Riporto l’articolo apparso su Vaporteppa poc’anzi e di cui condivido per intero i contenuti come se l’avessi scritto io perché, uhm, l’ho scritto io. Anzi, nonostante l’abbia scritto io, ne condivido i contenuti. Sì, suona meglio così.


Oggi è un giorno di festa per noi Italiani!
Si festeggia lo Statuto Albertino fin dal febbraio 1848, quando il nostro amato Re Carlo Alberto annunciò di volerci concedere, per sua esclusiva generosità e senza che alcuno potesse avanzare alcuna pretesa legittima ad averlo, la nostra amata costituzione. Poco dopo, il 4 marzo 1848, il cuore del Regno prima di Sardegna e poi d’Italia prese a battere con il coraggio di un organo vitale il cui corpo è ancora in gran parte irredento.
Quale Re fu mai così generoso col suo popolo? Nessuno. E se vi vengono in mente dei nomi e non sono dei successivi Re italiani, ricacciateveli in gola con patriottico bipensiero! Viva il Re! Viva l’Italia! Viva la Libertà!

Con l’azzurra coccarda sul petto,
Con italici palpiti in core,
Come figli d’un padre diletto,
Carlalberto, veniamo al tuo pie’;
E gridiamo esultanti d’amore:
Viva il Re! Viva il Re! Viva il Re!

Figli tutti d’Italia noi siamo,
Forti e liberi il braccio e la mente;
Più che morte i tiranni aborriamo,
Aborriam più che morte il servir;
Ma del Re che ci regge clemente
Noi Siam figli, e godiamo obbedir.

A compire il tuo vasto disegno
Attendesti il messaggio di Dio:
Di compirlo, o Re grande, sei degno,
Tu c’inalzi all’antica virtù.
Carlalberto si strinse con Pio;
Il gran patto fu scritto lassù.

Se ti sfidi la rabbia straniera,
Monta in sella e solleva il tuo brando,
Con azzurra coccarda e bandiera
Sorgerem tutti quanti con te;
Voleremo alla pugna gridando:
Viva il Re! Viva il Re! Viva il Re!

(“Inno al Re”, Giuseppe Bertoldi, 1847)

La festa dello Statuto Albertino, festa più importante di quel Regno di Sardegna, di quel Piemonte, che in pochi anni libererà l’Italia dall’Impiccatore austriaco e dal gioco depravato del prete, era collocata alla prima domenica di giugno.

A partire dal 1861, con la nascita del Regno d’Italia, la festa dello Statuto Albertino divenne la Festa Nazionale degli italiani. Qui sotto potete ammirare un documento di quell’anno che parla dell’estensione della festività:

statuto_festa_1861

Ci si lamenta sempre che i giovani dovrebbero leggere la costituzione e Vaporteppa si unisce all’appello: ecco, leggetela. E non si dica di noi che siamo servi e proni alla Monarchia, perché siamo italiani e conosciamo anche la critica, seppure rimanga poco da dire contro tali generosi e coraggiosi seppur ignoranti come sacchi di letami regnanti piemontesi, come l’amato Padre della Patria anche in senso biologico Vittorio Emanuele II!

Anche noi sappiamo dire ciò che pensiamo e non sempre si concorda con i Re, per esempio riguardo lo Statuto troviamo aberranti i seguenti punti che Carlo Alberto volle:

La Religione Cattolica, Apostolica e Romana, è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi.

[…]

Il Senato è composto di membri nominati a vita dal Re, in numero non limitato, aventi l’età di quarant’anni compiuti, e scelti nelle categorie seguenti:

1° Gli arcivescovi e vescovi dello Stato;

Ecco, in questi aspetti lo Statuto Albertino, che ancora oggi è la migliore, la più bella e la più efficace delle costituzioni, invecchiò male. Colpa dell’infido doppiogiochismo di quell’assassino d’italiani che fu Pio IX, che si finse patriota quando gli convenne e poi riprese con l’omicidio e la tirannia che è propria dei preti, come ben ci insegna Giuseppe Garibaldi, uno dei più grandi eroi che le umane genti mai videro.

Come potremmo mai dimenticare, tra i tanti episodi di sangue di cui si macchiò, l’efferato massacro di donne e bambini che fece compiere a Perugia nel 1859? Donne e bambini inermi, non patrioti colti con le armi a ribellarsi! Solo una delle tante orge di sangue con cui il papato placò la propria fame di sacrifici degna di un barbaro Azteco che strappa cuori per il Dio del Sole?

«Una soldatesca brutale e mercenaria fu sguinzagliata contro gli abitanti che non facevano resistenza; quando fu finito quel poco di resistenza che era stata fatta, persone inermi e indifese, senza riguardo a età o sesso, furono, violando l’uso delle nazioni civili, fucilate a sangue freddo»
(Stockton, ambasciatore USA a Roma)

«Le truppe infuriate parevano aver ripudiato ogni legge e irrompevano a volontà in tutte le case, commettendo omicidi scioccanti e altre barbarità sugli ospiti indifesi, uomini donne e bambini.»
(The Massacre at Perugia – The outrage to Mr. Perkins and his Party, New York Times, 25 giugno 1859)

Pio IX, in onore di quegli stupri e omicidi di donne e bambini addirittura ricompensò i soldati con una medaglia! Questa è la prova definitiva che non furono truppe di cui si perse il controllo e che non vi fu pentimento per gli avvenimenti né ignoranza degli stessi da parte di Pio IX: tutto avvenne per il piacere orgiastico e sanguinario del Papato!

Come nella bella canzone prima viene detto, “Carlalberto si strinse con Pio”… ma durò poco. Ben presto si vide che ad abbracciar maiali ci si lercia di fango e pochi anni dopo con Cavour e con Vittorio Emanuale II venne quel glorioso periodo di scomuniche, di vescovi traditori e antipatriottici imprigionati e quindi di Vera e Onesta Laicità dello Stato.

Che mai l’Italia si abbassi ancora a farsi affascinare, come bambini attirati con caramelle, dalla malvagia tirannia dei preti: se mai quel triste giorno verrà, tutti i morti per unire l’Italia saranno morti  invano. Ma quel giorno orrendo non verrà perché l’Italiano è Italiano e ama la Libertà, aborre la Tirannia e dal suo petto esplode “Viva il Re!” (e qualche perdonabile “Viva la Repubblica!”) e non qualche grugnir di pater noster e baciar di anelli macchiati di sangue italiano.

Giuseppe Garibaldi, c. 1866. Fece del Risorgimento la sua Religione e noi Italiani riconosciamo in lui un Santo della fede laica nell'Italia Unita.
Giuseppe Garibaldi, c. 1866. Fece del Risorgimento la sua Religione e noi Italiani riconosciamo in lui un Santo della fede laica nell’Italia Unita.

Quest’anno la prima domenica cade oggi, il primo giorno di giugno, e domani, come ogni anno, si commemora la morte di Giuseppe Garibaldi (2 giugno 1882), il nostro più grande eroe. Per questi due giorni Vaporteppa venderà a prezzo ridotto, a 2,99 lire al posto di 4,99 lire, l’elettrolibro Gli Dei di Mosca (su UltimaBooks e Amazon). La festa del 2 giugno, tanto cara agli italiani per ricordare il loro eroe, è festa anche per Vaporteppa.

E chiudiamo, prima che le lacrime commosse del patriottismo mi impediscano di veder cosa scrivo, con questo estratto dal testamento di  Giuseppe Garibaldi, scritto, ipotizzo, per timore che un prete gli rubasse, sfruttando l’alienazione mentale dei deliri prima di morire, come avvenne con Cavour, una tardiva riconciliazione con il cattolicesimo, cercando di impedire all’eroe di morire nello stato di Assoluta Grazia e Santità Laica permesso dalla Scomunica guadagnata con l’onestà, il patriottismo e la denuncia del male papale!

1°) Ai miei figli, ai miei amici, ed a quanti dividono le mie opinioni, io lego: l’amore mio per la libertà e per il vero; il mio odio per la menzogna e la tirannide. Siccome negli ultimi momenti della creatura umana, il prete, profittando dello stato spossato in cui si trova il moribondo e della confusione che sovente vi succede, s’inoltra e mettendo in opera ogni turpe stratagemma, propaga con l’impostura in cui è maestro, che il defunto compi, pentendosi delle sue credenze passate, ai doveri di cattolico.

2°) In conseguenza io dichiaro, che trovandomi in piena ragione oggi, non voglio accettare in nessun tempo il ministero odioso, disprezzevole e scellerato d’un prete, che considero atroce nemico del genere umano e dell’Italia in particolare. E che solo in istato di pazzia o di ben crassa ignoranza, io credo possa un individuo raccomandarsi ad un discendente di Torquemada.

Viva il Re!
Viva l’Italia!
Viva la Libertà!
…E Viva Garibaldi!

2 Replies to “Festa Nazionale del Regno d’Italia”

  1. Ciao,
    da qualche parte dovrei avere una copia originale dello Statuto Albertino: è un po’ mangiucchiata dai tarli ma sostanzialmente in buono stato. Devo controllare che fine ha fatto.

    Ciao

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