Il primo workshop per scrittori realizzato da Scripta, Il Mestiere delle Parole, si è concluso domenica pomeriggio con la consegna degli attestati ai corsisti e l’intervento di due autori, Alessandro Felisi ed Edoardo Stoppacciaro, che hanno raccontato i loro diversi percorsi dalla scrittura alla pubblicazione. Due interventi molto interessanti. Si è parlato anche di concorsi e di editing per trasformare opere tremende in qualcosa di leggibile (e della necessità di fidarsi di un editor, se lo si ritiene competente).

Sentire un brano del romanzo di Stoppacciaro recitato con la sua abilità (ha doppiato Robb Stark de Il Trono di Spade e Billy Bones di Black Sails, per citare due ruoli tra i tanti), dando una voce ai personaggi che non è nel testo in sé, creando emozioni con la sua lettura che vanno molto oltre il contenuto reale del testo, mi ha confermato la differenza netta che esiste tra un audiolibro recitato professionalmente, il text-to-speech automatico e la narrativa scritta. Ne avevo già accennato in passato, ma un giorno ci torneremo su.

Alessandro Felisi era anche docente del corso, assieme a me. Ha tenuto la lezione del sabato pomeriggio, in cui ha ribadito concetti che infastidiscono diversi autori là fuori sul web: le descrizione devono essere chiare (e se sono anche dinamiche è meglio); l’eccesso di informazioni spiattellate al lettore uccide la lettura (e tanto non le ricorderemo); i dialogue tag come “disse” o “rispose” (o peggio) sono inutili e rovinano il ritmo naturale del dialogo; e scrivere di meno spesso equivale a scrivere di più come impatto evocativo sul lettore.

Suonano familiari? :-)

Ho adorato la discussione sul Cyrano de Bergerac di Rostand e l’esercizio a tema che ha dato alla classe: è una delle mie vicende preferite, con un personaggio che adoro, e sentire come ne analizzava l’essenza e mostrava come era possibile adattarla a contesti diversi dall’inizio del ‘600, o perfino usarla per creare opere nuove ispirate che ne mantenessero l’essenza, è stato bellissimo.

I possibili adattamenti realizzati in 10 minuti dal lavoro a coppie dei corsisti sono stati fenomenali, come ha confermato Felisi. Una prova fantastica di come lavorare in gruppo stimoli moltissimo la creatività, se si ha la base giusta su cui operare per indirizzare il proprio lavoro senza sprecare tempo. Un livello così alto è molto raro da vedere: mi ha confermato la qualità dell’impegno dei corsisti, la serietà che ci hanno messo, e quanto fossero ormai dentro la materia! :-)

Io ho tenuto le tre lezioni del mattino, per un totale di nove ore divise tra la spiegazione della scrittura immersiva e le basi sulla progettazione delle storie… e non solo. Per parlare del senso di “morale” nella narrativa e di cosa sia il punto di vista, e per capire al meglio sia come il cervello percepisce la lettura a livello neuroestetico che i moltissimi bias cognitivi che possono bloccare l’apprendimento o portarci a scrivere male, abbiamo affrontato più volte argomenti tratti da altre materie: neuroscienze in generale, colloquio motivazionale e terapia cognitivo-comportamentale.

Non è possibile affrontare la scrittura come una cosa chiusa in sé, allo stesso modo in cui lo studio storico non può ormai fare a meno di biologi, antropologi, ingegneri dei materiali ecc. per trarre informazioni da un passato che, essendo “la realtà”, richiede tutta la complessità della realtà. L’universo non è fatto a compartimenti stagni, e ogni conoscenza deve fondersi con il resto per aspirare a dire qualcosa sulla realtà che non sia vincolato dalla limitatezza della propria prospettiva.

A proposito: per chi è interessato ai diversi testi citati, segnalo che nei prossimi giorni manderò la lista sulla mailing list di Agenzia Duca e la lascerò disponibile tramite una mail automatica anche agli iscritti successivi a quell’invio. Chi vuole i titoli consigliati su cervello, apprendimento e psicologia, si iscriva.

Dato che in sole nove ore non si poteva dare un corso intero e completo secondo i miei standard, quello che abbiamo fatto è stato trasmettere la mentalità adeguata all’apprendimento partendo dallo spiegare cosa sia la scrittura immersiva, perché si pratichi (con le prove scientifiche connesse a come il nostro cervello simula ciò che legge), come mai la narrativa sia una forma di retorica, cosa siano le storie e come sviluppare un approccio di studio della scrittura pensato per evitare i bias cognitivi più tipici.

Nelle tre lezioni abbiamo infilato tante piccole nozioni pratiche subito spendibili per scrivere meglio e pensare meglio alle proprie storie, unendo concetti presenti nel mio manualetto gratuito e idee tratte dal corso avanzato a pagamento… ma alcuni degli argomenti non programmati più interessati sono arrivati dai corsisti.

Il coinvolgimento e la quantità di domande da parte dei corsisti è stato davvero alto. Il primo giorno erano più timidi, prendevano appunti in buona quantità ma non in modo ossessivo… il secondo giorno li ho visti riempire pagine su pagine e fare molte più domande del primo.

Il terzo giorno quando hanno visto come l’incipit di Sangue del Mio Sangue gestiva con cura dettagli e informazioni, ho ammirato sui loro volti proprio il momento di illuminazione di chi vede concretizzarsi in un testo, con un modo di scrivere che non ha mai visto così curato e preciso, la teoria studiata nei giorni precedenti. Vederla per davvero lì, in modo chiarissimo, senza che sia nascosta in una foschia di frasi incerte o sbagliate come capita spesso anche coi migliori testi pubblicati.

E allo stesso era palese la delusione e il fastidio di fronte a un romanzo tipico: abbiamo commentato alcune righe tratte dall’incipit del primo capitolo col punto di vista di Bran de Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R. R. Martin, e il disagio era palpabile perché loro stessi vedevano benissimo quei problemi da soli senza che glieli dovessi spiegare io… ed era tutto lì, in un testo famosissimo amato da tanti lettori (e disprezzato da tanti altri), non nel romanzetto del primo autore qualunque.

Mi sono dovuto mettere io a difendere il testo di Martin e a spiegare che in realtà, seppure fosse tutto comunicato malissimo, con gran abbondanza di riassuntini e scarsa scelta dei dettagli evocativi, le cose lì dentro c’erano e per questo era possibile riscriverlo facilmente con la giusta tecnica usando le informazioni fornite dall’autore. Come se non fosse un vero brano di un romanzo, ma gli appunti per realizzarlo. Molti altri pessimi romanzi fantasy non hanno neanche questo pregio!

George mostra il cazzo che gliene frega a chi sottolinea la sua scrittura mediocre. O qualcosa di simile. Tanto ormai ha i soldi, così tanti che può fregarsene di completare la propria serie.

Abbiamo parlato anche di opere fantasy ben realizzate a livello di idee (o di storia) e ho sfruttato prima Tre Cuori e Tre Leoni e poi La Spada Spezzata di Poul Anderson per rimanere sul fantasy classico. Abbiamo discusso l’efficacia del non fare uso di “spiegoni”, ricollegandoci a quanto detto da Felisi il giorno prima, ed evocare invece un mondo complesso tramite pochi dettagli che il lettore possa ricostruire, come nel videogioco Dark Souls. Siamo perfino arrivati a parlare dell’anima e della paura della morte in Ondina di Friedrich de la Motte Fouqué. E altro ancora.

Il fantasy è stato solo uno degli argomenti di nicchia evocati nel corso degli spiegazioni, in cui hanno avuto un posto da leone Macbeth, Breaking Bad, il finale dell’Amleto, il vedersi moralmente giusto anche per un criminale come Totò Riina, Fanteria dello Spazio e, soprattutto, Rambo. Quest’ultimo è un film meraviglioso di cui spesso si sottovaluta la complessa costruzioni dello sceriffo e l’autentica natura della tragedia di John Rambo, ricordandone invece solo gli aspetti da vicenda d’azione.

Tanto di quanto discutevamo veniva fuori improvvisando risposte ai molti dubbi sollevati dai corsisti, tutti intelligenti e sul pezzo. Dubbi di chi sta davvero imparando. Insomma, tanta roba è venuta a galla in dodici ore… anzi, diciamo quattordici ore abbondanti, visto che nei tre giorni una buona fetta delle mie pause pranzo andavano a rispondere alle ulteriori domande di chi era rimasto in aula. :-)

Il team di Scripta, me e i corsisti, collocati a frustate da Alessandro Felisi (seduto a destra) nel ruolo di regista. :-)

I corsi dal vivo sono un evento da ripetere di sicuro perché la formula differente funziona e stimola a imparare meglio rispetto all’avere solo il manualetto gratuito in mano (che poi uno magari non legge per mesi). E ai corsisti ho dato uno sconto speciale per accedere al corso avanzato nei prossimi mesi. :-)

La domanda è solo:
quando e dove fare il prossimo corso?

 

2 Replies to “Workshop di Scrittura a Pescara concluso!”

  1. Oggi mi sono imbattuto in un’articolo, che mi ha subito fatto pensare a quello che dici qui, soprattutto in questo pezzo:

    Per parlare del senso di “morale” nella narrativa e di cosa sia il punto di vista, e per capire al meglio sia come il cervello percepisce la lettura a livello neuroestetico che i moltissimi bias cognitivi che possono bloccare l’apprendimento o portarci a scrivere male, abbiamo affrontato più volte argomenti tratti da altre materie: neuroscienze in generale, colloquio motivazionale e terapia cognitivo-comportamentale.

    Non è possibile affrontare la scrittura come una cosa chiusa in sé, allo stesso modo in cui lo studio storico non può ormai fare a meno di biologi, antropologi, ingegneri dei materiali ecc. per trarre informazioni da un passato che, essendo “la realtà”, richiede tutta la complessità della realtà. L’universo non è fatto a compartimenti stagni, e ogni conoscenza deve fondersi con il resto per aspirare a dire qualcosa sulla realtà che non sia vincolato dalla limitatezza della propria prospettiva.

  2. Scusa se continuo a rompere, ma ogni tanto mi capitano sotto gli occhi spunti interessanti (almeno, IO CREDO che siano interessanti!), e mi piace condividerli con te e gli altri lettori di Baionette Librarie.
    Oggi, sfogliando il sito di Repubblica, mi sono imbattuto nel link a questa pagina del sito “Ilmiolibro”; cosa ne pensi (del sito, delle idee proposte, e soprattutto del corso di scrittura creativa)?

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