Qualche notizia mista che val la pena citare nell’attesa che la Fiera del Libro di Francoforte (6-10 ottobre) ci porti qualcosa di interessante. La mia speranza è che appaia un sondaggio sugli eBook tra i big del settore, come quello dell’anno scorso. O qualcosa di meglio. In questi giorni Mondadori dovrebbe annunciare l’apertura del suo negozio di eBook, mentre Edigita dovrebbe partire il 18 ottobre. Ci saranno notizie interessanti per l’ambito italiano, prossimamente.

In questo articolo sarò un po’ più astioso del solito perché il livello di demenza di agenti ed editori (stranieri) ha raggiunto ormai livelli ridicoli, da macchiette. Mi viene perfino il sospetto che stiano fingendo di essere così scemi…

Il possente lamento degli editori!

Tanto per cominciare si può citare come nelle ultime settimane gli editori abbiano cominciato a lamentarsi, seppure non in termini precisi (per non far la figura dei coglioni marci preferiscono accusare i bassi “guadagni per copia” senza scendere nel dettaglio, lol), che con i prezzi alti e il modello agenzia (che loro hanno imposto con le minacce ad Amazon, ricordiamolo) le cose non sono andate bene come speravano. Ma va? Incredibile…
Ne avevamo parlato più volte. Ci arriva anche un bambino di sei anni che vendendo i libri a 12,99$ e incassando da Amazon 9,09$ (il 70%) si guadagna meno che non facendoli vendere a 9,99$ (o meno) mentre Amazon sborsa per il privilegio tra i 12 e i 15$ all’editore. Un bambino delle elementari ci può arrivare, un esperto di editoria cartacea con decenni di esperienza no. Se non è ritardo mentale avere a 40 o 60 anni le capacità logico-deduttive di un bambino dell’asilo, neanche quelle di uno delle elementari, non so come chiamarlo.

Il modello “grossista” non sarebbe durato in eterno. Amazon poteva allegramente accettare di perdere un po’ di soldi su ogni libro pur di costruire da zero un mercato con un forte livello di espansione di cui essere il semi-monopolio per eccellenza finché questo mercato non era troppo grande, ad esempio quando era al 3-5% come l’anno scorso. Le cose cominciano a cambiare ora che il mercato degli eBook si avvicina al 10% del settore trade (luglio è stato un po’ sopra il 10%, i mesi precedenti messi assieme un po’ sotto il 9%) e dubito che Amazon potrebbe in futuro tollerare un mercato degli ebook al 25% (come si stimava un annetto fa per il 2012) con perdite sulle vendite di ogni libro dei grossi editori. Non si diventa un semi-monopolio per fare assistenzialismo agli editori, ma per ciucciare soldi e potere (se nel farlo si fornisce anche un servizio eccellente, tanto meglio).

Prima o poi il modello agenzia 70-30 sarebbe arrivato, ma non c’era alcun motivo di farlo arrivare con due anni di anticipo: era meglio godersi i frutti dell’albero della cuccagna finché si poteva, usando i bonus monetari per traghettarsi durante la difficile fase di transizione tra cartaceo e digitale. Ma gli editori sono dei ritardati mentali e hanno scelto di farsi del male e perdere soldi. I dati da aprile a giugno lo hanno dimostrato. E ora piangono come le troie che sono. Cazzi loro.

Non contenti di fare la figura dei coglioni di fronte al mondo, e forse confidando che una discreta fetta degli intellettualoidi della carta sia mongola come loro, agenti ed editori rincarano la dose con affermazioni al limite del delirio:

“People should feel guilty if they buy a Kindle edition versus a hardcover, but not versus a paperback, in terms of what the author gets….But the crux issue of the digital age is: How do you see the future of discovery? How are we going to find books where there is no B&N ‘stepladder’ and when the New York Times doesn’t move them as it used to?”

(Simon Lipskar, famoso agente letterario)

Il livello di idiozia di queste affermazioni è talmente aberrante da far venire da piangere. Abbiamo già dimostrato oltre ogni possibile dubbio, per una mente non completamente subnormale perlomeno, che i prezzi bassi aumentano le vendite così tanto (visto il potenziale di acquirenti che coi prezzi alti non acquistano, come ci ricordava PERFINO quel dinosauro di Ferrari, l’ex-capo della divisione libri Mondadori!) da rendere i guadagni totali superiori a quelli con i prezzi alti. Se ricordate, gli eBook a 1,99$ vendevano 14-15 volte di più di quelli a 7,99$ (questi però sono le vendite di un anno fa, i dati rilasciati oggi da Konrath mostrano che la differenza nel frattempo è cresciuto ancora, come vedrete dopo).

In un mondo di eBook a 2,99$-4,99$ si guadagnerà meno per singola copia che con gli hardcover a 28$, ma si venderà anche così tanto di più da rendere ridicolo e antieconomico il mondo degli hardcoveroni coi prezzi gonfiati e gli invenduti al 20% e più (livello medio: 40%). Un cliente dovrebbe sentirsi colpevole per aver comprato un eBook economico invece di un hardcover? Ah sì? E Lipskar non si sente colpevole per non aver ancora posto fine alla sua inutile vita di parassita editoriale vomita idiozie? Da parte di uomini senza onore non ci si può certo aspettare che scelgano di andarsene in modo onorevole.

Riguardo la questione del “come si potranno scegliere i libri quando non saranno gli scaffali delle librerie fisiche a imporre cosa leggere?“, una domanda così offensiva dell’intelligenza dei lettori e così clueless dei meccanismi di un negozio online moderno come Amazon (basato su tag, categorie, suggerimenti basati sulle vendite reali -chi ha comprato questo ha comprato anche questo- e commenti di qualità -non c’è paragone con la merda che gira su IBS-) da adattarsi perfettamente alla figura da guitto senza capacità del personaggio che l’ha pronunciata, la risposta può essere una sola:

Amazon does a better job online in terms of discovery than just putting a book next to a similar book in a physical store.

Cosa che effettivamente è vera. La forza di Amazon sono i lettori coi loro acquisti e i loro commenti. Loro costruiscono dal basso, con le loro preziose informazioni, la capacità di Amazon di indovinare cosa può piacere ai clienti e aiutarli a trovare il libro che non sanno di stare cercando, ma che vorranno comprare. Un sistema che stimola una fedeltà del cliente basata su un circolo vizioso che si rinforza a ogni acquisto. Lo sanno anche i cani… ma i cani sono animali intelligenti, cosa che non si può sempre dire di chi lavora in editoria.

E poi c’è il classico passaparola, ormai così ingigantito da internet che io nell’ultimo anno e mezzo non ho letto nemmeno un libro “consigliato dal marketing e dagli scaffali” (ovvero dal potere economico e ricattatorio degli editori), ma solo romanzi e saggi consigliati dagli amici e dai siti di fiducia, oltre a quelli trovati da solo cercando in base alle keywords desiderate (la versione digitale, e molto più performante, del girare a caso in libreria).

Ma per sapere queste cose difficiliZZime bisogna non aver vissuto gli ultimi cinque anni in un recinto per le capre in Africa (o nella Torre d’Avorio in Italia, luogo per intellettuali snob con minor dignità delle capre), unica giustificazione possibile per l’aberrante impreparazione e per l’assenza di aggiornamento professionale di Lipskar. Davvero, è un consiglio serio, Lipskar: infilzati con la spada come Catone l’Uticense. Non hai altre vie d’uscita che ti permettano di chiamarti ancora Uomo.

IL BOX DELLA SANA INDIGNAZIONE PERBENISTA!

Duca, insomma! Tu stai trattando dei grandi Professionisti come dei coglioni! Non ti vergogni?

No. Io li tratto per come loro mostrano di meritare di essere trattati. Nessuno li costringe a essere i miserabili mentecatti che sono, ma se decidono di esserlo è nostro obbligo accettare la loro decisione e soddisfare il loro desiderio di sputi e insulti.

Quando vorranno che smettiamo, smetteranno di comportarsi come una manica di idioti.

E ora chiudi il becco e torna in cucina, donna!

Mentre i Professionisti fanno figure da coglioni…

… il mondo prosegue senza di loro. Ad esempio le Università potrebbero beneficiare grandemente dal mondo degli eBook: da decenni si dice (aprite un qualsiasi libro universitario) che il libro didattico rischia la morte a causa dei testi “fotocopiati” che causano di conseguenza maggiori invenduti, la spada di Damocle dell’editoria tradizionale, ma con l’eBook che nega concettualmente l’invenduto le cose andranno meglio come in tutti gli altri settori editoriali. Non ci credete? Fate come preferite, ma intanto la Edinburgh University Press sta vantando entrate maggiori del 16% ed è arrivata a 2,7 milioni di sterline nei primi sette mesi del 2010. Gran parte della crescita è avvenuta, secondo loro, grazie alla vendita degli eBook.

Passiamo alle nicchie, quelle che da molti mesi indico come le principali beneficiarie dell’aspetto “rivoluzionario” del passaggio al digitale. Il calo dei prezzi non è l’aspetto più importante, è solo una condizione necessaria per la lotta alla pirateria e la diffusione maggiore dei libri: la vera rivoluzione sta nell’editoria indipendente di massa, nel superamento dello scaffale fisico come risorsa strategica da contendersi e nell’assenza di invenduti che permette ai sottogeneri di nicchia di ottenere quei piccoli spazi a cui hanno diritto e da cui sono completamente esclusi col cartaceo.

Il superamento dei vincoli del passato garantirà maggiore libertà di scelta e una editoria che sia davvero “mercato” e “lettura” e non solo una cricca guidata da quegli idioti patentati che si spacciano per marketing, mentre editor grassi e corrotti regalano la pubblicazione agli amichetti come se fosse una “patente di prestigio”, fottendosene poi se il libro è una merda senza ritegno.

Un mondo marcio e depravato è quello in cui il libro non ha valore come libro, ma diventa una etichetta intellettuale di Scrittore Pubblicato. Solo la presa di coscienza di massa che non vi è alcuna differenza tra un libro autopubblicato e lo stesso libro con l’etichetta di un editore può scardinare il meccanismo psicologico perverso che ha snaturato la percezione del libro in Italia, tramutandolo da prodotto dell’ingegno (libro che vale solo per quello che vale) in vanità culturale (libro che ha valore per il semplice fatto di essere pubblicato da qualcuno, non importa se poi è scritto da cani).

La piccola vittoria delle nicchie che volevo citare oggi è quella dei romanzi romantici/erotici per uomini. Ci sono sempre stati romanzi con elementi romantici ed erotici orientati al pubblico maschile, ma erano di solito inseriti dentro virili storie di azione e avventura (Oh John Ringo no! LOL!). Il romanzo rosa per uomini eterosessuali (per gli omosessuali invertiti non mi pronuncio, non sono aggiornato nonostante bazzichi tanto il fantasy italiano) era una bestia rara, una nicchia troppo piccola per essere considerata economicamente interessante.

I romanzi rosa/erotici femminili non è un novità che vendano bene, tanto che venivano (vengono?) considerati il traino dell’intero mercato degli eBook e facevano parlare di eBook sui giornali quando ancora praticamente nessuno si interessava di eBook, ma quelli maschili sono una novità. Non si tratta di pornografia (mancando la realizzazione visiva), non più di quanto lo sia il “rosa” femminile più spinto (ovvero letterature erotica femminile vera e propria) che da decenni è in vendita nella librerie: sono proprio romanzi erotici per uomini, costruiti per solleticare le fantasie maschili senza l’ausilio di immagini.

Compromising Positions (romanzo rosa per donne) è stato per un po’ di tempo l’eBook più scaricato sul Kindle, grazie al fatto di essere regalato a 0$ per motivi promozionali (adesso non mi risulta più che lo sia), cosa che però non giustificherebbe il successo se non vi fosse anche un pubblico disposto a leggerlo. Il manuale di manutenzione del Mauser 98k a 0$ non sarebbe entrato nemmeno nella top 100: il prezzo non aiuta molto se non c’è un pubblico sufficiente su cui far leva. Per il romanticume orientato alle donne non c’erano dubbi che ci fosse pubblico, ma se si sfoglia la lista dei libri rosa/erotici si possono trovare un bel po’ di romanzi per uomini.

Libri come Slave Office non lasciano dubbi sul genere di pubblico, raffinati gentiluomini col pickelhaube, a cui si indirizzano:

HER LIFE GAVE “OFFICE SLAVE” NEW MEANING!

The beautiful but haughty Ellen Sanchez thought she could get away with embezzling from Jack Sawyer, the powerful CEO of Sawyer Metalworking. When she was caught, she said she-d do “anything” to avoid going to jail. Anything turned out to be a new position for Ellen: Company slut.

Jack began to break her down slowly, using her to win new contracts for his firm and reward employees. After months of pleasing everyone on command, Ellen began to lose her identity until she found she didn-t mind being their “Office Slave.”

Another red-hot tale of bondage and submission from the pen of J.W. McKenna, author of the popular “Out of Control” series of sexy short stories.

Non solo la protagonista deve vestirsi come una puttana (o anche girare direttamente nuda), ma viene filmata mentre urina, picchiata dai colleghi se ritengono che stia sbagliando qualcosa e costretta ad avere rapporti sessuali con chiunque, inclusi gli operai (ricompensati in questo modo per la maggiore produttività), i possibili clienti (per assicurarsi contratti), un collega di lavoro (come regalo di pensionamento), dei ragazzini che portano il pranzo in ufficio ecc… ma, e qui si sente il raffinato spirito pickelhaubato dell’autore maschio, lei alla fine scopre di provare piacere negli abusi fisici e nella sottomissione psicologica. Donna, conosci il tuo posto! LOL.

E che dire di un recente capolavoro intellettuale come Training the Receptionist?

It’s her naughty dream job — if they’re satisfied with her performance…

Eager to escape her miserable existence in Low-Life, Long Island, street-wise Dana Arthur jumps at an entry-level position with the consulting firm Cowell & Dirk. As her training period begins, she quickly discovers she’s required to do more than take messages and order office supplies. Her job description contains some deliciously naughty duties that give receptionist a whole new meaning.

Simon has almost given up on finding the right woman who will please his clients as well as his demanding partner and mentor, Ethan Cowell. No one measures up—until Dana. Her inner fire and fearless nature are perfect for the job. No matter what wicked punishment he devises to chastise her for her on-the-job mistakes, she accepts with a relish that leaves him wondering which one of them is really in control.

The last thing he expects to discover is that she’s a perfect sexual soul mate he can’t bear to share. But share he must—it’s part of his business agreement. Unless he makes Ethan the deal of a lifetime…
Warning: This title contains explicit sex, bondage, ménage, ingenious use of office furniture, lingerie, and the occasional sex toy. Oh, and did I mention the package delivery guy?

E non vogliamo citare Ace of Slaves: A Tale of Enforced Submission?

A BLISTERING B&D THRILLER FROM THE AWARD-WINNING AUTHOR!

Welcome to the Stratosphere, a surreal world of bondage, blackjack, slavery, slots and sexual torment in the world’s tallest casino, created by the winner of SIGNY “Best Bondage Writer” Award. When Interpol agent Sunday Briggs arrives in Las Vegas, she’s not supposed to make direct contact with suspect Paul Forte, the shadowy owner who’s trying to corner the market on Internet gambling.

So she goes undercover, only to find herself captured and cruelly tortured by high rollers with a taste for sadistic entertainment. Sunday will need a lot more than luck to escape the bonds chaining her diminutive body to its fate in the ticking tower. With the deck stacked against her, will she wind up as the ace, or the joker?

Ace of Slaves is a gripping BDSM action-adventure from the devious mind of award-winning author Adrian Hunter, a ruthless combination of crime, punishment, suspense and suspension that’s guaranteed to keep bondage erotica fans on the edge of their seats, if not strapped to it.

Wow. Belli. Non fantasie maschili inserite dentro testi che parlano d’altro (la serie di Gor, Nick Carter, la serie Kildar ecc…), ma storie erotiche fini a sé stesse che ora possono vendere meglio grazie all’assenza di invenduti e all’anonimato del lettore di eBook, che non ha alcuna copertina imbarazzante da mostrare a chi passa. Una nicchia di pubblico che meritava di essere soddisfatta, al di là dei racconti sulle riviste e poco altro. Forse c’è speranza anche per i romanzi coi coniglietti!

Un omaccione rasato a zero con bicipiti grossi come meloni e la croce di ferro tatuata su un pettorale potrebbe provare imbarazzo a estrarre in pubblico un romanzetto con la copertina tutta rosa e immagini di coniglietti con i vestitini che si danno i bacini mentre sulle loro capoccine volano cuoricini, ma se lo stesso libro fosse un anonimo eBook su un anonimo lettore di eBook non vi sarebbe nessun problema. Immaginate la scena.

All’energumeno si avvicina un compagno di partito. “Cosa leggi, camerata?” -“Il Mein Kampf”. E invece sono storie di dolci coniglietti che si scambiano bacini!!! Dopo poche settimane l’energumeno si fa ricrescere i capelli, leva la croce di ferro col laser e diventa un hippie! ^___^

Una voce fuori dal coro

Tornando in generale agli eBook, si respira un gradevole clima di malafede tra gli addetti ai lavori (malafede nell’editoria? Questa mi giunge nuova, lol!) e in questo caso è proprio un agente letterario, Vicki Satlow, a debunkizzare la sacca di cazzate vomitate dai colleghi. La signora Vicki Satlow da un po’ di tempo lavora per l’editoria italiana ed è responsabile, ahilei, di aver sostenuto quell’aborto indegno di Arsalon. Nessuna è perfetta (certo che Arsalon… signora Satlow, insomma!). Si spera che le vendite siano state tali da valere lo sputtanamento, ma le voci di librerie che hanno tolto dagli scaffali l’intera mole d copie rimaste invendute per mesi fanno pensare che non tutto sia andato per il meglio.

L’articolo è L’e-book? Svuoterà le tasche degli scrittori apparso su Il Giornale, quotidiano che nonostante la pessima fama (meritata in pieno, ma se si guardano gli altri quotidiani senza le lenti distorcenti fornite dal Partito, non c’è tutta questa differenza) val la pena controllare perlomeno via RSS visto che si è occupato spesso di editoria digitale ed eBook.

Gli altri pezzi grossi accusano gli eBook di stare uccidendo gli autori, riducendo al minimo gli anticipi e rendendo ormai ancora più difficile di prima vivere facendo lo scrittore (LOL, su questa cazzata torneremo dopo), ma la Satlow invece dice:

Le cose stanno diversamente e la colpa non è dell’e-book. Gli anticipi bassi sono un trend a prescindere, dovuto al fatto che gli editori investono molti soldi su pochi libri, facendo così sparire quel “livello medio” che pubblicavano nella speranza di veder crescere l’autore. Il quale non deve certo preoccuparsi dell’e-book, che gli permetterà di non uscire mai dal catalogo.

Un po’ diverso. Invece della posizione standard da dinosauro del cartaceo che strepita “gli eBook sono Satana e chi li adora deve bruciare all’Inferno!”, la Satlow arriva addirittura a segnalare l’importanza monetaria del non uscire mai dal catalogo! Incredibile. Se non avesse fatto pubblicare Arsalon le avrei dedicato un altare per l’adorazione. Un agente che sa di cosa parla: straordinario!

Un altro confronto sul prezzo degli eBook

A tema catalogo e vendite nel lungo periodo, val la pena tornare a parlare di Konrath che proprio oggi ha offerto nuove riflessioni.
Ricordate il calcolo di quanti soldi stesse perdendo Konrath sugli eBook di cui Hyperion aveva ancora i diritti? Konrath in un impeto di ottimismo aveva attribuito ai suoi eBook pubblicati da Hyperion ben 400 vendite al mese a 4,69$. La stima veniva dai risultati negli ultimi 13 mesi conseguiti da Afraid, pubblicato con Grand Central a 4,99$-6,99$.
Con quelle ottimistiche 400 vendite al mese si poteva calcolare che Konrath, per il fatto di non avere i diritti di quei sei libri per poterli vendere a 2,99$ con il 70% di royalties su Amazon, stava perdendo 68mila dollari l’anno. La situazione è MOLTO peggiore.

Invece di 400 copie al mese Whiskey Sours, il migliore della sestina controllata da Hyperion, ne ha vendute 878 da gennaio a giugno. Praticamente un terzo di quanto immaginato. I prezzi più alti di 1,99$-2,99$ rendono perfino meno del previsto, ormai.

Facciamo un piccolo confronto.
The List, autopubblicato da Konrath, ha venduto 9033 copie da gennaio a giugno, quando aveva un prezzo di 1,99$ (i 2,99$ sono arrivati a fine giugno o a luglio, mi pare). Whiskey Sours a 4,69$ ne ha vendute 878. Meno di un decimo. Eppure anche 4,69$ è un prezzo basso… ma non è un prezzo da acquisto impulsivo. L’anno scorso, nei primi test condotti da Konrath, era risultato che i libri a 1,99$ vendevano 14,4 volte di più di quelli a 7,59$-7,99$ e 4,45 volte di più quelli a 3,96$. Giocando coi dati disponibili era possibile stimare che i libri a 4,49$-4,99$ potevano aspettarsi di vendere circa un sesto di quelli a 1,99$.

Bene, non è più così. Whiskey Sours, l’eBook di punta con Hyperion, ha venduto meno di un decimo, non di un sesto! Un altro libro, Afraid, molto più recente di Whiskey Sours, però se l’è cavata meglio di così nonostante il prezzo (meglio in valore assoluto, non relativamente ai diversi prezzi, come vedrete).

Afraid è un caso interessante perché permette di fare un paragone tra cartaceo e digitale, oltre che tra il digitale a prezzo basso e quello a prezzo bassissimo. Afraid è stato l’ultimo libro pubblicato da Konrath, oltre un anno fa, con un editore tradizionale, Grand Central. Afraid è stato messo in vendita simultaneamente in USA e Regno Unito e ha venduto 62.000 copie tra cartaceo ed eBook. Non un bestseller, nemmeno vicino ad esserlo, ma niente male. Queste 62.000 copie sono formate da 17.433 eBook e 44.567 cartacei (rimane il dubbio se nel 62.000 c’è qualche piccolo arrotondamento verso l’alto o verso il basso, ma vabbé, accontentiamoci). Questo significa che gli eBook hanno pesato per il 28,12% delle vendite.

Ok, ma ora guardiamo DAVVERO cosa contengono quelle 17.433 copie vendute in eBook. Nel primo mese Afraid ha venduto 10.235 copie al prezzo di lancio di 1,99$, mentre nei tredici mesi successivi ha venduto solo 7.198 copie con il prezzo pieno di 4,99$-6,99$. Da 10.235 copie a 554 copie al mese, ecco la differenza tra 1,99$ e 4,99$-6,99$. Era il primo mese e la campagna di lancio dell’edizione cartacea avrà aiutato un po’ l’ebook, ma mi pare evidente che non può averlo aiutato 18,5 volte tanto, con un tracollo immediato appena cambiato il prezzo, già nel secondo mese! Evidentemente il prezzo è stato l’elemento più importante per il volume delle vendite, pochi cazzi!

Per chi si domanda come mai Grand Central avesse cominciato a vendere a più di 1,99$ è perché sono coglioni, ma fortunatamente non quanto Hyperion: infatti dopo aver visto i risultati di Konrath con i romanzi autoprodotti hanno riattivato la promozione con Afraid a 1,99$. LOL. Molto utile pagare degli esperti che sanno solo sbagliare e per far giusto ci si trova a dover copiare lo stesso autore che si sta pubblicando. Sono cose che fanno passare la voglia di difendere in qualsiasi modo l’utilità del ruolo dell’editore. ^_^

“Tu non sei Konrath! Lui è una anomalia!”

Questo è ciò che i minus habens dell’editoria ripetono di continuo, siano essi lettori rimasti indietro di oltre un anno con l’aggiornamento del cervello o professionisti del settore perfino più ignoranti, a chiunque accenni al fatto si possa guadagnare un po’ di soldini con gli eBook come autore indipendente. Ok, se John Smith pubblica un eBook con Amazon, non sarà J.A. Konrath: il nome e il cognome sono diversi.

Posso anche accettare che Konrath si possa considerare più fortunato degli altri, anche grazie alla mole di testi gettati sul mercato in poco tempo (arrivando ai 14.000 dollari mensili che fa ora solo coi testi autopubblicati). Konrath essendo un early adopter della strategia del prezzo basso, unita alla visiblità internazionale ottenuta, ha di sicuro ricevuto una spinta di notorietà che l’ha aiutato. D’altronde ne parlano tutti nel mondo degli eBook. Ne parlo pure io. Un italiano o due avranno pur comprato un suo ebook grazie a me, no? (No.)

Posso benissimo accettare che un altro autore al posto di Konrath, con lo stesso numero di pubblicazioni, possa guadagnare un terzo o un quarto di quanto guadagna lui, ma rimangono comunque cifre con cui si può vivere alla grande (3-5.000 dollari) nonostante la dimensione ancora ridotta del settore (10%).

Personalmente credo che Konrath sia stato anche fortunato e che le sue cifre non siano normali, bensì siano quelle della fascia alta degli attuali indipendenti (d’altronde è nelle Top 100 per il Kindle), ma anche 2-3.000 dollari al mese non sarebbero roba su cui sputar sopra, no? Un tempo (addirittura un anno fa!) pensare di vivere di scrittura col vecchio mondo della carta era un sogno lontano (Konrath dopo sei romanzi cartacei a malapena sopravviveva), ma nell’ultimo anno gli indipendenti hanno mostrato che si può guadagnare bene da soli e che Konrath non è un caso isolato.

La cosa infatti che non posso accettare è che si dica che Konrath è una anomalia, un caso isolato, qualcosa a cui nessun altro può seriamente aspirare. Sto sempre parlando dell’ambito anglosassone: in Italia abbiamo un bacino demografico che oggettivamente ci svantaggia oltre a non avere un nostro Amazon come livello di qualità e importanza, e queste cose rendono la prospettiva di vivere di scrittura molto più improbabile. Dire che Konrath è una anomalia significa dire che c’è solo lui così o al più una manciata di persone. Quantità ridicole insomma, rispetto al vero mercato. Cosa accade però quando si va a indagare su queste affermazioni fatte con il “buon senso della malafede e dell’ignoranza”? Si scopre che sono tutte cazzate.

Konrath alcuni giorni fa aveva pubblicato una lista di autori autopubblicati in eBook di successo paragonabile al suo. La lista era divisa in due blocchi: autori autopubblicati editorialmente verginelli (o pressoché ignoti) e autori autopubblicati già famosi. Decine e decine di nomi, tra cui autori noti e con decine di romanzi pubblicati come Dean Wesley Smith, che ora hanno deciso di prendere il più possibile dal proprio lavoro (il 70%) invece di accontentarsi delle briciole che gli editori pretendono di concedere per via dei costi esterni al libro, gli sprechi immotivati di cui Konrath si prendeva gioco in questo dialogo inventato (ne avevamo già parlato la volta scorsa).

In risposta alle solite polemiche sulla propria cosiddetta unicità, Konrath ha deciso allora di controllare per bene alcune delle liste Top 100 sul negozio del Kindle. Avendo Amazon il 70-75% del mercato (che ricordiamo vale il 10% del totale trade), essere nella sua top 100 significa vendere bene e guadagnare bene. Konrath fa 14.000 dollari al mese, no? Ecco, mi pare che questo renda bene l’idea.
Quanti libri autopubblicati ha trovato Konrath? Uno? Due? Cinque? Già cinque su cento sarebbero una anomalia piuttosto grande, anzi, non sarebbero proprio una anomalia, ma le cifre sono ben superiori per cui inutile discutere della soglia: quello che Konrath ha scoperto è che, oggettivamente, non c’è nessuna fottuta anomalia.

I began on Kindle Store > Kindle Books > Fiction > Horror. I perused the entire Top 100 Bestsellers on that list, and counted how many were self-published books.
I found that 29 out of a 100 were self-pubbed.

Hmm. Seems like almost one third of that list is from indie authors. That sort of spits right in the face of doubters and critics, doesn’t it?
“But J.A.” you might be saying. “That’s only one list.”
Indeed. So let’s look at a few more.

Kindle Store > Kindle Books > Fiction > Horror > Occult
50 out of 100 are self-pubbed.

Kindle Store > Kindle Books > Mystery & Thrillers > Police Procedurals
15 out of 100 are self-pubbed.

Kindle Store > Kindle Books > Mystery & Thrillers > Thrillers > Technothrillers
36 out of 100 are self-pubbed.

Now, I’m not a guy to jump to conclusions, but it seems to me that some indie authors who aren’t named J.A. Konrath are doing pretty well on Amazon.

Forse sarò scemo anche io come Konrath, ma ho il sospetto che 36 su 100 o 50 su 100 (o anche solo 15 su 100) non siano classificabili come semplici anomalie. “Konrath sei unico, solo tu vendi così bene… tu e quegli altri 20 signori nella tua stessa top 100, senza contare gli altri 300 in quell’altra manciata di liste lì accanto… ma fai finta di non conoscerli che sei UNICO!”

Gegnale. Mi piace come ragionano gli espertoni d’editoria, specie che non manca nemmeno in Italia: commentare col “buon senso dell’ignoranza” su Konrath pare sia lo sport preferito di chi pensa all’eBook con i processi mentali della carta. Dopo tutti gli articoli che ho fatto in mesi e mesi con citazioni puntuali che dimostrano che Konrath non è un caso isolato, ancora leggo di gente che si domanda se lo sia: oltre a commentare i miei articoli quando ve li linkano, abbiate il buon gusto di leggerli! E se fate fatica a leggerli, tenete chiusa la fogna invece di scoreggiare stupidate.

Si può ribattere che questi indipendenti fanno le palate di soldi che fanno solo perché vendono a 2,99$ quando i grandi editori vendono a 9,99$ e più. Insomma perché si svendono (sigh!), sono dei crumiri. Morte ai crumiri, no? Terrorismo semantico, lo adoro. A parte il fatto che sarebbe anche giusto che i dinosauri ipertrofici andassero a puttane se vogliono continuare a fare assistenzialismo degli “espertoni di marketing” sulle spalle dei clienti, ma non è esattamente vera questa differenza: alcuni dei Grandi dell’editoria, a quanto fa notare Konrath, hanno cominciato già a vendere qualcosa a 2,99$. Miracolo. Saranno promozioni. Di sicuro immagino che anche voi abbiate intuito da chi hanno preso l’idea e che non è certo uno di quegli esperti di marketing con lo stipendio gonfiato e i meeting nell’Hotel a 5 stelle alle Hawaii, vero? ^__^

Konrath ha anche qualcosa da dirci riguardo i gatekeepers: editori, scaffali delle librerie e giornali. Prendetela come una risposta a quel coglione marcio di Lipskar. Non dice nulla di nuovo rispetto a quello che ho detto pure io (e che chiunque con una minima esperienza di internet può dire), ma Konrath è una auctoritas maggiore di me per cui ascoltarlo male non fa:

“But we need gatekeepers, J.A.! We need people to bring order to this untamed ebook landscape!”

I agree. Those gatekeepers are essential.
But they don’t have to be the Big 6. Readers seem to be doing a fine gatekeeping job all on their own. And Amazon, with its bestseller lists, and genre categories, and reviews, and “explore similar items” tags, and “customers who bought this also bought” lists, are doing a terrific job helping these readers find stuff that interests them.

Ben 4.998 parole.
Basta per oggi. Andate a coltivare le patate invece di sognare soldi che non farete mai.

44 Replies to “Aggiornamento (più o meno) periodico a tema eBook (4)”

  1. Causa influenza oggi mi sono visto da Francoforte la conferenza Mondadori-Telecom per la presentazione del nuovo portale per la distribuzione ebook (telecom ) e la presentazione dei primi 1200 ebook mondadori.

    Sono un po’ timoroso nello scrivere alcuni commenti sull’argomento ( magari il duca mi manda qualche centinaio di conigli mutanti mannari sotto casa….) ,però mi butto:

    1) organizzazione della presentazione …patetica a dir poco : nemmeno due slide con un notebook….si parla di un nuovo portale web, nemmeno il nome si è capito, l’hanno dovuto ripetere più volte .. , ottimo come inizio.
    Ebook? digitale? neanche carta e penna
    Lasciamo perdere poi i giornalisti partecipanti…
    ”ehmmm, haaaa, diciamo….” ma dovrebbero essere dei professionisti della comunicazione??

    2) relatori
    Beh , ( e qui possono arrivare i colpi di moschetto) non mi sono dispiaciuti affatto : specialmente Costa di Mondadori: ha parlato di non esclusività, del ruolo degli editori scome scopritori di talenti ( speriamo ultimamente pubblicano solo monnezza) e del digitale che permette sperimentazione o pubblicazione di autori senza i vincoli ( e i costi del cartaceo)e gestione dei diritti digitali insieme agli autori. Anche se tutte cose note a chi frequenta il blog,sentirle dire dall’Editore n° 1 fa effetto.

    3)prezzi e DRM : ho fatto un giro , bah più o meno quello che ci si aspettava, 9,90 in genere con picchi in su e giù.
    Carucci, insomma, anche se qui va detto ( e non lo sapevo) che al digitale si applica il 20% e non il 4% di iva
    Quindi , dicono, un 15% di differenza se lo prende lo stato. Insomma per una prima uscita mi sembra che siano anche abbastanza novità ( di m… però non si può avere tutto)
    DRM: contrarissimo, ma almeno sembra che stiano usando l’ADE. Se DRM deve essere almeno che sia lo stesso per tutti. Pensate se uscivano , e lo temevo fortemente, con un’altra codifica proprietaria??

    Va beh, mi preparo a difendermi dall’assalto dei conigli mannari mutanti ma per esprimersi libreamente( non è un refuso :-)) si fa questo ed altro

    Ciao,
    Andrea

  2. Ciao Duca, ottimo pezzo, specie il discorso sulle nicchie che secondo me merita di essere sviscerato a dovere…
    Sul prezzo più si va avanti più mi rendo conto che pare che una politica dissennata votata al suicidio sia per gli editori una specie di must. Non vedo altre spiegazioni, dicono tutti la stessa cosa contro ogni evidenza. Forse in Italia provano a far leva sulla scarsa alfabetizzazione informatica,non so, ma davvero non vale perderci tempo.
    Intanto la Buchmesse ha portato il “patto d’acciaio” fra Mondadori e Telecom, tanto per serrare i ranghi, hai visto mai che Amazon si provi ad affacciare anche qui…
    Comunque già da adesso credo sia possibile per uno scrittore italiano autopubblicarsi su Amazon (con qualche elasticità rispetto al prezzo finale dovuto alle tasse per cui non credo sia possibile un prezzo finale di $2.99) e mettersi sul mercato in lingua inglese. Perché no?
    Si investono un po’ di soldi in una traduzione fatta a dovere e via, tentare non nuoce di sicuro. Magari un libro che fa schifo in italiano farà ancora più schifo tradotto in un’altra lingua, o magari no. Ma il punto non è tanto questo quanto sottolineare che si tratta di una possibilità enorme che si aggiunge e che solo poco tempo fa era pura fantascienza.
    Kind Regards e complimenti davvero mi chiedo come fai a mantenerti sempre così aggiornato. :-)

  3. @andrea
    Hai fatto bene a segnalare le tue impressioni, ma come detto questo articolo non era dedicato agli eventi della Fiera di Francoforte per cui non commenterò. Ho già raccattato qualche curiosità interessante grazie al forum di Simplicissimus e nei prossimi giorni pubblicherò qualcosa. ^_^

    @Sir Robin
    Che la traduzione per accedere al bacino demografico maggiore in lingua anglosassone sia necessaria (390 milioni di persone solo tra USA, UK e Australia, contro 60 milioni di italiani di cui solo metà circa legge a livelli “occidentali” e gli altri sbattono i sassi nelle grotte), se si vuole competere per davvero, è assodato da tempo. Un 10% di settore anglosassone vale come un 100% di settore italiano, se consideriamo il sud in cui non legge nessuno (c’è il coniglio che si morde la coda dell’assenza di biblioteche e librerie che fomenta l’assenza di lettori ecc… si spera che la pirateria, ovvero la Libera Biblioteca Universale, migliori un pochino le cose nei prossimi anni… una piccola curiosità: nelle regioni dove ci sono più Biblioteche, ovvero accesso a libri gratis, si vendono anche più libri: non è che la Libera Biblioteca Universale della pirateria aiuterà in tal senso l’Italia, creando una cultura della lettura anche al centro e al sud?).
    Ho sentito più volte autori amatoriali (e non) parlare di traduzioni in proprio per vendere su Amazon e c’è già “qualcuno” al lavoro. ^_^

  4. Ma infatti. E già riflettendoci un attimo si impone una scelta: scimmiottare la “serie americana” (per dire) oppure giocare la carta dell’autenticità (l’assedio di Casale o la battaglia di Lepanto)?
    Penso che, per noi italiani, una ricerca che varrebbe la pena di essere svolta sarebbe capire quale tipo di letteratura italiana ha avuto (negli ultimi anni) più possibilità di attecchire sul mercato in lingua inglese. A parte i soliti mammasantissima tipo Eco o Magris o Tabucchi. Anche percentuali infinitesimali (una nicchia) su un mercato così vasto potrebbero tradursi in numeri che se confrontati con la realtà nostrana sarebbero un successone.

  5. Santo Quattro, ma Lipskar vive nel mondo delle fate!? Ma si senta in colpa lui, a vender merda, che io non sentirò mai la necessità di sentirmi in colpa per aver fatto i miei interessi di consumatore non cerebroleso!
    È il capitalismo, baby: tu vendi merda a prezzi esorbitanti, e io posso decidere di sprecare i miei soldi in modi più furbi!
    E quanto agli scaffali delle librerie fisiche… Dei, ma è completamente clueless? Ha idea di cosa sia la vita reale? Del fatto che la gente reale (e non cerebrolesa) non si fa abbindolare dalle pigne enormi di Bryan, Arsalon e merda varia? Del fatto che – Santo Quattro, che orrore! – la gente si scambia opinioni?
    E sorvoliamo sulla questione prezzi! L’altro ieri ho fatto l’errore di sbirciare sulla sezione ebook di ibs.it: c’erano coproliti della Delos a 11-fottutissimi-euro! Undici! Ma che caspio, per undici euro voglio il diritto di prendere a calci l’autore se c’è anche solo una frase che fa schifo e infilargli l’hard disk (contaminato dalla sua scrittura) dove so io!

    Chiedo scusa i toni poco regali, ma le cazzate mi irritano e stasera sono pure un po’ allegra causa birra. (Prevedo scintille all’esame di domani!)

  6. Questi si illudono di poter fermare una valanga con una tenda… non si possono fermare questo genere di cambiamenti, l’unica è cavalcarli e cercare di rimanere sull’onda.
    Pensare di farlo con i DRM, prezzi assurdi e sparate culturalmente imbarazzanti sui quotidiani dà la sensazione di guardare un film muto dentro un cinema I-Max.
    by the way, uno spazio per un e-book su come coltivare le patate non sarebbe male… sempre meglio di 3/4 delle novità di questo autunno.

  7. Seguo da qualche tempo questo blog e lo trovo molto interesante,sia peri temi in sè sia per come sono descritti. Quanto all’articolo in sé, non posso che approvarlo in pieno, spero anzi che le case editrici diventinouna nota nei libri (o meglio, negli e-book) di storia, come ora lo sono scribi e monaci amanuensi. Non credo che nessuno ne sentirà la mancanza, dovevano almeno fare da filtro contro certa roba, e invece l’hanno propagandata come chissà quale capolavoro.
    Saluti, Lhihder.

  8. Scusate se intervengo a gamba tesa nella discussione, ma il “giusto” prezzo di copertina (quello che massimizza il profitto) è comunque un dato cartesiano basato sull’incontro tra due variabili:

    – disponibilità (in termini di intenzioni) del “lettore modello”* del libro X a sborsare <=(prezzo di copertina) per il libro X

    – reale possibilità economica del "lettore modello" del libro X a sborsare <=(prezzo di copertina) per il libro X

    In soldoni: il prezzo di copertina è "giusto" se l'insieme dei "lettori modello" del libro X coincide, più o meno, con l'insieme di quanti sono disponibili a pagare tot soldi per un certo libro, e li hanno effettivamente. Se il secondo insieme è considerevolmente più piccolo del primo, allora il prezzo di copertina è, in meri termini economici, "sbagliato".

    Questo vuol dire che, così a occhio, vendere gli ebook di Delos a 11 euro non è una buona idea. Allo stesso tempo, Adelphi può permettersi di far pagare 32 e passa euro per "Il papiro di Dongo" di Canfora, perché il "lettore modello" di Canfora

    1) si può permettere di spenderli;

    2) è disposto a farlo.

    Da bibliofilo, ho pagato certe edizioni centinaia e anche migliaia di euro. Ma per gli e-book sono disposto a spendere poco. Non si può stabilire il "giusto" prezzo di un libro se non si sa che libro è, e a chi si rivolge.

    (* Intendesi qui, con la definizione "lettore modello", quella di Umberto Eco per cui egli imperso un "insieme di condizioni di felicità testualmente stabilite che devono essere soddisfatto affinché un testo sia pienamente attualizzato nel suo contenuto potenziale" (ovvero: essere venduto, letto e compreso).

  9. Tutto questo è noto essendo affermazioni generali che si ripetono fin dal ‘700.
    Infatti tutti i discorsi relativi ai prezzi bassi si basano sull’oggettività del dato empirico dei maggiori profitti. Si è parlato sempre e solo di quello.
    Ripetere in termini vaghi ciò che era spiegato in termini precisi, con i dati esatti, non aggiunge nulla al discorso.

    Il fatto che gli editori pensino di sapere che un dato prezzo va bene, non significa che vada bene. Il dato oggettivo, la prova empirica, la storia dell’editoria e tutti i dati di vendita disponibili nell’ultimo anno dimostrano che gli editori sono teste di cazzo e che non capiscono un cazzo.
    E infatti i prezzi degli ebook che loro volevano (e vogliono) danno meno profitti di altri inferiori. Dimostrato e unico argomento di questo e di molti altri articoli.
    Ed è il motivo per cui in passato ho segnalato 4,90 come prezzo più che valido in Italia, vista la ridottissima domanda, quando questo è un prezzo oggettivamente fallimentare per un eBook negli USA.

    Fidarsi degli editori e della loro capacità di decidere i prezzi quando la Storia dimostra che non sono in grado di farlo significa essere più coglioni di loro. E infatti pure tu noti che 11 euro per i libracci Delos è follia. Ci sono eBook a prezzo maggiore con DRM che dovrebbero competere con l’ebook gratis senza DRM. Si veda il caso Mondadori di cui parlerò tra pochi giorni.
    Fatti, non teorie sbagliate: è questo che gli editori non capiscono.

  10. Il fatto che gli editori pensino di sapere che un dato prezzo va bene, non significa che vada bene

    Concordo.

    Il dato oggettivo, la prova empirica, la storia dell’editoria e tutti i dati di vendita disponibili nell’ultimo anno dimostrano che gli editori sono teste di cazzo e che non capiscono un cazzo

    Beh, dipende. Qui non sarei così assolutista. Direi che, finora, gli editori tradizionali hanno dimostrato di non capire granché di editoria digitale. Su “Stilos” del mese scorso abbiamo pubblicato uno speciale sugli e-book che testimonia quanto grande sia la confusione sotto il cielo tra i players del mercato italiano.

    Di editoria tradizionale, invece, c’è chi ne capisce abbastanza. Tant’è che fa bei soldi. Il caso Adelphi, che citavo poc’anzi, è emblematico di un editore che riesce a massimizzare i profitti grazie a un brand ottimamente curato, pur rivolgendosi, con la maggior parte dei suoi titoli, a un pubblico “di nicchia”.

    Ed è il motivo per cui in passato ho segnalato 4,90 come prezzo più che valido in Italia, vista la ridottissima domanda

    Guarda, secondo me è anche troppo, io non ce li metterei. Però per me l’oggetto-libro cartaceo è un feticcio. Quindi sicuramente la mia opinione non è quella del buyer potenziale.

    Si veda il caso Mondadori

    Va beh, ma lì (se, come credo, parli dei prezzi che hanno messo per gli e-book) delirano. Stanno fuori come terrazzi. D’altronde Mondadori sono anni che, anche per l’editoria tradizionale, non ha una vera strategia: va in giro pescando con la dinamite, pubblicando tonnellate di titoli (senza poi sostenerli più di tanto a livello di promozione, nella maggior parte dei casi) nella speranza di beccare il best-seller.

  11. Guarda, secondo me è anche troppo, io non ce li metterei. Però per me l’oggetto-libro cartaceo è un feticcio. Quindi sicuramente la mia opinione non è quella del buyer potenziale.

    Hai ragione anche tu.
    E’ che non sono sicuro che 2,90 possa andar bene con un settore sotto l’1% ovvero formato da early adopter che sono già stati “traviati” dalla pirateria estrema, come me.
    Forse 4,90 per gente che non vuole imparare da zero a procurarsi e sistemarsi gli ebook può andar bene lo stesso… forse. Di sicuro 6,99-15,99 per la narrativa con DRM è troppo, soprattutto quando offerte 3×2, come scriverò nell’articolo, rendono la carta MIGLIORE dell’ebook come prezzo e come comodità (a pari prezzo un libro di carta è meglio di un ebook con DRM, a meno di non essere disposti a imparare a togliere i DRM).

    Sto ascoltando la presentazione di Mondadori di ieri. Mongobé parla dei DRM senza dire le cose importanti. Costa non è andato male: devono averlo costretto a studiare la lezioncina a memoria, dice varie cose che avevo detto in passato… mi piace. Spero si ricordi tutto anche in futuro perché i DRM e il prezzo mi fanno sospettare che abbia imparato a memoria, ma non capito il discorso. Vedo che anche tu non hai un buon parere sulla loro attuale strategia, il che mi conferma che non è particolarmente geniale… ^_^

    L’editore singolo italiano a cui ho dato più soldi in passato è stato Il Mulino. Avevano proprio i libri che volevo, anche se talvolta mi trovavo a non poterli comprare perché ormai indisponili o di difficilissimo reperimento (penso al secondo libro della trilogia sulla storia economica di Wallerstein).

    Per il discorso della demenza editoriale, mi riferivo al digitale che è l’unico argomento di cui si parla qui. Il cartaceo ha troppi problemi legati alla fisicità e alla risorsa strategica della scaffalatura per permettere politiche di prezzo così elastiche. Editori normali col 40% di invenduti e piccoli al 70% e oltre rendono il libro di carta difettoso di per sé, fuori dal mondo e ostile alle nicchie, per propria natura adatto ai bestseller e incapace di sfruttare la coda lunga.
    Superare i limiti tecnologici della carta, senza però sacrificare i vantaggi importanti (il possesso del libro), è fondamentale per liberare il vero potenziale del Libro, estensione di ciò che è avvenuto con internet in generale.
    Il “futuro” del libro come dice Tombolini, anche senza tirare in ballo i “libri del futuro” (l’altro elemento in arrivo, con tutti i costi gonfiati legati all’aggiungere altri elementi al libro che me li rendono sospetti).

  12. Voglio dire una cosa su Mondadori prima dell’articolo: mi sento buono e ottimista.
    Lo spiego nel minor spazio possibile, poi ne parlerò nell’articolo per esteso. Comunque vadano le cose la politica di Mondadori in una situazione di mercato “zero” può avere sufficienti aspetti positivi da meritare un po’ di ottimismo: se la Mondadori si lanciava coi prezzi giusti ecc… era BENE perché poteva spingere la rivoluzione digitale (anche se la componente rivoluzionaria è quella non legata ai Big, ma vabbé), ma se fa cose alla cavolo, con politiche assurde (DRM, non possesso del libro -le prime info sul sistema di abbonamenti mi pare escludano il concetto del possesso del libro, però favoriscono i pirati direttamente!-), può spingere altrettanto bene l’eBook perché si inseriranno con minore difficoltà gli indipendenti e i piccoli editori specializzati che fanno politiche di prezzo intelligenti.
    La via del progresso è l’eBook. Comunque vada sarà un successo. Se frenano gli eBook e li incatenano, sarà un successo per chi si lancerà al posto loro. Se cavalcano gli eBook nel modo giusto, sarà un successo perché possono spingerli loro.
    Ottimismo! ^____^

  13. La buona notizia – forse pessima per Mondadori, ma dipende da loro – è che non si potrà più fare la piramide di mattoni di sterco libri della Troisi all’ingresso di librerie e supermercati e fare il marketing semplicemente cacciando gli altri fuori a calci, perché non esiste più il “fuori” dove cacciarli.

    Dico che dipende da loro perché il non poter più fare certe porcate forse li costringerà a diventare un po’ meglio di come sono adesso, con grande beneficio per la salvezza delle loro anime luride.

  14. Mongobé parla dei DRM senza dire le cose importanti

    Per un editore, parlare onestamente dei DRM applicati ai propri prodotti senza essere coperti di letame è, credo, tecnicamente impossibile. Mongobè fa quel che può: sparge cortine fumogene.

    E’ che non sono sicuro che 2,90 possa andar bene con un settore sotto l’1% ovvero formato da early adopter che sono già stati “traviati” dalla pirateria estrema, come me.

    Ma, guarda, a ben pensarci tutto è relativo. Io prima ho detto, generalizzando, che anche 4,90 è troppo. Però la verità è che non è esattamente così. Dipende dalle circostanze.

    Qui accanto al pc portatile ho almeno 20 libri che uso per consultazione (dizionari, diversi libri di giornalismo d’inchiesta, il nuovo codice penale commentato, due manuali di procedura giudiziaria, il Libro dei Fatti 2010, un saggio accademico (“Il cambiamento linguistico”), un libro della Paladin Books sulla fabbricazione casalinga di armi da fuoco (“Homemade Guns and Homemade Ammo”). Perlopiù sono libri che in edizione cartacea non hanno alcuna virtù se non quella di dare impiccio. Molti hanno bisogno di essere periodicamente aggiornati, e infatti ne esce una edizione nuova ogni anno. E costano pure un sacco di soldi. Averli in versione e-book, possibilmente in un formato cross-platform esportabile (in .pdf .rtf eccetera), senza bisogno di ricomprarli ogni volta che vengono aggiornati (e dunque potendo scaricare la nuova edizione ogni volta che esce, pagando eventualmente anche una fee per questo privilegio), sarebbe una gran bella cosa. Per dire, il saggio “Il cambiamento linguistico” costa 29 euro in edizione cartacea (mortacci de Carocci). Per averlo in versione e-book SENZA DRM e con le features che dicevo, 10 euro ce li metterei (per un romanzo, invece, non sarei disposto a spendere forse nemmeno 3 euro.) Ora, secondo me l’e-book è una cosa così nuova che i players del mercato italiano non si sono resi conto del potenziale ENORME che esso ha nel campo delle opere da consultazione (dizionari, manualistica etc.) Eppure mi sembra una cosa ovvia. Per questo dico che in Mondadori sono fuori come terrazzi: puntare sulla narrativa di consumo, col digital divide che abbiamo in Italia, e ai prezzi che hanno fatto? Ma che senso ha? Cambiassero pusher.

    rendono il libro di carta difettoso di per sé, fuori dal mondo e ostile alle nicchie, per propria natura adatto ai bestseller e incapace di sfruttare la coda lunga

    Guarda, qui debbo contraddirti: ci sono libri cartacei che la coda lunga la sfruttano eccome, ed editori di libri cartacei che se ne fottono dei best-seller puntando, al contrario, sulla precisa individuazione di nicchie di mercato da colonizzare. Ma qui, lo hai detto, si parla di e-book e basta, perciò la chiudo subito per non andare OT.

  15. La coda lunga è tale se TUTTI i libri possono farne parte. Ovvero milioni di libri che vendono una manciata di copie venduti negli stessi negozi dei bestseller. Se non avviene questo, non è coda lunga. Casi isolati di poche manciate di libri cartacei non fanno di conseguenza testo.

  16. E’ molto importante anche la faccenda della cessione dei diritti digitali per i titoli già sotto contratto “cartaceo”. Nella conferenza stampa Mondadori di ieri alla fiera di Francoforte c’è un simpatico siparietto al riguardo fra una giornalista e Cavallero. E’ tutta una questione di percentuali e se comincia a puntare i piedi chi li deve puntare…

  17. La coda lunga è tale se TUTTI i libri possono farne parte. Ovvero milioni di libri che vendono una manciata di copie venduti negli stessi negozi dei bestseller

    Capisco ora cosa intendi, ed è – a mio avviso – una definizione davvero “hardcore” di “coda lunga”. Quanto dici conferisce un senso più preciso anche alla tua affermazione di qualche commento fa a proposito degli scaffali. A questo punto concordo con te: nelle librerie, una cosa simile non si può fare (e mi viene da dire: per fortuna… secondo me il mercato del libro cartaceo in Italia ha bisogno di una compressione dell’offerta, non di una espansione.)

  18. http://blogs.wsj.com/digits/2010/07/29/how-low-will-e-reader-prices-go

    Si incomincia a scendere con i costi degli e reader, per il resto un 2010 di annunci e poco altro in italiano .
    Secondo me l’hardwer sopratutto ad influire in italia , l’accordo telecom/mondadori serve a sbarrare amazon e mele varie . Sono curioso del mezzo che useranno come base della loro offerta , la speranza che facciano la fine della emi e C è tanta.

    Baccio

  19. Il mercato dell’intrattenimento basato sulla fantasia o sulla cultura non richiede mai una contrazione dell’offerta (se escludiamo i limiti anacronistici della carta), dal punto di vista di chi vuole poter scegliere senza limiti tra moltissimi argomenti di nicchia. Si confonde il voler togliere la mole di schifo che ci infesta (in una situazione in cui la carta domina e richiede spazio e selezione nelle librerie, diverso è con l’ebook ovviamente che non richiede spazio o selezione) con ciò che davvero si vuole: un aumento della qualità.

    Se si volesse davvero ritenere come ideale una compressione A PRIORI dell’attuale mercato allora si sta dicendo che: non abbiamo fantasy a livello internazionalmente decente e va bene così (non si può espandere, va compresso); non abbiamo studi sulla penetrazione delle armature e va bene così (in certi ambiti non ci sono MAI abbastanza studi); non abbiamo steampunk decente e va bene così (vietato espandersi).
    D’altronde come detto molte volte il vantaggio dell’espansione è poter soddisfare le nicchie anti-economiche ora escluse dal mercato, il vero cuore pulsante della “rivoluzione” della coda lunga. Non volere la coda lunga è non volere un incremento di offerta per varietà e diversità rispetto a quella attuale (che nel caso del fantasy si è ridotta ad Elfi e Vampiri, sigh).
    Mi suona strano non voler soddisfare le nicchie. C’è qualcosa che manca nel discorso.

    La questione è la qualità, non la quantità. Visto che di ebook si parla, gli unici in grado di riprodurre un vero “mercato” del libro senza i vincoli assurdi della carta, non bisogna temere la massa.
    Avrebbe senso disponendo di 1000 trattati di oplologia su differenti argomenti imporre di poter scegliere solo tra 100? Se non esistono scaffali e stampa, no. Tra i 900 esclusi potrebbe esserci quello col dettaglio vitale per qualcuno su un qualche arma stramba africana. Un ottimo trattato sugli archi turchi non potrà mai sostituire un testo sui pugnali del Ventennio, se l’argomento che interessa è il secondo.
    Io ho scritto vari articoli di ambito oplologico e, siamo onesti, distinguere tra un testo in un luogo (ebook) e un altro (sito) nel mondo moderno è ridicolo (sempre parole in sequenza sono, conta solo ciò che dicono, non dove lo dicono): avrei dovuto evitare di scriverli per non espandere il materiale disponibile? Sono migliori di molta roba in vendita anche in inglese, direi che forse valeva la pena averli.
    Ha senso dire che di 1000 romanzi tutti eccellenti (ovvero ben scritti, con buone idee, non uno la fotocopia dell’altro ecc…) ne vanno messi in vendita solo 20 e gli altri 980 deve essere vietato poterli acquistare? Non ha molto senso. Cioè, ce l’ha in un certo mondo: la parodia di mondo consumista yankee che CM3 descrive in War Slut, dove solo una manciata di libri esistono (e nessun libro può essere pubblicato se non dimostra di essere migliore di uno di quelli per prenderne il posto).

    Però, anche se a livello di ebook teorici tutto questo è vero, è vero anche che siamo in Italia.
    Quindi il discorso del “se è di qualità è sempre meglio che sia di più” si scontra con la produzione infima. Non avremo qualità. Tranne nel settore armiero, lì i libri che ho comprato erano sempre più che decenti. Quelli sulle pistole tedesche della Olympia, ad esempio.

    Che la qualità media migliori… lo trovo poco probabile. O gli italiani iniziano a pensare che scrivere è una cosa che si studia e che per farlo bisogna avere qualcosa da raccontare di diverso da ciò che già c’è, o niente. Non li immagino tutti questi geni della fantascienza e del fantasy nascosti in giro. La speranza è che con i suoi naturali meccanismi di selezione, come già avviene in Amazon, il meglio (per quanto poco sia) salga di posizione e venga avvistato dai clienti e acquistato mentre la massa di schifo rimanga ignota ai più.

    Ma una compressione a priori, senza considerare la Qualità o la Varietà, è sempre dannosa in un mondo (quello del futuro, dell’ebook, non dell’anacronismo cartaceo forzato) in cui la Risorsa Strategia Scaffalatura non esiste.

    EDIT: ho approvato e visto dopo il link. Appena posso lo leggo, ma se parla di carta conosco già l’argomento e ormai non mi interessa nemmeno più (difficilmente si può non parlare del “passato editoriale” visto che è ancora il nostro presente, seppure ridicolmente anacronistico, ma ormai preferisco guardare solo a dove la libertà di espressione e divulgazione può muoversi meglio, nel web e con gli ebook).

  20. Infatti io ho scritto: “Il mercato del libro cartaceo in Italia ha bisogno di una compressione dell’offerta, non di una espansione”. Poiché in quel mondo la Risorsa Strategia Scaffalatura esiste (ed è vincolante) una compressione dell’offerta ha senso. Non tanto nel settore della trattatistica né saggistico in generale, quanto in quello della narrativa, che occupa la gran parte dello spazio sulla Risorsa Strategia Scaffalatura.

    Non mi sognerei mai di dire che il mercato dell’e-book beneficerebbe di una compressione dell’offerta (c’è già così poco: una crescita dell’offerta non può che far bene). Inoltre, conosco pochissimo il mercato degli e-book e non ho la più pallida idea di cosa abbia bisogno per svilupparsi. Le affermazioni che faccio, le faccio a lume di buon senso, ma non ho affatto le idee chiare sullo sviluppo della compravendita di contenuti digitali, perché me ne sono interessato solo di recente, come argomento di inchiesta giornalistico.

    Conosco molto meglio (e posso dire cose molto più sensate) sul settore del libro cartaceo perché mi interesso, da anni, anzitutto di quello. BTW, trovo interessante rilevare che il mio punto di vista è speculare al tuo (in sintesi: non sono molto interessato a pubblicare contenuti digitali, se non come forma di riciclo di cose già uscite su carta; non sono interessato a pubblicare e-book, se non come modalità per far sopravvivere un testo una volta che è uscito dal catalogo del cartaceo; e comunque in tal caso lo metterei a disposizione gratis con licenza CC*).

    * Questo in linea teorica: in realtà, ho firmato dei contratti di opzione che, per come sono impostati, non me lo consentono.

  21. “Il mercato del libro cartaceo in Italia ha bisogno di una compressione dell’offerta, non di una espansione”.

    Non avevo notato. Colpa dell’ora e del fatto che tirare in ballo di nuovo il cartaceo rendeva del tutto scollegato dal contesto il commento (rispondere alla coda lunga degli ebook con la contrazione del cartaceo non suona molto connesso) per cui il cervello, che si basa sui legami logici per interpretare i dati, deve avere bypassato l’elemento estraneo che impediva una connessione sensata tra quel commento e il discorso precedente.
    Capita.

    Comunque, estendendo i discorso all’attuale mondo editoriale, anche un contrazione del cartaceo può essere immotivata. Dipende tutto dal fatto che sia una quantità che usa scaffalatura oppure no. MacMillan ha stretto accordi per vendere libri senza magazzino/scaffali, in POD (Fanucci non voleva cominciare anche lei per alcuni titoli? Che ha fatto dopo quella congrega di truffatori?). La mossa del POD in sé non è sbagliata: per chi non compra ancora eBook è meglio quella misera opzione di acquisto per posta (lasciando stare le tanto sognate macchine Espresso per il POD, le cui applicazioni pratiche di massa le vedo lontane) piuttosto che escludere il titolo dal catalogo, ovvero contrarre l’offerta.

    Perché dei bei libri non dovrebbero essere acquistati così? Ha senso proibire l’acquisto?
    Evidentemente no. Allora possiamo aggiungere un altro tassello al discorso di prima: il discriminante è SOLO la Qualità e non la Quantità, in un mondo in cui la Quantità può essere spostata nel POD, per privarla del bisogno di Scaffale, invece che fatta estinguere per contrarre il mercato.
    Il POD fa schifo in sé, molto meglio gli ebook, ma era utile per discriminare ciò che davvero conta: è cattiva la troppa Quantità che contende Scaffalatura (quindi non la quantità, ma il rapporto quantità/scaffali in relazione alla capacità massima di selezione dei librai), ma non la Quantità in sé quando porta Qualità.

    Ma appunto la qualità latita quindi meglio dar fuoco al 90% di catalogo di narrativa italiana, editori a pagamento inclusi, e ridurre le pile di letame che ci invadono. ^___^

    Che discorsi squallidi questi rispetto al mondo di internet. Risorse limitate. Cose pubblicate solo se “si può”, senza che ognuno possa pubblicare i propri articoli e racconti da solo a costo quasi-zero. Il cartaceo con tutto il suo mondo modellato attorno ai “limiti” e non alle “possibilità” è proprio anacronistico se lo si guarda in relazione alle opzioni a cui siamo ormai abituati con il web.

  22. rispondere alla coda lunga degli ebook con la contrazione del cartaceo non suona molto connesso

    Non mi sembra, in verità, slegato. Tu hai precisato la tua concezione di “coda lunga”, chiarendola anche in relazione al cartaceo; io ho replicato che mi sembra una concezione molto “hardcore”, ma che – a seguito della tua precisazione – convengo sul fatto che in libreria una siffata concezione di “coda lunga” mi sembra inapplicabile, e che trovo anche un’ottima cosa che sia inapplicabile, mentre va benissimo che si espanda sul web, che mi sembra il suo ambito naturale. Infine ho chiosato asserendoche, per quanto riguarda la vendita in libreria, sarei propenso a una riduzione dell’offerta, anzitutto per ridurre il selvaggio turnover sugli scaffali.

    Non credo che il POD in Italia abbia grande futuro, se non per cose come la manualistica, i testi universitari e la trattatistica specializzata. Per quanto riguarda la narrativa e la varia, le aspettative del lettore che acquista in libreria sono le solite: entrare, sfogliare il libro, toccarlo, passeggiare tra gli scaffali, etc. Non è questione di miopia intellettuale: è che quella particolare consumer experience funziona così. La consumer experience di chi acquista libri sul web non è la stessa cosa, ma un’altra. E’ come paragonare la consumer experience di chi comprasse giornali solo per abbonamento a quella di chi invece si diverte a sostare a lungo in edicola curiosando qua e là. Non ci siamo, significa moltiplicare mele con pere.

    Che discorsi squallidi questi rispetto al mondo di internet. Risorse limitate. Cose pubblicate solo se “si può”, senza che ognuno possa pubblicare i propri articoli e racconti da solo a costo quasi-zero

    Personalmente non vedo grande appagamento nell’autopubblicazione, ma proprio per questo mi fa piacere che invece vi sia chi è ben contento di ricorrervi: atteggiamenti diversi, da parte di persone diverse, producono biodiversità culturale. Ho scritto un lungo articolo, tempo fa, sul successo di Dmitry Glukhovsky – che ha cominciato proprio autopubblicandosi sul suo sito web dopo i rifiuti di molti editori. Sono convinto che, per alcuni, autopubblicarsi possa tradursi in un vantaggio talora considerevole. Ma non è una strada che mi interessa percorrere personalmente.

  23. @Angra
    Però è molto importante vedere cosa sta capitando in questi giorni a proposito della legge Levi che sta cercando di regolamentare il prezzo del libro cartaceo. I due ambiti sono tutt’altro che slegati. L’idea che mi sono fatto è che (se passerà la legge) per le librerie fisiche si andrà nella direzione di un turbo-marketing esasperato rispetto al quale quello cui siamo abituati adesso impallidisce, con una sfrenata corsa allo sconto che favorirà solo chi potrà permettersi di fare sconti stellari. Tipicamente, i grandi gruppi. La legge infatti ha fissato al 15% il tetto massimo di sconto, ma con una deroga della durata di un mese, durante la quale è permesso agli editori lo sconto libero a scopo promozionale, anche per le novità. E’ facile immaginare allora che le tirature subiranno un enorme ridimensionamento, in libreria il lettore si troverà davanti solo pile di libri nuovi e scontatissimi (e sappiamo già quali saranno), pochi titoli e si comprerà solo quello che ci si trova davanti. Non troverai disponibile quello che cerchi: dovrai ordinarlo pagandolo a prezzo pieno. Se proprio devi… Per un po’ di anni a venire (non ho idea di quanti), temo sarà ancora più utile essere nelle condizioni di poter spingere gli “altri” fuori dallo scaffale.

  24. @Sir Robin
    La naturale evoluzione dell’editoria cartacea basata sul marketing è quella. Si ottimizza la vendita dei titoli grossi e si tralasciano i titoli minori che richiedono gli stessi costi e lavoro, ma offrono meno soldi. Un banale processo simile a quelli che dall’Ottocento attuano le industrie quando si riconvertono (ad es. per l’ambito bellico). Già la Satlow lo ha fatto notare.
    Come sempre nulla che sia davvero nuovo, solo proseguimenti di trend noti. Accelerati, ma trend noti.

    Tutto questo va considerato un elemento positivo per l’affermarsi dell’ebook e dei lettori di ebook, la cui forza sarà quella di essere l’unica opzione possibile per i forti lettori. I forti lettori che fanno un percentuale importante delle vendite e che dovranno rivolgersi, come già fanno sempre più spesso, ai testi in lingua straniera.
    Se gli editori italiani che si inseriranno nel solo digitale sapranno scegliere (o trovare, perché la questione è anche “se esistono”) prodotti di qualità potranno offrire ciò che non sarà (e già non è) più possibile trovare nelle librerie brick & mortar.

    In un settore nascente quasi ogni evento può essere visto in luce positiva. ^_^

  25. @Sir Robin:

    Certo, nel cartaceo sarà sempre peggio. Parlavo del mondo degli ebook, e a quello era riferito il discorso che non esiste un “fuori” dove poter cacciare gli altri a calci.

  26. Cito da qui: “anche agli altri cinque libri l’autore e l’editore hanno voluto imporre prezzi bassissimi, solo 7,20 euro ciascuno (6 euro più iva), quando le edizioni stampate vanno da 14 a 18 euro”.
    7,20 € – dal 40% a oltre il 50% del cartaceo – non mi pare “bassissimo”. Preferibile ad altri obbrobri (tipo quelli che costano piú del cartaceo…), ma…
    Positiva la nota sui DRM: “Tutti e sei in versione ePub, tutti e sei naturalmente senza alcun DRM, leggibili su qualunque lettore si voglia, incluso iPad, iPhone o telefonini vari”.

  27. “Prima ancora scrissi che l’Ebook era una gran bella trovata per fregare i gonzi (ripieno per gonzi!) (un bacio sulla fronte a chi becca l’autore della citazione) – oltre che un sistema per modificare la percezione del lavoro (altro discorso) (già fatto, ma si sa sul lungo periodo saremo tutti morti quindi chi se ne frega, giusto?) (questo lo disse un premio Nobel per la pace) (prima di riempire l’Afghanistan di copie in lingua locale del Corano) – che consiste nel creare un tecnologia inutile, spacciarla per utile, dare le prime “dosi” a prezzi ridicoli e, una volta resa necessaria, alzare i prezzi.

    Ieri Mondadori ha detto che venderà i suoi libri al 35% in meno rispetto al cartaceo. Ohibò.

    Mi si dirà che è solo in Italia perché negli Usa non è così. Ora, a parte il fatto che dell’unica nazione al mondo che ha sganciato due testate nucleari (e per di più su civili) non è che mi fidi moltissimo, vi consiglio di andare a vedere quanto costa l’Ebook dell’ultimo Vollmann. ”

    Indovina l’autore. Indizio: ha esportato l’heavy metal in vaticano

    (Di solito non uso altri nick, ma questa volta mi sembrava adeguato)

  28. È difficile! Mi servono altri indizi:

    a) È famoso per la sua posizione critica nei confronti di fantasy e spazzatura, ma non quando le stampa il suo editore, perché rischierebbe di far pensare che se M. stampa merda allora forse anche la sua è merda? E non ha vergogna anche leccare senza dignità certi personaggi ambigui come la R., l’amica di L. presentata a S. che ha voluto farle scrivere un libro all’istante per un colpo di fulmine (dimenticandosi che la conosceva già da anni, avendo -pare- lavorato per lui)?
    b) Aveva vomitato altre farneticazioni molto simili sugli ebook poco tempo fa, segnalando come articolo futuro che avrebbe “confermato tutto” quello di pochi giorni dopo con l’intervista al demenziale Santachiara. Conscio di aver fatto la figura del coglione dopo è stato zitto per un po’ (i fan in silenzio evitavano di commentare)?
    c) È quello che, soprattutto tempo fa, sparava un sacco di cazzate sul far fuori i collaborazionisti e altre robe farneticanti, con un tono indegno di un essere umano normodotato (perfetto poser metal), ma poi quando gli altri citavano le sue frasi si metteva a piagnucolare che “lo stavano trasformando in un bersaglio, in un personaggio, lui non è così, loro lo creano così” ecc…?
    d) è stato protagonista di imbarazzanti crisi isteriche sia contro FM che su Anobii, dove al solito è intervenuto il soccorso degli amichetti per dargli conforto e portarlo via dal Mondo Crudele (quello che non lecca o perlomeno non dà i contentini feticisti sulla blasfemia/horrorificità del suo romanzo quando lo critica)?

    Help!

  29. azz… eri così vicino, eppure hai sbagliato. Indizio: E’ un autore fantasy (ma la definizione è restrittiva, blablabla) “coniato” più di recente, forse dovresti cambiare…

  30. Fantasy? Credo che, dopo un annetto in cui diceva di non essere limitabile ai generi e di scrivere invece Letteratura (quella Immortale, che attraversa i secoli), abbia finalmente rinunciato alla coerenza (mai molto presente nel “personaggio” che interpreta sul web… nella persona Reale non so, ma credo che non sia messo così male per davvero) e detto di scrivere Horror:
    Mi chiamo XY e sono uno scrittore. Sono tante e tante cose, ma soprattutto sono uno che scrive romanzi horror.

    Ok. So chi è: UMBERTO ECO.

  31. Io un’ipotesi ce l’avrei, ma è un ipotesi immonda, magniloquente, logorroica e indescrivibile. Ma visto che è indescrivibile me la tengo per me. :P

  32. Non so chi sia, ma con quello scritto ha attentato contemporaneamente alla lingua italiana, alla scienza dell’anedotto e alle riserve mondiali di smart drugs.

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