Un lettore, Carmelo, mi ha chiesto come mai ci siano state così tante lamentele e accuse contro i theShow, il celebre canale YouTube di scherzi ed esperimenti sociali, come si definisce nella descrizione, quando è partita tre settimane fa la richiesta di donazioni agli spettatori.

La questione delle richieste di donazioni a cui pochissimi partecipano e di cui molti si lamentano è una storia molto vecchia, e tante volte negli scorsi anni ho visto i proprietari di diversi piccoli blog lamentarsi del problema di non riuscire a monetizzare con le donazioni i propri contenuti.

Quella che segue è solo la mia opinione, ma spero che vi possa dare qualche spunto su cui riflettere senza ripiegare sul solito, e che non spiega nulla, “perché sì, perché siamo in Italia” (che come mantra è praticamente l’ultimo rifugio standard degli imbecilli, e fa bella coppia assieme a “il pubblico non capisce un cazzo”).

Vi metto il video in cui chiedono le donazioni:

Il problema delle donazioni non è facile da spiegare da zero. Cominciamo dalle basi: un blog, canale o altro sito basato su donazioni è, semplicemente, un “servizio gratuito per tutti sostenuto da pochi”.
Come mai la gente aggredisce i theShow o le cosplayer che chiedono supporto su Patreon, con i classici “trovatevi un lavoro vero” o “siete mendicanti con la ciotola per le monete” o altro, ma questo non è normale con Wikipedia, che come loro fornisce “contenuti gratuiti per tutti sostenuti da donazioni di pochi”?

Per farvi capire quante sono state numerose le aggressioni, i theShow hanno messo un commento in evidenza sotto il loro video in cui una spettatrice simpatizza con loro e spiega la follia di chi li sta insultando.

Credo che la questione delle donazioni vada analizzata considerando la natura esatta del servizio verso cui si dovrebbe donare e come questo viene percepito. Soprattutto come viene percepito: la realtà reale, effettiva, interessa la Fisica… e basta; la realtà percepita, spesso totalmente disconnessa e alienata dalla realtà effettiva, è ciò con cui la gente prende decisioni o interpreta le cose.

TheShow come anche i canali di gaming o altre cose così, sono percepiti come fornitori di intrattenimento come mille altri. Non importa che i theShow o altri siano incredibilmente più bravi di migliaia di loro concorrenti, che facciano parte della nicchia dei veri professionisti: è irrilevante al fine della percezione. Abbiamo gente che fa un bel lavoro, divertendosi, ed è percepita come intercambiabile con altri: se un canale si ferma, ci sono altri dieci o cento al suo posto.

In pratica mancano due importanti aspetti:

  1. Necessità.
  2. Autorità/Rispetto.

Quello che loro forniscono non è un bene necessario e non è insostituibile, dato che beni alternativi sufficientemente validi (per esempio: io preferisco di gran lunga i contenuti d’intrattenimento di Yotobi) sono forniti da altri canali e il loro pubblico non segue “solo loro”. Sono un po’ come una versione VIP degli Assaltatori di Star Wars: quando tutti sono equivalenti, nessuno è insostituibile.

In più il settore in cui si sono inseriti non evoca né l’idea di autorità né il conseguente rispetto. Vengono percepiti come gente che cazzeggia e fa la bella vita, non come professionisti, per via della natura di ciò che fanno. Questo è ingiusto e non valorizza la loro professionalità e la difficoltà di ciò che fanno, ma la “percezione” ha poco a che fare coi fatti, come già detto.

Se fossero traduttori dal sumero che tentano di sovvenzionare un progetto di divulgazione storica nei licei, finanziato dal basso con il denaro dell’associazione di volontari e delle donazioni dei fan, le grida di “trovatevi un lavoro vero” sarebbero molto meno.

  1. Necessità del servizio educativo: magari non ci interessa direttamente per cui non doniamo niente, ma capiamo in astratto che regalare divulgazione storica gratuita nei licei, con progetti mirati, sembra utile, per cui non li insultiamo per questo.
  2. Professori di storia quindi settore “serio”: autorità che meritano rispetto… rispetto che un disegnatore di fumetti altrettanto professionale di un barone universitario NON otterrebbe così facilmente, visto che il suo settore è considerato meno “serio”.

Ma raccogliere donazioni è difficile, perché non si fornisce nulla in cambio dei soldi: l’ideale è fornire un “di più”… altrimenti perché pagare? È inutile appellarsi a sciocchezze come “se tutti ragionassero così” o altre corbellerie: è ciò che si dice quando si è troppo ingenui per capire il problema di fondo e non si ha la decenza di esserne consapevoli (o si finge di non capire).

La donazione pura, senza che si acquisti in tal modo alcunché, non funziona a meno di non avere una ENORME quantità di fan rispetto al totale necessario da mobilitare affinché bastino le donazioni. Magari è facile avere 5000 donatori se hai 10 milioni di iscritti, ma è molto difficile se ne hai 500mila. Però sarebbe ancora meglio fornire, stile Wikipedia, un servizio così utile, così pratico, da far sentire in debito gli utenti, se si vuole che donino qualcosa.

E credo che non sia difficile capire come molti si sentano più facilmente in debito verso Wikipedia, e un po’ meno verso un canale divertente di candid camera… e perlomeno se uno non dona, perché pensa “tanto so che le donazioni sono sempre state un sacco gli altri anni”, non insulta Wikipedia gridando che sono dei mendicanti con la ciotola per le monetine.

E sì: c’è chi trova più utile Wikipedia di un canale di scherzi! Che mondo buffo!

Per esempio PBS Space Time è una canale di divulgazione scientifica con circa 898mila iscritti, diciamo la metà dei theShow (grazie ad Angra per l’esempio suggerito ^_^). Eppure, pur chiedendo anche loro donazioni via Patreon, non hanno problemi a racimolare quasi 2000 donatori che danno oltre 11mila dollari al mese, al momento attuale. Più dei 10mila richiesti come obiettivo. E la gente non si sogna di gridar loro “barboni, barboni”, eh…

Attualmente i theShow su 5000 donatori decisi come primo traguardo dopo tre settimane ne hanno racimolati poco meno di 1600: non sappiamo quanto abbiano donato, visto che in teoria si può donare da 1 a 50 dollari, ma meno di 1600 su 5000 non suona bene. Considerando che PBS Space Time, con solo metà del pubblico, ne ha un 25% in più.

Molto dipende dal tipo di pubblico che uno si seleziona, da come si viene percepiti: meglio 1,7 milioni di persone disposte a guardare ciò che fai solo se è gratis… o la metà, ma molto più ben disposte a pagare per ciò che realizzi perché ti rispettano per davvero? I numeri che non possono divenire altro, sono popolarità vuota… anzi, non sono proprio nemmeno popolarità, sono solo un numero gonfiato che confonde, in primis, il creatore stesso di contenuti su quanti fan veri abbia… e quanti invece ridano sia dei suoi video che di lui, e al primo accenno che si debba portare rispetto al creatore di contenuti rispondono a insulti…

L’ideale comunque non è tanto un sistema di donazioni, che suona debole, ma un vero sistema Freemium in cui regali (e hai regalato) così tanto ai tuoi fan che questi devono letteralmente scervellarsi per capire cosa cavolo potrai dare di più se si abbonano o comprano il tuo servizio per clienti speciali. La donazione diventa un acquisto vero e proprio di qualcosa in più: poi lo si può chiamare “regalo” per i donatori o parlare apertamente di iscrizione premium o quel che si vuole…

Ognuno ha il pubblico che si seleziona con i propri contenuti. Stupirsi del proprio pubblico significa non aver capito i propri reali contenuti.

I theShow non offrono un vero servizio Freemium: donando si ottiene di essere messi nei ringraziamenti, salutati, poter vedere dei video di solo ringraziamento o assistere a delle Live… non molto, e non molto connesso al servizio originale. Sono tutte cose per fan molto stretti e basta. Dovrebbero invece vendere qualcosa di connesso a ciò che già danno gratis, per esempio uno o due  video esclusivi ogni mese, che non saranno mai messo gratis online (o solo dopo un anno o simili), disponibili solo per chi è abbonato.

Tanti loro fan darebbero 1 euro, credo, per vedere un video esclusivo. Hanno 1,7 milioni di fan, cazzo, basta lo 0,5% di acquirenti mensili per fare la cifra che probabilmente stanno cercando di fare. Metà dei video sarebbero per tutti, e metà sarebbero solo preview con opzione d’acquisto. O tre quarti e un quarto.

Quella Freemium è la strategia di Simple Pickup: un grande canale pubblico pieno di dritte su come rimorchiare ragazze, video motivazionali su come avere più fiducia in sé stessi ecc. a cui si somma un servizio extra, a pagamento, per diventare un corsista capace di abbordare ragazze senza paura (in pratica insegnano ad avere fiducia in sé stessi, soprattutto). E funziona benissimo. La gente è disposta a pagare se pensa che tu sia un’Autorità in un certo campo e puoi fornirgli un servizio per loro Necessario.

I creatori di Simple Pickup hanno poi fondato Jumpcut Academy, proprio per insegnare questo sistema e far capire che la pubblicità su Youtube NON è tutto e NON bisogna farci affidamento… e meno di un anno dopo l’Adpocalypse ha dato loro ragione.

E qui mi sento di consigliarvi la visione di un video che mi è piaciuto molto, quello di Yotobi:

Mi è piaciuto soprattutto perché afferra l’essenza del problema: YouTube non è il trampolino di lancio verso splendide carriere, come viene spacciato, ma è più spesso un limbo in cui i celebri 15 minuti di notorietà si espandono fino a coprire 10 anni di una persona… e poi svanire.

E se non sapete cos’è l’Adpocalypse, rimediano Shy di Breaking Italy e Quei Due Sul Server:

Io nel mio piccolo sono partito subito dicendo che vendo corsi di scrittura online e chiarendo più volte che non potrò parlare fino in fondo di tutto sul canale gratuito, perché certe lezioni rimarranno solo sul corso a pagamento. Quindi abbiamo nicchia percepita come Necessaria da chi bazzica il mio canale, e lo seguono proprio perché pensano che sono competente nell’ambito (Rispetto/Autorità).

Risultato? Zero critiche in oltre quattro mesi e diversi corsisti in coda, prenotati per quando il nuovo corso verrà avviato ufficialmente in autunno. E non sto praticamente facendo nulla per spingere il corso, ancora: è un miracolo che qualcuno mi abbia già contattato per farlo, secondo me.

Ah, ne approfitto per dire che a luglio, forse già a partire dalla prima settimana, penso di fare un video dedicato al primo Arma Letale: se qualcuno vuole vederlo prima per fare un ripassino, è avvisato!

Ed ecco qui il mio video su quest’articolo:

18 Replies to “Donazioni ai theShow: perché tante critiche?”

  1. Ciao Duca, con le dovute proporzioni credo tu stia gestendo molto bene il canale youtube.

    Scusa se divago in due OT:

    Ieri ho visto uno dei corti di Mainetti, Tiger Boy. Se non lo hai visto te lo consiglio, poi mi saprai dire se mi sbaglio… ma mi sembra proprio che in 20 min si sia riuscito a costruire un piccolo arco di trasformazione (certo molto risicato e semplificato). È così? Non credevo fosse possibile riuscirci in tanto poco tempo. A te comunque piace? A me molto. Se ti va potresti parlarne come esempio di storia brevissima, magari applicabile anche ai racconti brevi.

    Il corto: http://https://youtu.be/4sENrNneLpU

    Incuriosito ho fatto una breve ricerca sullo sceneggiatore di Mainetti, che ha scritto pure Jeeg Robot: Nicola Guaglianone. Wiki mi dice che ha studiato prima nella scuola di Leo Benvenuti e poi tra vari corsi di sceneggiatura e narrativa a Los Angeles.
    Ciò mi ha fatto chiedere, scusa la franchezza, se la formazione Vaporteppiana abbia secondo te qualcosa da invidiare a chi segue un percorso “professionale”, studiando in scuole di sceneggiatura.

    Per finire ho da poco scoperto un giochino su Steam che credo possa piacerti, se non lo conosci già: “Airship, Conquerors of the Sky”. Il gioco, che per ora è in early access, presenta un mondo steampunk (abbiamo automi antropomorfi giganti, ragni e vespe meccaniche ecc.) con anche alcuni elementi fantasy (draghi, calamari giganti volanti, ragni colossali) e permette di progettare e costruire “landships” (su cingoli o su zampe, di numero variabile), aereonavi (che volano o grazie a palloni pieni di gas o grazie a uno speciale motore antigravitazionale funzionante grazie a un minerale fantastico) e forti terrestri. La grafica pixellosa permette comunque di vedere lo spaccato delle poprie aereonavi, con le stanzette deputate ai vari scopi (ponte di comando, alloggi delle truppe, deposito munizioni, motore). Ci sono pure i fanti assaltatori, dei marines dell’aria, oltre che altre truppe specializzate (granatieri, dragoni dotati di uncini per l’abbordaggio, ussari volanti a cavallo di piccoli palloni d’assalto ecc). Lo conoscevi? Ti consiglio di visitare pure il developer blog, ci sono molti spunti e idee interessanti, e mi piace il modo di pensare dello sviluppatore.

  2. Ciò mi ha fatto chiedere, scusa la franchezza, se la formazione Vaporteppiana abbia secondo te qualcosa da invidiare a chi segue un percorso “professionale”, studiando in scuole di sceneggiatura.

    La teoria insegnata sulla costruzione delle storie è la stessa. La differenza è che chi scrive per Vaporteppa è obbligato ad applicarla, mentre chi studia altrove di solito fa poi le cose come capita senza preoccuparsi del risultato, appellandosi a mille giustificazioni possibili. È molto raro trovare dei professionisti che abbiano realmente orgoglio professionale: di solito preferiscono avere egocentrismo, che non è la stessa cosa.

    Il livello professionale modesto è ben testimoniato nei manuali stessi, quando viene criticato lo stato delle storie che arrivano… senza contare poi il peggioramento successivo da parte dei ritardati (registi, attori, produttori ecc.) che non hanno le competenze per intervenire e pretendono di farlo.

  3. Grazie mille per la risposta, e scusa ancora per gli enormi OT. Stupidamente non mi sono reso subito conto di quanto fosse scortese divagare tanto.
    Ad ogni modo non vedo l’ora di avere a disposizione il tempo per potere usufire del corso ^^

  4. Gli OT non sono un problema eccessivo. Se si può parlare di adpocalypse, freemium, donazioni ecc. preferisco, ma anche le altre cose erano a tema col blog in generale.

  5. Mi trovo molto d’accordo su quanto hai detto.

    Per quanto riguarda il modello freemium che suggerisci tu con i “video esclusivi”, i Theshow li hanno già senza saperlo: le “Reazioni alle rivelazioni”, soprattutto quelle reazioni in cui vengono insultati pesantemente o finiscono in una rissa.
    Sono abbastanza sicuro che una buona fetta dei loro fan pagherebbe per vederli. Ovviamente il video principale sarebbe gratis come sempre.

    ps: sono io il Carmelo che ti ha fatto la domanda su Quora e ti ringrazio per la risposta esauriente :)

  6. A me il video di Yotobi non è piaciuto granché. Shy è già molto meglio. Yotobi piagnucola, mentre Shy spiega i fatti e propone soluzioni.

    La questione “adpocalypse” mi sembra molto gonfiata sia da Yotobi che dai TheShow. Alla fine il problema è un algoritmo fatto in poco tempo che gestisce un meccanismo nuovo, quindi mi aspetto che come tutte le funzionalità di YouTube subirà delle modifiche nel tempo, specialmente se i creatori e gli utenti sono scontenti. Il tono di Yotobi lo trovo insopportabile. “Non siamo un cazzo, affonderemo tutti, farò un altro lavoro, fino ad ora non abbiamo acquisito nessuna skill…” Scusa cosa? Perché invece di lagnarti non proponi soluzioni stile la roba freemium adottata da un sacco di gente molto prima di questa situazione? Sul serio facendo video su Youtube non hai imparato nessuna nuova skill? Vuoi dire che tutte le views che fai ti arrivano ogni volta solo per botta di culo? Cioè mi vuoi dire che non sai neanche cosa hai imparato? Davvero alla peggio non sai trovarti un’altra cazzo di piattaforma dove postare i tuoi video? Cioè vuoi dire che tutti quelli che ti dicevano di lavorare in miniera avevano ragione? Non sai sfruttare dieci fottuti anni di notorietà?

    Come dici nell’articolo, e come dicono i tipi di Jumpcut, Youtube è perfetto per lanciare business online esterni. Bisogna solo avere la volontà di farlo e la conoscenza per farlo, che corrisponde più o meno al set di skill che già hai, più un pelo di problem solving per farti venire l’idea. Se ti lamenti perché non guadagni più dalle pubblicità, e le pubblicità erano la tua principale fonte di guadagno, a me sembra che tutto sommato ti meriti di affondare. Personaggio giusto ma sofferenza giusta. Non c’è empatia. Dal video di Yotobi sembra che o neanche lui sappia come funzioni il suo lavoro o che stia sfruttando la marea di lagne per fare un sacco di views, ma senza neanche impegnarsi e aggiungere qualcosa di nuovo e utile all’argomento.

  7. Se ti lamenti perché non guadagni più dalle pubblicità, e le pubblicità erano la tua principale fonte di guadagno, a me sembra che tutto sommato ti meriti di affondare.

    Il problema è che la maggior parte degli Youtuber di successo è così: fanno cose inflazionate e per cui nessuno pagherebbe, e hanno pubblico perché già hanno pubblico, ovvero sono in un sistema in cui la fama si autoalimenta mantenendo il livello ottenuto con poco sforzo (come è tipico di moltissimi brand).

    I contenuti di yotobi, ovvero una satira dello youtuber nel panico di oggi, possono dare fastidio solo se uno si sente punto per qualche motivo dalla cosa, magari se ha sopravvalutato gli youtuber in generale o il settore. Ma questo significa non avere capito il messaggio di Jumpcut academy. Se uno ha capito il messaggio vero di Jumpcut, ciò che dice Yotobi non solo è perfettamente sensato ma è ciò che Jess e Kong avevano affermato e previsto: se uno guadagna solo dalla pubblicità, da un solo sito, se quello va via perde tutto. Yotobi sta solo ripetendo la lezione di Jess e Kong, mostrandola dal punto di vista di chi ha progettato male il proprio business… come i theShow, per esempio (anche se loro hanno anche altri lavori a parte il canale) o tanti gamer: fama vuota a tutti i costi, views, pubblicità…

    Avere delle abilità è irrilevante, se quelle abilità non hanno valore economico al di fuori della mera pubblicità ottenibile dalle views. Youtube ha troppo a lungo favorito e promosso un modello di sviluppo di canali in cui non vi fossero abilità dietro che avessero valore al di fuori di un sistema di views-pubblicità, ovvero fondati sulla fama vuota. O uno impara a fare altro, come Clapis che ha mollato la merda e fa l’artista ora, o finisce male… la riunione di condominio a cui accenna Yotobi nella recita in cui interpreta lo Youtuber che non vuole adattarsi e “uscire fuori” dal sistema instabile adottato. ^_^

  8. La questione “adpocalypse” mi sembra molto gonfiata sia da Yotobi che dai TheShow.

    Ho sbagliato, lol, volevo scrivere Yotobi e QueiDueSulServer

  9. La parte in cui Yotobi, mentre interpreta il personaggio tragico dello Youtuber parodistico (qualcuno ha forse dubbi che l’intento non fosse parodistico, se finge di essere uno che vive in un bagno?), dice che non dobbiamo pensare che Youtube sia un trampolino quando invece sono 15 minuti di fama estesi per 10 anni, è l’essenza del problema presentato da Jess e Kong.

    Se uno tratta la fama su Youtube come successo in sé, che è ciò che Youtube promuove, non ragionerà mai di dover sviluppare un progetto esterno a Youtube su cui canalizzare la fama raccolta. Penserà che il successo arriverà “perché sì”. Pensare che ogni fama su Youtube, ogni incasso, è transitorio e alla fine rimarrà solo ciò che si trova “indipendente dalla piattaforma” (e che abbiamo sparsi in giro, anche verso un sito proprio che nessuno potrà mai abbattere), permette la giusta forma mentale promossa da Jumpcut.

    Yotobi lo dice… il problema è pensare che quando una crisi passa, poi sia tutto ok… fino alla crisi dopo. Questa è la “fase di resistenza” descritta da Yotobi nella sua parodia, la fase in cui lo Youtuber si racconta “tutto si risolverà, non devo cambiare io, non è colpa mia”.
    Invece la colpa c’è. Lo youtuber deve dirsi: “la colpa è mia, non devo dipendere da Youtube, devo costruire un mio business”. Se lo fa… è salvo, come dicono su Jumpcut Academy o come ha detto Montemagno parlando di Clapis in un suo video.

    E se non lo fa… la narrazione di Yotobi è chiara: il destino tragico è chiudere tutto e trovarsi un altro lavoro.

    La narrazione fatta da Yotobi direi che è molto valida e chiara, nel presentare la tragedia dello Youtuber poco cauto. C’è un chiaro fatal flaw, c’è la fase di resistenza, c’è il rifiuto del midpoint, c’è la tragedia finale. E infatti nonostante le alte views fa ancora un 10% e oltre di rapporto Mi Piace / Views. Non è male, considerando che al salire dei numeri ci sono video di successo che fanno un 5% scarso.

    Si spera che non vengano tutti da gente che detesta gli Youtuber e gode vedendo il video, ma anche da chi dice “cazzo, io sono così ora, devo subito cambiare o tra 1-2-5-10 anni sarò fottuto”.

  10. @Duca

    I contenuti di yotobi, ovvero una satira dello youtuber nel panico di oggi

    Non mi sembrava una satira, per questo ho scritto il commento che ho scritto. Se avessi pensato che Yotobi stesse recitando il mio commento non avrebbe senso.

  11. Duca, c’è un modo di leggere tutte le tue risposte su Quora senza essere iscritti? attualmente l’iscrizione alla versione italiana funziona per inviti.

  12. @Emue
    Ehm, cosa doveva fare di più Yotobi per far capire che è una parodia con intento educativo? Ha esagerato gli elementi, si è attribuito caratteristiche folli per stimolare il riso (chiusura in bagno dove c’è tanta acqua, paura del mondo esterno ecc.). Di più poteva solo scrivere “È una parodia dello Youtuber poco cauto”. Ma se uno deve spiegare le battute, che senso ha la battuta?
    Non mi pare difficile notare che il mondo presentato da Yotobi è un pelo irrealistico, non so, rispetto al Macbeth…

    Se voleva essere serio, avrebbe fatto un video con toni lamentosi come i theShow, che erano mortalmente seri e disperati. Ecco, loro sembravano un Macbeth del piagnisteo.

  13. Ma, al di là degli esempi dei singoli canali o nicchie – penso a quella dei videogiocatori, che a partire dallo scorso ottobre ha visto diminuire le views anche di un 30%, quasi sicuramente a causa di cambiamenti negli algoritmi di Youtube nella sponsorizzazione e nei video consigliati, e ha avuto un crollo psicotico collettivo – lo stesso problema della realtà percepita dagli utenti si applica benissimo a Youtube stesso, vedasi il fallimentare Youtube Red, la sua versione Freemium, lanciata a fine 2014 promettendo video privi di qualsivoglia pubblicità e la possibilità di guardarli offline… per 9.99$ al mese, rotfl (più della versione base di Netflix).
    Nemmeno aver inserito dall’anno scorso contenuti esclusivi come ‘film’ e ‘serie’ con protagoniste le personalità di spicco di Youtube – quasi tutte del settore dell’intrattenimento e con un pubblico troppo giovane per riuscire a spillargli quattrini – ha contribuito ad aumentare il bassissimo numero di iscritti. Semplicemente, il pubblico non è interessato a pagare un simile sproposito per quello che è stato abituato ad avere gratis per più di quindici anni e che non gli è strettamente necessario.

    Fra questo, gli algoritmi ballerini, l’adpocalypse e la fuga di investitori, quell’insulto al Cristo che è Youtube Heroes e chissà che altro che al momento mi sfugge, l’entità ‘Youtube’ è riuscita a essere più retard dei suoi stessi utenti e ancora più miope nella gestione dei propri affari ^-^’

    @Davide Politi
    https://it.quora.com/profile/Marco-Carrara
    basta cliccare sul nome di chi ha risposto a una domanda per essere reindirizzati sulla di lui/lei pagina. Ma ho visto adesso che il link qui sopra è già stato indicizzato da Google ed è facilmente rintracciabile :)

  14. Grazie Terra Nova ^^
    Avevo provato da Google, ma venivo reindirizzato alla pagina di richiesta invito.

  15. Il problema di YT è emblematico del problema dell’informazione al tempo dell’information economy.
    Non mi trovo d’accordo su quello che dice il primo youtuber (scusate l’ignoranza su chi siano queste persone), le pubblicità su internet non sono così mirate come ci piace credere.
    Prima di YT, adsense e altri fornitori di pubblicità sono stati investiti dallo stesso problema: aziende che chiedevano “perchè il mio bannerino appare su un sito di suprematisti bianchi?”.
    Perchè se è vero che la pubblicità massiva in televisione è utile come un bombardamento a tappeto è anche vero che il controllo è dell’azienda.
    Su internet una volta mandata in giro la tua pubblicità fondamentalmente ne perdi il controllo: saranno algoritmi, di cui non siamo nemmeno più in grado di capire perchè abbiano preso certe decisioni, a sparpagliarla in posti dove secondo loro è più utile.

    Ultimamente ho seguito un progetto di un giornalista del Post (Costa) il quale ha tenuto una newsletter sulle elezioni americane.
    A un certo punto ha chiesto una donazione (è una newsletter parliamo di un 2000 iscritti a dire tanto) e ha ricevuto molti più soldi di quelli che gli servivano per continuare il progetto, al punto che adesso l’ha esteso, con la stessa formula, ad un’analisi dell’America di Trump.

    Ora perchè 2000 persone pagano Costa e 1,5 mln non pagano gli youtuber?
    Perchè appunto Costa non è sostituibile (o percepito tale).
    Bisogna dire che grossa colpa della situazione attuale è anche delle grandi aziende informatiche che hanno fatto passare il concetto che su internet tutto è gratis costringendo chiunque ad accettare il fatto che deve produrre gratis e la via delle donazioni è un modo per dire “ragazzi mi affido a voi” piuttosto che dire “ragazzi il mio lavoro vale” perchè su internet il tuo lavoro non vale.

    Il futuro dell’informazione in generale è legato a come saranno monetizzati i contenuti, il vantaggio enorme dei video è che passano i blocchi dei vari adblock, che è lo stesso enorme vantaggio di piattaforme proprietarie come FB, dove i post pubblicitari ti appaiono e te li becchi.
    In ogni caso viviamo in un periodo di transizione, io ho fede nel potere del mercato di trovare la soluzione giusta tra freemium, donazioni, abbonamenti, produzioni sponsorizzate e le decine di altri metodi che l’information economy mette a disposizione, per ogni caso di canale costretto a chiudere ci sono casi di newsletter che vengono finanziate.

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