Continuiamo con i nostri incipit d’anime. Questa volta vedremo i primi tre episodi di Seikai suru Kado, in cui un cubo alieno di due chilometri atterra sul Giappone e un negoziatore catturato dal cubo si trova a dover mediare tra l’entità aliena, interessata a ficcare il suo naso nella gestione del paese, e il governo giapponese. La fantascienza mi interessa sempre.

Seikai suru Kado

Siamo abituati alle storie in cui qualche entità aliena arriva, senza intenzioni apertamente malevole, e questo cambia il corso della storia. Hanno questo ruolo i Superni del romanzo Le guide del tramonto di Clarke, in cui gli alieni giungono sulla Terra con le loro navi e impongono all’umanità di terminare qualsiasi conflitto, permettendo così il fiorire di una nuova età dell’oro. Anche gli alieni di Arrival, che portano in dono all’umanità la propria lingua, cambiano così il corso della storia.

Cosa vorranno questa volta? Che impatto avranno sull’umanità? Sarà questo a fare la differenza per dire se la serie è “originale” o è qualcosa di già visto a livello di What If fantascientifico. Per ora non possiamo rispondere, non dopo i primi tre episodi, per cui il giudizio rimane sospeso… ma sarebbe stato meglio avere di fronte qualcosa di fortemente originale subito, visto il genere scelto.

Il problema parte già dall’analizzare l’opera, i cui primi tre episodi includono un episodio zero che mostra il background dei protagonisti, Kojiro e Shun, prima dell’arrivo del cubo. L’episodio zero non ha nulla di fantascientifico e si può benissimo evitare di guardare, partendo con l’uno. Io ho visto prima l’uno e poi lo zero, e se avessi visto subito lo zero non so nemmeno se avrei finito di guardarlo…

Nell’episodio 0 in teoria stiamo vedendo quanto è bravo Kojiro a negoziare una soluzione che accontenti il reale obiettivo di ambo le parti, e non i loro obiettivi dichiarati. Kojiro e Shun vengono inviati a comprare il terreno su cui si trova una fabbrica in declino, per riconvertire la zona in un progetto statale chiuso nei cassetti da qualche decennio. Qui vediamo che Kojiro è una brava persona perché si interessa della fabbrica e cerca di trovare un modo per evitare che chiuda.

Il problema è che Kojiro non sta lottando contro nessuna reale opposizione. Il proprietario della fabbrica accetta subito di vendere, ma gli va bene anche provare a sviluppare in fretta e furia un nuovo trattamento dei metalli per tornare all’avanguardia e non dover chiudere. Allo stesso tempo il capo di Shun e Kojiro non vuole veramente che la fabbrica chiuda: pensa di aiutare un amico in difficoltà comprando il terreno, visto che gli affari vanno male e la pensione ormai è prossima. Il proprietario della fabbrica ha perfino in ufficio una foto di 30 anni prima fatta assieme al capo di Kojiro. Se si potesse salvare la fabbrica sarebbero tutti contenti.

Kojiro non ha nemmeno problemi a reclutare un barone della fisica all’istante per aiutare con i calcoli nello sviluppo del nuovo sistema. Va tutto sempre e solo liscio, zero conflitto. E zero negoziazione. In più gli operai per un mese fanno orari massacranti per aiutare nel progetto e salvare l’azienda: non so, sarà che sono italiano, ma sono abituato che gli operai se l’azienda è nei guai scioperano per renderla più forte e si stupiscono se poi fallisce. ^_^ Magari in Giappone è ok, ma senza nemmeno un poco di resistenza, tutto bello liscio… insomma…

Ancora peggio è come finisce il tutto: dopo un mese, al termine ultimo per le trattative, il capo di Kojiro piomba a sorpresa presso la fabbrica… e vede di fronte a sé il miracolo, la nuova tecnologia di placcatura ha funzionato e il test passa di fronte ai suoi occhi, tra lo stupore degli operai. Ora la fabbrica ha una nuova tecnologia innovativa che soddisfa le richieste del Gabinetto per l’Innovazione Strategica, per cui avranno un sacco di lavoro e non c’è motivo che chiudano o che un ente governativo gli compri il terreno.

Se arrivava due minuti dopo, si perdeva il test. Se il test falliva, magari obbligava la fabbrica a vendere… e forse sarebbero bastati altri tre o quattro giorni di correzioni per farcela. Siamo alla vittoria all’ultimo secondo, più coincidenza comoda. Non va bene.

La cosa migliore di questo noioso e piatto preambolo è che è tutto con classici disegni 2D, senza la computer grafica incollata male che alcuni studi da alcuni anni ci propinano realizzando spesso autentici scempi (come nell’ultima versione animata di Berserk).

Si prosegue con il cubo che scende dal cielo e l’aereo passeggeri che viene assorbito. L’episodio uno comincia dove finisce lo zero, ed è così che una storia fortemente basata su un elemento fantastico deve svilupparsi: partendo con l’elemento fantastico subito, o comunque il prima possibile.

Il primo episodio nell’insieme è buono, conosciamo quanto basta di Kojiro e del suo collega Shun per capire che Kojiro è una brava persona, anche se non ci fornisce particolari motivi per empatizzare. Appare come il classico tipo un po’ distaccato e perfettino. Solo la palese adorazione di Shun ci fa capire che Kojiro merita il nostro tifo, ma non è il massimo…

Episodio uno a mio parere rovinato dalla ricercatrice portata lì subito dal professorone di fisica che appariva nell’episodio zero: il Giappone affida all’istante il comando dei test scientifici al professorone e alla sua sottoposta, la dottoressa Shinawa, un cliché ambulante della ricercatrice fuori di testa che vuole sperimentare qualsiasi cosa purché puzzi di Scienza..

Fino a questo momento i personaggi erano un po’ ingessati, senza approfondimento, ma umani. Persone vere. Ok, forse Shun era un po’ la macchietta del giovane collega dai facili entusiasmi, ma ora ci becchiamo la prima sagoma di cartapesta al 100%. Grande. Fantastico. L’unica nota positiva è che militari e scienziati lottano contro il cubo, nel tentativo di riuscire a scalfirlo o capire di cosa è fatto. C’è una briciola di conflitto, sfortunatamente contro un avversario passivo.

Ora un altro problema: il primo episodio termina con il cubo che si apre in cima e ne escono fuori Kojiro e una creatura di forma umana, l’alieno. L’alieno ci tiene molto a non turbare nessuno e a mettere tutti a loro agio, come scopriremo dopo. Perché sì, il conflitto non piace agli autori.

All’inizio del secondo episodio sentiamo l’alieno parlare, con una voce che entra direttamente nella testa della gente. Dice di voler “unire le volontà”, ma non si capisce cosa intenda: se qualcosa come ne Le guide del tramonto o se qualcosa in stile Borg o chissà che altro. Vuole rendere il mondo un posto migliore senza conflitti? Vuole assorbire il genere umano? La reale volontà degli alieni e quanto suonerà “nuova”, come detto all’inizio, sarà fondamentale per giudicare a livello di fantascienza questa serie.

A livello narrativo butta male.
Anche il secondo episodio manca di conflitto, come lo zero. Sappiamo già all’inizio che ai 251 passeggeri dell’aereo l’alieno ha fornito aria, acqua e cibo per tutto il tempo in cui rimarranno nel cubo. Vedere come ci si arriva, sapendo che comunque sono in salvo, non crea la tensione necessaria. L’alieno è troppo gentile e accomodante e il peggio che fa è frugare nel cervello di Kojiro per qualche secondo, causandogli dei dolori fortissimi… ma lo fa solo per poter poi comunicare con lui.

In più con ormai tre episodi visti abbiamo capito che Kojiro non ha alcun difetto da superare. È perfetto, lodato da tutti, il miglior negoziatore del Giappone proprio al posto giusto nel momento giusto. Se uno può farcela a ottenere qualcosa, è lui. Un personaggio morto, insomma: completo, che non può evolvere.
Non ci viene lasciato il sospetto che il suo voler “fare tutti contenti” sia un problema, non abbiamo in nessun momento il suggerimento che la sua fissa di non scontentare nessuno possa mandare a puttane tutto. Ma come, la diplomazia non era l’arte di lasciare tutti insoddisfatti, creando un equilibrio in cui nessuno ha voluto quello che voleva per davvero ma neppure i suoi avversari?

Manca conflitto. Manca un protagonista in grado di evolvere, anche se possiamo sperare che almeno Shun abbia un arco di trasformazione grazie a Kojiro (speranza al momento campata totalmente per aria, neppure lui pare avere difetti reali se non la scarsa esperienza di lavoro). Dopo due episodi, tre considerando lo zero, è troppo: non si può essere così lenti a ingranare! Sempre che poi ingrani…

Come fantascienza magari sarà pure un buon prodotto, ce lo dirà solo lo svolgimento futuro, ma come opera di narrativa che ha lo scopo di intrattenere, di emozionare, e di mostrarci le profondità dell’animo umano, nei primi episodi è molto deludente. Un difetto che ha lasciato nei decenni la fantascienza troppo a lungo nel ghetto, visto che senza il giusto soddisfacimento dei requisiti drammaturgici non può bastare il mero “fetish” fantastico per interessare il grande pubblico.

L’Amleto non è una grande opera perché c’è un fantasma che appare all’inizio. Il Macbeth non è grande perché ci sono tre streghe. Queste cose sono evidenti, ma se sono così evidenti perché quando si scrive narrativa fantastica regolarmente si finge di scordarselo e si pensa che “basti il fantasma”?
Bisogna andare al di là delle apparenze e guardare a cosa rende davvero grandi le opere drammatiche. E di questo gli autori di fantasy e fantascienza spesso se ne fregano per comodità, ovvero per non dover imparare a fare bene il proprio lavoro. Torneremo a parlare di questa questione in futuro.

Continuerò a guardare Seikai suru Kado?
Sì, ma solo per curiosità verso l’aspetto fantascientifico visto che, come detto, sono un amante di questo tipo di opere… ma se dovesse continuare a essere così noioso, probabilmente mollerò. Ho di meglio da fare e non mancano opere molto migliori a cui dedicare il proprio tempo.

A domani per parlare di una serie che non ha nessuna grande idea dietro, ma che al contrario di questa ha una costruzione migliore dei primi episodi: Sakura Quest.

3 Replies to “Incipit d’anime: “Seikai suru Kado””

  1. Duca non so se può aiutarti o se magari lo conosci già: Video Speed Controller.
    È un’estensione di Chrome che permette di accelerare qualsiasi video stia passando sul browser, io lo uso per Netflix così come per lo streaming classico.
    Fino a 1,30x non si nota quasi la differenza e permette di vedere molta più roba in molto meno tempo.
    Elimina i momenti morti e aiuta a condensare gli eventi.
    È la salvezza per serie mediocri (o anche solo molto lente) ma interessanti tipo 13 o BSG.

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