Di questo programma radio e di come viene presentato non mi sarei nemmeno accorto, visto che da anni ormai mi occupo di fantastico e di editoria per davvero, formando autori, sono sempre più slegato dagli ambienti in cui ci si parla addosso di fantasy o di editoria. Mi perdo le polemiche, a meno che qualcuno non me le butti sotto il naso per farmele vedere, e mi perdo le “iniziative” (se vogliamo chiamarle così) e le nuove uscite.

Di cosa parlo? Dello speciale in otto episodi di mezz’ora circa di Tolkien: un viaggio inaspettato su Radio3. Trovate gli episodi registrati nel link precedente: al momento sono solo due, ma se la matematica non mi ha abbandonato dovrebbero esserci anche gli altri sei per fine febbraio.

Come l’ho scoperto? Grazie a un lettore. Una volta capitava molto spesso che i lettori mi segnalassero discussioni (spesso su FB), articoli, opere ed eventi a tema con i miei articoli, poi io ho ridotto il ritmo e naturalmente anche le segnalazioni sono molto calate. Ora che ho ripreso a scrivere post sul blog con un po’ di ritmo in più hanno ricominciato.

Ecco cosa mi scrive questo lettore, Enrico Petrucci, che pubblico col suo consenso:

Buonasera Duca,
scrivo per segnalare quella che a mio parere sembra una perla avendo seguito in passato sia Lei che Gamberetta.
Mi permetto un messaggio privato, che non vorrei sembrare un promoter di flame su Facebook.
Articolo del 2 gennaio per una nuova serie di trasmissioni su Radio 3 http://www.jrrtolkien.it/2017/01/02/dal-7-gennaio-tolkien-su-rai-radio3/

“porta avanti da anni una battaglia culturale contro una parte dell’editoria italiana che produce libri di genere un tot al chilo, la tendenza novecentesca al disprezzo del fantastico in ambito accademico, il moltiplicarsi senza tregua degli epigoni di Tolkien, il massacro editoriale (cannibalizzo dunque sono) degli ultimi anni.”

Questa la sobria descrizione per introdurre la Lipperini.
Sostituendo Tolkien con Fantasy è una vostra battaglia, e sinceramente leggerla riferito a Lipperatura e affini mi sembra un’usurpazione. Ma tant’è.

Un vecchio Fan silente contento di poter leggere analisi dettagliate come quelle degli ultimi tempi su Baionette librarie.
Saluti

Veste di rosa! Che sia davvero lei… Lorechiara Lipperetta???

Sono andato a vedere l’articolo linkato e ho trovato, in effetti, la descrizione alquanto curiosa. Andate al link e leggete cosa scrive la Lipperini. Io riporto dei brani:

Tolkien è partito da un linguaggio e ha creato un mondo. Purtroppo c’è chi pensa che prendendo in prestito solo alcune parole si possa usare quel mondo. Bisognerebbe sforzarsi un po’ e non identificare fantastico con fantasy e fantasy con Tolkien. Ma per far questo bisognerebbe aver letto Borges, Saramago, King, Murakami, Jackson e qualche altra decina di autori. Tolkien non è il fantastico: Tolkien è Il Signore degli Anelli. Per questo dico che c’è uno schiacciamento ingiusto sul solo Tolkien, e l’identificazione, altrettanto ingiusta, tra genere fantastico e il sottofilone fantasy.

[…]

La sensazione è che, così come è avvenuto per la fantascienza, si tenda a voler far rimanere il genere dentro una nicchia controllata dai lettori e scrittori di genere. Il “tappo” è dato dall’età di mezzo, ovvero da quegli autori già pubblicati ma, per esser chiari, mediocri, che cercano di riportare il genere al loro canone, perché oltre quel canone non saprebbero cosa farne.

Sembra abbastanza chiaro che da paladina del fantastico quale ci è stata presentata, così infastidita che il fantastico in generale (e il fantasy in particolare) vengano ridotti al solo Tolkien e alle scopiazzature connesse, e per riuscire ad andare oltre, a mostrare che il fantasy non è solo quello, visto che lei può usare Radio3 per farsi sentire, finalmente lei…

… farà un programma in otto episodi su Tolkien. Solo su Tolkien. Radio3 può finalmente dedicare 4 ore pulite a un programma sul fantasy e quel programma parlerà solo di Tolkien. Certo. Perfetto. Un enorme passo avanti per smetterla di identificare Tolkien col fantasy. Senza dubbio.

“Basta identificare il fantasy con Tolkien!”
“Bene! Hai un programma sul fantasy, di che parlerai?”
“Ovvio, solo di Tolkien!”
Tolkien, dall’oltretomba: “Nemmeno morire è bastato a farvi smettere di rompermi il cazzo…”

Non sarebbe stato male un programma dedicato al fantasy prima che la moda di Tolkien esplodesse, magari con interventi critici su come Il Signore degli Anelli fosse stato ignorato da tanti alla sua uscita, e i giudizi fossero stati molto altalenanti, con parecchi autori (Moorcock incluso) che presero a male parole per diversi motivi quella trilogia. Magari torneremo un’altra volta su come la “favoletta” de Il Signore degli Anelli come capolavoro che appare e tutti fanno “wow” sia un prodotto degno di 1984, con il futuro che modifica il passato.

Sarebbe stato bello parlare dei tanti autori che quanto o più di Tolkien hanno influenzato quel fantasy codificato apparso a partire dagli anni 1980 e strettamente legato a una piccola parte dell’immaginario di Dungeons & Dragons.

Citare il caro vecchio Howard coi suoi barbari e le sue civiltà antiche e degenerate. Fritz Leiber, il cui ciclo di Lankhmar fu un’ispirazione ben più importante di Tolkien? E Poul Anderson con quel tema del “Legge vs Caos” che Moorcock adorava e che poi abbiamo trovato ovunque, D&D e Warhammer inclusi?
Citare Heinlein col suo romanzo Anonima Stregoni e parlare di come prima di Tolkien fosse normale ambientare fantasy nel mondo contemporaneo, approfittando della complessità moderna per realizzare vicende intelligenti. Il legame indissolubile tra fantasy e pseudo-medioevo nella testa di tanti lettori è una cosa che solo concetti come “idiozia” e “ignoranza” possono giustificare, visto che una minima conoscenza del genere e delle sue origini non la permette.

Jack Vance con il suo ciclo della Terra Morente e il suo sistema di magie memorizzate che sparivano dopo il lancio, estremamente semplice e comodo per un gioco e che D&D prese. E chi si ricorda come talvolta le classiche ambientazioni di D&D mischiavano fantasy e fantascienza in modo decisamente poco tolkieniano? Blackmoor, con moduli come City of the Gods dove ci sono astronavi e armi fantascientifiche? Dark Sun, che pur non essendo spinto come il precedente somigliava decisamente di più a un ibrido tra Dune e la Terra Morente che alla Terra di Mezzo?

Certo, Tolkien ha influenzato tantissimo D&D, è tutta colpa sua! Senti come spruzza tolkienaggine!

Il buon Clark Ashton Smith con le sue storie lovecraftiane (era suo collega di pubblicazione e si stimavano a vicenda) e soprattutto con i suoi fantasy, come quelli ambientati nella medievaleggiante Averoigne, che hanno ispirato certi scenari del vecchio D&D come Il castello degli Amber. Questo scenario è così famoso e citato ovunque che l’ho letto pure io, nonostante abbia cominciato a giocare con AD&D 2 solo nel 1996!

A proposito: di Smith si trovano un sacco di racconti tradotti in italiano se cercate nelle “biblioteche a dorso di somaro”, però se avete remore morali a leggere gratis opere fuori commercio di autori da tempo morti, è anche possibile reperire traduzioni recenti a pagamento e potreste cominciare leggendo La Bestia di Averoigne. A me questo ancora manca. Ho letto parecchi anni fa diverse storie di Smith, ma era al tempo in cui leggevo Lovecraft e ormai non ricordo niente. Dei cicli fantastici di Howard ricordo qualcosa solo perché li ho letti più volte per intero. Approfitterò dei prossimi mesi per sistemare la lacuna su Smith e rinfrescarmi la memoria.

Certo, sarebbe stato bellissimo un programma che parlasse di tutte queste cose, e di come più che di Tolkien fu colpa di Brooks e del suo scopiazzamento di successo che portò orde di altri a scopiazzare di male in peggio, ma con la Lipperini è evidente che sarebbe stato impossibile. Ricordo cosa scriveva anni fa, sotto forma di Lara Manni: se non è avvenuto un miracolo, le caprette di Heidi ne sanno molto più di lei di storia del fantasy e della fantascienza (separare queste due branche del fantastico e isolarne una sola non è saggio, se si vuole fare un lavoro serio a livello storico).

Torniamo però un attimo sulla Lipperini, paladina del fantasy di qualità e nemica dell’immondizia. Proprio. La stessa Lipperini che si fingeva Lara Manni e dichiarava che quel nome era vero, non l’eteronimo di qualcuno che vuole mantenersi segreto, facendo il passo ben più lungo della gamba e passando da eteronimo a truffa ai danni di quelli da cui ottenne favori gratuiti e di tanti lettori illusi che con le fan fiction si potesse “farcela”.
Leggete l’articolo del 2012, non perdete tempo: si parla anche del compianto G.L., tornato editorialmente vergine con un nuovo nome proprio pochi mesi fa.

Tavolo di lavoro per il Salone Internazionale del Libro di Torino, con a capo Nicola Lagioia (a capotavola), autore di immondizia senza senso, e la Lipperini (la signora bionda al centro a destra) tra i responsabili del nuovo tentativo di resuscitare un carciofo putrefatto.

Al di là dei miei dubbi sulla scelta dell’argomento, non proprio coerente con le premesse, ma in fondo una scelta rispettabilissima nel solco del voler convincere il pubblico che Tolkien sia tutto il fantasy e basta (ah, no, la Lipperini vorrebbe il contrario…), arrivano altri dubbi proprio da parte di chi di Tolkien si occupa.

Leggete tutto l’articolo perché merita. A me interessa far notare solo alcune cose:

Non si chiede per carità un contraddittorio, ma almeno che si sentano voci diverse e che abbiano del professore di Oxford una visione differente e non appiattita su coloro che, oggi e senza motivo, ritengono di essere gli unici interpretati depositari del Verbo Tolkieniano, come quelli invitati a parlare.

[…]

Ora sembrerebbe quasi che la serie sia stata appaltata alla Associazione Romana Studi Tolkieniani, quasi uno spot per essa, e che si muova sulla scia di chi ne fa parte e del suo punto di vista. Magari rispettabili ma assolutamente parziali e sovente faziosi. In otto puntate, da qui al 25 febbraio, in ben quattro-ore-quattro di trasmissioni spazio per sentire il parere di altre campane non c’era? O forse ce ne sarebbe stato abbastanza, ma non è stata fatto questa scelta appiattendosi su un’ unica e sola interpretazione di Tolkien e della sua opera. Perché? Loredana Lipperini ha paura delle opinioni diverse da quelle dei suoi ospiti e forse anche dalle sue?

Tra questi amichetti dell’Associazione Romana Studi Tolkieniani c’è il mitico Wu Ming 4, meno noto su questi lidi rispetto a quella sintesi dei danni dell’alcol sui nascituri che era WuMinchiOne, ma comunque sempre apprezzabile:

Che c’è di male? La maggior gloria di WM4/Guglielmi è di aver introdotto nella critica tolkieniana un metodologia “alla Lukàcs”: sono più importanti da giudicare le posizioni ideologiche o politiche, vere o presunte, dell’autore, della sostanza del saggio o articolo o libro esaminato o recensito. Il che lo obbliga a introdurre surrettiziamente e senza apparente motivo informazioni personali e citazioni estemporanee e extra argomento che nulla hanno a che fare con il contesto, al solo scopo di screditare, nei confronti dei propri aficionados orientati politicamente, vellicandone l’ostilità preconcetta, l’autore e il testo di cui si sta occupando. Un salto progressista all’indietro di quasi 70 anni, e l’impossibilità di un confronto sui dati oggettivi che per WM4/Guglielmi in fondo non contano nulla di fronte alla condanna di certe idee. Pura mentalità da Guardie Rosse maoiste.

Siamo punto e accapo, al solito. La solita metodologia italiana nata morta, quella del fingere che il testo non esista, come spesso si fa anche con il povero Manzoni, per poter dire liberamente fregnacce a caso. La letteratura come forma nobile della supercazzola, secondo la tradizione accademica italiana.

Wu Ming 4 discute di Tolkien con un vigile urbano.
“Vedi Morgoth che stuzzica? Che prematura anche?”

Come si può ancora pensare, oggi, nel 2017, che l’Autore Implicito di un romanzo possa dirci qualcosa degno di nota dell’Autore Fisico o che il secondo possa portare informazioni sul testo e non, al contrario, il testo dirci qualcosa dell’Autore Implicito? Non si è ancora capito dopo millenni di problemi di attribuzioni sui testi e di un moderno mercato popolato da ghostwriter, che dire chi sia stato l’Autore Fisico è spesso un puro “atto di fede”?

L’Autore Implicito è l’alter ego dell’Autore Fisico nel singolo romanzo, cosicché un Autore Fisico può avere una personalità diversa in ogni libro, adottando ogni volta un Autore Implicito diverso (la cui personalità, al massimo, e non quella dell’Autore Fisico, può trasparire dal testo).
Motivo per cui usare le opere per parlare degli Autori Fisici è considerata da decenni una pratica indegna di un serio critico: se l’opera va studiata, si analizzi solo ciò che vi appare riga per riga e parola per parola, secondo la tradizione iniziata con la Nuova Critica a metà Novecento e proseguita dalla Scuola di Chicago (a cui dobbiamo, con Booth, il concetto di Autore Implicito).

La vecchia critica del XIX secolo preferiva invece blaterare di tutt’altro, inventando fantasiose castronerie svincolate dal testo. Nella critica letteraria vecchio stile, diffusa largamente ancora oggi, è tutto inventato di sana pianta e il testo in sé è visto come un peso fastidioso di cui non si sa cosa farsene.
Già a fine ‘800 il povero Cechov si lagnava di essere considerato un pericoloso comunista o un porco reazionario,  o chissà cos’altro, in base al racconto perché la mente primitiva dei critici dell’epoca non capiva che lui come persona poco aveva a che fare con le molte e diversissime personalità che trasparivano dalle sue opere.

Anton Cechov mentre si domanda se quello che vede è, caso raro, un critico competente, oppure se è il solito imbecille patentato.

Tanti critici pensano pure, ancora oggi, di poter capire le idee dell’Autore Fisico attribuendogli direttamente quelle espresse dai personaggi, non solo quelle dell’Autore Implicito. A loro si rivolge, nel lungo solco storico già tracciato da Cechov, questa citazione:

C’è un termine tecnico per chi confonde le opinioni di un personaggio in un libro con quelle dell’autore. Il termine è idiota.

(Attribuita sia a Robert A. Heinlein che a Larry Niven)

Continuo a citare dall’articolo:

Ad esempio, ci chiediamo, possibile che non sapesse dell’esistenza pluridecennale della Società Tolkieniana Italiana, prima del suo genere, accreditata presso quella madre inglese e che ha appena curato il Dizionario dell’universo di Tolkien (Bompiani, 2016)?

[…citano diversi altri autori e opere…]

Che dire, che pensare? Cascano le braccia di fonte a tanta improntitudine perché è impossibile che la Lipperini, esperta di letteratura fantastica, come i curatori del programma, e magari pure  lo stesso direttore di Radio 3 Marino Sinibaldi, certe cose le ignorassero completamente. Quindi una scelta precisa, culturale e forse ideologica. Il pluralismo delle idee e dei punti di vista in Rai non esiste neppure a questi livelli. Non lo conosce neppure Radio Rai.

Già, e io mi chiedo: ancora vi stupite?
Nessuno ormai può più stupirsi se Loredana Lipperini si comporta in modo fazioso e al fine unico di aiutare amichetti specifici del suo circolino, senza preoccuparsi in alcun modo se questo porti a un prodotto di qualità (e già in quel primo episodio c’è un grossolano errore, che ho riconosciuto pure io, citato nell’articolo) o anche solo a dire la verità. Sono anni che se ne parla., su, non caschiamo dal pero. ^_^

La Lipperini ha ancora sei episodi da diffondere. Se deve ancora registrarli, è in tempo per fare dei cambiamenti e invitare una giusta quantità di esperti della più antica società tolkieniana in Italia, esperti che si occupavano di Tolkien in Italia ben prima (1994) che nel 2005 nascesse questa associazione di studi “romana” che poi si è allargata dichiarandosi italiana. Se le ha già registrate, ma sembra alquanto bizzarro che possa averle registrate tutte e sei (quando avevo il mio posto su Carta Vetrata, di solito gli interventi o erano dal vivo o al massimo venivano registrati la settimana prima), può pur sempre rifarne un paio sostituendo qualcosa con qualcos’altro per correggere il tiro: l’abbondanza di pezzi musicali vista per ora ben si presta a sostituire un paio di canzoni con un pezzo di approfondimento in più.

Voi ancora non lo sapete, ma stanno discutendo con entusiasmo del Bonus 1 di questo articolo.

Pensare che affrontino seriamente Il Signore degli Anelli e il mondo di Tolkien come altrove viene fatto, ovvero dando dignità di romanzo all’opera e valutandone la credibilità, la profondità ecc. invece di limitarsi a dire “va bene tutto perché tanto è solo fantasy” sarebbe impossibile da pretendere. Proprio di recente, ricordate che sono un vecchio lettore di Tolkien (ho letto Il Signore degli Anelli sei volte tra 1995 e 2007, più volte di quanti tanti fan sfegatati abbiano fatto), mi sono molto rallegrato leggendo un’analisi della pretesa al trono da parte di Aragorn che fa sembrare la Successione Hannoveriana una transizione ineccepibile. ^_^

Questo è il genere di riflessioni serie, come si fanno sulle altre opere di fantasy e fantascienza, che anche le opere di Tolkien meriterebbero qui in Italia, invece di discutere se leggerlo sia fascista o comunista (il classico italiano del: non so di cosa parlano i suoi libri, riconduciamolo all’unica polemica che conosco). Discutere della credibilità della città dei Nani di Erebor con l’approccio del Materialismo Storico, in Italia è da fantascienza.

Un programma fatto di interventi di quel livello lo avrei adorato: discussioni serie basate su un’analisi della credibilità delle vicende nelle principali opere di Tolkien nello stesso modo in cui si fa con tutto il resto del fantasy. Sfortunatamente in Italia già è difficile proporre questo approccio critico serio e accademico, per gli standard internazionali, in generale, e diviene proprio impossibile se si passa alle opere di Tolkien…
Con le storie di Tolkien alla fine, per gli italiani, è tutto “perché sì perché è fantasy”, come se Il Signore degli Anelli fosse spazzatura peggiore di Nihal della Terra del Vento. Una forma spregevole e malata di “rispetto”, come lo è segregare la moglie in casa per amore.

BONUS 1: Aragorn è come la vagina!

Immagino che molti di voi abbiano saputo delle opinioni di Silvana De Mari, medico e scrittrice di fantasy, sull’omosessualità e sulle condizioni dell’ano di chi pratica passivamente la sodomia. Qui una serie di eccellenti citazioni, anche se l’articolista per bontà di cuore evita di precisare che la De Mari sia un’autrice di fantasy per non denigrarla.

in realtà l’omosessualità non esiste. La sessualità è il modo della biologia per creare le generazioni successive attraverso l’incontro tra gameti femminili e maschili. A Madre Natura non interessa nulla del piacere personale, a Madre Natura interessano solo i piccoli, le generazioni successive […] Dove non c’è incontro di gameti non c’è sessualità. Se io mi masturbo è autoerotismo non sesso. Dunque queste persone, i gay, sono asessuate e omoerotiche. La sessualità è solo tra maschi e femmine, mettere il pene in una donna è sesso.

Ma il pezzo che mi interessa davvero è questo:

La vagina è stata creata per essere penetrata, per questo ha una mucosa incredibile. Avete presente Aragorn del Signore degli Anelli? Una roba di questo tipo, ci sono tanti strati, ghiandole che producono molto lubrificante, c’è una sottomucosa, una miriade di vasi linfatici che la proteggono da batteri, virus, micosi e tante schifezze.

Meraviglioso. Non ho idea di cosa voglia dire, ma è meraviglioso.

Ecco cosa mi aveva sempre turbato quando lo vedevo…

Potete sentire per intero l’intervento da cui sono tratte, avvenuto nel programma radiofonico La Zanzara. Solo un commento sul programma da parte mia: i due conduttori (?) fanno la figura dei pagliacci e non riescono a seguire i ragionamenti della De Mari. Fantastico. Lei dice cose bizzarre, ma che in fondo sono modifiche alla lingua legate a un suo uso pittoresco di “sessualità”, e loro non capiscono proprio cosa dice. Lei è strana, ma loro sono ritardati. Un programma vergognoso, che nulla ha da invidiare a quanto visto nell’episodio Vota Waldo di Black Mirror.

L’immagine di Aragorn mucoso e lubrificato, con dietro di sé Gimli secco e con le ragadi, immagine vivente dell’ano, mi perseguita. Ora come mai Frodo scelga di fuggire dal gruppo dopo il tentativo di molestie da parte di Boromir mi è evidente. Ci sarebbe anche di discutere su cosa pensi la De Mari del rapporto sottinteso tra Frodo e Sam. Un rapporto bellissimo su cui non è giusto avere pregiudizi, perché quello virile, fondato su amicizia ed esperienze di lotta, è il vero amore. Sconvolgente che, tornati alla Contea debbano fingere e Sam addirittura si nasconda col matrimonio… il piccolo mondo bigotto della Contea, come l’Inghilterra di Oscar Wilde…

E chissà come avrebbe interpretato l’incontro con la Bocca di Sauron! La Bocca di Sauron faceva schifo, un’esposizione sulla paradontite grave, per cui né Aragorn voleva subirne il cunnilinguo né Gimli l’anolinguo! E giacché nessuno di loro era un pene (no, Legolas di sicuro no) nessuno ha potuto rispondere in modo realistico quando questi si è presentato:

“Sono la Bocca di Sauron!”
“E allora fammi un pompino!”

Certo Gimli, lo sappiamo che possono avere il tuo ano e che non aspetti altro… anche se questa è tutta apparenza e dentro di te cerchi il Vero Amore, quello che scoprirai con Legolas…

Perché la Lipperini non invita la De Mari nel suo programma? Potrebbe esprimere il proprio pensiero sulla vagina come Aragorn, risolvendo quel dubbio che ci attanaglia! Sarebbe un notevole miglioramento della qualità del programma, a quanto posso giudicare dai primi due episodi (ascoltati per intero due volte).

BONUS 2: La vicenda Lara Manni vista da Wikipedia.

Questo Bonus è stato scritto da Enrico Petrucci, co-autore del saggio Wikipedia l’Enciclopedia libera e l’egemonia dell’informazione, pubblicato da Bietti nel dicembre 2013. Io l’ho trovato interessante e ho solo corretto un paio di typo, formattato il tutto e inserite immagini scelte da me. Immagini selezionate per rimanere a tema con la passione per Tolkien della Lipperini. ^_^ Buona lettura!

Osservare come Wikipedia in lingua italiana descrisse e ricorda la breve avventura editoriale dell’«eteronimo» Lara Manni rappresenta un valido e duplice esercizio.

Da un lato perché ben riepiloga i meccanismi e i limiti dell’informazione disponibile su Wikipedia. Dall’altro mostra come “muovendosi” all’interno delle regole e linee guida di Wikipedia, si possa raccontare la stessa storia in modo diverso, passando da eccessi polemisti a una versione fin troppo neutrale.

Certo l’interesse intorno a Wikipedia non è più quello degli anni ruggenti e il numero di contributori si è di molto stabilizzato (se non ridotto), ma sebbene questa Storia sia stata narrata in modi molto più dettagliati in tanti posti diversi, Wikipedia resta Wikipedia. Rimane costantemente il 1° o 2° risultato di qualunque ricerca su Internet fatalmente restando la Fonte d’informazione principe del Web. Con i vantaggi d’essere mediamente affidabile e mediamente neutrale: è l’enciclopedia del “senso comune”.

Altamente probabile che tra dieci o vent’anni Wikipedia, fosse anche una sua copia statica su qualche server, rappresenti una delle poche voci rimaste sul web per scoprire chi fosse Lara Manni.

Oggi la versione in lingua italiana di Wikipedia ricorda questa storia brevemente nell’incipit della pagina dedicata a Loredana Lipperini:

Ha usato lo pseudonimo Lara Manni per uno dei suoi blog e per la pubblicazione di alcuni romanzi e racconti urban fantasy e dark fantasy.

All’interno un paragrafo riassume i “cenni storici”:

Lara Manni è uno pseudonimo utilizzato da Loredana Lipperini per la pubblicazione di alcune opere fantasy, tra cui una trilogia e vari racconti.

Nel maggio 2009 Feltrinelli pubblica il suo romanzo urban fantasy/dark fantasy Esbat, primo volume di una trilogia nata come Fanfiction del manga Inuyasha[10]. La fan fiction è stata pubblicata online nel 2007 e porta la firma di Lara Manni, presentata come romana, classe 1976[10][11], con un blog attivo dalla primavera del 2008[12]. Il romanzo è presentato dall’editore come un autentico “caso letterario”[13]. Nel 2011 Fazi pubblica Sopdet – La Stella della Morte, a cui l’anno dopo fa seguito Tanit – La Bambina Nera; si tratta degli ultimi due volumi della trilogia iniziata con Esbat.

Il blog di Lara Manni ha cessato di essere aggiornato dal marzo 2012, contestualmente alle prime voci che si trattasse di Loredana Lipperini[14]. Nel novembre 2014, nel libro Questo trenino a molla che si chiama il cuore e in un’intervista al Venerdì di Repubblica[15], Loredana Lipperini ha confermato che Lara Manni era un suo eteronimo[16].

Breve e laconico riassunto che non si addentra nei dettagli. Si parla solo dell’hype del lancio, il “caso letterario”, ma si tace delle polemiche che ci furono sia nel 2012 che nel 2014. Eccesso di prudenza Wikipediano? Non solo. Se la prudenza fu determinante, come vedremo, c’entrano anche le regole di Wikipedia.

Aragorn, bagnato e pronto all’azione!

L’enciclopedia libera non produce informazione, si limita a classificare e riordinare quella prodotta altrove. Come amano dire i wikipediani è una fonte terziara, che utilizza le informazioni prodotte da fonti primarie (giornali, archivi, monografie, pubblicazioni accademiche) e secondarie (enciclopedie convenzionali, testi divulgativi) e le sistematizza cercando sempre di precisare le proprie fonti.

Il problema, da un punto di vista Wikipediano, è proprio che su questa storia non ci sono fonti “utilizzabili”. Nel 2012 la scoperta rimase limitata ad alcuni blog, l’ammissione nel 2014 fu limitata alle interviste relative al libro. Il dibattito e le polemiche rimasero al livellodei blog che per chi scrive su Wikipedia sono “inattendibili” per definizione.

Questo perché i blog ricadono nella categoria di contenuti auto-generati da utenti senza un controllo editoriale a monte. Se un giornalista scrive una panzana su un giornale e viene pubblicata, quella è per Wikipedia una fonte attendibile, perché i giornali sono affidabili avendo un direttore responsabile. Un post su Gamberi Fantasy o Baionette Librarie, nonostante presentino bibliografia degna di un saggio accademico, no.

In particolare facendo riferimento alle linee guida di Wikipedia italiana:

Fanzine, forum e blog personali[3] non possono essere utilizzati come fonti per informazioni riguardanti una persona vivente.

Con la nota che precisa:

Si possono considerare attendibili blog se scritti da professionisti o sotto il controllo editoriale di una redazione che può dare garanzia di contenuti attendibili.

Per chi volesse approfondire la corrispondente linea guida in lingua inglese si presenta più strutturata:
https://en.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Identifying_reliable_sources

Se il blog è di uno specialista riconosciuto o è l’area blog di una certa testata, l’utilizzo su Wikipedia può essere ammesso, ma si tratta di una norma borderline. Spesso come vedremo in questo caso si preferisce evitarne l’uso. Ma torniamo alla storia di Lara Manni.

La prima voce biografica su Lara Manni su Wikipedia risale al 2011. La pagina fu cancellata per “scarsa enciclopedicità”, avendo solo due libri all’attivo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Lara_Manni

Cancellazione senza opposizione di sorta, a parte quella dell’utente Lippa, che però non aveva abbastanza contributi all’attivo per poter essere presa in considerazione.

Quindi quando nel 2012 scoppia il caso con le prime voci e il “bollino SIAE” che confermerebbe la storia, su Wikipedia c’è solo una voce biografica su Loredana Lipperini, ma non su Lara Manni. Inevitabilmente i botta e risposta che animano il sottobosco del web quando la storia inizia a diffondersi, portano nella pagina biografica della Lipperini a una edit war: modifiche con l’inserimento della falsa notizia che “recensisse il suo pseudonimo”, dal titolo del pezzo sul blog Satisfaction e relativi annullamenti.

Oltre che dalla cronologia della voce di Wikipedia, si può ricostruire il clima dalla pagina di discussione (dove vengono proposte e dibattute le modifiche di una pagina di Wikipedia)
https://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Loredana_Lipperini#Lara_Manni

Gollum ci mostra come è bravo a prendere il pesce in bocca, ma la De Mari ignora l’importante tema della sua sessualità.

La notizia rimaneva confinata ai blog, e i Wikipediani potevano limitarsi a glissare, visto che i “blog non sono attendibili”. Ma quando uscì la storia del bollino SIAE, la situazione si complicò. Era una prova provata, ma non una “fonte primaria” come la intendono i Wikipediani. Non c’era nessuna linea guida al riguardo, e sebbene una delle regole fondamentali di Wikipedia è “usa il buon senso”, pare che l’assimilazione del Bollino SIAE a una fonte, non ricadesse nella categoria del buon senso. Si assistette così a un surreale dibattito se i bollini SIAE, fonte primaria, siano ammissibili.
https://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Loredana_Lipperini#Blocco

A cavare i Wikipediani dal buco in cui si stavano cacciando la notizia comparve su Fantasy Magazine, testata registrata. Si arrivò a una forma dubitativa, ma rimase il dubbio di “dove inserirla”. Nell’incipit? O si rischiava di dare troppo spazio a un pettegolezzo? I Wikipediani optarono per tenerla solo nel testo, senza dare spazio alla corrispondenza nell’Incipit, ma contemporaneamente un utente non registrato (riconoscibile quindi con il suo indirizzo IP ma privo di nickname) trovò però opportuno creare una voce dedicata a Lara Manni! Aveva pubblicato 3 libri ed era diventata enciclopedica secondo le linee guida Wikipediane.

Miracoli dell’Enciclopedia Libera. La voce si limitava alla bibliografia e con la nota che ipotizzava fosse uno pseudonimo di Loredana Lipperini, ovvero:

Nella primavera del 2012 Loredana Lipperini è stata collegata alla trilogia di Lara Manni, cosa che ha portato a ipotizzare che “Lara Manni” sia solo uno pseudononimo della Lipperini stessa [1].

https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Lara_Manni&oldid=54223914

I Wikipediani sono tutti contenti. La neutralità wikipediana è salva. W la forma dubitativa.
Nel 2014 alla pubblicazione di Quel trenino a molla che sia chiama cuore, finalmente la notizia poteva trovare spazio in forma non dubitativa. Ma ancora si dibatteva tra due varianti:

  • Esistenza dell’eteronimo nell’Incipit, visto che la voce Lara Manni (creata giustappunto alle prime voci) era diventata un semplice reindirizzamento.
  • Semplice elenco delle opere pubblicate sotto pseudonimo, senza richiamo nell’incipit.

Anche in questo caso s’innescò un’edit war, con modifiche e contromodifiche, fintanto che dalle polemiche in pagina di discussione:
https://it.wikipedia.org/wiki/Discussione:Loredana_Lipperini#Amen.2C_Lipperini_e_Manni_sono_la_stessa_persona

Si passò alla creazione di un paragrafo che provava a ricostruire la storia editoriale di Esbat e della voci sulla presunta esistenza o meno di Lara Manni.
Paragrafo borderline visto che le fonti erano riferimenti a blog e siti personali ancorché di personaggi enciclopedici, quindi nella zona grigia dell’attendibilità. Ma vi erano altri limiti dal punto di vista Wikipediano:

  • Si parla più del libro, o meglio del cerchio di risonanza intorno a esso, che del suo autore, e quella era una voce biografica.
  • Manca ogni riferimento al libro Quel trenino a molla che si chiama cuore del 2014, che racconta dal punto di vista dell’autrice la storia di Lara Manni.
Secondo l’interpretazione di un mio altro lettore, Marco Viviani, Gimli è come un pene: “Roboante, intrusivo, paonazzo, sboccato e si vanta per ogni cosa che fa e si sente sempre in dovere di dimostrare qualcosa.”
Concordo! E visto lo splendido rapporto che nasce tra i due dopo il Fosso di Helm, sospetto che Legolas sia allora l’ano. Anche se di sicuro si scambiavano i ruoli.

Un racconto sicuramente parziale, anche se nella sua parzialità neutrale.
https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Loredana_Lipperini&oldid=69090717

Lara Manni è un eteronimo utilizzato da Loredana Lipperini per la pubblicazione di una trilogia urban fantasy/dark fantasy e di un altro romanzo. Le prime voci che le due autrici fossero la stessa persona sono della primavera del 2012[5], voci confermate nel novembre 2014 in un’intervista.

Nel maggio 2009 viene pubblicato Feltrinelli il romanzo urban fantasy/dark fantasy Esbat, primo volume di una trilogia nata come Fanfiction del manga Inuyasha[6][7]. La fan fiction è stata pubblicata online nel 2007 e porta la firma di Lara Manni, presentata come romana, classe 1976[8][7], con un blog attivo dalla primavera del 2008[9]. Il romanzo è presentato dall’editore come un autentico “caso letterario” [10]

«Decine di recensioni positive e di commenti su aNobii, sui blog e sui forum, interviste, disegni ispirati ai personaggi del romanzo: a un mese dall’uscita Esbat di Lara Manni è diventato un piccolo caso su Internet, conquistando un vasto seguito tra i lettori di narrativa fantastica.»

[10], riscontrando subito un buon successo di critica nelle cerchie di siti vicini alla stessa Lipperini: il suo blog, Giap del collettivo Wu Ming e Carmilla Online di Valerio Evangelisti[11]

Nel dettaglio:

  • Sul blog Lipperatura della stessa Lipperini viene citato a giugno 2009 Lipperatura – Libri di e sulle donne, loredanalipperini.blog.kataweb.it. URL consultato il 10-11-2014. rimandando al blog di Lara Manni e al sito Carmilla Online[12]
  • Sul Venerdì di Repubblica del 5 settembre 2009 Brunella Schisa intervista Lara Manni, in cui si fa cenno all’estremo riserbo dell’esordiente:

«Perché tanto riserbo? Viene il dubbio che lei nasconda la sua vera identità?»
«Per timidezza congenita e perché mi sento vicina agli scritto che hanno deciso di mandare avanti i propri libri e non la persona: Elena Ferrante, per esempio.»

  • Loredana Lipperini, nel suo blog, a dicembre 2009, invita a leggere un articolo di Leonetta Bentivoglio su Repubblica dedicato alle scrittrici neo-gothice e in cui si fa cenno anche alla Lara Manni[5]
  • Angelo Scotto recensisce il romanzo accostandolo al New Italian Epic, genere teorizzato dai Wu Ming stessi.
  • Nell’articolo, ripreso dall’editore Feltrinelli[10] Scotto spiega di aver fatto da tramite tra la Manni è una scrittrice non meglio identificata che ne ha permesso la pubblicazione «Inoltre, credo di essere amico anche della scrittrice che ha convinto Lara a tentare l’impresa della narrazione»[13]
  • Wu Ming 4 la recensisce positivamente su GoodReads e Anobii[14].
  • Lara Manni è tra i ringraziamenti di Wu Ming 1 per la sua prima traduzione di Stephen King[15].

Nel febbraio 2011, l’autore della trilogia horror per ragazzi Wunderkind, GL D’Andrea, nella recensione di Sopdet afferma di aver incontrato Lara Manni a cena[16]. GL D’Andrea Nella primavera del 2012 Loredana Lipperini viene collegata a Lara Manni, in particolare il bollino SIAE di Esbat riporta Lipperini Lor'[5]. Il collegamento non viene né confermato né smentito. Il blog di Lara Manni aveva cessato di essere aggiornato a marzo 2012. Nel novembre 2014 in un’intervista al Venerdì di Repubblica alla stessa Brunella Schisa Loredana Lipperini ha confermato che Lara Manni fosse un suo eteronimo.

Costruzione che sarebbe stata quindi espulsa facilmente dall’enciclopedia. Ma le ripetute cancellazioni di quella versione da parte di IP o utenti appena registrati, senza fornire spiegazioni nella pagina di discussione portarono a un primo blocco delle modifiche sulla pagina. La versione della storia che sarebbe stata rapidamente depotenziata dagli stessi wikipediani, sopravvisse perché chi la contestava si limitava a cancellare il paragrafo incriminato dalla pagina. Dal punto di vista Wikipediano un vandalismo.

Durante il dibattito ci fu anche questo commento:

Per Moroboshi. Le proposte di modifica vengono fatte in modo parziale e secondo la linea parziale e diffamatoria da sempre tenuta dall’utente Il palazzo. Nessun problema a riportare la storia dell’eteronimo, peraltro raccontata di sfuggita nell’intervista ma diffusamente e compiutamente nel libro uscito per Laterza. E’ impreciso l’uso della parola pseudonimo e persino l’attribuzione di genere letterario. Non avendo voglia e tempo di partecipare a una edit war, chiedo di riportare i fatti nella maggior semplicità possibile. Grazie. — Questo commento senza la firma utente è stato inserito da Lippa (discussioni · contributi) 13:30, 10 nov 2014.

Certo la ricostruzione era parziale e a senso unico (come forse furono a senso unico alcune recensioni di Esbat) ma era diffamatorio?

“Aragorn, ma a te la fica non piace?”
“Io combatto PER LA FIGA!”
“No, dovevi dire che chiudi il blog, borgoddio!”

Comunque nei giorni successivi la polemica si raffreddò e i Wikipediani optarono per la versione attuale che tiene conto dell’hype creato intorno a Esbat, ma tace delle polemiche. Anche se periodicamente qualche internauta passa su Wikipedia reclamando a gran voce: ci vuole un paragrafo controversie.


Grazie per la lettura!

La prossima settimana forse ci sarà una piccola sorpresa. E forse no. Causa raffreddore e malanni vari, ho maturato altri 10 giorni di ritardo su una tabella dei “lavori” (quelli per fornirvi contenuti sempre nuovi qui, non quelli per Vaporteppa) già prima in ritardo di tre settimane abbondanti. Vediamo come va! ^_^

16 Replies to “Lorechiara Lipperetta paladina del fantasy contro la monnezza”

  1. Sono quasi sicuro che la De Mari volesse dire “Aragog”. Anche se, se davvero è un chirurgo, non ho idea di cosa possa aver visto per equiaparare la vagina a un enorme ragno nero, peloso, bavoso e dotato di cheliceri velenosi e… ma non si chiamava Shelob? Aragog non è nel Signore degli anelli. Sono confuso

  2. Buonasera Duca, volevo fare presente che se la Lipperini avesse voluto fare un programma serio sul fantasy, oltre agli autori già citati in questo post avrebbe potuto parlare anche di Gene Wolfe e del suo Solar Cycle, in particolar modo i 4 (QUATTRO) libri di Book of The New Sun. Un autore rispettato dai suoi pari, che ha scambiato lettere con Tolkien stesso e ricevuto la stima imperitura di gente come Martin, Swanwick e Le Guin.

    Personalmente a me piace molto il fatto che prenda ispirazione dalla Dying Earth di Vance per creare un mondo che sembra fantasy al protagonista ma che appare sempre più sci-fi al lettore, appunto in rottura con il solito medioevo che asini come Brooks spremono da decenni.

  3. Ah, cavolo, sì! Mi ero scordato di citarlo: volevo tirare fuori i nomi più rappresentativi (e sommarci Heinlein solo per il lulz) e poi mi sono dimenticato Wolfe, che mi è sempre stato simpatico perché quel vecchio tricheco è uno degli ingegneri che contribuirono a realizzare la macchina delle Pringles! XD

    Ho pure adorato il suo Il soldato nella nebbia.

  4. Ahhhh fantatrash!
    Mi ci abbevero goloso.
    Duca ma perchè non vai tu in radio? Sei esperto nel campo.
    Un po’ di anni fa avevo fatto un’analisi economica dei costi dell’esercito di Saruman e mi ritrovo nel tuo pensiero sul ragionare sul fantasy è indice di essere fan dell’opera molto più che cercarci un significato profondo.

    Dal tuo pdv le fanfiction su autori famosi (tralasciando la produzione squallida) è una cosa utile o no per uno scrittore?

  5. Duca ma perchè non vai tu in radio? Sei esperto nel campo.

    Il problema di un programma serio su fantasy e fantascienza è che la maggior parte è immondizia, per cui si rischia di passare un messaggio più negativo del necessario. LOL.
    Comunque il formato degli interventi alla radio non lo apprezzo molto. E’ limitante, poco pratico, anche a causa delle incertezze delle tempistiche legate ai ritardi (qualcosa prima dura più dell’atteso, qualcosa dopo dura meno). L’ho fatto per due anni e mi va benissimo di aver ridotto e poi smesso, era diventato difficile anche trovare argomenti che stessero nei limiti di 7-8 minuti di un intervento.

    Ho in mente qualcos’altro però per arricchire il blog, proseguendo nell’ambito “positivo” di analisi di opere e di spunti di ragionamento forniti dalle opere iniziato con Rogue One e Passengers. :-)

    Dal tuo pdv le fanfiction su autori famosi (tralasciando la produzione squallida) è una cosa utile o no per uno scrittore?

    Fanfiction sulle opere degli autori?
    È un’ottima cosa. Qualsiasi prodotto realizzato dai fan per manifestare il proprio apprezzamento è positivo e un sana, vasta produzione di opere “derivate” distribuite nel circuito dei fan serve a rinforzare la comunità e quindi l’autore che la vuole far crescere.
    Eventualmente se il proprio settore è molto ricco è buona cosa anche tollerare un po’ di business attorno all’uso delle proprie idee, finché questo rimane su numeri piccoli, come fanno i giapponesi con le doujinshi tipiche (non quelle di soli materiali originali), e considerare il tutto come una “forma di pubblicità” in cui invece di pagare qualcuno si concede a chi pubblicizza di trovare modo di pagarsi da solo il servizio… ovvero vendere invece di dare gratis. L’importante è che la legge permetta all’autore di decidere a chi e fino a quanto concedere a qualcuno di offrire questo servizio (difesa del diritto intellettuale sulle proprie idee).

  6. Ho letto le materie dei primi sei interventi e… no, grazie. Non credo ascolterò li ascolterò mai. Poi leggo le materie degli ultimi due e mi parte un facepalm abbastanza forte da ribaltarmi con tutta la sedia. Cioè, non solo -come dici tu Duca – volendo mostrare che il fantasy non è solo Tolkien fa un programma su Tolkien, ma se “porta avanti da anni una battaglia culturale contro […] il moltiplicarsi senza tregua degli epigoni di Tolkien” dedica una delle quattro ore del suo programma a parlare de “gli epigoni nel fumetto, nel cinema, nella letteratura, nei giochi” e dello “lo straordinario mondo del fandom”. (Arpionandoci dentro anche Star Wars, Harry Potter e Game of Thrones – posso pensare male?)

    Avrei preferito un intervento della De Mari.
    Sul serio, credo che avrebbe potuto davvero stimolare la creatività fra gli scopiazzatori di Tolkien – pardon, fra gli straordinari scopiazzatori di Tolkien. Magari qualcuno avrebbe scritto un libro (un “seguito apocrifo” tipo Morlock Night) in cui, sulla falsariga della metamorfosi di Leto II Atreides nell’Imperatore-Verme dell’Umanità, Aragorn si trasforma nel Re-Mucosa di Gondor e Arnor.
    Credo che lo leggerei, un libro del genere.

  7. L’episodio 7, messo così, trasuda un’ignoranza enciclopedica. Se fosse una birra, sarebbe la Von Wunster/Wuhrer/TreLuppoli (ci siamo capiti, quelle birre lì base), al massimo l’equivalente della 5 Luppoli Bock Chiara (ma non Gamberetta, al massimo Lipperetta).

    L’idea per il seguito apocrifo è bellissima. Se c’è giustizia qualcuno deve scriverci un romanzo. XD

  8. A farmi scattare l’allarme è stato il termine “epigoni”, con la sua incoerenza intrinseca: prima dice che la Lippa contro gli epigoni conduce una guerra santa, e poi usa il termine con connotazione chiaramente positiva? Però sì, anche senza “epigoni” si preannuncia un trogolo.

    Che poi possiamo concedere il beneficio del dubbio: quella introduzione non l’ha certo scritta lei. Ma se menzionano Star Wars, Harry Potter e Game of Thrones – e mi fa pensare male che lascino il titolo della serie TV – dovranno pur metterceli, no? Martin sì ma Brooks no?

    (Su Star Wars: [ link ])

    Comunque il settimo sarà l’unico che seguirò, anche solo per vedere se sarà il trogolo che sembra. Se non sarà proprio una combo destro – sinistro – destro sul mio cervello darò un’occhiata anche all’ultimo. Diciamo che non mi stupisce che Lara Manni parli del fandom, ecco.

    L’idea per il seguito apocrifo è bellissima. Se c’è giustizia qualcuno deve scriverci un romanzo. XD

    Lo farei, ma non ne vale la pena: un libro del genere non sarà mai presentato alla radio :/
    Nah, la verità è che non sono abbastanza esperto di Tolkien né abbastanza estimatore di Tolkien per farci un apocrifo. Però potrei passare il “soggetto” a qualcuno…

  9. @Frostbite
    Io li seguirò tutti. Come sottofondo mentre si fanno attività poco impegnative, non sono male: i concetti sono pochi e banali, per cui si seguono senza sforzo anche mentre si fanno dei lavoretti a zero sforzo intellettivo. Sarà un mio vizietto, come per certi appassionati di birre di pregio (incluso me) è comune il vizietto di bersi anche i birroni commerciali di prezzo esiguo e valore adeguato al prezzo solo per accompagnare una pausa rilassante in cui non si cerca “l’esperienza” birra ma solo un’alternativa alla coca cola o simili e con poco alcol…
    Nel mio caso 3 Luppoli, 5 Luppoli, 6 Luppoli e Von Wunster hanno il loro spazietto abbastanza fisso. ^___^

    @Michele
    Gimli e le sue ragadi fanno questo effetto a tutti. ^-^

  10. @eliaspallanzani
    il discorso wikipediano sulle fonti secondarie arriva a livelli degni della teologia: le storie sumere sono favolette e miti, mentre la Genesi (che di quelle storie è il bignami fatto male) è verità rivelata da Dio. ^__^
    Wikipedia come promotrice di un approccio antistorico è un bel segno della decadenza dei tempi.

  11. commento forse un po’ in ritardo…
    Comincio con una captatio benevolentiae: non sono un grande estimatore di “Lara” Lipperini e sì, penso che avere un ventaglio più ampio di ospiti, sarebbe una cosa buona e giusta ma… questo è un problema che trascende le scelte di un singolo programma ma che riguarda (come minimo!) tutta Radio 3. Poi, dato che il canone (purtroppo) lo pago una Rai più pluralista la vorrei anch’io, ma questo è tutto un altro discorso.
    Purtroppo ci sono grossi problemi con l’articolo di “barbadillo” linkato sopra, anche qui in effetti sono d’accordo col punto “generale” (sì, sarebbe stato il caso di dare la parola anche a de Turris o Cilli) ma quando si passa nello specifico ci sono grossi problemi: ad esempio quando scrivono “dell’esistenza pluridecennale della Società Tolkieniana Italiana” dimenticandosi che… ecco, la STI ha sicuramente avuto un ruolo “storico” importantissimo per la valorizzazione di Tolkien in Italia ma che oggi (ed è un oggi che va avanti ormai da anni) non “si occupa” più di molto, giusto o sbagliato che sia è una società che solo formalmente è ancora attiva, confrontate il sito della STI:
    http://www.tolkien.it/news.php
    che già dall’estetica sembra rimasto agli anni ‘90, e da molto tempo ci sono pochissimi (nessun…) aggiornamenti, con quello della AIST:
    http://www.jrrtolkien.it/
    Citano il “Dizionario dell’universo di Tolkien” e se è vero che l’ultima edizione è uscita l’anno scorso, in effetti si tratta di un libro che risale a quegli anni ‘90 che sono stati (assieme ai primissimi “anni zero”) il momento di massima “gloria” della STI.
    Insomma, le puntate di “Pantheon” dedicate a Tolkien sono certamente criticabili, epperò c’è poco da fare, fa parlare chi veramente di Tolkien si occupa, sicuramente non tutti e con un pregiudizio “politico”, ma in ogni caso a persone molto attive in campo “tolkieniano”… confrontate su goodreads i libri scritti da de Turris con quelli del “povero” Roberto Arduini… il primo ha scritto molto di più, ma quasi tutto su altri argomenti e autori, e su Tolkien c’è poco e anche abbastanza datato, per il secondo anche libri pubblicati all’estero. Gianfranco de Turris sarebbe stato comunque giusto farlo parlare perché in certo senso è il decano dei tolkieniani italiani: credo che abbia scritto il suo primo saggio sull’argomento a fine anni ‘60, ma imho oggi non è né l’unico né il più autorevole a parlarne.
    Barbadillo poi, misteriosamente, considera WM4 come “socio fondatore” dell’ARST”, che è completamente sbagliata: uno perché l’ARST non esiste più, è confluita nell’Associazione Italiana (e non più romana) di studi tolkieniani, ed è di quest’ultima che WM4 è uno dei soci fondatori.
    Infine: non è vero che nella prima puntata ci sia un errore dell’anglista Piero Boitani, è un errore (comune) pensare che sia un errore quello che ha detto: Tolkien solo all’inizio aveva immaginato di creare una mitologia per l’Inghilterra ma è un progetto ben presto abbandonato, e Boitani ha solo ragione che gli Inklings (perché tra l’altro, in quel momento si parlava più del gruppo che del singolo scrittore) scrivevano quello che volevano leggere. Chiaro che con più tempo a disposizione il punto poteva essere chiarito meglio, ma in un breve intervento radiofonico meglio così che ripetere quello che sanno “tutti” ma è come minimo fuorviante.
    E qui mi fermo che ho scritto un lenzuolo :-(

  12. Ecco, invece di questa storia, che è un vero caso di prendere per il culo i lettori e cercare di farla pure franca, non si è parlato abbastanza. Bravo.
    Mi riferisco alla questione Manni, naturalmente.

    Tra l’altro fu anche squallido l’appoggio dei Wu Ming, in quanto l’idea di anonimato da loro propugnata con Luther Blissett nasceva per nobili scopi di intervento politico, mentre qua c’era solo chi cercava di perculare i lettori (peraltro dubito che Esbat sia stato questo gran “caso” visto che Feltrinelli poi l’ha scaricata).

  13. Ciao. La Lipperini non ha invitato un grande esperto come deTurris, perché ormai non lavora piú a Rai Radio1
    da tre anni. Leggendo il cast di esperti che ha reclutato, ho riso nel trovare quello di Michela Murgia, grande esperta di fantasy!! Credo che ascolteró le puntate successive, solo per vedere dove si spingerá la sua superficialitá.

Comments are closed.