Proibire al cliente di acquistare un prodotto è una politica di vendita cretina.
Ne ho già parlato parecchie volte, in riferimento sia ai libri cartacei di cui non viene venduto l’eBook (io NON voglio lo stupido inutile cartceo!) che agli eBook che non vengono venduti fuori dagli USA (cos’è: fuori dagli USA c’è scritto “Hic sunt leones”?).

In quei casi facevo sempre riferimento alle mie esperienze di cliente frustrato (avrei preferito essere frustato da una mistress coi capelli rosa ^_^), ma oggi voglio segnalarvi un’esperienza identica alle mie descritta da Paul Biba, uno dei più noti articolisti di TeleRead. Come è naturale Paul Biba, essendo una persona di buon senso, la pensa come il Duca su questo business della mancata vendita. Trovate il suo articolo qui.

Michael Nahas è andato su Fictionwise per comprare due romanzi di fantascienza di Stephen Baxter (l’autore dello steampunk Anti-Ice), ma c’è stato un problema: quando è andato a pagare si è visto l’acquisto impedito perché quei due eBook possono essere venduti solo a chi vive negli USA o in Canada! Nahas vive in Australia. Tutti i libri di Baxter presenti sul sito possono essere acquistati in formato eBook solo dai residenti di quelle due nazioni.

Cosa dice Fictionwise a riguardo?

The paper book business has always had the notion of being able to sell the rights of a particular book to different publishers by geographic region. Although we would tend to agree that this notion is outdated in the world of the Internet and eBooks, the fact is those contracts are still in force.

Agli eBook vengono applicate le stesse logiche distributive che portavano a vendere i diritti di un libro in un dato paese (anche senza traduzione, solo diritto di venderlo) perché l’editore di una data nazione, come è normale, non è inserita nel tessuto distributivo e nel sistema dell’altra nazione. Il passaggio tramite l’editore locale, compensato dal pagamento dei diritti (le famose aste per accaparrarsi i titoli più succulenti), era necessario per far uscire il libro dal territorio nazionale.
Prima che Fictionwise venisse acquisita da Barnes and Noble, questo problema non c’era. Ma forse non è colpa di B&N, forse è solo un adeguamento legale che sarebbe avvenuto ugualmente.

Però voglio farvi notare una cosa: nel mondo del cartaceo si può comprare un libro in un paese straniero e farselo mandare via posta… quante volte ho comprato su Amazon libri stampati da editori degli Stati Uniti? Tante volte. E immagino che anche molti di voi lo abbiano fatto negli anni scorsi. Nel mondo degli eBook, non essendoci l’oggetto fisico stampato dall’editore di una data nazione, l’unico modo per garantire i diritti locali di vendita è quello di proibire l’acquisto ai non residenti. Non posso comprare l’eBook di Baxter, ma in cambio mi viene proposto di acquistare il cartaceo inviato via posta.
Non sembra anche a voi una colossale cretinata?

Io non mi piegherei a un simile ricatto e neanche Michael Nahas si è piegato:

I am an avid ebook reader. I do not remember the last time I bought a paper book. I refuse to be coerced into buying one now by these types of legal restrictions. So I have decided that I will NOT buy paper versions of Baxter’s books.

Anche io per principio ormai compro libri di carta solo se strettamente necessario. E così Nahas. E così molti altri, a mano a mano che la consapevolezza della comodità degli eBook e la diffusione degli eBook Reader diverranno evidenti a sempre più persone.

La mia abitazione non è una villa di mille metri quadri e la mia cantina scoppia di scatoloni di libri: il poco posto per la carta è riservato alle opere introvabili in eBook e di cui non posso fare a meno. Il tipico romanzo è qualcosa di cui posso fare a meno. E ciò che non potrò avere PAGANDO legalmente, qualcuno me lo offrirà GRATIS illegalmente.

Di conseguenza cosa hanno ottenuto con quel divieto, tentando di obbligare all’acquisto del cartaceo al posto del digitale? Ce lo dice Paul:

This seems to me a classic “lose – lose” situation. The author loses money because he/she has lost a reader. The publishing company loses money for the same reason and the website has lost money and a valued customer. I, the customer, have also lost out because I am unable to enjoy reading the author of my choice in the format of my choice.

I doubt that my experience is unique. There must be many others like me amongst the tens of millions of English speaking customers outside the US and Canada.

L’ennesimo caso in cui è autoevidente il problema, è autoevidente la soluzione (spero che da ora in poi smettano di vendere i diritti di distribuzione del “libro in generale”, limitandosi a quelli del “cartaceo”) ed è autoevidente l’abbietta stupidità degli Editori, forse la categoria con meno professionalità e meno intelligenza del pianeta, ma per sapere questo non serviva l’articolo di Biba: lo vediamo da soli ogni volta che entriamo in libreria. ^_^

13 Replies to “Ancora sul business del proibire l’acquisto”

  1. La mia prima reazione è stata *facepalm*.L’ebook, essendo qualcosa di digitale dovrebbe essere più facile da distribuire in tutto il mondo, più del cartaceo.. poi secondo me proibire un acquisto non ha alcun senso, nessuno ci guadagna. Oh, aspetta, si, i dinosauri del cartaceo? Ma tra un po’ nemmeno loro.

  2. A quanto hai scritto / riportato c’è da fare un’aggiunta per il mercato italiano. Ovvero il 20% di IVA che grava su questi acquisti. Non riporto i dati dei nostri colleghi europei per non deprimerti.

  3. L’IVA al 20% sugli eBook è già stata citata molte volte in passato, incluso un articolo in cui si diceva che in Spagna gli eBook sono stati equiparati come Imposta ai pBook in risposta alla richiesta dell’Unione Europa a cui tutti i paesi, noi inclusi, dovranno prima o poi adattarsi.

  4. Da fonti certe so che fictionwise (o meglio la piattaforma a cui si appoggia fictionwise) sta spingendo con tutte le sue forze per ricontrattare i diritti di vendita. Sono consapevoli che le restrizioni geografiche sono controproducenti e contano di eliminarne almeno il 75% entro la fine dell’anno.

  5. Secondo me gli editori hanno tutto l’interesse a boicottare gli ebook, il numero delle persone messe a casa dalla fine del cartaceo sarebbe notevole.
    questi faranno la fine dei venditori di cd

    Baccio

  6. Ad essere a rischio sono le persone che si occupano di stampare, distribuire e vendere al dettaglio. Togliendo tutte queste spese un editore può vendere un eBook a 5€ e guadagnare di più che con un hardcover da 20€.

  7. MA i grandi editori controllano anche le quelle fasi : stampa e distribuzioni e impongono COSA vendere, una vendita di ebook pone tutti sulla stessa linea di partenza .
    In piu’ io scrittore potrei contattare un traduttore e farmi una versione estera e venderla. Il numero di cose che spariscono inizia ad aumentare …

    Baccio

  8. E allora?
    Anche la FIAT controlla la produzione delle loro macchine ma non si fanno scrupoli a far produrre altrove i pezzi e a licenziare i lavoratori (anche se alla fine paga lo stato e restano là). Dire che gli editori boicottano gli ebook perché sono troppo buoni per ridimensionare, chiudere o vendere un ramo della propria azienda è ridicolo.

    Le case editrici sono aziende a scopo di lucro, producono richezza per l’imprenditore o i soci. Camion, magazzini, macchine tipografiche e chi ci lavora attorno sono una SPESA per la produzione di tale richezza. Lo stipendio pagato al magazziniere Marco sono soldi di Marco non dell’azienda.

    E no, gli eBook non mettono tutti sulla stessa linea di partenza. Danno una possibilità in più a chi ha mezzi modesti, ma la visibilità e il “prestigio” del marchio di una casa editrice conosciuta non sono intrinseche nell’eBook.

  9. Ehm non ci siamo capiti, non sono buoni è che ci guadagnano
    in tutti i vari settori, stampano loro e distribuiscono loro,
    almeno i grandi.

    Baccio

  10. Senza stampa e distribuzione l’editore perde anche potere, quello di spingere o affondare un autore a seconda del numero di copie stampate e distribuite, e questo all’editore non piace (comandare è meglio che fottere, dicono a Napoli). Resta la pubblicità a fare da discriminante, che però non ha lo stesso peso di una distribuzione con piramidi alte tre metri di “Nihal della Terra del Vento” che si vedevano nei supermercati.

  11. Solo una piccola precisazione: non è Paul Biba ad aver cercato di acquistare gli ebook dall’Australia, ma un tal Michael Nahas che ha poi scritto a Biba per raccontare la sua esperienza (e Biba ne ha fatto un articolo). Anche le citazioni successive (I am an avid ebook reader… This seems to me a classic “lose – lose” situation…) sono di Nahas.

  12. Ah, vero, ho continuato a copincollare il nome di Biba anche dopo la prima citazione (quella dell’autore). Il link originale agli articoli c’è proprio per questo, così controllate gli errori.
    Hai fatto bene a segnalarlo e mi stupisco che non sia stato segnalato prima, visto che l’articolo iniziava proprio con

    Here is an email I received from Michael Nahas in Australia

  13. Ehm non ci siamo capiti, non sono buoni è che ci guadagnano in tutti i vari settori, stampano loro e distribuiscono loro, almeno i grandi.

    Secondo te i grandi editori ci guadagnano a stampare e a distribuire in proprio. Questo in un certo senso è vero.

    Facciamo un passo in dietro, come viene insegnato alle elementari: il Guadagno = Ricavo – Spesa(1). Dove il Ricavo è il prezzo di vendita del bene o servizio e la Spesa è la somma dei costi per produrlo.

    I grandi editori hanno volumi di produzione tali da rendere più conveniente la produzione e distribuzione in proprio piuttosto il pagamento di terzi per farlo.
    Poniamo il ricavo di un libro sia 5 e produrlo in proprio costa 2, mentre farlo produrre a terzi costa 3. Nel primo caso (produzione in proprio) abbiamo Guadagno = 5 – 2 = 3, nel secondo (produzione affidata a terzi) Guadagno = 5 – 3 = 2. Il guadagno è superiore nel primo caso ma solo perché è stata ridotta la spesa, cioè la parte alla destra del segno meno (sottraendo).

    E’ il Ricavo (la vendita) a produrre Guadagno non la produzione o distribuzione in sé. Se io stampo (in proprio) con la mia stampate a getto di inchiostro un libro e poi prendo la corriera e vado a Venezia (distribuzione) non ho automaticamente realizzato un guadagno. Ho solo sotenuto una Spesa (carta, inchiostro, corrente elettrica, biglietto dell’autobus, ecc.) e se non vendo il libro ho avuto solo Spesa senza Ricavo e quando vado a fare il conto del Guadagno ho: Guadagno = 0 – X = -X, un numero negativo quindi una perdita.

    Tu confondi i mezzi con lo scopo. I mezzi a permettere di vendere un libro sono la stampa e la distribuzione, lo scopo resta la produzione e la vendita. Lo scopo di una casa editrice è produrre e vendere libri non stamparli e distribuirli. Se i libri li stampano e li distribuiscono via camion è solo perché fino a poco tempo fa era il modo più rapido ed economico per produrli e venderli.

    L’eBook è un modo ancora più rapido ed economico di produrre e vendere libri. Permette alle case editrici di raggiungere il loro scopo meglio, più in fretta e con guadagni maggiori. Se gli editori boicottano gli eBook certamnete non lo fanno per una ragione strettamente economica.

    Le ragioni di un eventuale boicottaggio sono:
    1) Paura della pirateria;
    2) sono mummie dalla mentalità retrogada;
    3) non possono fare più i loro giochetti di potere come dice Angra.

    Comunque IBS e Il Sole 24 Ore vendono già ebook; Mondadori, Feltrinelli, Messaggerie Italiane, GeMS, RCS Libri, ecc. e Telecom si stanno attrezzando.

    Spero di essere stato abbastanza chiaro, in caso contrario vorrei che tu mi spiegassi da dove vengono questi fantomatici gudagni.

    (1)In economia aziendale la faccenda, immagino, sia molto più complessa ma per un ragionamento a spanne dovrebbe andare bene.

Comments are closed.