Come già detto sono stato a Roma da venerdì sera a lunedì mattina, ospite dell’editore Alberto Gaffi, amicizia nata al tempo di Ebook Lab Italia 2011 quando fummo compagni di tavolo per due giorni, per dare un’occhiata alla fiera della piccola e media editoria Più Libri Più Liberi.
Sabato mi sono fatto i cazzi miei girando per Roma, a guardare monumenti e palazzi molto belli a fianco di distese di muschio e sassi senza un perché d’esser lì. I mediorientali che tiravano il moccio in terra (quei pupazzetti a goccia che si spiaccicano e riprendono la forma) erano il degno completamento trash: una dozzina di lanciatori di moccio (con sempre annessi due compari: immancabile il venditore di sciarpe) incontrati solo nel tragitto tra la Fontana di Trevi e il Colosseo. Comunque meglio loro del Giovanni Sbudellato, la grottesca statua del Papa a due passi dalla stazione di Roma Termini.
Orrendo il Cesso voluto dallo gnokko Rutelli (al buio almeno brilla?) e dall’aMMericano Veltroni, col loro architetto aMMericano pieno di idee aMMericane per l’Ara Pacis. In foto sembra una cagata, ma non rende giustizia all’opera: dal vivo è davvero orrendo, da rigettare il pranzo attraverso ogni foro del corpo. Il muro messo apposta per nascondere la bella chiesa che sta subito dietro è di un retard degno del Fantatrash.
Se facevano progettare la struttura a uno studente di architettura o di ingegneria edile veniva meglio. Anzi, era meglio la dignitosa teca provvisoria del 1938 che c’era prima. Potevano rifare una cosa simile. Un invito concreto di impegno civile: se vedete l’architetto Meier dal vivo e pensate di poterla passar liscia, fate mordere il marciapiede a quel porco yankee degenerato e sfondategli i denti con un calcio sulla nuca. Bastardo infame. Lui e la cricca di traditori che lo hanno assoldato.

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Domenica sono stato alla fiera.
Condivido il parere di Zwei a riguardo: sembrava una distesa di moribondi. Sguardi mesti, bare in spalla e in marcia verso la morte di gran parte di loro con gli scossoni della rivoluzione digitale. Poca gente al mattino, aumentata solo dopo mezzogiorno. Affari, mi hanno detto presso gli stand di due editori, scarsi come l’anno precedente. In generale un’atmosfera di mestizia densa come olio di ricino.
Ho comprato tre libri de Il Cerchio che mi mancavano, approfittando degli sconti del 25%: L’Arte della Spada, Monomachia e L’Insurrezione Genovese del 1849. Ho chiacchierato con il responsabile presente, di cui non ricordo il nome, e mi ha confermato che con i pochissimi soldi che si fanno è impensabile che possano mai tradurre dall’estero i due manuali sulla scherma di Clements, troppo costosi per via dei diritti. Già tanto che il Trattato di Scherma col Bastone da Passeggio di Giannino Martinelli, libro che adoro, sia riuscito a vendere sulle 700-800 copie, grazie all’interessamento della polizia milanese che Martinelli istruì oltre cento anni fa al combattimento.
Ho incontrato Zwei, il cui pacco ho ammirato con “fastidiosa lussuria” (cit. Zwei), assieme a Luxifer, Tolman (che ha disegnato coniglietti sulla tovaglia di carta della steak house Old Wild West) e Willie Pete.
Tolman ha fatto una foto in cui sbavo come un omosessuale e prima o poi la vedremo.
I pettorali di Zwei guizzavano sotto il maglioncino omosex e se ne distinguevano bene le porzioni inferiori da quelle superiori nonostante la copertura. Tra quel nasone da Shylock che faceva danzare le poppe senza pudore e io che le ammiravo con tutto il mio “pallore vampiresco” (cit. Zwei), sembrava un grottesco mini gay pride.
Nel pomeriggio ho fatto tre interventi per il programma radio Carta Vetrata: il primo mi pare che fosse sul testo trasparente e ho infilato il solito paio di citazioni; il secondo ricordo che era sulla penetrazione profonda (definizione porno apprezzata da più di uno dei presenti, anche se io di solito usavo “filtro totale”) e dopo un esempio usando la visione tramite due POV diversi di un accattone mutilato, mi sono ricollegato al racconto Guts di Chuck Palahniuk; nel terzo ho fatto solo un paio di domande su formato e DRM a un tizio, non ricordo il nome, responsabile di una nuova collana di audiolibri su romanzi che hanno avuto fama ancora maggiore grazie alla trasposizione cinematografica (mi pare fosse così).
Ovviamente io non ho potuto registrarli. Se qualcuno ha provveduto mi farebbero comodo, se no aspetterò che appaiano sul sito di Gaffi.


Il racconto “Guts” lo potete trovare in italiano dentro “Cavie”

Torniamo a parlare del sito.
Gli articoli interessanti (storia, eBook ecc… sto usando la bizzarra definizione di chi pensa che gli eBook siano più importanti dei coniglietti) si sono azzerati nelle ultime settimane perché sono stato occupato a scrivere articoli e a realizzare la grafica per un piccolo sito che aprirò prossimamente. Avevo urgenza di finirlo prima di partire per Roma e il lavoro da fare non era poco. Subito dopo aver scelto il vincitore del Concorso Steampunk, attività che mi ha portato via parecchio tempo tra dubbi, riletture e risposte via mail con consigli ai Fuori Concorso, ho dedicato i dieci giorni successivi a questo lavoro con solo uno strappetto per un piccolo articolo dedicato all’apertura del Kindle Store Italiano.
Ora che questo lavoro è terminato avrò più tempo per dedicarmi all’Antologia Steampunk e agli articoli. Prima di Natale parlerò di eBook e del Nook Simple Touch, eReader di buona qualità (ottima gestione degli ePub, pessima dei PDF) che dopo il rooting si è tramutato in un eccellente tablet E Ink: ciò che il Nook di base non faceva, ora può farlo con le App (gratuite) installate sul sistema Android 2.1 liberato col rooting.
Ed è una bomba: con solo 80 euro, inclusa la spedizione via consegnato.com, ora ho un lettore magnifico per lo svago e più che sufficiente per le annotazioni di Line Editing. Per altri dettagli aspettate l’articolo. Lo farò appena possibile.
 

31 Replies to “Tornato da Roma”

  1. Secondo voi, Eccellenza, è meglio il Nook o l’Odyssey? Tra l’altro, ho visto che quest’ultimo è in vendita anche alla Feltrinelli.

  2. Domani pomeriggio/sera metterò le mie avide manine sulle registrazioni (che ho fatto partire, ma sono terminate che ero fuori casa): di certo ho il primo intervento, per gli altri devo controllare. Il tempo di individuare i brani ed estrarli e te li giro.
    Intanto aspetto con curiosità il nuovo sito.

  3. WARNING SPOILEROSO PER I DEBOLI DI STOMACO!
    Attenti al racconto.
    Parte scherzoso, ma al terzo incidente, son quasi svenuto!
    Non sto esagerando!
    Duca, mi hai fatto uno scherzone (involontario, lo so) che mi perseguiterà per qualche giorno, ne sono certo! Sigh!

  4. Io non vedo l’ora di ascoltare le registrazioni riguardo al testo trasparente e, soprattutto, alla penetrazione profonda (non sapevo si potesse chiamare anche filtro totale).

  5. La penetrazione profonda è il filtro. Se non c’è filtro non è penetrazione profonda.
    Telecamera in mano a un telepate che scandaglia la mente dei personaggi a piacere: Narratore Onnisciente. Talvolta è anche chiaroveggente.
    Telecamera in mano a un mongolo che spara giudizi: Narratore che si introduce in modo fastidioso nella vicenda (Omero, Manzoni, tanti altri prima della rivoluzione di metà Ottocento). Il mongolo può essere anche telepate o chiaroveggente come nel caso prima.
    Telecamera in mano a un fantasmino privo di coscienza: la Neutralità fatta solo di azioni che eccitava gli autori che hanno portato in auge lo Show negli anni 1840-1900, ma che perde la caratteristica che distingue davvero il cinema dalla narrativa, ovvero il POV del personaggio e il filtro.
    Siamo sulla spalla del personaggio con un cavo di trasmissione nel suo orecchio: qui c’è il POV leggero perché invece del fantasmino percepiamo tutto con i sensi del personaggio e, se capita, anche i suoi pensieri. La neutralità grossomodo rimane, ma la visuale viene limitata agli occhi del personaggio e si aggiungono gli altri sensi e i pensieri, di solito in forma diretta e distinguibili graficamente dalle descrizioni neutrali. Penetrazione leggera. Filtro classico, poco profondo. Spesso usato per la terza persona.
    Siamo nel cervello nel personaggio. Tutto non è solo percepito coi sensi del personaggio, ma è filtrato dalla mente del personaggio. Una buona prima persona può essere solo così. I pensieri sono indistinguibili dal resto. Il personaggio ha opinioni ovunque voglia e ovunque è naturale che le abbia.
    Il narratore inaffidabile funziona bene così, d’altronde se tutto è filtrato dal personaggio nulla è garantito che sia “vero”. Si veda il caso dell’accattone mutilato che avevo usato. Questa è la penetrazione profonda o filtro totale perché tutto è filtrato in modo completo.
    Una terza può essere così, in pratica come una prima, ma mantiene la libertà di scendere a filtro leggero quando necessario.
    La prima persona ha più vincoli, ma dà una maggiore autorevolezza alla storia come dice Palahniuk (a prezzo di una maggiore sensazione di “voce narrante” e il problema dell’Io sovrapposto tra POV che percepisce il mondo e lettore).
    La terza non ottiene la stessa autorità, ma evita lo svantaggio intrinseco che a tanti rende odiosa la prima persona (tranne quando è in forma di memorie, quindi falsamente profonda -ecco perché non c’è il fastidio-, si veda La luna è una severa maestra o Fanteria dello Spazio) e permette di variare la profondità a piacere e, talvolta, perfino di fuggire per un attimo in Telecamera col fantasmino per descrivere meglio qualcosa che coi soli sensi del personaggio non sarebbe abbastanza visibile nella mente del lettore. Utile nei combattimenti, ad esempio.

  6. @Duca: wow, grazie mille. Il fatto è che non conoscevo proprio il termine “filtro”, mi limitavo a parlare di penetrazione.
    Ah, dimenticavo

    La terza non ottiene la stessa autorità, ma evita lo svantaggio intrinseco che a tanti rende odiosa la prima persona

    Quella che preferisco è questa. Non darà la stessa autorità, forse, ma sono proprio uno di quelli che detesta la prima persona.

  7. Ho preso in biblioteca “Cavie” di Palahniuk e ho cominciato a leggerlo…
    Dio mio.
    Io detesto la prima persona, di solito, ma qui no. Qui è come se non ci fosse. Avevo letto nei file che mi hai passato, Duca, la tecnica del Sommergere l’Io, ma con l’inglese io faccio una fatica boia e non ho saputo apprezzarne l’effetto.
    In italiano… wow… Non si sente nemmeno.
    Cioè, è come se fosse sì in prima persona, ma allo stesso tempo no.
    Uno spettacolo.
    Ho però alcune domande da farti, perché proprio non capisco.
    La prima è che scrive spesso “dice” seguito da quel che dice.
    Cito una parte

    In piedi sulla porta dell’autobus, il Duca dei Vandali lancia un’occhiata lungo il corridoio a tutti noi, […], e dice: “Era ora…”

    Io però avevo capito che scrivere dice prima di quel che dice fosse scorretto, perché sottolinea la presenza del narratore. E in effetti a volte il narratore lo si sente.
    O meglio, si sente, ma non si sente.
    Diamine, non ne vengo a capo, mostra eccome, diamine, ma allo stesso tempo è sempre lì, ma è come se non ci fosse.
    Sto impazzendo.
    Ad esempio, l’incipit del famoso Budella è questo:

    Inspirate.
    Inspirate il più possibile.
    Questo racconto dovrebbe durare più o meno il tempo che riuscite a trattenere il respiro, più un altro po’. Per cui ascoltate più in fretta che potete.

    Si rivolge direttamente ai lettori. E io rimango come un idiota, perché da una parte questo incipit mi piace un casino, perché è come se… come se aumentasse la tensione, preparasse a qualcosa. Non so se mi spiego.
    Dall’altra invece non capisco: rivolgersi ai lettori non è sbagliato? Lo scopo non è quello di far dimenticare di star leggendo?
    Ricordo che Gamberetta in un qualche commento ai suoi articoli aveva parlato a proposito dell’incipit di Moby DIck che diceva

    Chiamami Ishmael

    Ecco, qui, da quel che ho capito, Melville fa due cose: la prima è buttare il lettore dentro alla storia, perché quel “chiamami Ishmael” è fatto in modo da distruggere in un attimo la distanza fra lui e il lettore.
    Dall’altro si rivolge, appunto, al lettore. E quindi gli ricorda che questo è.
    Non ne vengo a capo, non ne vengo proprio a capo.
    Ah, un’altra cosa. Avevo letto che Palahniuk, come dovuto, evitava gli avverbi, ma io ne ho trovati alcuni. Per la precisione uno è ripetuto: rumorosamente.
    Un’altra cosa mi sfugge. A volte pare far parlare indirettamente i personaggi, e non direttamente come lo show vorrebbe (o almeno come io ho capito che vorrebbe).
    E a volte racconta anche.
    Mi daresti/dareste qualche delucidazione in proposito? Perché in effetti rapisce parecchio, anzi, veramente molto, ma non capisco come ci riesca.
    P.s: sarà che ho lo stomaco forte, ma io nella scena clue di budella mi sono messo a ridere. Sul serio, quello lì che se ne sta…
    No, meglio non dirvelo, non vorrei rovinarvi la sorpresa. Per chi ha lo stomaco debole, in effetti, fa molta scena.

  8. La prossima volta voglio esserci anch’io…
    Comunque: ecco le registrazioni (12.53 MB): ci sono gli interventi sul testo trasparente e sulla penetrazione profonda; qui il secondo in un file unico (per chi lo ascoltasse: dove Gaffi è tagliato nel dire “focalizzazione” non manca nulla, è il punto di congiunzione dei due file; stava solo dicendo che avrebbero ripreso l’argomento dopo un brano musicale, ho lasciato quel pezzo perché si era sovrapposto in parte col Duca).
    T’interessa anche il terzo, con le domande su DRM e formato?
    Tra parentesi: buffo sentire la voce non filtrata dal telefono.
    E auguri per il nuovo sito (l’ho visto; invidiatemi!), già di base contiene vario materiale interessante!

  9. Cercavoce:

    Avevo letto nei file che mi hai passato, Duca, la tecnica del Sommergere l’Io, ma con l’inglese io faccio una fatica boia e non ho saputo apprezzarne l’effetto

    Mi dichiaro interessato a quel file.

  10. Dall’altra invece non capisco: rivolgersi ai lettori non è sbagliato?

    È sbagliato sbagliare, non fare giusto.
    È il problema di dimenticarsi che le regole hanno lo scopo di conseguire il risultato. Prima scegli il risultato da ottenere, poi guardi il set specifico di regole designate a ottenerlo e scarti quelle collegate a obbiettivi diversi.
    Una azione è definita come sbagliata quando il risultato è disfunzionale rispetto all’obbiettivo scelto.
    Il principio del testo che scompare rimane sempre. Alcune regole per ottenere la trasparenza del testo rimangono sempre valide (chiarezza e concretezza, ad esempio), mentre altre si applicano solo in determinati contesti.
    Semplice.
    Ora vedi il pezzo successivo per applicare la risposta al caso specifico.

    Lo scopo non è quello di far dimenticare di star leggendo?

    Sì, come già detto, questo in Narrativa non cambia mai.
    E cosa c’entra questo?
    Una storia sotto forma di memorie fatta per simulare la presenza di un protagonista che ti parla di quanto avvenuto, come in questo caso o in La luna è una severa maestra, deve conseguire come risultato il fatto di avere la sensazione che il protagonista ti stia raccontando le sue vicende come potrebbe farlo un amico incontrato dal vivo.
    Chuck lo spiega molto chiaramente nei primi saggi della serie.

    [Aggiunta delle 19:30 che mi hanno suggerito di fare]
    Chuck riporta proprio Guts -precedentemente scritto apposta per Playboy, mi pare- come esempio di Voce Autorevole nei suoi saggi sulla scrittura. Poi, però, quando ha dovuto pubblicarlo in un raccolta coi personaggi che inventano storie ha potuto aggiungere una finta cornice ulteriore (cornice nella cornice), come se Guts fosse raccontato dal personaggio ad altri personaggi. In realtà è una metastronzata narrativa che non cambia nulla del racconto per il lettore: il lettore lo percepisce come lo percepiva prima e sapere che altri personaggi in teoria stanno ascoltando non cambia una virgola del modo di scrivere scelto da Chuck o l’effetto.

    Ed è una cosa banalmente ovvia.
    Quando qualcuno dal vivo ti racconta una memoria avvincente, ad esempio un veterano di guerra che ricorda cosa gli è accaduto, lo prendi forse a sberle dicendo “non sei reale, se fossi reale io entrerei nella tua mente e vivrei il passato in un flashback”?
    Se una cosa esiste nella realtà allora la Narrativa in quanto Retorica può convincerti di stare vivendo quell’evento invece di star leggendo un testo scritto.
    Se invece la vicenda deve far immergere nella mente del personaggio, ovvero far credere di essere dentro la vicenda, non puoi rompere la barriera col pubblico parlandogli direttamente. Né puoi entrare come Autore per commentare e giudicare, perché ricorderesti al lettore che è solo una storia inventata.
    In questo caso non vuoi che il personaggio esca dall’opera (facendosi notare il più possibile) per raccontare la sua storia ai lettori, vuoi all’opposto che il lettore entri nell’opera per vivere la vicenda (senza essere notato) col protagonista.
    Sono due obbiettivi completamente diversi.
    Flaubert e tanti altri apposta criticano le intrusioni del Narratore nella vicenda, ovvero quando il Narratore entra per commentare e giudicare i fatti, mica criticano quando il Narratore è un Personaggio.
    Il problema di fondo è che ti serve una vicenda adatta a una simile Narrazione-Testimonianza.
    Il racconto di uno che si fa succhiare l’ano da una pompa è ok. Volendo, dati gli enormi tempi morti, è ok così anche La luna è una severa maestra: un insieme di fatti poco significativi singolarmente e circondati di tempi morti diventa interessante come testimonianza di un capo dei rivoltosi sopravvissuto.
    Già con Fanteria dello Spazio la presenza del personaggio-narratore è fastidiosa. Sarebbe stato meglio focalizzare davvero il POV, senza trasformarlo in una sorta di memoria con tanto di comodo svenimento dantesco-troisiano sul finale.

    [Aggiunta extra connessa a quella delle 19:30]
    Comunque, anche se hai la storia giusta, quella della Narrazione-Testimonianza rimane una scelta rischiosa. C’è chi non tollera a priori questo tipo di Narrazione-Testimonianza. Come c’è chi non tollera a priori la prima persona molto focalizzata.
    Io ad esempio non la apprezzo questa scelta di Chuck, ritengo che fatto diversamente anche Guts sarebbe meglio. Già così va bene, ma in prima persona senza Narrazione-Testimonianza e ben focalizzato sarebbe meglio. No, la cornice metanarrativa non conta un cazzo: come detto Guts nacque per essere letto da solo, senza sapere nulla del contesto. E tuttora Chuck lo fa leggere da solo, fuori dalla cornice metaletteraria, ritenendolo il suo piccolo capolavoro di autorevolezza e Io Sommerso. Affari suoi.
    Un parere obbiettivo e criticamente rilevante però deve trascendere dal gusto personale riguardo tipi di narrazione e fetish specifici. Per questo ho giustificato la scelta, essendo tecnicamente possibile nella Narrativa in quanto Retorica, ma non la consiglierei.

    In generale in una storia che punti sull’azione, come un thriller, una storia di guerra ecc… è meglio far vivere la vicenda tramite i personaggi piuttosto che chiamarli, a fatti finiti, per raccontarci come è andata. Meglio evitare la cornice ulteriore.
    C’è più adrenalina nel trovarsi in mezzo a esplosioni, fiammate, edifici che crollano ecc… che sentirne parlare al pub da qualcuno che c’è stato, no?
    Inutile sottolineare anche che l’aspetto grottesco-comico di Budella ben si sposa con la presenza del Narratore: sta a metà tra la Narrativa tipica e il Comico, scegliendo infatti un Narratore-Personaggio ben distinto dal lettore (quasi visibile mentre ti racconta la sua avventura di pescatore di “perle”) ma allo stesso tempo molto focalizzato nella sua testimonianza invece che distaccato (nel comico il distacco serve a ridere della disgrazia altrui che, se vissuta con vera focalizzazione nella mente del personaggio, sarebbe triste e deprimente) per generare un disagio-disgusto condiviso. O divertimento.
    L’Autore Implicito (ovvero il Chuck autore di quel racconto) non ti impone di pensare che la situazione faccia schifo o di pensare che sia divertente, si limita a fare in modo che il Personaggio dica quel che deve dire. Poi il lettore giudicherà se è meglio ridere o vomitare.
    Il fatto che si possa sia ridere che vomitare indica il successo tecnico dell’opera: se un amico ti avesse raccontato quella storia dal vivo, entrambe le reazioni sarebbero state ugualmente possibili!
    Niente presenza scomodo dell’autore in stile Manzoni o Omero a importi di provare disgusto o a ordinarti di ridere, insomma.

  11. Che. Gran. Figata.
    Sul serio, sono strabiliato. Ammetto di aver sempre pensato troppo poco al fine e sempre troppo al come. E dire che sono io il primo a ricordare che le regole sono strumenti e non gabbie, come invece si crede al primo impatto.
    Non so come ringraziarti, Duca. Sono senza parole…
    P.s: sto leggendo, anzi, divorando adesso Fanteria dello Spazio, preso in biblioteca, e in effetti è vero, si sente il narratore, e ci sono dialoghi lontani millemila miglia dall’essere chiamati dinamici, eppure mi sta piacendo veramente di brutto… Se è stato lui a pensare per primo all’idea di tuta potenziata, comincio a capire da dove derivino tutte quegli esoscheletri che si vedono in film, videogiochi e storie d’ogni altro genere.

  12. WOW! Sono commosso!
    Una striscia della mia giacca compare all’estrema destra della foto! Ora posso dire “io c’ero”, nei fatidici istanti.
    Attendo con ansia l’apertura del sito!

    Suum Cuique

    Bel motto. Ci ricorda che l’ego del Duca è enorme.

  13. Io però avevo capito che scrivere dice prima di quel che dice fosse scorretto, perché sottolinea la presenza del narratore. E in effetti a volte il narratore lo si sente.

    I dialogue tag sono una forma di narrato visto che nel mondo reale noi vediamo le persone e le sentiamo parlare, senza nessuna “disse” di mezzo.
    Ogni volta che non sono obbligatori per distinguere chi parla, è meglio ometterli. L’imitazione del reale necessaria a far scomparire il testo ci obbliga a farlo, anche se un “disse” o un “urlò” ogni tanto non fanno male a nessuno: l’abitudine a leggere narrativa carica di dialogue tag ha reso la nostra mente sufficientemente elastica da non notarne una piccola dose. Fortunatamente: non sempre il tono è tanto chiaro dagli eventi e, filtrando con al penetrazione profonda, la differenza tra un aggressivo “abbaiò/sbraitò” e un più neutrale “urlò” ci fornisce meglio la percezione del tono, al di là del tono forte in sè, da parte del personaggio.

  14. Voglio farti i miei complimenti.
    Il sito [titolo censurato prima dell’annuncio dell’apertura] è così bello che sono commosso ç.ç Spakki più di Zodd.

  15. Cercavoce:

    sto leggendo, anzi, divorando adesso Fanteria dello Spazio

    Consiglio: chiudilo, brucialo restituiscilo e leggilo in Inglese. Quando l’ho letto, ho avuto modo di confrontare originale e traduzione, e ogni volta (una ventina) c’era un pezzo mancante, anche interi paragrafi.
    Per la registrazione: ogni tanto capita, riprova piú tardi.

  16. Comunque meglio loro del Giovanni Sbudellato, la grottesca statua del Papa a due passi dalla stazione di Roma Termini

    A proposito dell’orrendo vespasiano (o garitta/rifugio per vigili urbani nelle giornate piovose)vomitato davanti alla Stazione Termini a Roma: l’unico aspetto positivo è la palese somiglianza con l’Osservatore (non quello romano, ovvio) Uatu che mi fa sbellicare dalle risate ogni volta che passo di lì.
    Noi romani siamo costretti a sopportare l’arroganza degli Amministratori anche nella gestione dell’Arte. L’Ara Pacis è solo un clamoroso esempio,senza dimenticare lo scempio del parcheggio del Gianicolo, voluto per l’ultimo Giubileo, costato 50 milioni di euro, oggi deserto, e che ha comportato la distruzione di importanti reperti archeologici.

  17. Ogni volta che non sono obbligatori per distinguere chi parla, è meglio ometterli. L’imitazione del reale necessaria a far scomparire il testo ci obbliga a farlo, anche se un “disse” o un “urlò” ogni tanto non fanno male a nessuno: l’abitudine a leggere narrativa carica di dialogue tag ha reso la nostra mente sufficientemente elastica da non notarne una piccola dose. Fortunatamente: non sempre il tono è tanto chiaro dagli eventi e, filtrando con al penetrazione profonda, la differenza tra un aggressivo “abbaiò/sbraitò” e un più neutrale “urlò” ci fornisce meglio la percezione del tono, al di là del tono forte in sè, da parte del personaggio.

    Temo di non aver capito. O meglio, ho capito sino a “una piccola dose”, poi mi sono perso. Se io ometto il più possibile è meglio, ma un urlò o un disse, appunto, non fanno male a nessuno, così come un “ringhiò, tuonò” e quant’altro hanno il suo perché se usati quando serve.
    Ma allora perché lui usa davvero molto spesso la forma “Disse: Era ora…” ?
    è solo questo che mi sfugge. 🙁
    E chiedo scusa per la stoopidità omana, non ho il cervello di un conglio…

  18. @Mauro: troppo tardi, l’ho finito di leggere stamattina. Comunque è un’edizione del ’92 degli oscar mondadori. Mi è anche piaciuto molto, malgrado un sacco di volte mi abbia fatto incazzare per i suoi “non starò qui a spiegarvi” e “non vi dirò come”, che sembrano quasi dire “non c’ho voglia di mettermi a descrivere”, però la storia… wow. Ho una gran voglia di infilarmi in una tuta potenziata d’assalto e andare a fare il culo a qualche ragno.
    P.s: Duca, è vero, lo svenimento finale è… è… una presa per il culo! Ero lì che mi esaltavo nel leggere dello scontro con i ragni e mi si blocca tutto così, di colpo. E dire che era tutto il romanzo che aspettavo di vederli, visto che per il resto del tempo mi è sembrato quasi di leggere un romanzo di guerra.
    Bah… Comunque resta una bellissima storia, almeno per me.

  19. Oh, sono riuscito ad ascoltare le registrazioni. Ma sono io… oppure il Duca sembra l’unico che sappia di quel che sta parlando? O.o
    Non ricordo il nome del terzo interlocutore, ma non so perché ha deragliato la discussione dalla narrativa al razzismo.
    P.s: Duca, hai detto “Intestino” anziché “Budella”, per indicare il titolo italiano di Guts

  20. Sì, dovendo scegliere una cosa qualsiasi al volo e dovendo limitarmi ai testi famosi di autori conosciuti (quindi non potendo citare Assault Fairies), ho tradotto male il titolo. Comunque ho fatto capire qual era, grossomodo.

  21. Ho visto il sito e mi sono innamorata.
    Credo che tra un po’ di mesi, soldi permettendo, mi farò sentire 🙂

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