Come anticipato in questo articolo ho dedicato la festa di San Valentino a Gamberetta, con l’idea che l’Amore che ogni fan deve avere per Lei sia un buon modo per dare un minimo di decenza a una festività ormai commerciale e svuotata di valori.

Ero in dubbio su quale Sua effige accettata dal culto scegliere tra la Needa Schuetlitch creata da Yamashita Shunya (il sergente che appare anche nel Suo avatar attuale) oppure Estelle del videogioco Tales of Vesperia (la dolce principessina rosa).

Pensavo perfino di fare due set di foto diversi, ma alla fine ho deciso che l’ideale era Estelle: in quel disegno rappresenta al meglio il volto della Dea come io lo immagino e in più mi piace, tramite Estelle, ricordare la nostra Dea come era anni fa, più allegra e deliziosamente sbarazzina, più desiderosa di educare i lettori, in fondo più impetuosamente ingenua, mentre ora un velo di consapevole cinismo e di durezza, di fronte all’idiozia dei lettori italiani medi, né marchia la disillusione e la perdita dell’entusiasmo iniziale.

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È un peccato che nelle mie foto si perda il delicatissimo colore rosa pastello del Max Rosé di Berlucchi. Perfino con la luce naturale è impossibile, con i miei miseri mezzi, catturare l’identica qualità di rosa che appare alla vista: la foto la vira sempre almeno un po’ verso tonalità d’ambra (soprattutto con ambienti bui e flash).

Questa è la migliore foto che sono riuscito a scattare e non rende giustizia a sufficienza. Ammiratelo in prima persona, con abbondante luce naturale, e godete del suo delicato profumo di crostata di fragola.

Mi piacerebbe vedere Gamberetta di nuovo come era una volta, allegra e piena di entusiasmo. Diversa da come sono io, disilluso e cinico. Magari con un blog nuovo, dedicato ai suoi interessi letterari attuali e non alla pessima condizione del fantasy italiano. Ma è più facile che dopo questo articolo imbarazzante l’attuale involucro corporeo della Dea Gamberetta venga a spaccarmi il cranio con il bokken e io sia quindi troppo morto per godere di futuri mutamenti. Però il sabrage del 2012 Le era piaciuto, per cui magari perdonerà anche quest’ultima iniziativa. ^_^

Il secondo sabrage, per l’Ada Lovelace Day

 

In attesa della giusta morte meritata, passerò la sera finendo la bottiglia e pensando a quanto Lei sia bella e a quanto sarebbe dolce morire per Sua mano con il Suo volto come ultima memoria da portare all’inferno. ^_^

E voi avete brindato alla nostra Hime-sama Gamberetta?

12 Replies to “Brindisi di San Valentino per Gamberetta!”

  1. Questa del San Valentino con l’immagine al portatile era una cosa da Otaku hardcore che mi mancava ancora.
    Ci voleva, non vorrei sembrare troppo normale nella mia adorazione di Gamberetta. 😀

  2. Stappato!
    Duca, gli spumanti sono infidi e traditori… l’ho aperto alla scrivania bello tranquillo come faccio col nebbiolo. Risultato: pavimento inondato, tastiera del pc fisso colpita e affondata, portatile salvo per miracolo. Più una macchia sospetta sul davanti dei calzoni.
    Anche io passerò la sera tracannando l’ignobile torcibud gustando le amabili bollicine (quel poco che ne avanza) e riflettendo sul perché sono sempre così minchione del cosmo.
    Evviva Gamberetta!

  3. Ma perché, conserva la carica anche dopo essere rimasto a lungo a riposo? Azz.. O_o
    O potrebbe essere la temperatura? Era a temperatura ambiente (18°)… vivendo con i rossi (che notoriamente sono kompagni più affidabili e pacati), il vino non mi viene in mente di metterlo in frigo nemmeno quando ce ne sarebbe bisogno.
    In quanto al gusto… meh. Insomma, non sono amante di spumanti e vini mossi (e niente a che vedere con l’analisi sensoriale che fai te, che non ne sarei mai capace) ma questo non mi dice proprio niente. Non è cattivo, finirò la bottiglia (in Piemonte buttar via la roba è comunque reato da pena capitale), ma insomma…
    Invece avevo stranamente apprezzato il Prosecco Valdobbiadene Superiore bevuto come aperitivo a Capodanno. Mi ero ripromesso di portare via il vuoto per comunicarti poi i dettagli dell’etichetta, ma ovviamente mi sono dimenticato.

  4. Hail Gamberetta ! e’ un peccato che la vena caustica sia finita, due post in due anni sono una tristezza, anche se lessi i tuoi post su massacri fantasy su certa gente che gira intorno al fantasy italico e capisco che ha mollato.

  5. Ma perché, conserva la carica anche dopo essere rimasto a lungo a riposo?

    Non ne ho idea! Io una volta ho sbatacchiato parecchio in auto una bottiglia di spumante e il giorno dopo era perfetta.
    Però al ristorante a Roma un prosecco ha eiaculato in mano al cameriere quando me lo ha aperto per la mescita al bicchiere, ne sarà saltato fuori un calice. E il cameriere era stupito perché la bottiglia era stata spostata e conservata con attenzione.
    :-/

    Era a temperatura ambiente (18°)

    Si sarà rovinato un po’ il sapore perché non ha potuto esaltare le durezze (acidità e sapidità) col freddo per diventare “beverino” e camuffare la struttura debole, ma non penso influisca sul botto.
    Anzi, per il Sabrage in cui ottenere un incremento di pressione (o meglio di differenza di pressione sul collo) aiuta, lo si gela quasi e poi si strofina il collo con la sciabola prima del colpo (o al contrario si gela sopra tenendola a testa in già nel ghiaccio e si mantiene più calda la base… è uguale, credo).

    e niente a che vedere con l’analisi sensoriale che fai te, che non ne sarei mai capace

    Io sento solo cose molto molto di base, facili. Ok, ho imbroccato anche qualcosa di difficile come il “miele di castagne” in una degustazione di rossi storici ormai tutti color piscio marsalato (era su un vino degli anni ’70 mi pare), ma in generale sono ancora all’inizio dell’esperienza. Tant’è che infatti mi sono concentrato su prodotti molto fruttati, seppure un po’ più difficili per via delle bollicine… gli aromi strani donati dal legno e da lunghi invecchiamenti non so riconoscerli bene (spezie strane, tostature, note eteree di smalto o altro), ho anche poche esperienze in termini di fiori (infatti se non sono rose o fiori d’arancio, io sento solo un generico floreale) e ho bisogno dell’aiuto psicologico del degustatore che mi confermi o meno se ho sentito giusto, se no non mi fido della mia sensazione. 🙂
    Per imparare le basi si tratta più che altro di fare qualche degustazione guidata su vini molto diversi (al corso una quarantina ne abbiamo fatte), imparando le sensazioni comuni, abituandosi a registrare a memoria i dettagli e soprattutto togliendo un “blocco psicologico” che non ci fa immaginare che il vino può saper di un sacco di frutti diversi. L’uva è speciale per quello, in base al tipo e alla lavorazione ci puoi tirare fuori di tutto.
    Di “vino” e basta sanno solo i vinacci da 1-2 euro: il profumo “vinoso”, ovvero dell’odore che ha il mosto che fermenta.

    Invece avevo stranamente apprezzato il Prosecco Valdobbiadene Superiore bevuto come aperitivo a Capodanno.

    La docg del Prosecco fa gran bei prodotti. Ne ho bevuti almeno un paio che mi sono rimasti impressi. E costano parecchio meno dei Franciacorta! Quando capiterà l’occasione ne parlerò.

  6. E voi avete brindato alla nostra Hime-sama Gamberetta?

    Come annunciato, io e Fratello Cadetto abbiamo brindato con Zubrowka all’erba di bisonte, in memoria di quando la Sublime sconfisse l’autore di frasi tali “prati erbosi” e “arbusti elfici” e lo prcipitò nell’abisso del Pattume Letterario, ove ancora trascorre tristi ere defecandosi in bocca ed esercitando la professione di “esperto in Civiltà Orientale”.
    Qui la prova:
    http://imageshack.us/scaled/landing/805/p2141961.jpg
    Chiedo venia per le occhiaie. Può sembrar strano, ma la colpa non è mia, è di Taira Masakado.

  7. l’autore di frasi tali “prati erbosi” e “arbusti elfici”

    Però, cribbio, ammetterete che qui c’era arte e genialità… So che un giorno il Duca dedicherà un nostalgico post alle epiche gesta dell’Immortale. In bergamasco, è chiaro.

  8. Onore al merito per te, mio Duca.
    Hai dimostrato la tua ammirazione per la rosea Dea col fervore e la dedizione di un vero samurai, pronto a sventrarsi le budel compiere seppuku per la propria Signora, e per mantenere il proprio onore.
    BANZAI!

  9. Buon mattino, messer Duca!
    Un losco figuro di mia conoscenza mi ha linkato il Vostro romantico articolo. Se permettete, vorrei consigliare un diverso metodo di decapitazione della bottiglia. Monsieur Guillotin docet:

    «Con la mia macchina, vi faccio saltare la testa in un batter d’occhio, e voi non soffrite affatto. […] Il criminale sarà decapitato; lo sarà per l’effetto di un semplice meccanismo». (MM. O. Du Mesnil et Strohl, Annales d’hygiène publique et de médecine légale, tome XXXIII, Librairies de l’Académie Impériale de Médecine, London-Madrid, 1870, pp. 148-149)

    Veloce e indolore! Ma se l’umorismo macabro di questo personaggio d’altri tempi Vi risultasse troppo grossolano, ecco che Vi offro una lode musicale alla macchina decapitatrice.
    Che aggiungere, se non un allegro “Prosit!” alzando il profumato calice?
    Ave atque vale.
    G.C.

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