Articolo breve. Due notizie da segnalare, una che volevo dare da alcuni mesi e l’altra che invece è recente. Pensavo ormai di saltare direttamente la notizia persa nei mesi di attività ridotta e di posticipare la seconda a un articolo più corposo, però oggi ho letto un aggiornamento che riguarda la prima notizia e, visto che si questa notizia si ricollega a un’altra cosa ancora di cui voglio parlare nei prossimi giorni, tanto vale dedicare un piccolo articolo sia alla prima che alla seconda.

Prima notizia: Tropea premia solo gli eBook

Quest’anno il Premio Letterario Tropea ha permesso la partecipazione solo ai libri pubblicati nel 2011 che avessero sia una versione cartacea che una digitale. Questo nuovo approccio è stato fortemente voluto da Giuseppe Meligrana di Meligrana Editore, con l’idea sia di spingere verso la digitalizzazione, nel proprio piccolo, che di risparmiare sull’acquisto delle copie visto che i tre finalisti scelti dalla giuria tecnica vanno consegnati alla giuria popolare di 450 persone (di cui 409 sindaci dei Comuni della Calabria).

Così il concorso passa dall’inviare per posta, con i costi aggiuntivi connessi, circa 1400 copie di romanzi dal costo medio di 7,75 euro, incluso lo sconto del 50% (19,50 euro per La signora di Ellis Island, 13 euro per Lo Scurnuso e 14 euro per Tetano), a far inviare direttamente via email o a far scaricare tramite UltimaBooks.it 1400 eBook circa, con o senza DRM in base alla scelta dell’editore, pagati 2,99 euro l’uno. Ovvero il 39% appena della cifra precedente, senza contare i costi di spedizione del cartaceo! Il risparmio reale probabilmente si aggira attorno al 75%.

A quanto mi risulta è il primo premio letterario italiano di una certa rilevanza a essere passato completamente al digitale.
Auguro buona fortuna a Giuseppe Meligrana e che questa edizione del Tropea entri nella storia dell’editoria come l’inizio dell’era digitale nei premi letterari.

Seconda notizia: inizia l’era kickstarter per gli autori di Narcissus

Narcissus ha stretto un accordo con Produzioni dal Basso per permettere in modo più agevole il crowdfunding dei libri, meccanismo indirizzato in particolare agli autori con un forte pubblico disposto a investire su un dato libro prima ancora che sia stato scritto, per stimolare l’autore con i soldi “sicuri” a scriverlo davvero. Utile anche per saggi brevi o articoli specialistici. Negli USA non è così strano che un autore con un grosso pubblico dica “scriverò e pubblicherò gratis l’articolo X solo se otterrò Y monetine, non importa da chi”, senza contare i videogiochi e altri progetti finanziati in questo modo.

Male non può fare.
Vedremo se sarà utile.

 

9 Replies to “Piccole “novità” in Italia a tema digitale”

  1. Il crowdfounding é veramente un gran cosa.
    Permette alle nicchie di poter chiedere qualcosa per loro, evitando di rimanere nel mainstrea; inoltre si possono conoscere molti altre persone, e allargare la “nicchia”. Con i videogiochi mi sembra che stia funzionando no?

    Al momento io contribuirei senza problemi ad un saggio sullo steampunk o sulla tecnologia dell’800 o ancora ad un Assault Fairies 2.

  2. Entrambe ottime notizie! Sapere che c’è gente che la pensa in modo diverso dai vampiri della grande editoria è consolante.
    Il crowdfunding non sapevo nemmeno che esistesse (che ignorant!), però mi sembra naturale nell’era di internet, social network e popolarità online. L’importante è che si educhi anche il gusto dei lettori!

  3. Per la musica ormai il digitale è la prassi per farsi conoscere. Un esempio su tutti:

    http://www.youtube.com/watch?v=khCokQt–l4

    68 MILIONI (circa) di visualizzazioni. Se ascoltate da 0.41 capirete perchè. Leggendo la biografia dal loro sito:

    In April of 2011, Karmin’s Amy Heidemann and Nick Noonan ignited the blogosphere when they posted a cover of Chris Brown’s “Look At Me Now” on YouTube. The clip instantly went viral, racking up millions of views after being Tweeted by such hip-hop heavy hitters as The Roots’ Questlove, producers Diplo and Jermaine Dupree, and rapper The Game, each of whom marveled at the astonishing spectacle of Amy spitting Brown’s, Lil Wayne’s, and Busta Rhymes’ raps at warp speed. Her verbal dexterity alone would be jaw-dropping coming from anyone, never mind a young girl from Nebraska styled like a ’40s film star in a black corset and ruby-red lipstick. One critic, writing on MTV.com, raved: “Homegirl is a master emcee. Seriously. Don’t let the Charlotte-from-Sex-And-The-City-façade fool you — this girl can THROW. IT. DOWN. No offense, Busta Rhymes, but I think this girl just schooled you.”

    Così, dal nulla su youtube e poi la critica che dice che ella ha dato una lezione a Busta Rhymes. Una ragazza bianca che dà lezioni di rap ad un maschio negro. Cose da pazzi, dove andremo a finire! Tra un pò vorranno addirittura il diritto di voto. ^_^

    Da lì in poi si sono lanciati nell’autopubblicazione di album ecc. A differenza del mondo italiano, nessuno di loro si è nascosto perchè timido ed introverso e hanno realmente umili origini:

    Amy grew up in Seward, Nebraska (pop. 6,000). Her mother is a first-grade teacher and her father sells fiberglass and storm-damage supplies.

    Nick, a chiropractor’s son from Old Town, Maine (pop. 7,840), was working his way through his parents’ collection of classic rock albums, everyone from Billy Joel and Elton John to The Beatles, Queen, and The Doors.

    Nessuno di loro colleziona falli di cemento, ama i pinguini, è stato un bambino prodigio o altre cazzate italiche che sovente troviamo sulle BIO dei nostri più spettacolari autori. Così come le loro canzoni non trattano di testi omerici, pindarici, arzigogolate riflessioni sulla vita umana e scassamento di maroni sulla lotta sociale come specchio deformante del bagno di casa. Sono solo bravi a cantare e suonare. Lo stile batte il contenuto. Già prevedo la reazione intellettuale di fronte a ciò: “Oggigiorno i giovani non sanno riflettere, qui una volta era tutta campagna, ora è periferia, non c’è più rispetto per gli anziani, che tempi signora mia, che tempi.”

    Si può facilmente mettere a tacere tutto ciò con questo:
    http://www.youtube.com/watch?v=FKK2feMnZRI

    Internet è uno strumento che ha del prodigioso e azzera le distanze. Uno strumento che può mostrare l’intero mondo in un attimo, alcune persone lo usano per nascondersi. Show Dr. Jekyll, don’t Mr. Hide.

  4. @ drstinson

    Il crowdfounding é veramente un gran cosa.
    Permette alle nicchie di poter chiedere qualcosa per loro, evitando di rimanere nel mainstrea; inoltre si possono conoscere molti altre persone, e allargare la “nicchia”. Con i videogiochi mi sembra che stia funzionando no?

    Si kickstarter sta funzionando molto bene per i videogiochi, e aiuta un sacco di progetti indie a partire.
    Per quanto riguarda il publishing classico (cioè non fumetti) non si sono ancora visti dei successi al livello di videogame o di OOTS, ma anche lì si sfornano piccoli progetti tutti i mesi.

    La parte negativa di kickstarter è che devi avere residenza e conto in banca americano per accedere (o avere un contatto che li ha).

    In Italia abbiamo eppala, che stenta ad avere altrettanti sostenitori.

    Creare un crowdfunding europeo (o, meglio ancora, aprire kistarter all’europa) sarebbe carino, il pubblico italiano per comprare libri sarebbe comunque limitato.
    Forse Gamberetta ce la potrebbe fare, forse anche Zwei.

    Non mi vengono in mente altri nomi con un pubblico abbastanza ampio e abbastanza tecnocompetente per sostenere una campagna crowdfunding in Italia.

  5. @Dr. Jack:

    Creare un crowdfunding europeo (o, meglio ancora, aprire kistarter all’europa) sarebbe carino, il pubblico italiano per comprare libri sarebbe comunque limitato.
    Forse Gamberetta ce la potrebbe fare, forse anche Zwei.

    Non mi vengono in mente altri nomi con un pubblico abbastanza ampio e abbastanza tecnocompetente per sostenere una campagna crowdfunding in Italia.

    Ma infatti il crowdfunding in scrittura non mi sembra pensato per gli sconosciuti emergenti: come dice il Duca il meccanismo è “indirizzato in particolare agli autori con un forte pubblico disposto a investire su un dato libro prima ancora che sia stato scritto, per stimolare l’autore con i soldi ‘sicuri’ a scriverlo davvero“.
    Il che significa che l’autore sconosciuto si fa un po’ di gavetta e comincia ad autopubblicarsi le sue prime opere. Se è bravo e riesce a farsi un minimo di pubblicità, comincerà a crearsi un pubblico. Se continua a essere bravo, il suo pubblico diventa consistente. A quel punto, può decidere di fare un salto di qualità e aprire una campagna di crowdfunding per finanziare i suoi prossimi libri.
    Il meccanismo dovrebbe premiare quelli davvero bravi, ossia quelli il cu pubblico è davvero interessato al fatto che continui a scrivere libri. Sono tutti bravi a dare pacche sulle spalle e a leccare, ma quando si tratta di sganciare i soldi si distinguono subito gli ammiratori sinceri (per i quali darti soldi è un investimento, ossia investono nel loro intrattenimento futuro con i tuoi libri) dai lecchini che fanno solo finta di leggere quello che scrivi perché fai schifo.

    Gamberetta ha dimostrato di essere brava e si è costruita un seguito di genere che potrebbe finanziarla per scrivere. Gli altri dovrebbero seguire l’esempio.

  6. Vorrei dire qualcosa di incoraggiante o di ottimista, ma la verità, temo, è che l’editoria rimarrà molto simile a livello di soldini a come è ora: pochissime persone potranno sperare di arrotondarci in modo dignitoso lo stipendio, molti meno di viverci (con tali incertezze sul futuro da usarlo in realtà per arrotondarci lo stipendio).

    Il vero cambio è quello di poter pubblicare qualsiasi cosa e leggerlo sullo stesso supporto delle grandi pubblicazioni prendendolo presso le stesse librerie. Cancellando così l’effetto psicologico dell’oggetto libro rispetto alla stampata casereccia, che poi facevano in quattro gatti (riducendo così ancora di più il bacino di lettori), di un pdf autopubblicato su un sito.

    È una differenza enorme, che forse molti non riescono ancora a percepire e si baloccano sulla stupidate, come se sia meglio (in quali condizioni? che libro? cos’è, un giudizio morale?) il libro a 0,99 o quello a 3,99.
    Pensate alla differenza tra pensare in via ipotetica alla morte di qualcuno che sta benissimo e avere la notizia reale che è morto e trovarti davanti la salma nella camera ardente a mostrarti che è vero.

    Il secondo cambio, come spiegato in un altro articolo, è quello dell’incremento notevole della lettura: o succede ora, nei prossimi 5-10 anni, o non vedo altri modi.

    Non fatevi ingannare dalla minuscole cifre del successo sul web di un blog di nicchia o di un’altro: non significano niente. Anche Konrath lo ha detto spesso.
    Quello che conta davvero è solo la capacità di inserirsi in un meccanismo di domanda e offerta con lettori curiosi e consapevoli e negozi che non seghino le gambe ai lettori con motori di ricerca interni cretini. Il resto è un di più.

    I negozi/piattaforma di pubblicazione hanno altrettante responsibilità degli editori e degli autori per il successo o meno del digitale in tempi decenti, come spiegato in questo articolo.

    Insomma: bello il crowdfunding, molto bello, ma il vero successo sarà quello del crowfeeding:

    Editori tradizionali retrogradi e autoeditori inetti, più molti casi meritevoli che avranno sfortuna, in cammino sulla via del digitale…

  7. Io darei volentieri un contributo economico per leggere qualcosa tipo “Armi storiche: funzionamento ed effetti for dummies” :)

  8. Il che significa che l’autore sconosciuto si fa un po’ di gavetta e comincia ad autopubblicarsi le sue prime opere. Se è bravo e riesce a farsi un minimo di pubblicità, comincerà a crearsi un pubblico. Se continua a essere bravo, il suo pubblico diventa consistente. A quel punto, può decidere di fare un salto di qualità e aprire una campagna di crowdfunding per finanziare i suoi prossimi libri.

    Sì, senza scendere nei dettagli l’idea è quella.

    Il dubbio che volevo esprimere non era inerente al rapporto di fiducia tra autore e pubblico o sul crowdsourcing per autori poco conosciuti.

    Il dubbio che volevo esprimere è più o meno il solito (e anche direi ovvio). Lo riassumo in una domanda:
    E’ il mercato italiano abbastanza ampio e abbastanza tecnocompetente per avere una campagna di crowdsourcing di successo?

    Io (noto ottimista) sarei in dubbio. Anche se riterrei che esistano un paio di nomi che potrebbero farcela (se avessimo un sistema di crowdsourcing valido).

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