Quando parliamo di guerre, pensiamo a conflitti di uomini contro uomini. Se ci sono creature non umane, come i cavalli, sono comunque schierate e comandate da uomini. Ma non tutte le guerre sono così. Non serve guardare alla fantascienza, ai marziani invasori de La Guerra dei Mondi, ai giocattoli assassini in Apocalisse Peluche o ai mostri dell’impero Yamatai in Jeeg robot d’acciaio, per trovare una guerra diversa.

C’è una guerra dimenticata qui da noi. Una guerra in cui l’umanità ha affrontato creature non umane. Una guerra in cui gli uomini hanno perso e che non ci viene insegnata nelle scuole. Non è una guerra metaforica contro malattie, contro cavallette o contro coniglietti affamati: intendo un conflitto vero, sparando contro creature intelligenti, grosse quanto gli uomini, resistenti, rapide, organizzate e divise in unità dedite a una guerriglia di devastazione delle campagne. Nemici capaci di incassare proiettili di mitragliatrice e continuare a correre.

Sto parlando della Grande Guerra degli Emù, un conflitto del Ventesimo secolo che ha coinvolto l’Australia da novembre a dicembre del 1932 e si è concluso con il ritiro delle truppe e l’implicita ammissione della sconfitta da parte del Ministro della Difesa Sir George Pearce.

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Oggi si parla di grossi uccelli. Contenti?

Tutto cominciò quando a 5000 veterani di guerra Australiani vennero concesse dal governo australiano terre nell’ovest del paese. Con la crisi del 1929 che stava travolgendo il mondo non era un bel momento per nessuno, ma quando la lunga siccità portò un’orda di 20.000 emù nelle loro terre, per i veterani andò tutto a puttane. Vennero letteralmente assediati da quei grossi uccelli simili a struzzi, inarrestabili nella loro fame.

I veterani presero le armi e iniziarono a combattere, ma abbattere gli Emù non era facile. Questa è la testimonianza rilasciata a The Herald da uno di loro:

C’è un solo modo per uccidere un Emù. Sparagli dietro la testa quando ha la bocca chiusa, oppure da davanti attraverso la bocca se è aperta. Ecco quanto è difficile.

I contadini erano tutti veterani della Prima Guerra Mondiale e sapevano bene cosa le armi moderne avrebbero potuto fare a quelle bestiacce: con qualche mitragliatrice, erano certi, gli Emù sarebbero stati spazzati via in massa. Si appellarono al governo centrale e il Ministro della Difesa Pearce ascoltò la loro richiesta di un intervento militare e “dichiarò guerra” agli Emù. Tra virgolette, ovviamente, visto che tecnicamente la guerra è un conflitto armato tra nazioni che si riconoscono a vicenda, regolato dal diritto internazionale, e non è un qualsiasi confronto armato organizzato.

Se i marziani invadessero la Gran Bretagna e questa si difendesse distruggendo la loro nave principale, non sarebbero automaticamente una guerra “perché sì”: gli inglesi potrebbero non riconoscere la sovranità marziana e trattarli come banditi contro cui fare un intervento di polizia -con carri armati, aerei ecc.- nel proprio territorio. Gli USA negli anni 1950 definirono la guerra di Corea “azione di polizia” sotto la supervisione delle Nazioni Unite.

Chi sono gli Emù?

Gli Emù sono uccelli inabili al volo, alti fino a 1,90 metri e del peso approssimativo di 40-50 kg. Arrivano fino a 60 kg quando mettono su peso per il periodo degli amori, facendo scorta di grasso per sopportare la dieta di due mesi che faranno durante l’incubazione delle uova. Gli Emù sono molto intelligenti, molto forti, ben organizzati, territoriali e possono correre a 50 km/h.

Per capire che genere di bastardi ben organizzati siano gli Emù, basta leggere la testimonianza di uno dei soldati che li ha combattuti:

Gli Emù hanno dimostrato di non essere stupidi come pensavamo che fossero. Ogni unità ha un proprio leader, che è sempre un enorme uccello dalle piume nere, alto un metro e ottanta abbondante, che fa la guardia mentre i suoi compagni si occupano del grano. Al primo segno sospetto, il capo lancia un segnale e dozzine di teste si alzano dal campo. Anche se alcuni uccelli vengono presi dal panico e si fiondano a capofitto nella macchia, il loro capo rimane sempre nel campo finché tutti i suoi sottoposti non si sono messi al sicuro.

Completamente diversi dalla massa indistinta di uccelli idioti da abbattere come se fossero tacchini in un recinto, presi dal panico degli spari, che tutti si aspettavano.

Raffigurazione piuttosto accurata di un comandante e di un soldato Emù.
Ricostruzione piuttosto precisa di un comandante e di un soldato Emù.

Lo svolgimento della guerra.

I contadini-soldati volevano mitragliatrici e munizioni, ma fornire simili armi da guerra ai civili non era pensabile. Pearce dovette inviare il necessario, ma accompagnato da personale adeguato: l’accordo con i contadini è che le spese per la spedizione militare e le armi erano a carico dello Stato, mentre munizioni impiegate, vitto e alloggio dei soldati erano a carico dei contadini.

Ad affrontare l’orda Emù venne inviato il maggiore Meredtih della Royal Australian Artillery, assieme a 10.000 proiettili per mitragliatrici e a due ottime mitragliatrici Lewis con i loro operatori (oltre ai veicoli necessari per trasportare tutto il necessario alla “campagna militare”, e ho letto che venne inviato anche un cineoperatore per testimoniare la vittoria).

I primi giorni della campagna passarono senza scontri perché l’arrivo della pioggia aveva fatto disperdere gli Emù. Il 2 novembre finalmente venne avvistata un’unità di 50 Emù a cui tendere un agguato. Le bestiacce però si trovavano al di là del tiro utile delle mitragliatrici, che fecero fuoco mancandoli. I contadini provarono a lanciare alcuni attacchi per spaventare e guidare gli Emù verso le mitragliatrici, ma gli Emù si sparpagliarono in piccoli gruppi su cui era difficili mirare e solo una manciata di loro vennero uccisi.

Il 4 novembre arrivò l’occasione che i contadini aspettavano: un grosso assembramento di Emù, circa un migliaio, su cui sparare come a tacchini in un recinto, facendo una strage in pochi minuti. Questa volta prima di iniziare a sparare attesero pure di essere alla distanza ideale. Non andò proprio come previsto: la mitragliatrice si inceppò dopo aver ucciso una dozzina di Emù e gli altri fuggirono.

La difficoltà di avvicinarsi agli Emù e fare fuoco, soprattutto considerando il problema che questi fuggivano a nascondersi al primo sparo, portò al tentativo di impiegare il furgone di un contadino dopo averlo armato di mitragliatrice. Molti anni prima della crisi in Somalia e dell’attuale crisi libica, piene di pick up civili tramutati in veicoli da combattimento, ecco il primo tentativo storico, forse, di usare una tecnica.

Meglio prepararsi nel caso gli Emù imparino a volare.
Tecnica con cannone antiaereo ZU-23-2, fotografata in Libia nel 2011. Potrebbero suggerirle ai contadini australiani: meglio prepararsi nel caso gli Emù imparino a volare?

Non andò proprio come sperato.
Il veicolo sobbalzava troppo sul terreno accidentato ed era quindi impossibile sperare di colpire qualcosa. In più gli Emù con le loro zampe da 50 km/h erano in grado di battere il veicolo su ruote sia in velocità che in manovrabilità. Fermarsi, scendere e sparare era inutile, gli animali sarebbero fuggiti a nascondersi troppo in fretta.

Preso dallo sconforto il contadino alla guida inseguì un Emù rimasto indietro e lo travolse. L’Emù attraversò il parabrezza e si conficco in mezzo al volante, mandò fuori strada il veicolo e distrusse una fetta di recinzione. Non tentarono più di usare i veicoli così.

Pochi giorni dopo il Parlamento discusse l’andamento della missione. Convinti che fossero stati uccisi solo pochi Emù e che questo fosse quindi un modo inefficace per affrontare il problema, Meredith venne richiamato coi suoi uomini e la prima spedizione terminò così il giorno 8 novembre.

Ecco le parole di Meredith sui nemici appena affrontati:

L’Emù è un uccello incredibilmente difficile da uccidere sul colpo, e molti di loro possono correre per mezzo miglio dopo aver ricevuto una ferita mortale.

Se avessimo una divisione dell’esercito con la capacità di incassare proiettili di questi uccelli, sarebbe in grado di affrontare qualsiasi esercito al mondo. Possono affrontare il fuoco delle mitragliatrici con l’invulnerabilità di carri armati. Sono come gli Zulu che neppure i proiettili dum-dum riuscivano a fermare.

Appena i soldati si ritirarono, gli Emù ripresero più forti di prima i loro attacchi.  Il Primo Ministro Mitchell decise di dare retta di contadini che imploravano di nuovo aiuto, perché l’assenza di pioggia aveva di nuovo portato gli Emù a migliaia. I primi dati “ufficiali” sulla prima campagna di Meredith apparvero incoraggianti a Mitchell: invece di poche decine di uccelli, il bilancio pareva essere di almeno 300 uccisioni. Non granché, ma neppure assurdamente basso.

E ora immaginateli mentre tentano di stare dietro agli Emù che fuggono in mezzo al grano.
E ora immaginatelo mentre tenta di stare dietro agli Emù che fuggono in mezzo al grano, veloci come utilitarie in città. Uno spettacolo deprimente.

Il 12 novembre, in pratica appena tornato, Meredith venne di nuovo inviato a soccorrere i contadini. La seconda campagna della Grande Guerra degli Emù terminò il 10 dicembre. Meredith dichiarò 986 Emù uccisi durante la seconda campagna. Un po’ pochi, ma non pochissimi.

Citando l’ornitologo Dominic Serventy:

I sogni dei mitraglieri di sparare raffiche su fitte masse di emù furono presto dissolti. Il Comando Emù aveva evidentemente ordinato tattiche di guerriglia, e il suo grosso e poco manovrabile esercito si era immediatamente diviso in innumerevoli piccole unità che resero l’uso dell’equipaggiamento militare inefficace. Un esercito umiliato viene costretto quindi a ritirarsi dal campo di battaglia dopo quasi un mese.

La vicenda assunse toni ancora più comici quando un politico laburista del Nuovo Galles del Sud chiese se andasse assegnata una medaglia ai soldati che avevano partecipato alla guerra e la sua controparte dell’Australia Occidentale rispose che quelle medaglie si sarebbero dovute assegnare agli Emù perché “avevano vinto ogni scontro fino a quel momento”.

I contadini continuarono a chiedere l’intervento militare fino al 1948, ma non vennero più inviati soldati. Si rivelò invece molto più efficace la ricompensa a chi uccideva gli Emù: in sei mesi, nel 1934, vennero uccisi in questo modo oltre 57mila Emù. Quando invece di poche mitragliatrici per un mese ci sono migliaia di contadini incazzati armati di fucile, tutti i giorni per sei mesi, i risultati diventano un pochino più apprezzabili…

… ma sempre scarsi quando pensiamo alle razzie nei campi, capaci in pochi giorni di devastare il raccolto e mandare in rovina l’agricoltore. Sul lungo periodo gli Emù si possono sconfiggere, ma è sul breve periodo che si decide la sopravvivenza degli agricoltori.

Riassunto illustrato della vicenda.

Guerra_Emu_fumettoAbbastanza accurato. ^__^
Per le note di realizzazione dell’autore, vi rimando al suo sito.

Bibliografia:

4 Replies to “La Grande Guerra degli Emù”

  1. Bellissimo sito, sì!
    Nelle spiegazioni cita anche l’altra Guerra dei Maiali, che per l’esportazione dei suini fece quasi scoppiare la prima guerra mondiale in anticipo di sei anni. Alto episodio fantastico. XD

  2. Deh, e meno male che gli Emu non si erano alleati con i cammelli, altrimenti gli Australiani sarebbero stati ricacciati in mare!

  3. Porca zozza, questa storia è folle e meravigliosa X°D
    Pare materiale da bagni proeliator… ma perché nessuno ha mai pensato di metterla in un libro di storia per la scuola? Sono sicuro che nessuno guarderebbe più un chocobo con gli stessi occhi!
    Btw, il fumetto è davvero carino ^_^

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