Seguendo un blog di cazzatone miste a tema militare tra Ottocento e Grande Guerra (I like the things I like!), mi sono imbattuto in una serie di cartoline tedesche dell’età guglielmina raffiguranti soldatesse che mostrano i mutandoni e soldati che spiano ragazze in biancheria intima. Roba del genere che si poteva vedere nelle commedie sexy italiane tra anni ’70 e anni ’80.

Questo mi ha dato l’ispirazione per un post che mostri come la Germania Imperiale (o anche la Francia degli stessi anni) non fosse un posto di gente col culo rigido come vorrebbe la propaganda antistorica successiva alla Grande Guerra, ma un posto molto più simile per certo umorismo scemo all’Italia di settanta anni dopo. Perfino gli scorci di mutandine che appaiono negli anime giapponesi, zeppi di ragazzine combattenti (anche in divisa -o quasi- stile Strike Witches), non sembrerebbero trovate erotico-comiche tanto aliene ai crucchi della Germania Imperiale!

Facciamo un confronto tra le cartoline tedesche e i film italiani.

Ecco dei valorosi soldati tedeschi che mostrano l’utilità dell’avanzamento tattico basato sullo sfruttamento del territorio e sul silenzioso passo del giaguaro: poter spiare indisturbati le ragazze che fanno il bagno.

Vi ricorda le centinaia di episodi alle terme (o nei bagni) apparsi negli ultimi dieci anni di cartoni giapponesi? ^_^

Una scena simile da La soldatessa alla visita militare:

Ok, la versione italiana ha più carisma di quella crucca, ma l’idea di fondo c’è.

E ora prodi soldati teutonici che spiano una ragazza alla finestra! Anche questa scena l’avrete vista mille volte sia nelle commedie sexy italiane che nei cartoni giapponesi. La Germania ci era arrivata prima.

L’equivalente italiano in La soldatessa alle grandi manovre:

Un po’ di cartoline con le soldatesse.
Scusate la qualità pessima di un paio, ma non ho trovato di meglio.


   
   

Pura ARTE: chi non lo capisce è un coglione marcio.
L’ufficiale degli ulani che fa capolino nella prima immagine ha l’occhio mandrillo come il sergente baffuto dei film! LOL!

E ora il classico che preferisco: PANTSU accidentale!

Caduta improvvisa e mutande in vista!

Questa è una gag tipica da cartone giapponese: l’immancabile fan service pantsu!

Momen Sanada, una delle protagoniste di Raimuiro Senkitan (anime ambientato durante la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905), cade e mostra le mutandine più volte per episodio (tranne quando gira con addosso solo un grembiule: non essendo un hentai evitano l’inquadratura ginecologica). Il solito squallido maschilismo giapponese? Se la pensate così siete delle CAPRE perché:

  1. non avete capito un cazzo dell’umorismo giapponese e state giudicando una cultura diversa con parametri completamente idioti (ma quello potete risolverlo leggendo libri dedicati alla storia degli anime)
  2. come dimostrato nella cartolina sopra l’umorismo a base di cadute e mutandoni (mutandine, modernizzando l’opera) è perfettamente coerente con un’ambientazione militare di inizio ‘900. I giapponesi ne sanno più di voi!

Quel cartone comunque è una cagatona a spruzzo: ne parlerò ancora nell’articolo su Barzini e la Guerra Russo-Giapponese.

L’umorismo a base di mutande andava di moda anche in Francia: molte immagini come questa e questa ammonivano dei “pericoli” del progresso (dannate mongolfiere!). Senza contare le pubblicazioni illustrate erotiche che abbondavano nel paese dei mangiarane. La Vie en Culotte Rouge, da cui è tratta la seconda immagine di prima, era una rivista di umorismo militare che raffigurava ufficiali e soldati francesi in situazioni sexy di vario tipo con attrici, ballerine, fidanzate e amanti.





Dentro ai numeri ci sono altre illustrazioni e un sacco di parole scritte nella stupida lingua dei mangiarane, coglioni buoni solo a piangere quando la Germania li prende a calci.

Sempre in La Vie en Culotte Rouge possiamo trovare un rispettabile precursore di uno dei fan service più diffusi negli anime, perfino in quelli dove gli scorci di mutandine non appaiono (quasi) mai: l’episodio in spiaggia coi costumi da bagno!
Gli episodi in spiaggia mi hanno sempre fatto cagare, ma rispetto l’innegabile dignità storica che li circonda. ^_^

È possibile consultare alcuni numeri (357 tra 1902 e 1911) della rivista direttamente sul sito della Bibliothèque nationale de France oppure scaricarli in formato PDF.

State rivalutando la dignità storica dei film con Alvaro Vitali? Dovreste!
Per finire che ne dite del colonnello danzerino, tratto da La soldatessa alle grandi manovre?

 

Una trovata idiota? Il solito umorismo becero-cattolico che deride il travestitismo e le tendenze omosessuali? Se pensate così potete aggiungere l’etichetta di Ignorante a quella di Idiota che di certo già vi sarete guadagnati in passato. La scena mostrata sopra ha una interessante base storica che chiunque, invece di aprire la bocca solo per ragliare sciocchezze e luoghi comuni, dovrebbe degnarsi di conoscere:

I successi del generale Moltke nelle guerre contro l’Austria nel 1866 e contro la Francia nel 1870 furono sufficienti a convincere molti tedeschi che l’esercito aveva le risposte per tutti i problemi. Come risultato, sembrò ovvio non solo che l’ufficiale dell’esercito fosse la sola persona adatta a giudicare questioni militari, ma anche che fosse più versatile di qualunque altro professionista. Infatti l’ufficiale tedesco era capace di portare a termine qualsiasi compito, inclusa la direzione dei teatri reali prussiani. L’ufficiale in questione, il generale von Hülsen, compì anche l’estremo sacrificio per intrattenere il suo sovrano: si vestì da ballerina e si esibì in un balletto alla presenza del Kaiser. Sfortunatamente i suoi 56 anni ebbero la meglio su di lui e morì a causa di un infarto proprio all’apice del suo spettacolo.

(Da Il Guinness degli aneddoti militari di Geoffrey Regan)

Il generale era Dietrich Graf (conte) von Hülsen-Haeseler, comandante del Gabinetto Imperiale Militare Tedesco dal 1901 (il che prevedeva anche la direzione del divertimento del Kaiser, teatro incluso: far divertire il Kaiser, in qualsiasi modo, era un dovere!). Un ufficiale con una carriera notevole: nello Stato Maggiore dal 1882, aiutante di campo dell’Imperatore Guglielmo II nel 1889, colonnello nella Guardia dal 1897 e maggior generale (con il comando della 2° Brigata di Fanteria della Guardia e il ruolo di capo di Stato Maggiore) dal 1899. Il balletto avvenne il 14 novembre 1908 (la lapide) e i dettagli sulla morte del generale vennero tenuti nascosti per non causare ulteriori scandali nel mondo militare tedesco.

Era stato proprio il generale von Hülsen a occuparsi di soffocare lo scandalo a tema omosessuale appena passato, il celebre caso Harden-Eulenburg del 1907-1908, tutt’ora considerato uno dei più importanti scandali omosessuali della storia. La questione omosessuale non era interessante di per sé, ma solo come arma contro il Kaiser e contro certi ufficiali e gli ambienti a cui erano legati (quelli più vicini alla vecchia politica di Bismarck e meno militarmente aggressivi). Fioccarono le vignette denigratorie sui giornali di tutta Europa: in Italia spesso coinvolgevano anche il Papa (talvolta rappresentato come un omosessuale), ma pure questa non è male.

Nell’Alta Società
La moglie: “Vorrei tu fossi un vero uomo!”
Il marito: “Anch’io, vorrei che tu lo fossi!”

La Germania nel 1908 conquistò così il titolo di nazione omosessuale per eccellenza, tanto che in Francia buttarselo in culo tra maschietti era chiamato “vizio tedesco”.
Ora sapete un altro motivo per cui mi piace l’Impero Tedesco… e dovreste aver intuito come mai c’è un chiodo sul pickelhaube. ^_^

19 Replies to “La Germania Imperiale e Alvaro Vitali”

  1. Molto belle alcune vignette, hanno un secolo o più, ma potrebbero uscire domani e mantenere la stessa pesantezza. La satira grossolana, specie quella che dopo il “dritto”, ovvero la volgarità, ti spara pure il “gancio”, e cioè la riflessione, per me manterrà sempre una carica umoristica superiore a quella della satira composta.Insomma, basta vedere quella che ritrae il Papa ed il Kaiser come due scrittori fantasy froci. E’ roba tosta, spettacolare, che fa ridere di gusto e poi, riguardandola, ci fa pensare “alla fine sono solo due uomini, potenti, quasi invincibili, ma potrebbero pure essere due finocchi!”

    Stesso dicasi per la comicità grossolana, che con i film di Alvaro Vitali, Thomas Milian, Lino Banfi ecc, ha toccato l’apice. I personaggi caricaturali (l’adolescente arrapato, il troione spiato dal buco della serratura, lo scureggione), i doppisensi, gli scambi di persona, gli scherzi volgari, sono tutti elementi già presenti in Plauto e in alcune commedie greche (dove già si parlava di donne che cercavano un buon calzolaio per farsi fabbricare dei bei dildo, aka cazzi finti, di cuoio). Sono 3000 anni che ci fanno ridere, perchè disprezzarli?

  2. Sapevo che tu avresti apprezzato. In gag come quella del ciccione che fa la visita medica c’è tutta l’arte della commedia antica…
    http://www.youtube.com/watch?v=S8TmINPLqag#t=2m29s

    Quei film sono il nostro ponte gettato verso il mondo classico, quello vero, non quello fatto di colonne, aquile e simbologie da paese fascista… il mondo dei cazzi di legno, delle inculate, dei froci e delle scorregge. Il mondo di Aristotele e di Cesare.

    C’è un’umanità vera, sincera, fatta di fisici grassi, sfatti, un po’ storti o smunti… non quella di plastica fatta di belloni e bellone (o perlomeno di decenti), che sembra voler bandire ogni imperfezione. Perfino i ciccioni dei telefilm moderni non sono schifosi come i ciccioni budinosi che appaiono nei film con Alvaro Vitali.
    C’è un’umanità da passaggio col lanciafiamme, roba che nemmeno alle presentazioni dei libri fantasy italiani…

  3. Avete perfettamente ragione. Questa concezione antica di umorismo e, in un certo senso, di vita lo esprimeva molto bene anche Fellini nel “Satyricon”. Infatti quel film, generalmente, delude e infastidisce chi (non avendo capito un emerita mazza di Fellini) lo guarda aspettandosi di vedere la versione felliniana di Ben-Hur.

  4. Satyricon, il primo film di Fellini in cui appare Alvaro Vitali, apprezzato dal regista che lo fece recitare in altri film (Roma, I clowns, Amarcord).

    http://upload.wikimedia.org/wikipedia/it/8/8a/Alvaro_vitali_roma_federico_fellini.png

    Nonostante la dignità storica degli “episodi in spiaggia”, continuo a trovarli i peggiori degli anime. Giusto ieri ho visto quello della seconda stagione di Strike Witches: che fetenzia. E poi quelle sono sempre in mutande, a che serve l’episodio in costume?

    Il corazziere in spiaggia in grande uniforme, con elmo Minerva e corazza, l’ho trovato perfino più insensato dell’episodio in spiaggia di Tengen Toppa Gurren Lagann (un anime che nonostante l’idiozia parodistica ha dei momenti di consapevolezza della natura umana e una profondità del rapporto buoni-cattivi, che a un certo punto si inverte, che molte altre serie se la sognano).

  5. Tengen Toppa Gurren Lagann (un anime che nonostante l’idiozia parodistica ha dei momenti di consapevolezza della natura umana e una profondità del rapporto buoni-cattivi, che a un certo punto si inverte, che molte altre serie se la sognano).

    La seconda parte della serie non è male per quanto riguarda l’inversione di cui parli. Ma non trovi che il secondo gruppo di cattivi stravolga l’atmosfera nostalgica dei robottoni anni ’70-’80?

    I secondi cattivi sembrano un po’ insipidi…

  6. Sì, dopo quel momento di alta qualità tra il finale della prima parte della storia e i primi episodi, a parti parzialmente rovesciate, della seconda, scade un po’.
    E’ una serie più profonda di altre, pur partendo da intenti parodistici di raro mongolismo (la testa del robot che si monta sui corpi trapanando a forza lo scafo, LOL!).

  7. ^__^
    Qualcuno che ha buon gusto c’è tra i miei lettori!

    Ah, aggiungo una nota generale: un paio di settimane fa ho tolto il “sottolineato” dai tag disponibili perché su wordpress per chi non ha i diritti settati di base non funziona (quindi non funziona per gli ospiti). Non me ne ero mai accorto, anche perché i plugin coi quicktag lo davano sempre per funzionante senza accennare che in realtà non era così. Sigh. Dovrei modificare della roba in wordpress per farlo funzionare e non ho voglia. LOL. Quando mi verrà voglia e mi farò spiegare come fare, lo rimetterò nella barra dei quicktag.

  8. C’era più in passato.

    Non ricordo cosa mi è sfuggito dalla tastiera tra “più” e “in”, però mi piace così. Forse intendevo più autoironia, più vita vissuta, meno seghe mentali. Boh.

  9. È difficile studiare Storia Contemporanea dopo aver letto questo articolo: fra un’ Entente Cordiale,un Von Hindenburg ed una Strafexpedition s’affacciano soldati arrapati, mutandoni di pizzo e timide collegiali bagnate…
    XD
    Scherzi a parte, ma potresti spiegarmi come mai le uniformi da fatica dell’esercito imperiale tedesco siano molto simili per parecchi particolari, dal colore fino al tipo di berretto, a quelle della Guardia Repubblicana irakena di un secolo dopo? Nella seconda cartolina il soldato appoggiato alla staccionata sembra un sosia di Saddam…
    P.S.Non so se l’oplologia s’occupi anche dello studio delle divise,quindi chiedo scusa in anticipo se ho fatto una domanda a capocchia…
    ^_^’

  10. Il colore era semplicemente il feldgrau (grigioverde, in italiano), che all’inizio, quando venne introdotto mi pare nel 1905, era semplicemente un grigio chiaro (ma mi pare che come al solito la definizione di colore accettabile variasse, quindi anche il feldgrau variava coi reggimenti) e poi nel corso della guerra divenne sempre più simile al grigioverde italiano o a un grigio più scuro, talvolta addirittura marroncino se ricordo giusto (ma su quest’ultimo non scommetto).

    La Guardia Repubblicana, una manica di mongoli (soprattutto in termini di equipaggiamenti), era così indietro con le divise che al tempo della prima guerra del golfo pensavano che i soldati nemici con le “mimetiche” fossero forze speciali, perché da loro solo le forze speciali le indossavano: la norma era indossare il verde oliva (che è più verdastro o marroncino, in base ai tipi, del grigioverde italiano e molto diverso dal feldgrau più grigio usato dai tedeschi nella seconda guerra mondiale) come andava di moda prima dell’arrivo delle divise mimetiche. Questa curiosità la cita anche Andy McNab in Pattuglia Bravo Two Zero.

    Per il berretto, credo ci siano alcune differenze. Quello dei tedeschi è un berretto floscio, ma con una base orizzontale più rigida e pronunciata e, nella versione per sottufficiali (o nel tipo usato dai russi in quegli anni), include una minuscola visiera in cuoio decorativa.
    Quello della Guardia Repubblicana è un più moderno basco, che dopo la Grande Guerra si contese il primato di copricapo a basso costo con le “bustine” (garrison cap, in inglese): ormai il cappello era qualcosa da indossare fuori dal combattimento quindi era inutile spendere soldi per renderlo bello rigido, in cuoio spesso e costoso (stile pickelhaube), per fermare le sciabolate.

    Lo studio delle uniformi e dell’equipaggiamento individuale (non armiero), inclusi simboli e insegne, si chiama uniformologia. Ci sono riviste dedicate, è molto diffuso.

  11. Mi hanno sempre vietato di vedere Alvaro Vitali. Devo cominciare a vedermelo, questo articolo non ha fatto altro che farmi venire ancora più voglia…..
    Complimenti, le varie vignette erano fortissime.

  12. l’uniforme da fatica dell’esercito tedesco era di stoffa leggera bianca (mantenuta fino al 1941. anche se era in realtà un color panna. durante l’invasione della francia nel 1940 fu usata per l’ultima volta la tenuta bianca sostituita in seguito da una tenuta color grigioverde sempre di stoffa leggera.) quella che si vede nella cartolina è una uniforme regolare modello 1909, color Feldgrau che, come ha già confermato il Duca poteva variare dal grigio topo al grigioverde italiano.

  13. Giusto, mi ero dimenticato di precisare a Doc che stava sbagliando termine confondendo l’uniforme da fatica con quella da servizio/combattimento, e avevo risposto dando per scontato il concetto che aveva “pensato” pur avendo usato un termine diverso.

    Al tempo del passaggio al feldgrau, prima delle semplificazioni durante la Grande Guerra, quante uniformi avevano i fanti tedeschi? Fatica, combattimento e grande uniforme o c’erano anche altre configurazioni come “da marcia” (gli italiani al tempo dei cappotti azzurri mi pare l’avessero)? Non mi ricordo più.

  14. allora: riprendo direttamente dal libro “Uniformen der Deutschen Infanterie 1888 bis 1914” della motorbuch Verlag.

    le combinazioni erano:uniforme da fatica – uniforme d’ordinanza – uniforme da combattimento – piccola uniforme di gala e grande uniforme di gala.
    potevano poi essere mescolate tra loro a seconda delle occasioni.

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