Armi da Fuoco

[CaD] La nonnina con la pistola

Una domanda della serie “Chiedilo al Duca” risalente agli ultimi giorni di giugno del 2009. La risposta, come sempre, è stata rielaborata e riscritta per migliorarne la leggibilità.

[…]
Tempi nostri.
Una vecchia signora. Una vecchia signora che ha però un’arma così potente da poter sparare attraverso una porta aprendo un bel buco nella medesima. Dunque l’arma deve essere abbastanza leggera da poter essere impugnata da una donna anziana, seppur vispa, ma con pallottole decisamente letali.
Ce l’hai?
(Lara Manni)

Il problema fondamentale, in questo caso, è trovare un buon compromesso tra la potenza della cartuccia e il peso dell’arma, mantenendo intatta la capacità del proiettile di rimanere letale dopo aver perforato una comune porta in legno. Sarà possibile?

Il peso della pistola.

La pistola deve essere leggera perché la vecchietta deve poter mirare correttamente senza che le tremi in mano e il rinculo non deve essere tanto forte da spezzare i polsi erosi dell’anziana. Il rinculo è legato alla potenza della cartuccia, come appare ovvio dal terzo principio della dinamica (azione e reazione). Possiamo escludere calibri molto potenti come il .454 Casull, il .44 Magnum o il .357 Magnum.

Evitando calibri molto potenti possiamo anche evitare pistole (spesso) troppo pesanti per un’anziana. Il peso dell’arma è legato anche alla potenza della cartuccia perché serve a rendere meno violenti il rinculo vero e proprio (reazione lungo l’asse orizzontale, quello che da la botta su polsi e spalla) e il rilevamento (reazione lungo l’asse verticale, quello che sposta l’arma dalla linea di tiro), le due componenti in gioco che vengono indicati dalle masse come “rinculo”.

Se la vecchietta avesse un’arma “pesante” rispetto alla cartuccia, per assorbire al meglio il rinculo, potrebbe non riuscire a mirare bene: le tremerebbe tra le mani con l’artrite. Non possiamo affidarci a calibri anemici come il .22 Long Rifle, diffuso tra le pistole semiautomatiche pensate per il tiro al poligono più che per il combattimento, perché non sarebbe idoneo al concetto di pistola cercato. Meglio una botta un pochino più forte dopo lo sparo, rispetto al mancare il tiro o mancare un po’ troppo di letalità.

Facendo il caso estremo di tutti i problemi in una pistola sola… se usasse una Desert Eagle in .50 Action Express, un bell’attrezzo massiccio di 2 kg che spara proiettili con tre o quattro volte l’energia cinetica del 9×19 (che è la classica cartuccia da pistola militare), spezzerebbe i polsi della vecchia e poi le si schianterebbe in mezzo alla fronte, mandandola KO. ^__^

“Ho la spada più potente del Mondo Emerso, ora voglio una pistola all’altezza!”
Anche voi state pensando a Nihal?

Il tipo di pistola.

Bisogna poi prendere in considerazione la portabilità dell’arma. Stiamo parlando di una signora anziana con una pistola per difesa personale. Possiamo immaginare una pistola compatta, con la canna corta e che non richieda molta manutenzione. La vecchietta non ha il tempo o la voglia per preoccuparsi della molla del caricatore: la pistola rimarrà nella borsetta per settimane, con la sicura, ma per il resto carica e pronta all’uso.

La scelta migliore, che tempo fa ho letto essere tipica anche dei poliziotti di mezza età statunitensi, è il revolver: puoi lasciarlo carico per mesi e quando dovrà sparare lo farà… e non ci sarà nessuna molla con il coefficiente K rovinato a impedire che il colpo successivo venga sparato.

Per la difesa personale l’ideale può essere uno snubnose, quelli con la canna di 2-2,5 pollici (contro i 4-5 di una pistola normale). I più adatti da portare in tasche o borse sono quelli con il cane coperto, così non può impigliarsi nel tessuto, ma il problema è che spesso sono solo in Doppia Azione (DAO, double action only). Questo significa che il grilletto è più duro perché deve prima alzare il cane e poi sganciarlo per farlo abbattere.

Con i revolver normali, quelli con il cane in vista, è possibile armarlo prima di sparare: riducendo il peso del grilletto si ottiene un tiro più stabile (poi dipende anche dalla forza fisica: per un energumeno probabilmente non cambia nulla a sparare in singola azione o in doppia azione nemmeno con la .44 Magnum dell’ispettore Callaghan). Per la nostra vecchietta può essere un problema: meglio evitare i DAO.

Tre storici revolver snub nose:

Smith & Wesson Bodyguard, Model 38: il cane è coperto, ma non in alto e quindi è ancora utilizzabile in singola azione.
Colt Detective Special, terza versione.
Smith & Wesson Model 642, sola doppia azione (DAO).

La scelta del calibro.

Il calibro? Naturalmente il miglior compromesso tra letalità e scarso rinculo, unito alla lodatissima capacità di funzionare anche nelle peggiori situazioni: il .38 Special, apprezzato anche dai vecchi mangiaciambelle americani. Tuttora un calibro principe nelle statistiche di letalità: può sembrare “anemico” perché non è veloce come il 9×19, ma per penetrare con efficacia la carne conta poco l’alta velocità ed è più importante la densità sezionale.

Il .38 Special non manca di adeguata densità ed ha un calibro sufficiente per l’uso antiuomo (9,1 mm), ancora di più se impiegato con munizionamento a espansione (si apre fino a 15 mm circa). Un calibro da difesa se fosse stato del tutto “inadeguato” non sarebbe certo stato usato per 111 anni, fin dal 1899!

Immaginiamo quindi che la nonnina abbia un revolver snub nose .38 Special con canna da due pollici e mezzo, caricato con proiettili JHP da 158 grani, pesanti e letali, adatti per la difesa e l’uso di polizia perché dilatandosi nella ferita tendono a non fuoriuscire dal corpo (e quindi a non colpire altre persone, oltre al malvivente preso di mira). In particolare i proiettili da 158 grani, a differenza di quelli da 110, affondano fino a 30 cm circa di profondità nella carne, permettendo così di raggiungere vasi importanti come l’aorta.

Alternativamente potrebbe avere proiettili FMJ da 130 grani, forse più adatti per un’acquirente “generica”: sono migliori per il tiro al bersaglio, quando l’anziana va al poligono, e costano pochissimo.
La velocità alla bocca in una canna da due pollici e mezzo non è naturalmente la stessa ottenibile in una da quattro pollici: probabilmente sarà sui 230 m/s, con entrambe le munizioni (ma potrebbe anche essere maggiore).

.38 Special JHP (in questo caso da 125 grani). Notare il proiettile dopo l’espansione.
.38 Special FMJ, nell’ottima versione da 130 grani di American Eagle

Come simulare la porta?

Vediamo se questi proiettili sono adatti per trapassare una comune porta per interni, quella richiesta da Lara, mantenendo poi sufficiente velocità per ferire in modo grave un bersaglio privo di giubbotto antiproiettile. La porta possiamo immaginare che sia spessa 4-5 cm, ma le porte normali non sono blocchi di legno uniformi! Hanno più parti cave che parti piene, altrimenti peserebbero molto di più. Possiamo considerarla come 2 cm di legno, sotto forma di due pannelli da 1 cm separati da uno spazio vuoto.

Utilizzerò la formula di Weigel, adatta per il legno di abete, molto semplice e citata in tanti manuali di balistica. Calcolerò la penetrazione dei proiettili JHP come se fossero pienamente espansi fin dell’impatto, dato che la maggior durezza del legno rispetto alla carne dovrebbe permetterlo in pochi millimetri. Nella carne invece, come ho avuto modo di scoprire studiando la penetrazione di proiettili sia FMJ che JHP di uno stesso calibro, il calibro da considerare nella formula per la penetrazione di un JHP è a metà tra quello di quando è espanso e quello iniziale, leggermente per difetto (quindi 12 mm in questo caso).

Il fatto che la punta cava si spalanchi non modifica la dislocazione della massa posteriore: si mantiene alta la densità sezionale del centro che scava la ferita mentre il bordo più sottile dilata solo un taglio già fatto. Può darsi che questa regola, dipendente dall’elevata concentrazione di peso dietro il diametro iniziale, si applichi anche al legno. Non avendo però prove di ciò ho preferito ragionare come se non fosse così, dando lo “sconto” solo al primo centimetro.

Prego, posizionare lo scrittore di fantasy dietro la porta…

Calcoli balistici.

I due pannelli di legno da 1 cm vanno considerati separatamente, essendo divisi da più di 1 cm di spazio (come nel caso delle lamine sottili di acciaio). Il proiettile JHP perde 22 m/s attraversando il primo centimetro, si espande completamente e perde altri 36 m/s attraverso il secondo centimetro. La velocità all’uscita è di 172 m/s.

Se dietro ci fosse un bersaglio umano, sarebbe ancora in grado di penetrarlo per 21 cm nella carne, scavando un foro del diametro di ben 15 mm. Sufficiente per uccidere, colpendo organi vitali, e in grado di debilitare fortemente l’avversario anche colpendolo genericamente nel ventre. Non credo possa raggiungere grandi vasi come l’aorta, che può essere posta più in profondità (se il colpo va in diagonale nel corpo e se il malvivente è grasso).

Possiamo sottrarre qualche cm, riducendo la penetrazione a 15 o 16 cm, per simulare la presenza di abiti di un certo spessore (giacca da uomo, panciotto, camicia e canottiera), non di più: la grossa decelerazione che limita la perforazione è dovuta alla pelle umana, spessa e straordinariamente elastica per resistere a violenti urti. Ben 36 m/s spesi solo per bucarla, quanti ne erano serviti per il secondo centimetro di legno!

Certo che non poter raggiungere l’aorta è una brutta cosa…

E se usassimo i FMJ?

Immaginiamo allora il tutto con i classici proiettili FMJ da 130 grani. In fondo 9,1 mm sono comunque un buco sufficiente, non serve per forza che si espanda, soprattutto non quando questo va a danno di una sana e vigorosa penetrazione!

Nell’attraversare la porta perde 15 m/s col primo pannello e altri 15 m/s col secondo. Rimangono 200 m/s belli puliti: con tanta velocità può affondare nel corpo per 36 cm. Più che sufficienti per raggiungere l’aorta, anche in una persona sovrappeso, aumentando le possibilità che il colpo sia letale pur mancando gli organi vitali più tipici.

Se invece fossero 5 cm uniformi di legno, come un grosso tavolone da banchetto ribaltato, risulterebbero sufficienti per fermare le munizioni JHP, ma non quelle FMJ: decelerate a 150 m/s avrebbero ancora sufficiente velocità per infilarsi nella carne per ben 25 cm (decisamente una buona ferita).

Più sicuro il FMJ, nel caso in cui si dovesse incontrare qualche parte piena della porta oppure del materiale antincendio strano in grado di offrire più resistenza di quanta ne avessi ipotizzata.

Conclusione.

Revolver snubnose con canna da 2,5 pollici, .38 Special, con munizioni FMJ da almeno 130 grani (meglio se “+P”, ancora più veloci), come questo Colt Diamondback. Magari le mani le faranno un po’ male per il rinculo, ma dovrebbe essere in grado di mirare e piazzare il colpo con sufficiente sicurezza… sempre che la vecchietta sappia sparare bene, si intende. Un’arma può essere solo “peggio” del suo tiratore, non meglio.

 

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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