Aderisco e riporto il Manifesto dello Slow Reading pubblicato da Antonio Tombolini.
Qui il sito del manifesto e qui la pagina su facebook.

INTRODUZIONE
La stesura e diffusione dello Slow Reading Manifesto è una iniziativa personale di Antonio Tombolini.

Lo scopo del Manifesto è di valorizzare una modalità di lettura – che chiameremo per l’appunto Slow Reading – che con l’avvento del digitale (ebook, enhanced books, applicazioni varie, ecc…) rischia l’estinzione.
Così come, insieme allo Slow Reading, rischiano di estinguersi i prodotti e le forme di espressione che lo consentono, ovvero i libri.

CHE COSA È IL LIBRO?
Ai fini dello Slow Reading Manifesto, per libro si intende quanto definito e spiegato da Kevin Kelly:

A book is a self-contained story, argument, or body of knowledge that takes more than an hour to read. A book is complete in the sense that it contains its own beginning, middle, and end. In the past a book was defined as anything printed between two covers. A list of telephone numbers was called a book, even though it had no logical beginning, middle, or end. A pile of blank pages bound with a spine was called a sketchbook. It was unabashedly empty, but it did have two covers, and was thus called a book. Today the paper pages of a book are disappearing. What is left in their place is the conceptual structure of a book — a bunch of text united by a theme into an experience that takes a while to complete. (…)

Might the unit of the universal library be the sentence, or paragraph, or chapter article instead of a book? It might. But there is a power in the long form. A self-contained story, unified narrative and closed argument has a strange attraction for us. There is a natural resonance that draws a network around it. We’ll debundle books into their constituent bits and pieces and knit those into the web, but the higher level organization of the book will be the focus for attention — that remaining scarcity in our economy. A book is an attention unit.

Vale la pena salvare lo Slow Reading dall’estinzione perché, se il Fast Reading nutre il nostro bisogno di informazione, esso da solo non basta per il nostro nutrimento spirituale, per la formazione di ciò che siamo in consapevolezza e libertà.

PERCHÉ ME LA PRENDO TANTO? Ovvero: NOI SIAMO LE NOSTRE (MANCATE) LETTURE
Negli anni della mia giovinezza (avevo 18 anni nel 1978, per capirci) divoravo libri. Leggevo dedicando ai libri un sacco di tempo, e quelli che mi prendevano di più li rileggevo, cercando di cogliere appieno anche quel che alla prima lettura avevo solo vagamente sospettato.
Non c’è dubbio che molto di quello che sono sia dovuto anche – se non soprattutto – ai libri che lessi allora. Potrei anche nominare gli autori che mi affiancarono in gioventù, e ancora oggi accendono i miei entusiasmi: da Twain a Péguy, da Lewis ad Heidegger, da Canetti a Pirsig, da Cioran ad Agata Christie, a Leopardi, Manzoni, Nietzsche, von Grimmelshausen, e tanti altri…

Non c’era una programmazione nelle mie letture, c’era piuttosto il lasciarsi guidare dalla sapiente casualità della vita di ogni giorno. A volte il consiglio di un amico, altre una copertina particolarmente attraente, altre volte ancora il piacere di sfidare qualche stupida e infondata idiosincrasia personale, ecco: erano cose come queste a porre questo o quel libro sotto il mio naso. Questo era per me leggere, e lo è ancora.

Temo che questo modo di leggere, che mi pare appropriato chiamare Slow Reading (con ovvio, ma non meno vitale riferimento alle esperienze che ho fatto con Slow Food), corra oggi un reale pericolo di estinzione.
E a dirla tutta, così come nel 1998 la passione per le cose buone à la Slow Food mi motivò a dar vita ad una delle primissime botteghe alimentari online d’Italia (Esperya.com), così poi, nel 2006, è stata la passione per le buone letture (e per i libri) à la Slow Reading a motivarmi a dar vita a Simplicissimus Book Farm, una delle primissime ebook company, non solo in Italia.

SLOW READING MANIFESTO
Lo Slow Reading rischia l’estinzione a causa dell’avvento del digitale e della rete, che sembrano spingere nell’unica direzione del Fast Reading, della Snack Information, del sempre più rapido, corto, veloce, efficiente anche se insipido.

Non deve però essere necessariamente così, e la possibile salvaguardia del libro e dello Slow Reading non può certo darsi in chiave passatista e nostalgica(1), negando o pensando di poter negare proprio i fenomeni di fondo – il digitale e la rete, per l’appunto – che costituiscono l’essenza della nostra epoca.

Qui ha ragione Hölderlin: “Là dove c’è il pericolo / cresce anche ciò che salva“. È là, nel dominio del digitale e della rete, proprio là dove lo Slow Reading rischia l’estinzione, che va cercata e fatta crescere la sua possibile salvezza: è l’ebook, o meglio, può essere l’ebook il futuro possibile del libro e delle buone letture ai tempi della rete. Non si può non ammirare in questo senso la visione e il coraggio con cui Jeff Bezos motivò agli azionisti di Amazon gli ingenti investimenti richiesti dal lancio di Kindle:

Kindle è progettato proprio per la lettura lunga. Noi speriamo che Kindle, e i suoi successori, possano gradualmente e progressivamente spostarci negli anni in un mondo fatto di spazi di attenzione più lunghi, bilanciando così la recente proliferazione di dispositivi tutti dedicati all’informazione-snack. Mi rendo conto di assumere così un tono da missionario, che vi assicuro è del tutto reale e genuino. E non appartiene soltanto a me, ma è condivisa da tante altre persone qui da noi. Io ne sono felice, perché i missionari danno vita a prodotti migliori. (Jeff Bezos, Lettera agli Azionisti Amazon, Aprile 2008)

A quali condizioni? Si tratta prima di tutto di prendere atto della realtà:

  1. La transizione alla fruizione digitale dei contenuti – libri inclusi – è (piaccia o no, e a me piace un sacco) inevitabile e inarrestabile.
  2. La disponibilità di strumenti multifunzione sempre più portabili, rapidi, potenti e always on (portatili, tablet e smartphone soprattutto) spinge inevitabilmente nella direzione del Fast Reading, del consumo di pillole di lettura sempre più brevi, rapide, facili, e spesso a rischio di uniformità e superficialità.
  3. La disponibilità di strumenti specializzati nella lettura di testi (ereader con schermi e-paper che emulano la carta stampata) crea, per ora in una nicchia limitata rispetto ai tablet ma comunque già molto significativa, una opportunità di esercizio dello Slow Reading digitale.
  4. Editori ed autori che osteggiano o si adeguano con riluttanza alla diffusione degli ebook recano solo danno alla causa dello Slow Reading e del futuro dei libri. Sempre che sia realmente questo che hanno a cuore, e non innanzitutto ed esclusivamente i loro contingenti profitti.
  5. Editori ed autori che, in nome di una malintesa modernità, spacciano per ebook, e dunque per libri, pezzetti di testo brevi, rapidi, alla ossessiva ricerca di una facilità di lettura, fanno solo danno allo Slow Reading e alla causa del futuro del libro ai tempi del digitale.
  6. Lo Slow Reading, e con esso il libro, avranno un futuro soltanto se sapranno trovare posto nel cuore della modernità, del digitale e della rete.

I tratti essenziali dello Slow Reading sono quindi i seguenti:

  1. Lo Slow Reading, pur non rinnegando il suo passato di carta, che anzi ama ancora, sa che il suo presente e il suo futuro possibile è solo digitale. Così come il libro sa che il suo presente e il suo futuro possibile si chiama ebook.
  2. L’ebook vero, quello dello Slow Reading, non è più breve, più rapido, più facile.
  3. L’ebook vero, quello dello Slow Reading, non è un enhanced book, fatto più di suoni e immagini da ascoltare e guardare, che non di testo da leggere.
  4. L’ebook vero, quello dello Slow Reading, è il buon caro vecchio libro, solo che è digitale: fatto solo (o quasi) di testo, tendenzialmente piuttosto lungo, tale da non consentire in genere la lettura completa in un’unica sessione se non a costo di eroismi da guinness, da leggere per lo più tra sé e sé, temporaneamente isolati dal resto del mondo, e immersi nel mondo che il libro in quel momento crea per chi legge. In un atteggiamento che, per la durata della lettura, sequestra per sé tutte le risorse intellettuali e immaginative disponibili.
  5. L’ebook vero, quello dello Slow Reading, è quello che, mettendo a frutto le potenzialità della rete, recupera anche una sua antica dimensione sociale, come catalizzatore di conversazioni e di scambi del pensiero, nella direzione del cosiddetto Social Reading.

CHE FARE?
Ecco cosa io farò, invitando però tutti quelli che vorranno aderire allo Slow Reading Manifesto a fare altrettanto, e anche di più:

  1. Non dirò più “Ho comprato un ebook, ho letto un ebook“, se poi quel sedicente ebook si esaurisce in poco più che un raccontino brevissimo, o un estratto di un libro intero, o un articoletto.
  2. Userò prevalentemente l’ereader a inchiostro elettronico per leggere i miei ebook: niente navigazione online, niente colori, niente interruzioni e distrazioni, niente riflessi alla luce del sole.
  3. Userò anche il tablet e il computer e perfino il telefonino ogni volta che non potrò per qualsiasi motivo usare l’ereader, ma disattivando la connessione per tutto il tempo di lettura.
  4. Darò vita a gruppi di lettura (online e no) sui libri che mi piacciono, o cercherò gruppi di lettura esistenti a cui partecipare.
  5. Cercherò di sensibilizzare tutti quelli che posso, a partire da questo sito e da questo manifesto, sulla necessità di salvare lo Slow Reading dall’estinzione.
  6. Cercherò di usare il mio ruolo professionale di imprenditore del settore per orientare innanzitutto le mie imprese, ma anche quelle altrui, operanti nel settore dell’editoria, nella direzione di scelte a favore dello Slow Reading.
  7. Cercherò di entrare in contatto con tutti quelli che condividono questo Manifesto e vogliono fare qualcosa insieme a me per farlo crescere e diffonderlo.

 


(1) Cosa che purtroppo fa, con operazione deleteria, il professor John Miedema nel suo Slow Reading, in cui assegna al perpetuarsi della forma cartacea contro la digitalizzazione la salvaguardia del libro e della forma di lettura che esso richiede: una buona intenzione perseguita seguendo la via errata. [up]


Senza lo Slow Reading, ovvero senza la lettura attenta e priva di distrazioni continue, non può esservi quell’immersione necessaria all’esperienza di catarsi che è propria della vera Narrativa.

La lettura così rapida e disattenta (superficiale) da andare scapito della comprensione (e rovinando così le possibilità di immersione), ovvero l’esasperato tentativo di leggere sempre più rapidamente anche se il proprio cervello non riesce a farlo senza perdere metà o più delle informazioni che otteneva prima, oppure lo skimming e lo scanning tipici di chi sfoglia articoli sul web in cerca di rapide informazioni specifiche, saltando di riga in riga e affidandosi al riconoscimento immediato di parole chiave di interesse, non sono modalità di lettura che permettano l’esistenza della Narrativa come Immersione, come esperienza di vita nella mente di altri individui.

E non sono nemmeno modalità adatte alla lettura della vera saggistica o dei veri articoli ben scritti, che richiedono comprensione e memoria di quanto letto nelle righe o nelle pagine o nei capitoli precedenti: ha senso leggere un saggio senza capirne nulla o capendo sbagliato perché si perdono i nessi e i legami con quanto detto prima, come spesso vedo accadere, trovandosi così poi a potersi vantare di aver letto ma senza aver ottenuto alcun accrescimento culturale? E ha senso imbottirsi di false mini-informazioni, ovvero continui martellamenti mediatici in pillole che dicono poco di vero e nulla di approfondito, drogando il lettore con un’illusione di conoscenza che è solo il terricio su cui cresce la demagogia e il plagio? La lettura va ridotta a un esercizio di vanità?

Slow Reading non è leggere “piano” apposta e non è leggere apposta libri noiosi e lenti perché scritti male, non è una posa come quella dei peggiori fan snob della Literary Fiction.
Slow Reading è leggere con attenzione, gustando il libro a fondo, e per questo impiegando tutto il tempo necessario in base alle proprie capacità e alla complessità/qualità del testo, senza compromessi.
Un romanzo leggerino, scritto maluccio e quindi poco coinvolgente, può volare più in fretta sotto gli occhi di un romanzo completamente coinvolgente (immersive) che invece emoziona, stanca la mente e stimola la riflessione post-lettura (incluse le eventuali pause per “riprendere fiato” tra i capitoli).

A great book should leave you with many experiences, and slightly exhausted at the end. You live several lives while reading it.

(William Styron, intervistato in Writers at Work)

La narrativa deve emozionare, se il cervello del lettore si assopisce non sta emozionando, dunque è inutile leggerla ed è inutile scriverla. È normale che leggendo un bel romanzo ci si trovi alla fine affaticati.

(Gamberetta, in un commento su Appunti di editing)

Un romanzetto leggerino può anche essere letto in un ambiente ricco di elementi di disturbo, come il movimento e il rumore di un’auto oppure quelli di un treno molto affollato mentre lo smartphone o il tablet di lettura ogni pochi minuti segnalano gli aggiornamenti sui social network, ma un vero romanzo coinvolgente richiede spesso un ambiente calmo, controllato, che permetta l’isolamento dagli stimoli del mondo “reale” e favorisca il viaggio nel mondo “narrativo”.
Pensate al viaggio nel tempo tramite autoipnosi di Richard Collier nel delizioso Somewhere in Time:

To accomplish this feat of self-hypnosis, Finney tells Richard, one must remove from sight all things that are related to the current time and trick the mind into believing that one is in the past.

Se vale la pena fare una cosa allora vale la pena farla bene, prendendosi tutto il tempo necessario e dedicando tutta l’attenzione necessaria a ottenere il risultato desiderato.
Leggete con gusto, leggete consapevolmente.

 

23 Replies to “Slow Reading Manifesto”

  1. Manifesto ed articolo mi strappano un sorriso di tenerezza, mentre ricordo le numerose sgridate prese da piccola per non aver risposto alla mamma mentre ero immersa in qualche libro – e anche qualche fermata di treno saltata da grande, per lo stesso motivo.
    Poi ho imparato a leggere in treno solo cose che mi interessassero meno! :)

    D’altra parte, la situazione che porta alla necessità di scrivere un manifesto del genere mette paura.
    Il poser intellettualoide che sfoglia “titoli importanti”, avendo cura che in testa rimanga tanto contenuto quanta acqua si può trasportare in una padella da caldarroste, è ridicolo, ma lo si può sbugiardare in poche battute di discussione.
    La persona normale, senza tante pretese di sentirsi acculturata, ma abituata a sorbirsi un’informazione che ormai è studiata per essere assimilata a brandelli, che è sempre superficiale per scelta e sminuzzata in bocconi elementari predigeriti, invece è pericolosa.
    Perché di fronte a un’argomentazione ben costruita che va contro i suoi preconcetti legge solo quello che vuole leggere.

    Qualche giorno fa, una ragazza si è presentata su una pagina Facebook pro-argomento x insultando tutti i presenti e invitandoli ad informarsi, portando a suffragio della sua tesi un link che parlava dei 50 maggiori disastri causati dall’argomento x.
    Peccato che si trattasse del link all’articolo in cui gli stessi ragazzi che gestiscono la pagina menzionata pazientemente avevano fatto il debunking di ogni singolo punto della lista.
    Piuttosto importante come skimming, no?
    Lo trovo sintomatico.

  2. Mi piace: in pratica sostiene ciò che molti di noi fanno da tempo.
    Lo ammetto, spesso mi capita di non essere attento durante la lettura, ma se capita è per colpa del testo, non mia. Difficilmente continuo la lettura sotto distrazioni di vario tipo (metto da parte e faccio altro).
    Con l’eReader leggo anche mentre aspetto che l’acqua per la pasta si metta a bollire o mentre si cuoce la carne, e via discorrendo, ma la qualità della lettura resta alta (altrimenti non potrei deprecare/osannare sul blog la roba che ho letto).
    Ad ogni modo, divulgo anch’io.

    P.S. Curioso, proprio ieri e stamattina stavo curiosando per caso sul sito di Simplicissimus e affiliati. :)

  3. La mia impressione è che il fast reading colpisca gente che comunque legge e/o leggeva poco o nulla, o comunque solo libri “da spiaggia”. Se uno era appassionato di gialli a enigma o di romanzi dell’Ottocento o di hard sf, non penso che con l’avvento di Web 2.0, tablet e compagnia bella possa trovare la propria soddisfazione nei branetti da 5-10 minuti su Internet – dovrà continuare a cercare gialli, romanzi dell’Ottocento o Hard SF come prima.
    Piuttosto, a spostare la loro attenzione sugli instant book, le pagine di Facebook e Twitter e i blogghettini da due post al giorno ci vedo quelli che magari prima leggevano settimanali, i mega-seller, e l’occasionale romanzo sulla donna-in-carriera-che-si-innamora o sulla casalinga-che-si-innamora. Il lettore debole.

    Per quanto riguarda il manifesto sullo Slow Reading, penso che il punto centrale sia quello del tempo di qualità. Il problema con lo Slow Reading sta appunto nel fatto che brucia un sacco di tempo.
    Man mano che passano gli anni, noto con orrore che il mio tempo libero (e quindi quello che posso dedicare alla lettura) si riduce costantemente. Meno tempo ho, più quello che rimane (appunto perché diventa più raro) diventa prezioso. Sono disposto a spendere del tempo a patto che la qualità di quel tempo sia alta. In parole povere: sono disposto a dedicare tante ore alla lettura a patto di leggere roba buona.
    Sono meno conciliante con i libri brutti o mediocri rispetto al passato. E direi che anche Gamberetta, dato che da un paio d’anni l’ha fatta finita con il fantatrash italiano.

    Quindi mi sembra che una delle migliori iniziative a favore dello Slow Reading sia quella di consigliare libri buoni alle altre persone. Una sorta di garanzia: fidati, puoi spendere 5-10-20 ore della tua vita su questo libro, ne vale la pena perché è una figata. E’ la ragione principale che mi ha spinto ad aprire il mio blog: far risparmiare tempo alla gente indirizzandoli verso libri che potrebbero piacergli. Infatti cerco di seguire due criteri: un livello minimo di decenza, e un’ampia griglia di sotto-generi e sotto-categorie che permettano a chiunque di capire se l’argomento trattato è di proprio interesse.
    Per tutelare lo Slow Reading bisogna che prima di tutto ci sia la possibilità di discriminare in tempi rapidi e con una certa sicurezza la merda dalla cioccolata. Se no uno, a furia di leggere libri brutti, si stufa di perdere tempo e cambia hobby (o, merda per merda, si dà alle letturine veloci che almeno occupano poco tempo).
    Questo, naturalmente, a meno di essere un Merphit Kydillis che si diverte solo quando legge merda.

  4. è da un paio d’anni che la mia soglia di attenzione si è abbassata, se il libro/film/videogioco è lento e complesso…mi annoio (mi vergogno a dirlo)
    Con l’ultimo libro, Saramago, ho avuto un sussulto è l’ho divorato.
    Ma parlava della vita di Cristo.Inconsciamente ho bisogno del sacro?

  5. ha senso leggere un saggio senza capirne nulla o capendo sbagliato perché si perdono i nessi e i legami con quanto detto prima, come spesso vedo accadere, trovandosi così poi a potersi vantare di aver letto ma senza aver ottenuto alcun accrescimento culturale?

    A volte la colpa è del sistema scolastico, che impone determinate velocità preimpostate di immagazzinamento culturale.

    Sento sempre studenti narrarmi di come per la settimana dopo o qualcosa di simile devono studiare millemila pagine di chissà quale testo ultraspecialistico della loro materia di studi.

    Ciò costringe i suddetti a studiare velocemente e dunque a leggere saltando le righe, a imparare quei quattro concetti chiave, che tutti quanti conoscono, e nulla più. Per quanto mi riguarda è stato questo il motivo principale percui scelsi di non frequentare l’università. Sono molto lento a leggere, spesso rileggo frasi o interi capitoli per essere sicuro di aver compreso bene di cosa si stia parlando e solo quando mi sento “satollo” passo oltre.

    Secondo me non ha senso concentrare in poco tempo tutte quelle nozioni, lasciando poi un senso di nausea per aver nutrito troppo la mente e far passare del tutto la voglia di farlo in futuro. Leggere piano ma costante è sicuramente meglio che leggere veloce ogni tanto. Il vostro stomaco vi ringrazierà. Aderisco senza vergogna al movimento Slow Reading.

  6. Buh! fuggite sciocchi sono un lurker. Vabbè da oggi non più mi pare…

    Coooomunque: la minor capacità di concentrazione è il marchio del nostro tempo, Siamo in una fase di ritorno ad una cultura orale, qualcosa che è per sua natura rapida, smozzicata e aleatoria.

    Ok, senza scendere nella discussione sui nuovi tipi di media etc etc… questa mi pare una buona iniziativa :P. Io in primis mi ritrovo in difficoltà nel rallentare il flusso di pensieri abbastanza per potermi dedicare alla lettura. È una sorta di attrito mentale (ben documentato) che ormai ci accompagna sempre.

    purtroppo non credo che potrò aiutare nella divulgazione… sigh Non conosco moltra altra gente che legge sul serio :D

  7. Duca, questa adesione mi sorprende… e che fine ha fatto l’adesione al Manifesto del NIE?

  8. Concordo in pieno: negli ultimi due anni mi sono reso conto che riesco a leggere solo e soltanto la notte quando tutti dormono in casa e c’è assoluto silenzio: siamo solo io, il libro e la lampada.

    Per quanto riguarda la parte “digitale” per ora mi arrangio con un ipod touch ma conto di passare presto ad un ebook reader più serio… solo non so bene quale comprare. Per quanto mi riguarda è indispensabile lo schermo e-ink pearl e possibilmente la funzione touch solo che queste due caratteristiche sono affiancate a cose come la connessione 3g, la possibilità di leggere formati audio/video e altre minchiate da tablet (con tutto il rispetto per questi ultimi) che non fanno altro che far lievitare il prezzo finale.

  9. @Seven
    Ti consiglio molto l’Odyssey che è un bel lettore di eBook, soprattutto perché dal secondo lotto hanno tolto i due problemi più grossi del lettore: ora l’USB non è più tenuta su con lo sputo e, se ho capito bene, c’è un bottone di accensione al posto dello slittino.

    A me l’USB, che funzionava malissimo, si è appena decapitato (ma fortunatamente avevo ricaricato la batteria al massimo il giorno prima), per cui lo mando in garanzia a fine mese e mi becco un nuovo Odyssey dal secondo lotto decente. ^_^

    Alternativa a prezzo minore: il Kindle non touch, senza 3G, da 99 euro… puoi costringerlo a leggere ePub privi di DRM con una facilissima (a quanto dicono) modifica installando Duokan:
    http://forum.simplicissimus.it/amazon-kindle/duokan/
    La modifica non invalida la garanzia perché non sovrascrive il firmware: fornisce solo un secondo OS extra, da selezionare all’avvio.

    Does installing Duokan affect the Kindle’s software?
    No. Duokan is independent of the original system, when you start the Kindle you can choose to boot .

    Odi Amazon ma hai meno di 100 euro da spendere?
    Taotor consiglia questo lettore da 89 euro (inclusi 20 di buono, ergo 69 euro di lettore) che puoi comprare al Mediaworld: http://federico-russo.blogspot.it/2012/07/trekstor-pyrus-un-buon-ereader.html
    Non è touch, è leggermente più “di base” del Kindle 4 di base, ma per leggere va benissimo. Fa solo quello, leggere testi lineari, niente giochini o funzioni balorde.
    Come andava (e va ancora) benissimo il vecchio, solido Gen3 del 2007. ^_^

  10. Non posso che quotare il Tapiro, bello soprattutto il concetto di “lettore debole”.

    @Alberello: lo studio e la lettura per puro piacere sono due cose differenti. Io stesso dopo aver dato un esame di solito torno più volte su quei libri ed opere che ho studiato che magari mi hanno suscitato interesse per qualche ragione. Comunque sì, concordo con te, la scuola in quanto ad instillare amore per la lettura fa schifo.

    Per il resto credo che “Leggete. Punto.” riassuma bene tutta la questione

  11. Articolo molto interessante e Manifesto che francamente mi sento di condividere appieno.

    Però Duca, pforse non ti hanno informato, ma in un sottoscala di un fabbricato okkupato di Bologna i WM hanno già creato il New Italian Slow Reading.
    Quindi, come dire…sei già old!

  12. Io ultimamente leggo poco, vuoi perchè aspetto da anni di avere abbastanza soldi per un lettore ebook, vuoi per scarsità di titoli. Comunque da poco ho presto un po’ di libri all’odiata feltrinelli e, sinceramente, me li son divorati. Comunque, ho letto solo la notte. Con la calma, col pc spento e tutto. Credo che questo “manifesto” sia un’idea straordinaria, sinceramente, il mio secondo problema è il non riuscire a trovare libri che riescano a coinvolgermi a parte qualcuno. Vabbe’, divago.

  13. Non ho ancora effettuato il passaggio al lettore ebook, ma causa il poco spazio nella libreria di casa, è quantomai urgente che lo faccia. E’ proprio vero, il digitale è ormai una necessità, quantomeno per chi legge parecchio.
    Manifesto splendido e prontamente condiviso.

  14. non concordo sul discorso della scuola, la mia professoressa di italiano ce l’ha messa tutta in tre anni per cercare di far leggere quanti più alunni possibili (bimestralmente faceva decidere in comunità quale sarebbe stato il libro che avrebbe dovuto leggere tutta la classe) e alla fine un paio di persone che prima leggevano poco ora legge molto spesso, per il resto la marmaglia rimane sempre la stessa, per come la penso io chi vuole leggere legge, indipendentemente da ogni altro fattore

  15. @Seven
    Partiamo dalla teoria usando un sistema di riferimento cartesiano. Poniamo sull’asse delle ascisse il dato relativo alla predisposizione genetica dell’individuo alla lettura, sull’asse delle ordinate il valore relativo agli stimoli ambientali, e quindi al comportamento, ai quali l’individuo è sottoposto. Usiamo valori ipotetici che vanno da 1 a 10 per valutare il grado di qualità di entrambe le rette. L’origine è quella della vita.

    Esempio.

    Scusa la pessima qualità, su questo computer più di paint non posso permettermi. Come possiamo osservare, in linea del tutto teorica, le potenzialità di lettura dell’individuo (lunghezza retta passante per i punti) variano in base ai due fattori precedentemente stabiliti. Se un individuo parte con un valore genetico di 10 e si ritrova in un ambiente stimolante 5, la sua percentuale di capacità espressa sarà del 50% (5×10). Se esso parte da un valore genetico di 5 e trova un ambiente stimolante di valore 5, la sua capacità espressa sarà del 25%. In un ipotetico ed auspicabile connubio di entrambi valori 10, la sua capacità sarà del 100%.

    Secondo i comportamentisti, ed in particolare Watson, il dato genetico non ha valore.

    “Datemi una dozzina di bambini sani, ben formati e l’ambiente specifico che dico io per tirarli su e vi garantisco che, dopo averlo preso a caso, farò di ognuno di loro uno specialista a piacere – un dottore, un avvocato, un artista, un capitano d’industria oppure perfino un mendicante o un ladro – a prescindere dal suo talento, dalle sue inclinazioni, tendenze, capacità, vocazioni, e dalla razza dei suoi avi” (John Watson)

    Questa sua teoria viene smentita nel comportamento dei Suricate.

    Per chi non fosse avvezzo con il mangiaranese, ecco un video che spiega tutto in termini semplici. Con una strizzata d’occhio al mito della caverna di Platone.

    Il succo è: Perché se nessuno ha insegnato loro a farlo, alcuni suricate diventano sentinelle per la società, esponendosi al pericolo?
    La soluzione arrivò con l’utilizzo della teoria dei giochi, sviluppando concetti come le strategie evolutivamente stabili, con cui si poteva dimostrare che i comportamenti apparentemente altruistici che si ritrovano in natura possono essere riconducibili ad una convenienza per la linea genetica dell’individuo, attraverso meccanismi come la selezione parentale scoperta da Ronald Fisher e J.B.S. Haldane e formalizzata rigorosamente da William Hamilton nel 1964, o nel caso manchi la parentela diretta, secondo il meccanismo dell’altruismo reciproco proposto da Robert Trivers nel 1971. La chiave per interpretare in modo ancora più rigoroso questi comportamenti fu poi fornita da Richard Dawkins nel libro Il gene egoista in cui viene individuato nel gene il soggetto di base su cui va ad incidere il meccanismo dell’evoluzione.

    Al che qualcuno potrebbe opporsi: “Ma quelli sono animali, mica umani”. Ok, ma non è colpa mia se tra i dogmi dei comportamentisti vi è questo:
    “Il comportamentista, impegnato ad individuare uno schema unitario delle risposte animali, non trova alcuna linea divisoria tra l’uomo e l’animale.” Elementare, Watson.

    Dall’altro lato dell’estremismo invece, troviamo i genetisti convinti, di cui anche tu Seven, fai parte:

    per come la penso io chi vuole leggere legge, indipendentemente da ogni altro fattore

    Ciò è smentito da questo esperimento.

    Senza contare che tu stesso ammetti dei risultati nella tua esperienza quotidiana, racconti una cosa, ma ne mostri un’altra.

    alla fine un paio di persone che prima leggevano poco ora legge molto spesso

    Poniamo che siano 2 persone su 30 (classe affollata).
    2 : 30 = x : 100
    (2*100): 30 = 6,66%

    Significa che grazie all’intervento anarchico della tua professoressa, il 6% della tua classe ha migliorato la propria voglia di leggere. Se tutti gli insegnanti applicassero quello stesso metodo, su una popolazione di 60 milioni come quella italiana, 3.600.000 persone leggerebbero di più.

    Ma siccome sono cosciente del fatto che per ora i casi come la tua professoressa sono rari come le persone oneste in parlamento, preferisco tenermi lontano da un luogo che nella migliore delle ipotesi bloccherebbe la mia voglia di apprendere. Chi è stato abituato a leggere in libertà, difficilmente sceglierà coscientemente di rinchiudersi tra quattro mura. Shaw must go on. ^_^

  16. E io che mi faccio problemi perché leggo troppo lentamente e mi sento stupida rispetto a chi legge 100 pagine in un’ora! Comunque condivido il manifesto, direi, è una bella cosa. PS: io sono andata in controtendenza e ho preso l’e-reader asus da 9 pollici. Un bestione, una bella spesa, e in più purtroppo la scala di grigi non è il massimo rispetto all’e-ink, ma ho dovuto prenderlo di quelle dimensioni perché ho problemi di vista (anche se porto gli occhiali) <.<

  17. @ Alberello X

    Complimenti per l’ottima argomentazione. Effettivamente quello che ho scritto suona un po’ da estremista e necessita una ritrattazione. Io penso che la schematizzazione con il grafico cartesiano sia un ottimo modo per visualizzare la questione tuttavia questa è un’approssimazione che ritengo tanto migliore quanto più ci si avvicina ai valori intermedi dell’asse riferito alla genetica e tanto peggiore quando ci avviciniamo agli estremi. In pratica ritengo che un individuo da 8-9-10 sia in grado di esprimere una buona percentuale del suo potenziale anche in ambienti da 1-2-3 (anche se magari in tempi diversi) in quanto una volta iniziato alla lettura andrà pian piano a cercarsi da solo nuove letture, al contrario un individuo da 1-2-3 in un ambiente da 10 riesce a malapena a mantenere quel suo 10-20-30% ed è facile che alla lunga vada calando.
    Quindi sicuramente l’ambiente influisce parecchio e può far sì che un individuo da 4-5-6 ottenga ottimi risultati e che uno da 8-9-10 li abbia mediocri ma uno da 1-2-3 non diventerà (quasi) mai un forte lettore

    Tutto quello che affermo deriva dall’esperienza che ho avuto con alcuni miei amici o conoscenti. Ad esempio conosco un individuo da 10 (o comunque enormemente favorito geneticamente) che è partito da un ambiente da circa 2-3 e autonomamente ha ottenuto ottimi risultati, inoltre conosco anche 3-4 persone davvero poco dotate che sebbene siano in ambienti abbastanza buoni non riescono proprio ad imboccare la strada dello slow reading (in particolare una ragazza con entrambi i genitori forti lettori che la seguono costantemente negli studi, con una professoressa che le dava spesso libri da leggere,il fidanzato e la migliore amica forti lettori, è riuscita a non leggere praticamente nessun libro in tutto il liceo…)
    Infine tengo in conto anche la mia esperienza perché non credo che sia merito dell’ambiente se io a 7 anni chiedevo alcuni libri come regali di compleanno…

  18. @Seven

    Complimenti per l’ottima argomentazione.

    Grazie, ma qui tutto il merito è di coloro che hanno sopportato in passato le mie esternazioni e i miei “giochetti di retorica”. Appena un anno fa ero molto più sgraziato ed impulsivo, nonchè stupidamente arrogante. Nel tempo ho valutato gli errori delle mie esposizioni e sono andato raffinando le argomentazioni. Il giorno che arriverò a convincere qualcuno che la luna è fatta di formaggio, avrò raggiunto la buddità. xD

    Comunque ho commesso un errore:

    Come possiamo osservare, in linea del tutto teorica, le potenzialità di lettura dell’individuo (lunghezza retta passante per i punti) variano in base ai due fattori precedentemente stabiliti. Se un individuo parte con un valore genetico di 10 e si ritrova in un ambiente stimolante 5, la sua percentuale di capacità espressa sarà del 50% (5×10). Se esso parte da un valore genetico di 5 e trova un ambiente stimolante di valore 5, la sua capacità espressa sarà del 25%. In un ipotetico ed auspicabile connubio di entrambi valori 10, la sua capacità sarà del 100%.

    La mente mi ha giocato un brutto scherzo, ho visualizzato il grafico cartesiano come fosse un quadrato, infatti le percentuali di cui sopra non si riferiscono alla lunghezza della retta, ma all’area di un quadrato. Se moltiplico 10 per 5 ho trovato il 50% dell’area, se faccio 10 per 10 ne ho trovato il 100%. Tutto ciò è colpa del genio maligno ipotizzato da Cartesio. Il demonio signori, è chiaramente opera del demonio! Dubium sapientiae initium, crux sancta sit mihi lux, non draco sit mihi dux, vade retro satana, numquam suade mihi vana, sunt mala quae libas, ipse venena bibas.

    Ora che mi sono esorcizzato, posso continuare.
    Concordo con te che la genetica batta l’ambiente, un esempio è anche questo:
    “Il Gruppo ISA, azienda leader della distribuzione in Sardegna, rappresenta una splendida realtà in continua crescita. Le sue origini vanno ricercate nella lungimiranza e nelle capacità imprenditoriali di Giovanni Muscas, attuale presidente della ISA S.p.A, la cui storia personale va di pari passo con quella dell’azienda.

    Giovanni Muscas, figlio di agricoltori, nasce a Villacidro nel 1944 e intraprende l’attività di commerciante ambulante negli anni ’50, attività che consolida con l’apertura della prima rivendita di prodotti ortofrutticoli a metà degli anni ‘60. È agli inizi degli anni ’80, con la costruzione del primo deposito di circa quattromila metri quadri, che irrompe nella di distribuzione organizzata, oggi punto di forza del Gruppo.

    Nel 1987 viene costituita la prima società del Gruppo: la Disario S.r.l; ma è con l’acquisizione della ISA S.r.l (Industria Sarda Agroalimentari, divenuta nel 1992 ISA S.p.A – Industria Servizi Agroalimentari) e con il sodalizio CRAI che il Gruppo getta le basi per divenire leader della distribuzione organizzata in Sardegna.

    Nel Luglio del 1999, il Gruppo ISA, con l’acquisizione della Nuova Casar srl e della Anglona Alimentari Srl entra da protagonista nel mondo dell’industria. L’opera di riunificazione di tutti i marchi e di tutti gli stabilimenti di trasformazione agroalimentare presenti in Sardegna si conclude nel 2002 con l’acquisizione della Con.Sar. s.a.s. Nasce così il “polo del pomodoro sardo”.

    Cessato il rapporto con il CRAI, dopo un anno di attenta analisi del mercato, la ISA S.p.A, all’inizio del 2000, diviene socia di Interdis S.r.l, centrale di acquisto e di servizi che riunisce ventisei imprese operanti su tutto il territorio nazionale. Una partnership di qualità per consolidare e sviluppare quanto finora costruito. Nel 2001 Interdis Srl, assieme a Sisa e a Billa Standa, entra a far parte di Mecades, supercentrale di acquisti a livello europeo, che per il Gruppo ISA rappresenta un trampolino di lancio verso mercati internazionali.”

    Praticamente un tizio figlio di agricoltori che girava con il carretto a vendere verdura, oggi muove tutto questo. Ciò ovviamente in chiaro contrasto con chi ha la sua bella laurea in marketing o con l’ambiente isolano che rimane “indietro”, a detta del mio commercialista (sempre sardo), rispetto al continente sul versante dello spirito imprenditoriale. Fa sorridere perchè il marchio Nonna Isa ricorda “Robot amichevoli di Mamma” di Futurama. xD

    Posso però porre un dubbio sul fatto che per ora l’ambiente (quantomeno in Italia) non incida così pesantemente sulla genetica in quanto nel nostro paese esso è strutturato in forma abbastanza libera e dunque nessuno viene condizionato più di quanto pensi. Essendo un paese di mezzo (tra estremo occidente ed estremo oriente) ognuno può seguire la strada che più gli aggrada. Può essere comunista, fascista, cattolico, ateo ecc. e trovare comunque il suo “spazio”. Mi riserbo però il dubbio se ciò sia vero anche in un’ipotetica società costruita apposta come nel romanzo Il mondo nuovo. L’asticella genetica per ora non possiamo controllarla, quella ambientale si.

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