 1915 per “valutazione” (beta testing, lol).

    Mi dai qualche parere in più su Leviathan?
    Me lo consigli?

  3. Duca, premesso che IMHO c’hai una conoscienza bellica che Napoleone a confronto era uno stagista alle prime armi, ti vorrei fare una domanda sulle artiglierie che mi frullava in testa da un po’.

    Tra i grandi protagonisti della WWII ci sono stati i lanciarazzi a canne multiple, quali la strafamosa Katjuša russa e poi le controparti crucche quali il Nebelwerfer e il Panzerwerfer.

    Ora, la mia domanda è questa: secondo te sarebbe stato possibile per i contendenti della WWI, specie quelli più avanzati quali Germania e Inghilterra, sviluppare anche loro dei lanciarazzi a canne moltuple simili ai famosi “Organi di Stalin” (L’organo di Gugliamo, magari)??
    Oppure mancavano ancora le conoscienze balistiche/tecnologiche che arriveranno trent’anni più tardi??
    E infine, secondo te, tali tipi di armi avrebbero potuto modificare in qualche modo il corso della guerra di trincea?

  4. Ora, la mia domanda è questa: secondo te sarebbe stato possibile per i contendenti della WWI, specie quelli più avanzati quali Germania e Inghilterra, sviluppare anche loro dei lanciarazzi a canne moltuple simili ai famosi “Organi di Stalin” (L’organo di Gugliamo, magari)??

    Non lo so. Non ho idea di a che punto fosse la tecnologia dei razzi. I razzi sono sempre stati usati, inclusi quelli britannici durante le guerre napoleoniche (e dai mogol in India), e hanno sempre affascinato i militari… che poi li abbandonavano regolarmente perché facevano schifo e andavano un po’ ovunque invece che nel punto giusto. ^_^”

    Se qualcuno avesse trasportato dal futuro un bel po’ di Katyusha per regalarli agli inglesi, questi probabilmente li avrebbero lasciati a difesa delle retrovie o li avrebbero buttati. Principalmente perché i primi razzi non erano molto precisi. E poi leggo che la gittata dei primi razzi di Stalin era circa 6-9 km. Perfino un pezzo leggero e anemico come l’obice mod. 56 ha una gittata di quasi 11 km: il che significa che può distruggere le postazioni di razzi quando queste ancora sono ben lontane dal poter rispondere al fuoco (o perlomeno costringerle alla fuga).
    E poi hanno un ritmo di fuoco lento, rispetto all’artiglieria media. Su wikipedia leggo “But the artillery branch was not fond of the Katyusha, because it took up to 50 minutes to load and fire 24 rounds”. Sono migliori dell’artiglieria ultrapesante come rapidità (più veloci di sicuro del mostruoso 42 cm Gamma Mörser), ma un pezzo di artiglieria ultrapesante può sparare con maggiore precisione, inviando testate cariche di esplosivo molto più grandi. E i tedeschi avevano pezzi da 28 cm che potevano competere in gittata (20-40 km) perfino i lanciarazzi delle generazioni successive alla seconda guerra mondiale (BM-14 russo: 10 km; il famoso BM-21 del 1953 può competere, ma non in precisione, con i cannoni tedeschi di 50 anni prima: 30-40 km di gittata massima, ma con testate ridicole di 20 kg contro i 240 kg del cannone. Meglio il BM-27 degli anni ’70, che tira testate più pesanti -100 kg- alla stessa distanza).

    All’inizio della guerra gli inglesi ebbero problemi di gittata: la loro artiglieria veniva distrutta senza poter nemmeno rispondere al fuoco dei cannoni tedeschi.
    Avrebbero gradito qualche BM-21 degli anni ’60 (per rispondere tirando contro l’artiglieria nemica, anche se difficilmente avrebbero colpito qualcosa: contro le trincee quei razzi sarebbero stati utili quanto delle fionde ^__^), ma non i lanciarazzi di Stalin degli anni ’40. ^___^
    Magari, dopo un eventuale sfondamento guidato da 300-400 carri armati, i lanciarazzi avrebbero fatto comodo per inseguire il nemico e ricacciarlo ancora più indietro… ma in tal caso, per un ipotetico sfondamento, sarebbero bastate anche le semplici divisioni a cavallo (sempre pronte da parte inglese) a inseguirlo e costringerlo alla resa, senza scomodare i razzi. ^__^

    E infine, secondo te, tali tipi di armi avrebbero potuto modificare in qualche modo il corso della guerra di trincea?

    No, l’artiglieria tradizionale era già presente in quantità soddisfacente, ma il fango che assorbiva le esplosioni, la grande profondità delle fortificazioni tedesche irraggiungibili anche alla più potente artiglieria, il filo spinato che rimaneva pressoché intatto anche dopo giorni e giorni di bombardamenti (con cose come un milione di ogive sparate) non erano cose che i razzi, ben più deboli della potente artiglieria utilizzata, potevano modificare.
    Una buona idea erano le mine. Gli inglesi ne piazzarono sotto il culo dei tedeschi alcune che fecero tremare la terra fino in Inghilterra (la mina del crinale Hawthorn, 18 tonnellate di esplosivo). Serviva così tanto esplosivo per bucare una buona linea di fortificazioni tedesche che solo la supermina poteva garantirle: i bombardamenti, a parte rari colpi di fortuna, ormai erano diventati modi per levare il sonno ai difensori e costringerli a stare “al riparo” (con le mitragliatrici zittite) mentre le truppe si avvicinavano.
    E infatti se si attaccava anche solo due ore dopo il bombardamento ci si trovava difese integralmente funzionali… bisogna lanciarsi pochi minuti dopo il tiro, quando ancora i nemici non erano usciti fuori a riprendere posto, ovvero avvicinarsi mentre l’artiglieria sparava e attaccare nel momento esatto in cui finiva.

  5. Mmhh…ma allora, scusa la domanda, qual’era il vantaggio dei lanciarazzi, oltre al famigerato devastante effetto psicologico?

    (Non so sei ferrato sulla WWII quanto sulla WWI)

  6. In una guerra tradizionale, in cui ci si muove e non si hanno solo enormi schieramenti di risorse e cannoni contrapposti (con i fanti dentro fortezze di terra e cemento “invincibili” – o quasi, perlomeno nel caso dei crucchi), un veicolo che lancia razzi può essere una buona idea per spazzare via la fanteria nascosta in edifici, case rurali o in buche improvvisate. Fornivano potere di fuoco e supporto dell’artiglieria in modo comodo e, probabilmente, più economico dei cannoni tradizionali (non si sceglie qualcosa con una gitta minore e un volume di fuoco minore se non ci sono ottimi motivi tra mobilità e prezzo… ricordiamo che i russi favorirono le pistole mitragliatrici ppsh-41 non per ragionamenti “a priori”, ma perché erano molto più facili da produrre dei complessi fucili mosin-nagant 1891).
    Nella Grande Guerra no: lì non bastano nemmeno i supercannoni.

  7. Interessante. Io credevo invece che i famigerati organi di stalin fossero mediamente più potenti dei cannoni.
    Daltronde avevo letto che baffone avrebbe ricompensato con una cifra astronomica i suoi inventori (non che stalin ne capisse un accidenti, sia chiaro).
    Quindi si può dire che alla fin fine fosse più che altro propaganda e stelle filanti?

  8. Contro certi pezzi da 75 mm tedeschi per l’accompagnamento della fanteria competono più che bene. Ma non si può fare il paragone con l’artiglieria media e pesante da 30-50 km (e senza contare affatto la goffa artiglieria ferroviaria con gittate di 100+ km).

    E i veicoli con razzi di Stalin sono sicuramente più agili da spostare in caso di fuoco di risposta nemico, ad esempio contro pezzi da 75 mm con gittata simile.

    Ma la mobilità nella Grande Guerra non serviva a niente.

  9. Salve Duca, scusa se leggo solo adesso…
    Su Leviathan ti rispondo volentieri (e anzi, grazie mille per le delucidazioni sugli elmi. Avrei parecchie altre domande ma magari ci sarà occasione in futuro).
    Pro:
    – Westerfeld secondo me è uno scrittore di mestiere, e si vede. Sa costruire le trame, sa creare la suspence e intrecciare le storie dei suoi personaggi: insomma mi è sembrato un libro solido, molto scorrevole, davvero divertente. Non è poco.
    – lo steam è curato e ricco di buone idee: prendiamo la balena piena di idrogeno, il Leviathan. All’inizio avevo il forte sospetto che si trattasse di una vaccata buttata lì, e invece il tutto è ben costruito (grazie all’idea che i darwinisti non creano un animale-da-battaglia, ma un ecosistema-da-battaglia. Il tutto viene molto sviluppato e risulta credibile, e mi ha fatto tirare qualche: ooooh! di stupore).
    – io di solito quando leggo mi concentro su tre cose: trama, tecnica e mondo. E Scott secondo me ha fatto bene il suo lavoro, inserendo una serie di dettagli (vita in Inghilterra del ‘900, eccetera) che dimostrano cura e attenzione.
    Contro:
    – finale in sospeso. So che a volte nelle trilogie è inevitabile, anche e spesso per scelta dell’editore. Però bastava far finire il libro una cinquantina di pagine più in là per lasciare un po’ meno di amaro in bocca al lettore.
    – rasoio di Occam (ma non è un vero difetto, secondo me). E’ ovvio che è più economico creare uno zeppelin che una balena a idrogeno… o un carro armato invece di un robottone a due zampe. Ma questo fa parte dello steampunk, in fondo, perciò non mi lamento.
    – età: doveva essere uno young adults e invece, come dicevo, secondo me va bene dai 10 anni. Nessun problema, a me piace leggere i libri per ragazzi, però ogni tanto i protagonisti (sui 15-16 anni) sembrano più piccoli della loro età, e tanto per dirne una nel primo capitolo il principe gioca con i soldatini…

  10. E’ ovvio che è più economico creare uno zeppelin che una balena a idrogeno… o un carro armato invece di un robottone a due zampe. Ma questo fa parte dello steampunk, in fondo, perciò non mi lamento.

    Se il fattore figaggine dell’idea è sufficiente, come dovrebbe essere in questo caso, allora è tutto ok. Basta che rimanga la coerenza interna, tipo la questione gambe come bersaglio privilegiato se lo scafo risulta troppo robusto o cose così.

    Bene, bene, allora lo leggerò di sicuro: dettagli storici inseriti, idee sviluppate ecc… sono tutte cose che per me fanno la differenza. Gli darò un’occasione. ^___^

    @Stefano
    Come scritto sopra:

    A proposito: secondo questo sito Leviathan uscirà in italiano per Einaudi (Stile libero big) nel luglio 2010, con un prezzo di 18 euro.

  11. Scusate. Mi era proprio sfuggito =__=”

    Duca, lasciando un attimo il versante “letteratura” e tornando a quello “storia”, mi stavo leggendo l’opera omnia di Rigoni Stern.
    E mi sorgevano un po’ di curiosità riguardanti la Grande Guerra che nessuno dei libri che posiedo può acclarare.
    Tipo:

    – In trincea gli uomini come espletavano i propri bisogni? non credo che ogni trincea avesse un sistema di efficenti latrine, giusto?

    – Quando arditi o anche regolari del R.E. andavano all’assalto, arrivati al corpo a corpo normalmente passavano all’utilizzo di lame e coltelli.
    Un metodo che se non erro il fascismo ribattezzerà “Pugnali e bombe a mano”.
    Ma in quei frangenti il fucile che fine faceva?? Lo si lasciava nella prima buca sperando di soppravvivere abbastanza a lungo da ritornare a riprenderselo?? Oppure lo si assicurava in qualche modo alle spalle??

  12. – In trincea gli uomini come espletavano i propri bisogni? non credo che ogni trincea avesse un sistema di efficenti latrine, giusto?

    Basta un buco profondo con una passerella in legno e un pezzo di lamiera sopra per la pioggia. Scavo più, scavo meno. Se si riempe lo copri con la terra e ne scavi uno nuovo.
    http://cmbgrguerra.altervista.org/vita.html

    Ma in quei frangenti il fucile che fine faceva?? Lo si lasciava nella prima buca sperando di soppravvivere abbastanza a lungo da ritornare a riprenderselo?? Oppure lo si assicurava in qualche modo alle spalle??

    Abbandonare le armi da fuoco no, è follia. Non penso proprio che lo facessero. Capisco lasciare l’equipaggiamento (30-40 kg tra zaino e roba varia individuale) per trasportarlo SOLO a conquista confermata, ma senza fucile non puoi difendere la posizione presa dal contrattacco o anche solo dagli occupanti in grado di sparare… o proseguire la conquista contro le mitragliatrici protette da lamiera, legno e sacchi di sabbia disposte a saturare di fuoco interi tratti di trincea (almeno col fucile hai una possibilità di beccarlo in faccia, meglio che niente).

    Più facile che per lasciare libere le mani per l’uso delle bombe a mano si mettessero il fucile a tracolla con la cinghia come in questa immagine:
    http://www.incursoriesercito.com/arditi_d.htm

  13. Mi pareva pure a me. Molto bella la cartolina, Duca ^^
    Ma la storia del coltellaccio fra i denti degli arditi che tu sappia era solo folklore/propaganda o andavano veramente con 30 cm di acciaio fra le gengive?

    PS: mi permetto di suggerire prima o poi, magari dopo il famigerato articolo sulle baionette, un bell’articolo sulla vita di trincea e uno magari sulle armi da corpo a corpo della WWI (le mazze austriache, i coltellacci regionali italiani, le vanghe crucche, ecc ecc.)
    Ma è solo un suggerimento, chiaro ^^

  14. Spero sinceramente che lo tenessero nel fodero: ok che i pugnali degli arditi spesso erano fatti con la punta spezzata per l’accorciamento delle sciabole-baionetta vetterli (quindi affilati solo da una parte), ma tenere dell’acciaio tra i denti non mi pare molto sensato se lo si può tenere in un comodo fodero.
    Immagina se gli esplode una granata d’artiglieria vicino, mentre arranca tra le buche fangose strisciando e correndo piegato in due, sotto il fuoco dell’artiglieria nemica, e si spezza un incisivo contro l’acciaio quando si lancia (metà saltando e metà cadendo assordato e stordito dall’esplosione) in una cratere.
    ^___^

  15. Bhe, è anche vero che quando stai a 50 metri dai fucili/cannoni/mitragliatori austriaci quello di rimperti un dente è un po’ l’ultimo dei tuoi problemi XD
    Non lo so, azzardo: visto che la mano destra era usata per lanciare le bombe (grande specialità degli arditi), possibile che mettere il pugnale fra i denti accorciasse la distanza tra la mano (alzata in aria per scagliare la bomba)e l’arma suddetta??
    Oppure forse era solo un mero “marchio di fabbrica”, come la danza degli all black? ^^

  16. Per esempio conta di essere sdraiato carponi, in una buca di granata, a pochi metri da una trincea austriaca: con la mano sinistra ti puntelli per alzare il busto e sbbirciare fugacemento oltre il bordo, mentre con la destra impugni la granata.
    Una volta scagliata questa, da disteso sarà abbastanza fastidioso recuperare il coltello: se il fodero è sulla sinistra, probabilmente il pugnale sarà quasi schiacciato tra il corpo del soldato e il terreno. Se è sulla destra, comunque bisognerà torcersi alquanto la mano per estrarlo.
    Comunque una operazione laboriosa.
    Tenedolo fin da subito fra i denti invece magari si risparmiava secondi prezisi.
    Ti cosa come dinamica? =__=

  17. Se sei sdraiato e non sei ancora a contatto col nemico NON hai bisogno dei pugnale: hai bisogno solo delle bombe a mano (ne avevano 20 a testa circa: anche recuperare quelle non è agevole). Tenere un oggetto fastidioso in bocca non mi pare il colmo dell’intelligenza, considerando che staranno in piedi quando dovranno balzare dentro le trincea nemica dopo averla ripulita coi petardi thevenot e rialzarsi per finire il lavoro (magari lanciando le bombe e balzando dentro col pugnale già in mano, giusto in caso di finire in bocca, nel fumo, tra qualcuno ancora vivo).
    ^___^

    Ciò non toglie che, volendo, nulla proibiva loro di tenerlo in bocca o, più facilmente, metterselo in bocca (più rapido che nel fodero) se dovevano d’urgenza prendere un petardo thevenot per difendersi da nemici in arrivo/ancora vivi.

  18. Per quel poco che vale, tempo fa avevo visto un documentario-intervista a un gagliardo nonnetto reduce della WWI, sottufficiale degli Arditi, appunto. Ho cercato in giro ma non sono riuscito a ritrovarlo, sorry. Comunque, se ricordo bene, costui affermava appunto che l’assalto alle trincee nemiche (non so dire se era pratica comune o solo in particolari condizioni) avveniva con una bomba in ciascuna mano e appunto il famoso coltello tra i denti.

  19. Con una bomba per mano e la bocca impegnata col pugnale, viene da domandarsi come facesse a levare le sicure alle bombe.
    Forse le lanciava come sassi (o con gli anni si è rincoglionito ^__^) e spaccava il naso degli austriaci.

    Qui si vede la sacca piena di bombe, anche se è solo un disegno:
    http://www.filibertoputzu.it/intranet/resize2.asp?path=locandadelpittore/img5771-12-1.jpg&width=500

    Erano 20 bombe per ardito, più pugnale (regolare o preda di guerra), più moschetto 91 Truppe Speciali (che è la cosa che gli serviva meno, ma schifo non faceva… e comunque preferivano il modello cavalleria con la baionetta pieghevole) e, in base alla squadra d’attacco del plotone, poteva esserci anche una pistola mitragliatrice a due canne Villar-Perosa con 10mila proiettili (immagino per mantenere il tratto conquistato) e, non dimentichiamo, i lanciafiamme (come fa notare il Tenente Businelli del IX Reparto d’assalto nel rapporto del 15 Giugno 1918 o il Tenente Giudici sul San Gabriele, citati in “Italian Arditi” di Angelo Pirocchi, edizioni Osprey).

    La bomba preferita era il petardo Thevenot, perché produceva pochissime schegge e il raggio di pericolosità era solo 5-10 metri (in pratica solo l’esplosione della carica)… ideale per un’arma d’attacco che non deve ferire chi la scaglia e che va usata in grandi quantità nei cunicoli delle fortificazioni. Di norma le lanciavano tutti assieme, in una pioggia di centinaia di bombe che distruggeva la capacità di risposta del nemico negli ultimi metri di corsa, per poi gettarsi nella trincea nemica e proseguire con bombe e pugnali il lavoro, massacrando gli austriaci storditi dalle esplosioni.

    La tipica quantità di bombe portate dagli Arditi (senza conteggiare moschetti, pistole, vanghette, tirapugni personali ecc… ma cita le Villar-Perosa). È tratta da Wikipedia, ma dovrebbe essere corretta.

    I Plotone d’Attacco
    * I Squadra d’Assalto (1 pugnale e 20 bombe a mano a testa)
    * II Squadra d’Attacco (1 pugnale e 20 bombe a mano a testa + 1 pistola mitragliatrice Villar Perosa Calibro 9 Glisenti detta “Pernacchia” con 10.000 cartucce)
    * III Squadra d’Attacco (1 pugnale e 20 bombe a mano a testa + 1 pistola mitragliatrice Villar Perosa Calibro 9 Glisenti detta “Pernacchia” con 10.000 cartucce)
    * IV Squadra d’Attacco (1 pugnale e 20 bombe a mano a testa)
    * Coppia di Munizionamento (2 militari con 4 bisacce da 150 bombe a mano l’una)

    Una tipico compagnia da 200 uomini aveva 3 plotoni così, 1 con mitragliatrici pesanti e guastatori e, infine, il plotone lanciafiamme.
    Il lanciafiamme assieme alla bomba a mano è la vera arma che determina la vittoria negli attacchi lampo degli Arditi.

  20. Anch’io mi sono posto la stessa domanda (premesso che potrei essere io a ricordare male l’intervista). Sai per caso come funzionava l’innesco della bomba a mano? Nel senso: quelle che avevamo noi da militari avevano una serie di sicure, di cui il classico anellino da tirare era solo la prima. In effetti, potevi tirare quello e poi palleggiarci e lei non deflagrava (insomma, io non ci ho mai provato, comunque! ^__^). Bisognava invece lanciarla e durante il volo si toglieva una specie di cuffietta (2a sicura) e attivava l’ordigno che a quel punto deflagrava all’impatto. Queste erano quelle da assalto (sempre facendo riferimento alla mia memoria), con raggio d’azione limitato, come hai detto tu appunto per evitare danni agli assaltatori stessi (difficile infatti lanciarle efficacemente e con precisione molto lontano). Diverse invece le bombe a mano ‘difensive’ (se non sbaglio rientrano tra queste le classiche ‘ananas’) che una volta tolta la sicura hanno l’innesco temporizzato e se non la ietti in tempo sono cazzi tuoi. Hanno anche raggio d’azione molto più ampio proprio perché tipicamente si lanciano da dietro un riparo (per questo sono ‘difensive’). Questo quanto ricordo delle bombe a mano che adoperavamo noialtri, ma suppongo che ci sia stata un’evoluzione da quelle della WWI.

  21. Ho controllato bene la Thevenot.
    Ha la sicura, che si vede bene di lato, che una volta tolta abilita la possibilità di esplodere. Però non esplode dopo tot secondi come le Stielhandgranate tedesche: l’esplosione avviene solo all’impatto.

    Quindi se voleva poteva prendere una bomba e levare la sicura. Prenderne una seconda e levare anche a lei l’anello di sicurezza. Poi mettersi il pugnale in bocca e recuperare le due bombe. Infine correre sperando di non inciampare tra sassi e buche e finire con la bombe che per l’impatto al suolo gli fanno sparire le braccia. ^___^

    Per il primissimo lancio di massa è fattibile, ma in ogni caso il grosso delle bombe è nella sacca (le altre 18, più le scorte dei due addetti al trasporto bombe) e il risparmio in termini di tempo sul lancio della seconda granata è molto scarso.

  22. Più o meno era quello che immaginavo anch’io. Più che altro mi lasciava perplesso l’eventuale tasso di rischio: corsa con due bombe innescate => un crucco spara a un Ardito => l’Ardito cade => le bombe deflagrano => tutto il plotone di Arditi finisce a pezzi per deflagrazioni successive e conseguenti. Boh. D’altronde erano Arditi mica per niente ^__^

  23. Gli Arditi erano dei fighi. ^___^
    Il fratello di mio nonno, Arsenio, era negli Arditi. Non conosco i dettagli perché mia madre lo ha conosciuto solo dalla parole di mio nonno, veterano d’Africa e militare di professione, che lo descriveva come un mostro di coraggio e ferocia senza eguali. So solo che ha partecipato alla Guerra in Spagna (mentre mio nonno andava in Africa per lo stesso motivo: arruolarsi era meglio che morire di fame), ha sposato una prostituta e dopo la seconda guerra mondiale (immagino militando nella RSI, dato il personaggio) è riuscito a farsi cacciare dalla chiesa dal prete che si è rifiutato di terminare la confessione e lo ha inseguito urlando “Porco!” (era ateo e si era confessato su pressante richiesta della moglie).
    Magari in Spagna si era tolto il vizietto di crocifiggere un prete (perché no, visto che i comunisti lo facevano) o qualcosa di peggio.
    Era pieno di cicatrici e di ferite di guerra mal rattoppate che avevano indebolito l’organismo, per cui è morto poco dopo la fine della Guerra.
    ^____^

    Questi sono gli uomini di cui un paese ha bisogno.

  24. @ Stefano

    LOL

    Sì, anch’io tifo per il nonno.. er no aspetta: il figo era il fratello del nonno. Vabbe’ (^__^).

    @ Duke

    Tornando seri:

    Sarebbe un personaggio interessante: qualche diario di guerra ce l’hai?

    Noi in famiglia ne avevamo uno niente male. Era abbastanza avvincente e anche un po’ comico: la gente sapeva scrivere a malapena.

  25. Duca, il volume osprey sugli arditi italiani l’hai letto? non dice niente al riguardo di sto benedetto coltellaccio?

  26. No, niente, del prozio Arsenio ho solo il poco che mia madre ha saputo da suo padre (mio nonno Tarquinio… sì, il bisnonno era stronzo coi nomi ^__^).

    La cosa più divertente è che mio nonno (morto di tumore, maresciallo marconista esperto di criptaggio, lavorò nel dopoguerra nei servizi segreti militari) e il mio prozio (Ardito e grande bastardo, come un vero guerriero deve essere), entrambi costretti a scegliere il mestiere delle armi per salvarsi dalla fame, erano figli di un ricco commerciante all’ingrosso del padovano che durante la Grande Guerra con ogni probabilità si era ingrassato da imboscato alle spalle di chi andava a crepare sulle montagne.

    La famiglia finì in rovina dopo la sua morte perché, da bravo stronzo, aveva fatto un sacco di affari “con una stretta di mano”, come si usava tra gentiluomini, e quelli che gli dovevano barche di soldi (tra denaro contante, beni, investimenti in corso ecc…) ne approfittarono per fare finta di niente e per non dare nulla alla vedova… si fecero vivi solo i creditori che si presero letteralmente tutto.
    C’è giustizia nell’universo: la ricchezza e l’imboscamento del bisnonno sono stati compensati dalla miseria e dall’obbligo alla guerra dei suoi figli.

    La vita fa schifo.
    Prozio Arsenio aveva buoni motivi per odiare tutto e tutti, incluso Dio, e per non dare valore alla propria vita o a quella degli altri.

  27. Ho controllato la medaglia d’oro al valore del nonno (peso 15 grammi), ricevuta al termine del servizio nel SIFAR (i servizi segreti militari) nella prima metà degli anni ’60 (pensionato col grado di Maresciallo Maggiore, come c’è scritto sulla medaglia, dietro), ma non riesco a leggere la scritta davanti (ci sono i due emisferi del mondo e sotto, credo, il motto del SIFAR… dico “credo” perché i caratteri sono così piccoli che non riesco a leggere).
    Boh.

    A parte quella “medaglia riassuntiva” ricevette anche un premio in denaro per aver intercettato (lui e un altro tizio) importante codice sovietico (non ha mai detto cosa fosse perché c’era il segreto, ma era qualcosa di molto importante che i sovietici stavano architettando negli anni ’50), ma essendo roba interna al SIFAR non ci fu alcun riconoscimento ufficiale.
    Poi, vabbè, le altre medaglie che ha ricevuto sono le solite: Croce di Anzianità (quella dei 16 anni), Campagna del 1940-1943, Africa Orientale, Libia (era militare in Libia già nel 1925, a 19 anni, anche se gli album di famiglia riportano solo foto dal 1928 al 1934 -incluso il comunicato natalizio 1928 del governatore De Bono), Croce al Merito di Guerra e quella con scritto “al merito di lungo comando”… altre non ne ho in casa.

    Aveva un attestato di cavaliere, ricevuto non so quando e non so perché quando l’Italia era ancora un paese civile ovvero una monarchia (anche se caduto in miseria da giovane comunque era nobile, ma non so da dove venisse quell’attestato… e non so nemmeno dove sia: o ce l’ha una delle mie zie o è sparito chissà dove).

    E comunque prozio Arsenio era dieci volte più figo. Peccato non sapere quasi niente di lui.
    ^___^

  28. Eh no, se sfoderiamo la carta del nonno (e del prozio) non vale! Dove la trovo io una tale fonte di documentazione^^? Certo che, con tali ascendenze, non ci si poteva aspettare di meno dal Duca.

    Comunque, due domande.
    1. La balena a idrogeno. Sì, l’eco-mostro. Cosa vuol dire ‘a idrogeno’? Che le hanno montato un motore al posto dello stomaco? Ma quello che mi interessa sapere è, se alla fine, questa povera creatura è viva oppure no. Nel caso in cui sia morta, e il suo corpo usato come involucro (LOL!), mi domando come può la carne essere ancora integra. Se è morta, dovrebbe esserci un cadavere in decomposizione che vaga nel cielo, no?
    Se invece è viva (anche se l’occhio spiritato mi fa venire qualche dubbio), come la nutrono? So che le balene mangiano plancton, ma non credo che le mettano una cannuccia in bocca per fare rifornimento ogni volta che passano sopra l’oceano. E poi, insomma…le balene non sono piccioni^^”’
    2. Riguarda il mio amore, la corrazzata terrestre. Più o meno quante persone ci vorrebbero realmente per manovrare un bestione simile?

  29. 1. La balena a idrogeno.

    Queste sono domande interessanti. La balena credo sia viva. Per il resto spero che Ghost o altri che l’hanno letto intervengano.

    2. Riguarda il mio amore, la corrazzata terrestre. Più o meno quante persone ci vorrebbero realmente per manovrare un bestione simile?

    Boh. ^___^
    Una corazzata normale ha un sacco di uomini, ad esempio la HMS Dreadnought del 1906 (la prima “dreadnought”) era lunga 160 metri, con un dislocamento di 18.400 tonnellate e un equipaggio di 695-773 uomini (secondo wikipedia inglese, credo sia giusto e non ho consultato altre fonti).
    La potente HMS Monarch del 1911 da 22.000 tonnellate aveva tra i 750 e i 1100 uomini di equipaggio.
    Passando alle tedesche la SMS Kronprinz del 1914 da 28.600 tonnellate aveva 1136 uomini e la SMS Bayern del 1915 da 32.200 tonnellate ne aveva 1271.

    Direi che un 1000-1400 uomini può essere una buona stima.

  30. È uscito Leviathan piratato.
    Mi ha battuto Gamberetta di qualche ora sulla segnalazione: io me ne ero accorto solo questa mattina facendo il giornaliero search su Gigapedia, dopo essermi goduto un’intervista radio con affermazioni allucinate di Ferrari. LOL!

    Trovate Leviathan qui.

  31. nel primo capitolo il principe gioca con i soldatini…

    Stavo pensando di nuovo ai soldatini, che per noi sono una cosa da bambini, però vorrei spezzare un coniglietto una lancia in favore di Alek.
    Nel primo capitolo, quando sta giocando coi soldatini, in realtà viene spiegato che sta cercando di ripetere una specifica strategia e quindi sta usando i soldatini come mezzo per simulare ciò che ha letto sui libri.
    Anche tanti adulti attuali collezionano soldatini di ottima fattura e pitturati con abilità. E a fine ‘800 e inizio ‘900 erano una passione non limitata ai soli bambini: i collezionisti di miniature a tema militare non mancavano (la produzione esplose dopo il 1893 con la nuove tecniche di produzione inglesi più economiche, ma già dal tempo di Federico il Grande, nella seconda metà del Settecento, i soldatini -in particolare di produzione tedesca- avevano invaso il mercato ^_^).

    Lo scrittore H.G. Wells proprio nel 1913 ideò il regolamento di gioco “Little Wars” per giocare con i soldatini. ^__^
    http://en.wikipedia.org/wiki/Little_Wars
    Il primo regolamento per wargame per gestire palazzi, cannoni, fanteria ecc… poi esteso per gestire addirittura guerre su larga scala con la logistica, i genieri, le ferrovie e altro (appendice “Little Wars and Kriegspiel”).

    Il titolo originale del manuale di regole era:
    Little Wars: a game for boys from twelve years of age to one hundred and fifty and for that more intelligent sort of girl who likes boys’ games and books
    (in corsivo il gradevolissimo dettaglio maschilista, lol!)

    E in fondo i soldatini tra ‘600 e ‘800 vennero davvero usati dagli strateghi per chiarirsi le idee nel valutare le strategie da adottare!

    http://en.wikipedia.org/wiki/Kriegsspiel_(wargame)
    Kriegsspiel, ovvero “wargame”, era un sistema di gioco utilizzato per addestrare gli ufficiali prussiani (la prima versione è del 1824) e fu apprezzato e incluso nelle riforme militari volute dalla coppia Moltke-Bismarck.

    I militari di professione giocavano letteralmente coi soldatini. ^___^

  32. Stavo pensando di nuovo ai soldatini, che per noi sono una cosa da bambini, però vorrei spezzare una lancia in favore di Alek.

    Verissimo, però non mi convince ancora…
    Leviathan comincia così:
    “The Austrian horses glinted in the moonlight, their
    riders standing tall in the saddle, swords raised.”
    E io mi immagino un esercito schierato di notte… però mi sbaglio, e il libro mi spiega subito dopo perché:
    “The French and British infantry crouched behind their fortifications—a letter opener, an ink jar, and a line of fountain pens”
    Dunque non si tratta di un esercito vero, ma di soldatini.
    Sei righe dopo, il principe sente un rumore fuori dalla porta e: “He took a guilty step toward his bed”.

    Quindi: gioca con i soldatini di notte invece di dormire, sente un rumore e si nasconde nel letto con fare colpevole. Poi arrivano due tizi, due insegnanti, che gli danno una serie di ordini che lui segue senza avere la più pallida idea di che cosa sta facendo e perché.
    Io a questo punto immagino che il principe abbia 9 anni, ho un sacco di indizi a favore della mia ipotesi (per esempio i riferimenti al Mozart bambino) e nessun indizio che mi dica che invece il principe è uno “young adult”.
    Se non ricordo male l’età del principe viene svelata al quarto o quinto capitolo… e a quel punto, beh, mi sono sentito un po’ preso per il culo: ho dovuto cambiare completamente l’immagine che mi ero creato fino a quel momento.

  33. Sì, sì, sono d’accordo che Alek venga descritto troppo come un bambino. Volevo solo salvargli un pochino la dignità specificando che i soldatini per lui sono qualcosa di diverso che per noi, quindi non è strano come se stesse giocando con He-Man o, peggio, con la Barbie. ^_^

    Una buona fetta di comportamenti strani di Alek iniziali (timore di essere scoperto sveglio, fiducia -più o meno- nelle figure di riferimento, essere attirato con la scusa del pilotare il mech…) si possono imputare a un allevamento troppo rigido, basato su orari completamente pianificati, in cui non ha nemmeno tempo per decidere di fare altro tra una lezione di questo, di quello, le ore obbligatorie di studio individuale, il tè a una certa ora ecc…
    Alek suona troppo bambinesco lo stesso, ma grossomodo il lettore può tollerarlo se non si va oltre questo punto.

    I grossi problemi arrivano, secondo me, con la roba del piccolo Mozart (grazie per avermelo ricordato: mi era passato di mente, ma ora che ci ripenso era una cosa che mi aveva dato fastidio dato che sapevo già che Alek aveva più di 10 anni) nella fuga notturna ecc…

    E una cosa che non si può giustificare in nessun modo, se non attribuendo specifici disturbi mentali del personaggio, è il coltello sotto il cuscino.
    Vive in un posto pieno di guardie, non ha motivo per temere davvero (veri attentati) per la propria vita, ma nonostante tutto il padre lo ha reso talmente paranoico con le sue storie da convincerlo a dormire sempre con un coltello sotto il cuscino (LOL, come se qualcuno una volta entrato in camera non potesse ucciderlo lo stesso).

    A bell cord hung next to his bed, but his parents’ rooms were empty. With Father and his bodyguard in Sarajevo, the closest sentries were quartered at the other end of the trophy hall, fifty meters away.
    Alek slid one hand under his pillow, until his fingers touched the cold steel of his hunting knife. He lay there holding his breath, grasping the handle tightly, repeating to himself his father’s other watchword.

    Lo lasciano da solo un paio di notti e lui non si fida nemmeno delle sentinelle in giro per la residenza (quando fuggono non le incontrano, ma se è un posto normale DEVONO esserci guardie per i turni di notte), non trova sufficienti i soldati a 50 metri da lui che può chiamare tirando la cordicella e allora… tiene un coltello da caccia sotto il cuscino! LOL!
    E non c’è motivo di credere che non lo tenesse sempre…

    Io Alek lo immagino come represso, bambinesco, poco sveglio e paranoico. ^__^

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