Come avevo accennato nell’articolo dell’otto dicembre, avevo intenzione di fare un po’ di pubblicità a un certo romanzo: Marstenheim di Angra. Ho preferito aspettare che ne parlasse Gamberetta per non toglierle l’onore della prima segnalazione pubblica.

Marstenheim è un romanzo di avventura, Science Fantasy, con una certa originalità nel mettere assieme gli elementi fantastici ben scelti, ma non particolarmente bizzarro. Dovrebbe soddisfare senza problemi anche i gusti di chi non ama le cose troppo bizzarre, pur essendo molto più innovativo del solito fantasy nel solito medioevo-di-cartapesta atemporale. Un onesto Science Fantasy con una spruzzata di influenza dello Zuddas di C’era una volta un computer e di Balthis l’avventuriera nel dipingere un mondo che dall’alto sviluppo tecnologico è precipitato nella barbarie.

L’ambientazione, alla fine ridotta alla sola città di Marstenheim e poco altro (ottima scelta), è un buon miscuglio di elementi diversi. Si nota una certa vena di Warhammer in alcune cose, come negli schieramenti visivamente netti, come sono visivamente molto diversi gli eserciti del wargame: i crociati indossano cotte di maglia, le forza della Repubblica hanno i fucili ad avancarica, gli adoratori dei demoni sono deformi, gli uomini-ratto sono uomini-ratto (ma sono molto più divertenti degli Skaven) ecc… ecc… Non esattamente lo stesso livello di differenza che potrebbe passare tra francesi, prussiani e inglesi nella Guerra dei Sette Anni. Anche se un francese e un ratto, in fondo, non sono molto diversi. ^_^

gya_marstenheim_laura_bagliani

“Gya” disegnata da Laura Bagliani

Ho seguito il romanzo, fornendo l’aiuto che potevo dare, da quando Angra ha iniziato a pubblicarlo sul suo sito. L’ho letto complessivamente tre volte prima prima che venisse rilasciato per intero e poi una quarta volta, per individuare gli ultimi refusi (o quelli nuovi, apparsi di fresco) e permettere ad Angra di correggerlo al meglio nei primi giorni dopo la pubblicazione online.
Anche se il lavoro di segnalazione e suggerimenti è stato piuttosto lungo, non è stato pesante: prima di tutto il romanzo è ben scritto e divertente, quindi rileggerlo tre o quattro volte non è stato un problema, e poi la quantità di difetti da segnalare era limitata. Sì, c’erano parecchie piccole cosette da sistemare, ma tutti errorini lievi o questioni di gusto. O sonorità strane, come parole che rimavano in “ano”. Nell’insieme il romanzo era già bello pronto fin dalla prima volta che l’ho letto.

In più Angra ha mostrato l’approccio che un vero autore dovrebbe avere nei confronti dell’editing: stare in silenzio e leggere gli appunti ricevuti, valutando in proprio quanto ricevuto senza ribattere in modo sterile o far polemiche. Un atteggiamento di professionalità e maturità nei confronti dell’opera scritta e del lavoro del collaboratore per l’editing che pochi hanno. La cosa di cui mi sono stupito è che abbia fatto tutto quello che avevo detto. Perlomeno tutto quello che si poteva fare senza stravolgere troppo la storia, che è comunque tanto. Non me lo aspettavo. E non so dire se sia stata una cosa buona o meno. ^_^”

Il punto debole del romanzo è l’inizio. Io stesso l’ho visto come uno scoglio, alla prima lettura. L’inizio non invoglia: i ratti sono simpatici, ma non sono ancora divertenti come Skiapp e compagnia, e per quanto l’evento mostrato sia importante per la trama, non vi è un elevato coinvolgimento emotivo per il lettore o una particolare meraviglia.
Passata la prima scena, il resto del romanzo vola via. Ben scritto e gradevole.

Il finale non mi dispiace.
L’Epilogo in sé lo trovo molto bello, ma nell’insieme il finale anche se ben fatto non dà quella sensazione di oppressione e di perdita che si sente quando finisce qualcosa di “veramente coinvolgente” che ti ha tenuto incollato fino all’ultimo capitolo/episodio.
Ma a questo tornerò dopo.

Angra ha fatto un ottimo lavoro nel correggere il tiro, comunque. La versione precedente era priva di due scene, una d’azione con i soldati (dovreste individuare facilmente dove ho aiutato di più l’autore nel sistemare la primissima bozza della nuova scena) e una coi ratti. Mi sono piaciute molto e sono state una sorpresa: in poche ore Angra ha individuato cosa andava aggiunto e ha provveduto. Un lampo.
Aver inserito quelle scene e averne modificate altre ha permesso di chiudere meglio le vicende in sospeso di alcuni personaggi e, di conseguenza, la vicenda generale della città.

Torniamo al problema di fondo dell’opera, che si ripercuote sul finale.
Marstenheim non è la storia di “un personaggio che fa una cosa”. Me ne sono accorto nel tentativo di sintetizzarlo in una o due frasi per consigliarlo agli amici. La storia non è riassumibile come “la vicenda di un personaggio”, ma solo come “la vicenda di una città in cui passano dei personaggi”.
Lo stesso utilizzo di POV usa-e-getta, come il maggiore Drong, testimonia che l’interesse principale è nel dare un affresco delle vicende della città più che delle vicende di un singolo protagonista.
Non è come Rambo che in entrambe le versioni, film e romanzo, è la storia di un reduce distrutto dalla guerra e incapace di tornare alla vita civile perché il mondo civile per primo è ostile (la vicenda di una persona che si conclude per intero nella sua “morte/ritorno dal colonnello come simbolo del mondo militare” -in base alla versione-).

Anche le Cronache del Mondo Emerso sono riassumibili in poche frasi su Nihal e questo è un grosso punto di forza. Fin dal primo libro si capisce che è la storia di Nihal: una ragazza in un mondo in guerra scopre di essere l’ultima superstite di un genocidio e cerca vendetta contro i Kattivi.
Non un generico gruppo di eroi che parte per salvare il mondo “tanto per” contro un cattivo “perché sì”: una vicenda personale che esige vendetta di persona. Metterla sul personale è una buona idea. Poi, ok, la vicenda è una stronzata e il Kattivo è un ritardato, ma quanto meno si può sintetizzare dal punto di vista di un personaggio.

Qual è il problema di non essere la “storia di un personaggio” e basta?
Prima di tutto che è più difficile costruire un legame emotivo in poco spazio. Nelle Cronache del Ghiacco e del Fuoco è vero che non c’è la vicenda di un singolo personaggio, ma la mole di vicende ben legate permette di costruire delle aspettative/simpatie per i vari POV-Char (Tyrion in particolare), permettendo al lettore di sviluppare preferenze dinastiche e di fare il tifo per un personaggio e/o famiglia o per l’altro. E in più le vicende generali (la guerra civile) sono chiare e si riassumono facilmente, magari con un improprio paragone con la Guerra delle Due Rose.

In Marstenheim ci sono troppi personaggi e troppo poco tempo per affezionarsi davvero a qualcuno. Il personaggio che può riscuotere maggiore simpatia e una sorta di affetto è Skiapp, che ho adorato, ma non ho visto della vera concorrenza da parte di Aix o di Carmille o di altri. Senza affetto è anche più difficile provare sofferenza nel distacco dall’opera, al suo termine. Skiapp e gli uomini ratto forniscono anche il necessario elemento di comicità per sdrammatizzare, motivo in più per cui il lettore potrebbe simpatizzare per loro.

Un romanzo che vi consiglio di leggere per le feste.

Scaricalo GRATIS da Gamberi Fantasy nel formato che preferisci!

55 Replies to “Marstenheim di Angra”

  1. Duca, hai toccato Gamberetta dalle parti della sottoveste, che sti giorni ‘sta incarognata come un caimano?

  2. No, non ho colpe.
    E poi non sarebbe possibile: io sono un gentiluomo, lei è una damigella di sani costumi e non siamo nemmeno fidanzati (che poi, con una damigella del suo rango, servirebbe quanto meno il matrimonio per pensare a cose simili… e figurarsi se mi darebbe mai il permesso ufficiale di corteggiarla! Non oso nemmeno chiederlo, sigh).

    Sarà nervosa per problemi che riguardano la sua nobile vita privata.
    Magari un amico ufficiale è partito per la Guerra in Crimea.

  3. Coi Russi o con gli Inglesi?

    Ah, altra cosa Duca. So che tu sei esperto per lo più di fucili, esplosivi, bombe, trick e track e altra roba che fa il botto. Ma confidando nella tua comunque poliedrica sapienza in tutto ciò che è fabbricato allo scopo di uccidere, ti chiedo: questa spada qui

    http://www.hellboysword.com/wp-content/uploads/2008/09/hellboy-sword.png

    usata nel film Hellboy, che diavolo è? Che tu sappia esiste sul serio, o l’hanno inventata ad hoc?

  4. stefanoooooooo (detto alla gabbana maniera)
    quella è una spada fantasy con tanto di apribottiglie, il manico è troppo lungo e la curva che ha la spada fa solo figo, in pratica è una cagata pazzesca, informati di più su armi bianche in generali

  5. il manico è troppo lungo

    Il manico lungo e pesante, molto più pesante di quanto necessario per avvicinare il punto di bilanciamento all’elsa e lungo in modo insensato, è una cagata pazzesca che rende solo più faticosa da manovrare l’arma.
    L’assenza della punta è priva di senso.
    Quel coso là dietro è davvero un apribottiglie.
    Se proprio non volevano la punta potevano mettere una lama a uncino tipo Shuang Gou, per disarmare più facilmente l’avversario.

  6. Ragassi, vi dimenticate che quella spada la manovra un elfo, oscuro perdippiù, ed essendo gli elfi troppo fiki, e quelli oscuri ancor più fiki, sono capaci di massacrarvi anche con un apribottiglie.

  7. A me è piaciuto un sacco. Fregna cen’è, per i miei gusti quasi troppa (meglio sarebbe, troppo “esplicita”).
    Angra ci va piuttosto crudo e pesante con le scene di sesso.
    Condivido le perplessità sull’incipit, ma non più di tanto sul “non essere la storia di un personaggio”.
    Angra è un maestro nella gestione dei PDV, e la lettura scorre che è un piacere. Il linguaggio è appropriato al contesto (qui, forse, ogni tanto c’è qualche sbavatura), non ci sono fetidi tagliaborse che parlano come Paladini © D&D; inoltre, come ha detto lo stesso Angra “non ci sono personaggi legali buoni”. Anche per me il libro è consigliatissimo.
    @ Duca: dov’è il coniglio?

  8. pubblico qui il mio commento, perché sul blog di angra non capisco se i commenti arrivano, e per stare sicuro scelgo il ducal terreno

    ho appena finito di leggere Marstenheim

    e complessivamente mi è piaciuto, certamente non è privo di difetti ma mi ha agrappato fino alla fine

    l’inizio è la parte che meno fila lo ho ricominciato un paio di volte a distanza di giorni, ma una volta andati oltre, il ritmo e le buone descrizioni tengono su la baracca.

    le azioni come i combattimenti, (in particolare ma non solo) a tratti sono poco piacevoli, la descrizione è difficile da seguire e figurare, non che siano esattamente confuse o vaghe, ma a tratti contorte, e essendo un’importante parte del racconto non è un difetto da poco (scusami se non ti porto degli esempi pratici se trovo il tempo cerco quei passaggi)

    anche io trovo che sul finale certe cose dovevano essere più grandiose come il crollo della torre di ferro, sono 100 metri di roba che viene giù, hai fatto farcire il sottosuolo di esplosivi e laghi soterranei, reincarnare un semidio, e poi *puf*, sto’ un po’ con la bocca asciutta

    per il resto gli ambienti sono resi davvero bene, gli dai la “patina”.
    I personaggi sono ben delineati, vivi, ognuno con una voce propria.
    L’ambientazione pur omaggiando warhammer è originale ben ideata e articolata a tratti mi ricorda Druuna.

  9. @iome: ti ringrazio per la lettura e per il commento. Riguardo all’inizio poco convincente non sei il primo che me lo dice, ne terrò conto per quello che scriverò in futuro. Riguardo invece alle scene di azione e ai combattimenti altri hanno detto invece che erano molto ben gestite, per cui non so bene che pesci pigliare… ^__^

    Sul finale invece è stata una scelta quella di non usare pagine e pagine per descrivere roba che crolla dal punto di vista dall’alto del narratore. Quando la torre di ferro viene distrutta il POV è quello del personaggio che viene incenerito, per cui lì ci deve stare uno stacco. Come dicevo prima, non mi sembrava interessante usare pagine su pagine per descrivere palazzi e costruzioni che crollano. Ho pensato alla scena verso la fine de “L’ombra dello scorpione” di King quando esplode la bomba atomica a qualche metro di distanza dai personaggi.

    P.S. nel mio blog i commenti sono moderati, proprio come qui. Ho dovuto attivare la moderazione perché quando ho pubblicato il romanzo su Gamberi Fantasy un paio di maniaci ritardati (ma forse era uno solo con due nick) mi si sono attaccati alle palle a mo’ di gatto con le unghie. Uno, dopo essere stato bannato, è arrivato sul mio blog per scrivere “sì, volevo solo romperti le palle… :) ora che l’ho ammesso puoi dire a Gamberetta se mi toglie il ban?”. Dato che ero un po’ stufo di vedermelo passeggiare sui coglioni, l’ho cancellato e ho attivato la moderazione.
    Piccolo sfogo: la cosa più triste è che sul blog dei Gamberi due o tre persone, benché fosse evidente anche a un ritardato grave che il tizio volesse solo trollare (o almeno così mi sembrava), l’hanno preso sul serio dicendo che non rispondevo alle critiche. Le sue critiche erano stronzate inventate, roba che sul libro non c’era scritta, ma naturalmente questi che prendevano le sue parti il libro non l’avevano letto. Hanno detto che mi comportavo come GL, con l’effetto di farmi provare un’immediata empatia per GL. Una cosa tristissima, da spararsi in bocca con un fucile a pallettoni.

  10. E’ stato l’ebook che ha inaugurato il mio kindle, una buona scelta.

    Se posso ti faccio qualche critica anch’io, senza sminuire l’opera che è ben fatta.
    Come detto da molti tanti personaggi, sembra che hai voluto condensare tanto materiale in un solo libro. Da un certo punto di vista se vuoi dei seguiti o dei prequel hai un sacco di personaggi da sviluppare e da fargli fare delle avventure parallele a mo di trilogia.

    Per il resto spero di rileggere altri tuoi scritti

  11. Se può essere comodo ecco la mia risposta edulcorata in modo da attenermi solo ai fatti senza degenerare in insulti per evitare flame (anche se gradirei che Angra facesse lo stesso) e continuare il discorso, c’erano dei punti che tenevo ad approfondire.

    Potresti andare a rinfacciare scopiazzature a tutti quelli che hanno scritto di elfi, vampiri (compreso Cavatore), nani, zombie, alieni, androidi e compagnia bella.

    Nessuno ti rimprovera zombie e vampiri (che pure sono in Mordheim) ma come più volte ti hanno fatto notare il problema è che che tu hai mantenuto in primo piano uno dei pochissimi elementi originali di whfb, che oltretutto è fantatrash al suo peggio.

    potresti andare a rinfacciare scopiazzature a tutti quelli che hanno scritto di elfi, vampiri (compreso Cavatore

    Il fatto che altri compiano errori non ci autorizza a ripeterli, oltretutto elfi, vampiri, e orchi hanno radici nel folklore, gli uomini ratto no, o almeno credo. Volendo c’è chi li ha collegati al racconto “i ratti nei muri” di Lovecraft, ma è una parentela molto lontana e pochi son disposti ad accostarli l’un l’altro.

    L’unico vero problema di Masternheim è che se escludi chi è all’oscuro dell’ambientazione la sua base (Mordheim) si percepisce eccome. Questo a dispetto della massiccia rielaborazione! È dura che si mantenga la sospensione dell’incredulità quando ogni tre secondi una scena con gli uomini-ratto ti porta a pensare “MA SONO SKAVEN! SONO DEGLI SKAVEEEEN! HO IL LDE LI’ SULLA SCRIVANIA!”.

    E scrivere “Rattorso” invece di “Rattogre” non è rielaborazione, c’è un limite passato il quale si va oltre la citazione.

    Il fatto che Marstenheim sia nato nella prima stesura come fanfiction di Warhammer non è mai stato un mistero per nessuno

    Sui post di Gamberi, Baionette e nel tuo di release non mi sembra se ne faccia menzione, io sono arrivato al romanzo tramite Gamberetta e mi ha fatto molto dispiacere notare la mancata segnalazione. Nota di merito al Duca (inchino) che ha segnalato una certa venatura di warhammer, se avesse saputo del gioco skirmish sono sicuro che l’avrebbe nominato.
    Purtroppo però devo contraddirlo in un punto, chiunque abbia assistito ad avarie di ratling, lanciafiamme e cannoni warp non può che concordare sul fatto che gli Skaven originali battano in divertimento qualunque scena basata su slapstick comedy, inseguimenti e urina.

    Ah, per inciso, la copertina doveva essere questa qui.

    Se Angra vuole mettersi in contatto con me il mio indirizzo mail è il seguente: enricomazzaferri@libero.it

  12. Commento di Enrico spostato qui dall’articolo sull’editoria.

    Il commento rimane retard nei contenuti (il concetto farlocco di cosa sia l’originalità in narrativa), falso e trollesco in certi aspetti (la copertina e, precedentemente, la coglionata retard di MENTIRE dichiarando somiglianza tra i nani di Warhammer e i Saxxon del romanzo, se ricordo giusto… ok, per un tuo problema TU ti sei inventato quella somiglianza con i nani in stile Gotrek che NON riguarda il romanzo in sé… quindi perché menti spacciandola per reale?), confusionario sulla differenza tra gusto e oggettività ed è di conseguenza indegno di lettura o di risposta mancando la volontà da parte di chi lo ha scritto di informarsi, di costruirsi una cultura sulla narrativa fantasy e di fare esclusivamente affermazioni veritiere e in buona fede.
    Ma ognuno commenta come può…

    Questo era ancora un commento da troll. Ma era molto meno trollesco del precedente.

    Riguardo l’originalità è particolarmente ridicolo, come già sottolineato precedentemente.

    Non frega nulla a nessuno se TU pretendi che ogni uomo-ratto sia identico agli Skaven per cui se vedi un uomo-ratto pensi solo a quelli: questi non lo erano e NON lo erano i ratti mannari di AD&D! E non lo sono tutti gli uomini ratto che chiunque possa voler inventare e che per definizione ha diritto di inventare nel Fantasy (e nella fantascienza, visto che le razze di uomini ratto bio-ingegnerizzati non sono un novità…).
    E non tirare su stronzate sulla mitologia, perché “orchi” è solo una parola in cui ci infilano di tutto fottendosene di una qualsiasi base comune. Idem nani e elfi scuri. Anzi, se andiamo sul serio con la mitologia nordica non puoi separare il nano dall’elfo scuro, visto che sono sinonimi, ed ha pesanti tratti vampireschi.

    Non confondiamo ciò che Tolkien prima e poi D&D dopo hanno inventato con ciò che ha basi nelle vere mitologie. A parte i nomi.

    Poi se tu conosci solo gli Skaven, cosa deve fregare a chi sa due cose in più del mondo? E’ un tuo problema. L’uomo ratto in sé NON è un’invenzione di Warhammer, solo lo specifico Skaven con i suoi specifici dettagli lo è. E poi frigni sull’originalità: coerenza per due secondi no, eh? Il rattorso assomiglia al rattogre, ma anche lì nulla impedisce un incrocio tra un ratto e un energumeno… o pensi che i coglioni di Warhammer siano i proprietari dell’universo e di qualsiasi idea che coinvolga i ratti? Per non renderlo una semplice scopiazzatura, ha assunto tratti comici coerenti con gli uomini ratto di Marstenheim che ben poco, se non l’ispirazione originale, hanno da spartire con gli Skaven di Warhammer.

    Ma hai una pallida idea di cosa sia la narrativa e cosa sia l’originalità?
    Con i tuoi parametri su cosa sia una scopiazzarura ti si può facilmente dimostrare che nulla della narrativa del XX secolo è originale. Cosa che nell’ambito della fantascienza ho già sottolineato più volte, con casi anche eclatanti come la rivolta delle macchine “intelligenti” in Terminator che risale al 1888…

    Solo che io lo dicevo per mostrare che l’originalità non è mai reale e spesso è un inganno dettato dall’ignoranza, mentre tu spari bello sicuro quelle cazzate (contraddicendoti) come se fossero VERE.

    Questo è retard da manuale e non c’è un modo più gentile per dirlo. Accettalo o fuori dalle palle. E DIRE di non essere un troll (grazie per mail e commenti) non conta nulla: devi MOSTRARE di non esserlo.

  13. Tornando sullo specifico sugli Skaven.

    Puoi trovare facilmente sul web chi sostiene che gli Skaven siano stati ispirati da un certo romanzo di Leiber e naturalmente tu puoi sostenere che stia sbagliando in quanto tu hai letto quel romanzo e puoi attestare che la differenza sia così enorme, molto maggiore di quella tra gli uomini ratto di Angra e gli Skaven di Warhammer, da impedire qualsiasi paragone?

    I recently read _The Swords of Lankhmar_, book Five in the Swords series by Fritz Leiber.
    […]
    I think that the rats from the under city in Lankhmar seem to be the origins of the Skaven.

    Leiber’s story also had the “rat-men” with their counsel of 13 rat-men (like skaven’s 13 leaders), both have a “Doombell” (description swapable), both use a lighting wheel, both have hissing speech, both have fondness of poision, both work in clans, and both copy and improve human technology & weapons.

    http://www.tomshardware.com/forum/54694-13-literary-origins-skaven

    Perché ovviamente TU prima di tirare in ballo gli Skaven e fare ridicole accuse TI SEI informato, sapevi di questo parallelo, HAI LETTO quel romanzo e puoi garantire che NON ci siano somiglianze tra gli Skaven e quei ratti e che gli Skaven siano davvero originali “in quanto uomini ratto”, giusto?

    Perché ovviamente tu lo hai fatto.
    Ed è solo una dimenticanza se non lo hai dichiarato nel commento, giusto?

    Altra citazione da quel link, a conferma dell’idea e della NON originalità del concetto di uomo ratto di Warhammer e la sua appartenenza a foklore e fantasy precedenti:

    they’re probably one of the influences, but the “rat-man” or rat-demon archetype also pops up in much older folklore. there was a rash of supposed sightings in hamburg during the 13th century, for instance – apparently the local hysteria was so worrying that the archbishop ordered an official (church) investigation. bizarrely there was a later incident of a (different) archbishop in a different part of germany being gnawed to death by a swarm of giant rats (take that with a pinch of salt). there’s also the more immediately apparent influences from certain books by james herbert and michael moorcock, which the GW authors would doubtless have read, as well as leiber. there are also rat-human hybrids / mutants in some early stuff by ian livingstone, which would obviously have been a direct influence, although they’re not so comprehensively similar as leiber’s ratmen.

    Vabbè, si può proseguire a lungo con pochi minuti di controllo su Google… ma non c’è proprio motivo…

    Sottolineiamo che visto che sei così tanto appassionato di Warhammer da avere simili reazioni violente di fronte a un’opera che secondo te scopiazza suoi elementi, suona strano che nonostante tu sia così appassionato non lo sia però abbastanza da aver studiato i retroscena storico-narrativi degli Skaven come invece fanno i veri appassionati, a quanto pare visto che la cosa sembra MOLTO nota ( http://warhammer.org.uk/phpBB/viewtopic.php?f=3&t=83252 ) nell’ambito…

  14. confusionario sulla differenza tra gusto e oggettività ed è di conseguenza indegno di lettura o di risposta mancando la volontà da parte di chi lo ha scritto di informarsi, di costruirsi una cultura sulla narrativa fantasy e di fare esclusivamente affermazioni veritiere e in buona fede.
    Ma ognuno commenta come può…

    Non oserei dire che è scritto male, ho fatto notare i motivi per cui non ho potuto godermelo.

    coglionata retard di MENTIRE dichiarando somiglianza tra i nani di Warhammer e i Saxxon del romanzo

    La loro descrizione mi ha fatto venire in mente gli Sventratroll (di cui Gotrek fa parte) che per l’appunto vanno in giro con testa rasata tinta d’arancio e tatuaggi blu, sono presenti anche in Mordheim come mercenari o nella banda di nani cercatori di tesori e spesso sono rappresentati a petto nudo (proprio come Gya nella copertina) mi spiego meglio qui sotto.

    Poi se tu conosci solo gli Skaven, cosa deve fregare a chi sa due cose in più del mondo? E’ un tuo problema. L’uomo ratto in sé NON è un’invenzione di Warhammer, solo lo specifico Skaven con i suoi specifici dettagli lo è. E poi frigni sull’originalità: coerenza per due secondi no, eh? Il rattorso assomiglia al rattogre, ma anche lì nulla impedisce un incrocio tra un ratto e un energumeno… o pensi che i coglioni di Warhammer siano i proprietari dell’universo e di qualsiasi idea che coinvolga i ratti?

    Mettiti nei panni di uno che conosce Mordheim, apre il pdf leggendo il nome “Masternheim” e vede che ci sono uomini ratto che passano per delle gallerie, viene naturale fare il collegamento e successivamente immaginarsi un Rattorso esattamente come un Rattogre, allo stesso modo se poco dopo si nomina un uomo-ratto ingegnere la prima cosa che verrà in mente a chi conosce gli Skaven sarà il Clan Skryre, ci sono diversi punti in comune ed anche altri li fecero notare.

    Cercherò anche gli articoli in cui parla dell’originalità sperando che chiariscano i miei dubbi.

    Questo è retard da manuale e non c’è un modo più gentile per dirlo. Accettalo o fuori dalle palle. E DIRE di non essere un troll (grazie per mail e commenti) non conta nulla: devi MOSTRARE di non esserlo.

    Farò del mio meglio.

  15. Devo aggiungere una correzione.
    Avevo scritto:

    L’uomo ratto in sé NON è un’invenzione di Warhammer, solo lo specifico Skaven con i suoi specifici dettagli lo è.

    Se è vero quanto affermato sul romanzo di Lieber, allora anche i tipici dettagli che rendono gli Skaven diversi dagli altri uomini ratto sarebbero una scopiazzatura che non li rende originali.

    L’unica opzione è leggere “The Swords of Lankhmar” e scoprire quanto a fondo la GW ha RUBATO idee originali di altri spacciandole per proprie. Confidando poi in un pubblico di gonzi convinti che fossero loro idee, se questo si dimostrasse vero.

  16. Dal secondo link che avevo messo un commentatore ricorda un aneddoto:

    Actually, Andy Chambers put them in and he indeed stole them from Fritz Lieber’s Lankhmar setting. There was an interview he did back in the mid 90’s where he said something to the effect of, “they are just too cool not to add into Warhammer.” Granted I probably got the quote slightly wrong, but that was the gist of it. Not sure if it was his original idea that he pitched to the company or Jes’ who wanted to make the models, but there you have it.

    Curioso che poi abbiano smesso di ricordare ai clienti dove e cosa hanno rubato, visto quanto sono pronti a perseguire chiunque sfrutti loro idee… se pure ne hanno mai avuta qualcuna che sia loro per davvero e non un cliché o un mezzo furto!

    Warhammer is an entirely derivative game. Orcs are copied from tolkien, vampires are virtually copied from Bram Stoker’s legend, I mean they come from Sylvania! Couldn’t they even be bothered to come up with an original homeland! Tomb Kings = ancient egyptian mythology, bretonnians…anyway, I could go on.

    I remember they even created a character called Marco Columbo for some expansion of some kind.

    Skaven are copied from Fritz.

    They go on to develop from there, but essentially apart from Chaos, there is very little original in the warhammer world.

    *ahem* Michael Moorcock

    http://en.wikipedia.org/wiki/Symbol_of_Chaos

    “Moorcock’s eight-arrow symbol of Chaos was subsequently arrogated by GW …”

    Alla GW sono delle merde.
    E chi li trova originali e scopiazzabili di conseguenza è uno spalatore di letame?
    ^_^

  17. Puoi trovare facilmente sul web chi sostiene che gli Skaven siano stati ispirati da un certo romanzo di Leiber e naturalmente tu puoi sostenere che stia sbagliando in quanto tu hai letto quel romanzo e puoi attestare che la differenza sia così enorme, molto maggiore di quella tra gli uomini ratto di Angra e gli Skaven di Warhammer, da impedire qualsiasi paragone?

    Non sono COSI’ appassionato dell’ambientazione ^__^;, mi era stato riferito solo “i ratti nei muri” e mi ero premurato di leggerlo, ovviamente mi procurerò anche questo per vedere quanto abbiano in comune i vari topazzi.

    Se è vero quanto affermato sul romanzo di Lieber, allora anche i tipici dettagli che rendono gli Skaven diversi dagli altri uomini ratto sarebbero una scopiazzatura che non li rende originali.

    Vorrei rimandare a quanto ho detto qui: Il fatto che altri compiano errori non ci autorizza a ripeterli anche nel caso di copia da parte della GW non vuol dire che altri debbano proseguire l’opera cambiando sempre poche minuzie.

    Poi oh, a quanto pare queste saranno scorregge nella galleria del vento finchè non avrò letto gli articoli sull’originalità, posso avere il nome dei post? Vista l’ora sono particolarmente rincoglionito (o forse non dovuto è l’ora?)

  18. se pure ne hanno mai avuta qualcuna che sia loro per davvero e non un cliché o un mezzo furto!

    La GW è tristemente nota per essere composta da una manica di stronzi. :P

  19. Il fatto che altri compiano errori non ci autorizza a ripeterli

    Applicazione a caso del principio. Dichiari senza poterlo fare, per tua ignoranza, che trasporre in modo PESANTEMENTE MODIFICATO E SECONDO CIOò CHE E’ TRADIZIONALMENTE ACCETTATO IN NARRATIVA COME VALIDO sia “compiere errori”, e poi pretendi quindi che non si sia autorizzati a ripeterli.

    Come già detto, con quella visione dell’originalità io posso sputtanarti tutta la letteratura del XX secolo.

    Se si mostrerà vera, come sostengono gli appassionati, ‘idea che gli Skaven siano scopiazzati dagli uomini ratto di Leiber tu quanto meno dovresti implorare SCUSA per avermi fatto perdere ore per questa discussione da coglioni.

    Perché se gli Skaven sono una copia così perfetta, mentre quelli di Angra sono palesemente diversi dallo pseudo-originale allora tutto il castellino di stronzate e il motivo di questo RIDICOLO FLAME che hai tirato su crollerebbe e,al contrario, TU dovresti LODARE angra per aver fatto qualcosa di più originale di ciò che la GW ha fatto quando lei ha deciso di copiare da una fonte.

    E non farlo sarebbe l’apice della disonestà intellettuale.

    E, lo ripeto, io ho dovuto perdere ore per queste stronzate?

  20. Ah ultima precisazione

    Warhammer is an entirely derivative game. Orcs are copied from tolkien, vampires are virtually copied from Bram Stoker’s legend, I mean they come from Sylvania! Couldn’t they even be bothered to come up with an original homeland! Tomb Kings = ancient egyptian mythology, bretonnians…anyway, I could go on.

    In alcuni di questi esempi le similitudini sono abbastanza campate in aria, ad esempio gli orchi di tolkien e quelli di warhammer hanno diverse cose che li differenziano a partire dalla gerarchia sociale e numerose aggiunte, la somiglianza è simile a quella che potrebbe esserci tra una fatina di Assault Faires e varie versioni zuccherose che si trovano in giro, le similitudini sono solo alla base.

    trasporre in modo PESANTEMENTE MODIFICATO E SECONDO CIOò CHE E’ TRADIZIONALMENTE ACCETTATO IN NARRATIVA COME VALIDO sia “compiere errori”,

    No, non mi oppongo alle trasposizioni e modificazioni di un soggetto, solo che nel caso di Masternheim le modifiche rispetto a ciò che ha dato l’ispirazione mi sono parse leggerine ed il fatto che in passato sia stato fatto lo stesso non lo ritengo una scusante.

    Se si mostrerà vera, come sostengono gli appassionati, ‘idea che gli Skaven siano scopiazzati dagli uomini ratto di Leiber tu quanto meno dovresti implorare SCUSA per avermi fatto perdere ore per questa discussione da coglioni.

    Prima delle eventuali scuse ti ringrazio comunque del tempo che mi hai dedicato, appena mi sarò documentato in merito vedremo.

  21. La Games Workshop, a dispetto della cattiva reputazione, è un’azienda dal volto umano, altrimenti avrebbe già fatto causa al Cristianesimo e al Sacro Romano Impero per le figure di Gesù e Carlo Magno, bellamente scopiazzate da Sigmar di Warhammer.

    Ma hai una pallida idea di cosa sia la narrativa e cosa sia l’originalità?
    Con i tuoi parametri su cosa sia una scopiazzarura ti si può facilmente dimostrare che nulla della narrativa del XX secolo è originale. Cosa che nell’ambito della fantascienza ho già sottolineato più volte, con casi anche eclatanti come la rivolta delle macchine “intelligenti” in Terminator che risale al 1888…

    … e la trama che è pari pari la fuga di Giuseppe e Maria in Egitto per sfuggire alla strage degli innocenti (Vangelo secondo Matteo, circa 70 d.C.) ^____^

    Se uno conosce solo Warhammer e non ha mai sentito parlare di Carlo Magno o di Gesù Cristo, allora può anche permettersi il lusso di uscire dalla sospensione dell’incredulità quando trova dei parenti degli Skaven, altrimenti bisogna che riveda un po’ il suo concetto di originalità in modo che l’originalità dell’autore non sia legata da un rapporto di causalità con l’ignoranza/disattenzione del lettore, che è un’idea che fa sanguinare il cervello.

  22. Ammetto anche che in certi casi possa far piacere visto che mi ricorda i bei tempi andati in cui ci giocavo.
    C’è un punto in cui descrivi uno zombie con una gamba smangiucchiata in mano come arma e dato che il racconto parte da una fanfic ho immaginato che qualcuno del tuo gruppo di gioco avesse una miniatura del genere (nello sprue degli zombie c’è proprio un braccio così).
    Allo stesso tempo leggendo del bestione (forse originariamente un posseduto?) che spicca un balzo fra i tetti mi sono ricordato dell’unica volta che ho tentato di usare quella regola per una carica (con esiti disastrosi XD).
    Cercherò di vederli più come tributi che altro, ora è entrato in scena anche il lanciafiamme warp.

  23. Fortunatamente “The Swords of Lankhmar”, anche se è il quinto su sette della serie “Fafhrd and the Gray Mouser” ha due pregi: è l’unico romanzo del gruppo (gli altri sono collezioni di racconti), non è “davvero” il quinto.

    In ordine di pubblicazione è apparso nel 1968, assieme al terzo e al quarto, mentre i primi due sono del 1970 (sia il primo che il secondo includono due storie scritte proprio nel 1970). Sesto e settimo sono del 1977 e del 1988.

    Direi quindi che non è un dramma se leggo l’unico romanzo per primo.
    Già caricato sul lettore.

    Per gli “Skaven” in narrativa GW invece, a parte i ricordi di quando mi interessavo ai manuali di Warhammer 8-10 anni fa, avevo letto il secondo volume su Gotrek e Felix, “Lo Sventraskaven”.
    Dei loro romanzi ho letto solo i primi due. E prima, ovviamente, la raccolta della Hobby&Work che uscì quando ero alle medie (i primi 7 volumi erano su Gotrek e Felix e comprendevano l’avventura nella scopiazzatura GW della Moria di Tolkien e quella in cui fanno i fognaroli contro gli Skaven a Nuln).

  24. Fortunatamente “The Swords of Lankhmar”, anche se è il quinto su sette della serie “Fafhrd and the Gray Mouser” ha due pregi: è l’unico romanzo del gruppo (gli altri sono collezioni di racconti), non è “davvero” il quinto.

    Stando alla discussione linkata premetto subito che la GW ha senza ombra di dubbio copiato i rattogre, il consiglio dei 13 e la campana inserendole nella sesta edizione del libro degli eserciti.
    Non so quanti altri elementi siano stati presi, mi piacerebbe sapere se la roba più bella (i quattro clan principali ed il modo in cui operano, Pozzo Infernale, Throt l’immondo, la warpietra e le varie macchine da guerra) sia farina del loro sacco, su library genesis cercando Lankhmar credo sia saltato fuori solo il primo libro.

    Se qualcuno poi volesse divertirsi con Mordheim, qui si trova il manuale base
    http://www.guardianidelwarp.it/index.php?option=com_content&task=view&id=49&Itemid=8

    Per gli “Skaven” in narrativa GW invece, a parte i ricordi di quando mi interessavo ai manuali di Warhammer 8-10 anni fa, avevo letto il secondo volume su Gotrek e Felix, “Lo Sventraskaven”.

    La narrativa GW è prevalentemente un prodotto per feticisti e spesso non rispetta neanche l’ambientazione da cui deriva (vedi C.S. Goto).

    la raccolta della Hobby&Work che uscì quando ero alle medie

    Quella era una truffa vera e propria, uscì in prossimità della nuova edizione del gioco e non conteneva neanche tutte le regole della precedente.

  25. Quella era una truffa vera e propria

    Dipende per cosa la compri.
    Se era per il giochino di miniature incluso era una porcata. Come narrativa invece si inseriva in un contesto si scarisissima presenza del Fantasy in Italia (tant’è che ci si riduceva a comprare l’edizione in cofanetto Newton Compton con tutti i cicli di Howard) e confrontandola con l’offerta Fantasy attuale in Italia risulta nettamente superiore. Nonostante sia fantatrash pure lui!

    Pure lì ci sono gradazioni di trash e la robaccia GW nella versione H&W rispetto agli elfi della Strazzu o alle altre menate, risulta MOLTO più fantasy e più originale (rispetto al contesto delle pubblicazioni disponibili) nonostante sia tutta una massa di cliché e scopiazzature.

  26. Dipende per cosa la compri.

    L’idea di base è che dovesse essere un modo per introdurre nuove persone al wargame, fecero anche della pubblicità in tv. All’epoca anche io andavo alle medie, lo comprai per evitare di dover spendere di colpo tanti soldi che non avevo.
    Purtroppo sul lungo periodo si è rivelato un pessimo investimento.

    Anche se banale, devo ammettere che mi piaceva molto il fumetto, forse attualmente (all’epoca se ne occupavano altri) i fumetti BL sono l’unica cosa che possa valer la pena acquistare finchè ci si tiene alla larga da porcate come la crociata dei dannati.

    Aggiungo per permetterti di visionare il background degli skaven un link per scaricare il loro libro degli eserciti.

  27. Hai letto dei romanzi legati a Warhammer 40k?
    A me piacevano moltissimo i Death Korps of Krieg e sbavavo dietro le illustrazioni di The Siege fo Vraks.
    Ci sono romanzi decenti ambientati tra loro?

    Grazie per il manuale degli Skaven, ora lo scarico. Così nel dubbio ho un pdf sicuro, visto che i miei non so a quando risalgono…

    Come design adoro gli ogre panzoni: ho il pdf di Ogre Kingdoms solo per quello.

  28. Hai letto dei romanzi legati a Warhammer 40k?
    A me piacevano moltissimo i Death Korps of Krieg e sbavavo dietro le illustrazioni di The Siege fo Vraks.
    Ci sono romanzi decenti ambientati tra loro?

    Purtroppo ne ho letti pochissimi e non so se ce ne sono sui Death Korps, ho avuto il dispiacere di leggere la trilogia di Goto su Dawn of War e questo è bastato ad allonarmi, il criceto che morde qualcosa di elettrificato dopo non torna ad azzannarlo.
    La temibile MONDADOR ha anche iniziato a tradurre la saga dell’Horus Heresy ma con il rispetto che la caratterizza si è limitata al primo libro per poi mandare a puttane il progetto. Essendo una saga composta per ora da quattordici volumi questa sua brillante strategia ha lasciato diversi fan in un limbo nel quale si chiedono se conviene aspettare altre eventuali traduzioni o iniziare a leggersi tutto in Inglese.

    Se vuoi approfondire qualcosa del background del 40k il mio consiglio è di continuare a scaricare i vari Imperial Armour o le raccolte di Index Astartes e Capitulum Adprobavit, l’equivalente delle Cronache di Warhammer per il fantasy.

    Come design adoro gli ogre panzoni: ho il pdf di Ogre Kingdoms solo per quello.

    Io TI AMO, li giocavo anche! Peccato che al tempo fossero uno degli eserciti più scarsi, quante sberle prese. *___*

  29. Gli enormi “ogre” (in italiano per warhammer li avevano mica resi al plurale con “ogri”?) mi piacciono perché rispecchiano meglio l’orco della tradizione italo-francese. Quello è il nostro orco: un omone enorme, antropofago, con tratti mostruosi e abitudini mostruose.

    Non i goblin (poi orcs) di Tolkien.
    Quelli non sono i nostri orchi, quelli sono un’idea di Tolkien vagamente ispirata dalla mitologia (poi a sua volta scopiazzata alla come capita dai suoi sucessori, con varie trasformazione dai pelle verde di Warhammer -Tolkien introduce lo stretto rapporto tra Lupi mostruosi e Goblin già in Lo Hobbit– fino ai cosi di D&D 3, a cui preferivo molto di più gli orchetti dal muso porcino di AD&D 2).
    Magari ricordo male, ma quegli orchi/orchetti di Tolkien (poi divenuti un simbolo del fantatrash), hanno una loro originalità.

    L’orco “orc” non permette di valorizzare l’orco “ogre” in italiano. Tristemente la resa con l’orrido “orchetto” di orc è, temo, più rispettosa della nostra lingua che non tenere Ogre in francese/inglese rifiutandoci di tradurlo con il termine corretto… e per poi dare quel nome a qualcosa di completamente diverso!
    Nel manuale dei mostri di AD&D 2 (quello con le illustrazioni in inchiostro blu ^_^) usavano quei due termini: Ogre -> Orco (quello di 3 metri), Orc -> Orchetto (quello di taglia umana).

    Volendo come altri “orchi” abbiamo i demoni del folklore tirolese, che possono anche essere spiriti casalinghi con una connotazione grossomodo positiva (come il coboldo, per dire, che non ha nulla da che spartire con il mostriacciatolo di D&D).
    O gli orchi del folklore alpino recuperati nel romanzo Zeferina (di cui però ricordo poco). Poi non so che altri orchi abbiamo nelle leggende.

    Il fantatrash negli ultimi decenni ha adeguatamente stuprato il folklore, svuotandolo di qualsiasi originalità e appiattendolo a una lista di etichette per bimbiminkia che devono expare o farsi il PG mezzo-mezzo-mezzo-ecc… tipico dei più ridicoli party di D&D 3.x
    :-(

  30. Gli enormi “ogre” (in italiano per warhammer li avevano mica resi al plurale con “ogri”?) mi piacciono perché rispecchiano meglio l’orco della tradizione italo-francese. Quello è il nostro orco: un omone enorme, antropofago, con tratti mostruosi e abitudini mostruose.

    Anche nelle edizioni di Warhammer Fantasy precedenti alla sesta gli attuali Orchi (pelleverde) venivano chiamati orchetti mentre gli Ogre venivano giustamente chiamati Orchi, c’era proprio il manuale Orchetti & Goblin.

    Ne approfitto per ricordare un virilissimo orco della televisione.

  31. Ah, bello, questa non la sapevo.

    Il mio manuale italiano (in pdf) sui pelleverde indica il copyright 2000, per cui immagino sia la sesta edizione di quell’anno, e riporta già “Orchi e goblin”.

  32. Il fantatrash negli ultimi decenni ha adeguatamente stuprato il folklore, svuotandolo di qualsiasi originalità e appiattendolo a una lista di etichette per bimbiminkia che devono expare o farsi il PG mezzo-mezzo-mezzo-ecc… tipico dei più ridicoli party di D&D 3.x
    :-(

    Ho giocato solo a D&D 3.5 e capisco cosa intendi, il nostro master è arrivato al punto di vietare ogni supplemento che vada oltre il manuale base.
    La situazione con Mordheim è simile, il regolamento base ha poche bande ma diverse sono state aggiunte al solo scopo di avere una controparte.
    Sono riusciti addirittura a creare una banda per gli ELFI SILVANI, che nella storia non escono MAI da Athel Loren, perfino nelle partite di Warhammer Fantasy per rappresentare la cosa gli si permette sempre di schierare un boschetto gratuitamente sul tavolo.

    Altra cosa che non mi piaceva in D&D 3.5 era il manuale dei mostri, si corre il rischio di eccessivo metagame con i giocatori che ad ogni incontro agiscano come se gli avversari avessero una barra degli hp sulla testa, orribile ^__^.

  33. Sesta, è lui! La copertina è quella e anche i nomi di artisti e autori tornano.

    C’è anche una curiosità a riguardo, il libro uscito come Orchetti e Goblin in italia e valido per la quinta edizione del gioco in realtà sarebbe il libro della quarta edizione con la copertina di “Idol of Gork” della quinta (una campagna poi rilasciata nei fascicoli della H&W), in pratica c’è stato un cambio di copertina.

    Ah se interessa il Lexicanum c’è anche per wh40k ed è anche più fornito.
    http://www.lexicanum.com/

  34. Sempre per il discorso sui Death Korps e romanzi GW, qui c’è il sito della Black Library, l’ho sfogliato velocemente ma non mi sembra ci sia nulla su ciò che cerchi, delle guardie al massimo trovi qualcosa sul Primo e Unico Tanith e Vallahaliani.
    Un altro consiglio che posso dare è il seguente: se possibile dirigiti su Dan Abbett, da quanto mi è stato riferito è quello che scrive meno peggio fra gli autori BL.

  35. Credo che stiate parlando di due pubblicazioni a fascicoli differenti: la prima, quella di cui parla il Duca, era una serie di 28 fascicoli divisi in quattro volumi dedicata agli aspetti narrativi e di background del mondo di Warhammer, ed era molto carina, con belle illustrazioni. Lì hanno pubblicato un paio di racconti da Trollslayer e la prima parte di Skavenslayer (che era diviso in quattro parti autoconclusive legate fra loro), un racconto sulla vampira Genevieve e il mercenario Vukotich e altri. In allegato c’era anche un po’ di materiale per un gioco derivato da Warhammer Quest (lo sprue delle miniature era lo stesso). L’altra pubblicazione invece, quella di cui parla Enrico, è di qualche anno più recente ed era interamente dedicata a Warhammer Fantasy Battle – un’operazione in effetti inutile, con pezzi di vecchi manuali e tonnellate di brutte miniature avanzate dalle edizioni precedenti.

    La Games Workshop ha avuto un periodo d’oro in cui era riuscita a creare un patchwork vario e divertente assemblando roba pescata un po’ ovunque in modo intelligente e creativo. Poi ha avuto un rapido declino segnato da una tragica mancanza di idee e volontà di distruggere tutto ciò che di buono avevano fatto sia in WHFB che in WH40k. Un esempio è il background dei Primarchi degli Space Marine: idiozia allo stato puro, di quella che non fa nemmeno ridere. O nuove razze buttate dentro a cazzo, come gli Eldar Oscuri, con unità magari forti in battaglia ma di un piattume esasperante. Ad esempio le Furie, tizi in mutande armati di pezzi di ferro appuntiti. Ok, tu mi racconti che sono fortissimi e pericolosissimi e le statistiche lo confermano, però a guardarli sembrano proprio dei tizi in mutande armati di pezzi di ferro appuntiti, che schierati contro delle armature Terminator fanno un effetto ridicolo. Oppure la scelta di introdurre i Barbari del Caos in Warhammer Fantasy Battles: prima il Caos era una scelta fatta secondo il libero arbitrio: un personaggio poteva scegliere il caos per sete di potere o per vendetta, o perché era un mutante schifato dalla società, e il caos stesso era una minaccia strisciante. Con i barbari cambia tutto, e i seguaci del caos diventano bestie ignoranti che seguono fin dalla nascita l’unica religione che conoscono, e ti saluto conflitto e dramma interiore. Non so quanto ciò sia dovuto al fatto che a un certo punto hanno esaurito la spinta creativa e quanto al fatto che le cose andavano rimaneggiate di continuo allo scopo di stravolgere tutto e dare impulsi alle vendite. Non ho idea nemmeno di come siano le cose adesso, ma dubito che ci siano stati grossi miglioramenti.

  36. Credo che stiate parlando di due pubblicazioni a fascicoli differenti: la prima, quella di cui parla il Duca, era una serie di 28 fascicoli divisi in quattro volumi dedicata agli aspetti narrativi e di background del mondo di Warhammer, ed era molto carina, con belle illustrazioni. Lì hanno pubblicato un paio di racconti da Trollslayer e la prima parte di Skavenslayer (che era diviso in quattro parti autoconclusive legate fra loro), un racconto sulla vampira Genevieve e il mercenario Vukotich e altri. In allegato c’era anche un po’ di materiale per un gioco derivato da Warhammer Quest (lo sprue delle miniature era lo stesso). L’altra pubblicazione invece, quella di cui parla Enrico, è di qualche anno più recente ed era interamente dedicata a Warhammer Fantasy Battle – un’operazione in effetti inutile, con pezzi di vecchi manuali e tonnellate di brutte miniature avanzate dalle edizioni precedenti.

    Non sapevo della seconda pubblicazione, credevo stesse parlando dei fascicoli dato che in alcuni c’erano proprio pezzi di storie con Gotrek & Felix (non so se presi dai romanzi).

    O nuove razze buttate dentro a cazzo, come gli Eldar Oscuri

    Il loro primo codex era qualcosa di esilarante, la parola “cattivo” veniva ripetuta in ogni frase, proprio per convincerti che fossero kattivixximi!

  37. un racconto sulla vampira Genevieve e il mercenario Vukotich e altri.

    Sì, ho anche quello.
    Avevo smesso di prenderli con il volume 10, che conclude (8-10) il racconto Red Thirst.
    Avevo smesso anche perché i primi 7 con Gotrek e Felix mi erano piaciuti molto di più e il giochino di miniature allegato (una roba di pestaggi nel dungeon, mi pare) non mi interessava minimamente (nonostante all’epoca ogni tanto mi interessassi ancora a Hero Quest).

    Era uscita nel 1996 mi pare.

  38. Avevo smesso anche perché i primi 7 con Gotrek e Felix mi erano piaciuti molto di più e il giochino di miniature allegato (una roba di pestaggi nel dungeon, mi pare) non mi interessava minimamente (nonostante all’epoca ogni tanto mi interessassi ancora a Hero Quest).

    Che si trattasse di Warhammer Quest? Aveva un sistema molto carino di generazione casuale di dungeon tramite mazzo di carte, il resto era solo hack’n’slash allo stato puro.

  39. Che si trattasse di Warhammer Quest?

    tri. In allegato c’era anche un po’ di materiale per un gioco derivato da Warhammer Quest (lo sprue delle miniature era lo stesso)

    Cristo, oggi non carburo proprio.

    Angra, te hai mai provato Path to Glory? È uno skirmish per scannarsi fra bande del caos uscito a puntate su WD.

  40. @Enrico: ricordo Path to glory, ma erano i tempi in cui stavo cominciando a disinteressarmi e andavo avanti a comprare White Dwarf per inderzia…

    Un aneddoto: in quel periodo avevo scoperto una legge empirica, secondo la quale l’armata più efficace in WH40k per un certo esercito, dato un costo in punti fisso, era quella che aveva il maggior costo in termini monetari ^____^
    In pratica si dovevano scegliere le unità in modo da massimizzare per ciascuna il rapporto Euro/Punti.

  41. @Enrico: ricordo Path to glory, ma erano i tempi in cui stavo cominciando a disinteressarmi e andavo avanti a comprare White Dwarf per inderzia…

    All’epoca di quando in quando uscivano ancora articoli interessanti, allo stato attuale è solo carta igenica costosa. Foto giganti di miniature che uno può guardarsi comodamente su internet e pochissime colonnine di testo sparse qua e là fra illustrazioni che occupano pagine intere.

    Un aneddoto: in quel periodo avevo scoperto una legge empirica, secondo la quale l’armata più efficace in WH40k per un certo esercito, dato un costo in punti fisso, era quella che aveva il maggior costo in termini monetari ^____^

    Non era sempre vero, però è un fatto che ad ogni nuovo aggiornamento le unità più forti dei codex passati diventavano praticamente inutili nei nuovi (anche se riesco a ricordare qualche eccezione).

    Io comunque ho sempre visto i racconti dei primarchi come qualcosa di più simile a resoconti mitologici che a cronache di fatti.
    Ovviamente Leman Russ che sfida a birra e salsicce l’Imperatore, Vulkan che solleva dinosauri sopra la testa e Guilliman che all’età di dieci anni impara tutto lo scibile del suo pianeta sono trovate decisamente retard.

  42. Ciao! Sto leggendo in questi giorni questo libro.

    Devo subito dire che mi piace molto lo stile, mi piacciono molto i dialoghi e ritengo che sia un libro molto buono.

    L’ennesima dimostrazione di quanto non sia sufficiente fare un buon lavoro per essere pubblicati…

    Volevo fare solo un’osservazione. Sono arrivato al seguente passaggio:

    Skiapp aveva predisposto molte squadre di epurazione armate di lanciafiamme a vapori di carboleum, che notte e giorno si aggiravano nelle gallerie e nei pressi degli ingressi delle fogne, ma neanche questo sembrava bastare. Anche dentro la tua stessa tana, il rischio di imbatterti in un disgraziato pieno di vermi che ti addentasse il cranio per succhiarti il cervello stava crescendo di giorno in giorno. Inoltre, il bilancio delle spedizioni sotterranee in cerca di carboleum stava andando in […]

    Trovo che il passaggio al tu si orribile!

    Scusa se mi sono permesso. Col massimo rispetto. Ciao!

  43. Hai perfettamente ragione. Mi scuso per la presenza dell’errore nonostante il lavoro di rilettura e il mio primo pseudo-editing.

    Quel “tua” crea anche confusione perché messo così pare rivolgersi al lettore. In più tutto quel pezzo di pensieri riassunti andrebbe reso meglio con pensieri espliciti e con dialoghi, un mix dei due, anche per evitare poco dopo il “Con questi pensieri in testa Skiapp” che fa sentire troppo l’esistenza di un Autore esterno al personaggio PdV. L’unico autore ammesso nei testi che si fondino su immersione e filtro è l’Autore Implicito.

    All’epoca stavo studiando i primi manuali e non ero ancora in grado di percepire i problemi a questo livello in modo sistematico.
    Più facile che li individuassi per caso che per esplicita ricerca basata su una visione chiara della Narrativa.

    Anche Angra nel frattempo ha studiato molto e l’ultimo lavoro che ha fatto, disponibile tra meno di due mesi con l’antologia steampunk, è scritto ancora meglio, senza più tanti di quei piccoli errorini che il lettore casuale non percepisce consciamente e che, seppur rimanendo nell’ambito di uno stile più che adeguato, contribuiscono a peggiorare la lettura.

    Ormai non le faccio più passare quelle micro-intrusioni dell’autore, nemmeno quando puzzano solo di esserlo e in realtà non lo sono. Le cose vanno fatte bene, senza correre rischi di infastidire il lettore. I miei clienti attuali ne sanno qualcosa… ^_^

  44. Grazie per la risposta.

    Visto che hai accennato al problema delle intrusioni del narratore, ne approfitto per farti una domanda:

    se io utilizzo una terza persona limitata con penetrazione profonda, i pensieri e i ricordi del protagonista avranno tutto il diritto di entrare nella narrazione, perché è proprio il tipo di tecnica che permette di farlo.

    Dunque il confine che c’è tra la cosa scritta bene e la cosa scritta male diventa molto labile e soggettivo.

    Io per esempio credo che le considerazioni del protagonista (prendiamo ad esempio quelle del brano di Angra qui in discussione) siano del tutto lecite. La capacità sta poi nel non commettere errori stilistici del tipo di quello che citavi tu (“Con questi pensieri in testa Skiapp”) che entrano a gamba tesa sul lettore.

    Però portare tutto a dialogo diretto o pensiero esplicito può imporre una deviazione dalla trama troppo pesante e non credo debba essere una regola da adottare sempre. Ma quando va adottata.

    Forse quello che rende bravo uno scrittore è proprio la sua capacità di gestione in merito. Saper tenere il giusto equilibrio di cui necessita la sua storia.

    Inoltre i pensieri riassunti possono essere anche una tecnica narrativa. Un’arma per caratterizzare meglio il personaggio: se è un tipo riflessivo la narrazione sarà maggiormente riflessiva. Se è un tipo diretto sarà meno filtrata.

    Sbaglio?

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