Mech e Robot

Fanteria dell’Etere Spaziale: esoscheletri potenziati dal 1830

Ho un fetish per gli Esoscheletri Potenziati, per uso civile o militare, aperti (come sono stati quelli reali fino ad adesso) o corazzati (da fantascienza militare), pressurizzati o non pressurizzati. Tutti. I mech tradizionali mi piacciono un po’ meno, anche se i miei preferiti in assoluto rimangono gli incroci tra i mech e gli esoscheletri: quando non si indossa il “veicolo”, ma lo si pilota muovendo normalmente il corpo come se lo si indossasse (o inviando i segnali dal cervello al veicolo invece che al proprio corpo che rimane immobile). Dimensioni nettamente superiori a quelle umane, ma senza perdere il fascino del corpo metallico che segue ogni movimento del pilota permettendo di combattere come un incrocio tra un fante normale e un super carro armato.

Hardiman, il primo esoscheletro potenziato della General Electric (1965), accanto al moderno HULC della Ekso Bionics (in studio dal 2000, annunciato in pubblico nel 2009)

In generale mi piacciono tutti i mech: quelli pilotati infognandosi nel problema irrisolvibile del “come fa a fare tutti quei movimenti precisissimi con due joystick e una tastiera?” (Gundam); quelli in cui si attenua un po’ il problema dicendo che il mech è sincronizzato col pilota, ma comunque rimangono dei comandi “classici” in mano e il pilota ha anche il controllo del proprio corpo per usarli (Neon Genesis Evangelion); e quelli (i meno insensati) in cui il mech è sincronizzato col cervello del pilota e in più la precisione del movimento è data da un ambiente di guida in cui si eseguono fisicamente tutte le mosse del mech come se si giocasse con il Microsoft Kinect lavorasse in motion capture, senza quei joystick cliché cloché buoni appena per un aereo (Pacific Rim).

La soluzione che preferisco è una quarta (strano, vero?): quella della sincronizzazione senza comandi manuali, in cui il pilota è interamente immobile, “svenuto” e fuso mentalmente con il mech, oppure in cui il pilota è ancora “cosciente” e usa la propria vista per leggere le strumentazioni, la bocca per parlare via radio (se c’è), gli occhi per vedere attraverso schermi-e-telecamere/periscopi/fessura-stile-carro-di-decenni-fa, ma tutti i movimenti vengono eseguiti leggendo i segnali dal cervello e passandoli al mech invece che al corpo. Niente joystick o comandi manuali.

“Siamo intrappolati in una sceneggiatura di merda!”

Il fetish per i mech ovviamente si è fuso con quello per lo Steampunk, alimentato dall’abbondanza di esempi più o meno famosi come il ragno meccanico di Wild Wild West, i mech antropomorfi del corto A Gentlemen’s Duel e l’O-Daisuchiimu descritto in GURPS Steampunk (il gundam della Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905).
In questo caso più che recuperi della fantascienza d’epoca, che pure abbonda sia di automi intelligenti che di veicoli giganti meccanici, come l’elefante meccanico di Verne in La Maison à Vapeur o i tripodi marziani nel La Guerra dei Mondi di Wells, si tratta di innesti moderni dentro un recupero del passato portato avanti anche solo a fine estetico comico e/o nostalgico (vekkiume!).

Ma gli esoscheletri potenziati?

Il Lungo XIX Secolo sembra aver inventato o immaginato tutto, dalle catene di fast food, ai film porno, ai fucili automatici, alle stazioni orbitali, al volo spaziale per mezzo di razzi al fine di colonizzare la galassia (Tsiolkovsky, 1903) fino alla distruzione di ogni passata certezza geometrica con Riemann (1854) e l’avvento dei ragionamenti sugli spazi a quattro e più dimensioni, per culminare con l’alba della meccanica quantistica (Planck, 1899-1900) e l’Annus Mirabilis (1905) della relatività ristretta di Einstein…
… eppure gli esoscheletri potenziati no. Possibile?

Per Giove… esoscheletri? Nel mio 1910?”

Il mio problema, in questo caso (in generale ce ne sono molti altri e si potrebbe invocare l’Aktion T4), è che non sapevo quasi nulla di esoscheletri. Gli automi li conoscevo, esplorati abbondantemente nella storia della fantascienza e mi ero interessato in passato anche di progetti contemporanei, ma gli esoscheletri?
La mia conoscenza storica degli esoscheletri potenziati si fermava alla noticina che ok, Fanteria dello Spazio li ha resi famosi e ha favorito il mantenimento di progetti militari in quell’ambito (grazie anche al ranger Monty Reed e alla sua LIFESUIT), ma la prima apparizione nella fantascienza (per quanto limitata e poco approfondita) dovrebbe essere nel Ciclo dei Lensman quando appare una tuta corazzata e armata che si capisce bene dal contesto è in grado di fornire a chi la indossa la forza per muovere il proprio enorme peso senza fatica. Fine. Un po’ pochino.

Non è particolarmente importante sapere se gli esoscheletri potenziati siano un’idea post-1914 o pre-1914, ma sarebbe carino quanto meno sapere, nel caso, se quando li si inserisce in una storia Steampunk siano proprio un inserto moderno senza appigli col passato o se abbiano una loro base scientifica o fantascientifica che li renda un elemento “neutro”. Pensiamo alla gomma vulcanizzata e ai pneumatici: non è roba tipicamente ottocentesca, metterla non evoca in nessun modo un’idea di passato… ma non sono nemmeno moderni perché esistevano già nella seconda metà dell’Ottocento quindi sono un elemento neutro che non stona, ma neppure caratterizza (vi rimando all’articolo sull’estetica Steampunk).

In cerca di spunti per iniziare la ricerca un po’ di tempo fa sono ritornato su Wikipedia e ho scoperto, ohibò, che la pagina sugli esoscheletri potenziati era molto cambiata dall’ultima volta che l’avevo aperta nell’autunno 2011! All’epoca il paragrafo di storia includeva solo Hardiman e ora un gentiluomo, o una gentildonna, aveva provveduto a inserire un sacco di informazioni in più il 31 dicembre 2011.
Trovati due numeri di brevetti statunitensi, uno del 1890 e uno del 1917, li ho cercati su Google per trovare articoli che ne parlassero e ho scoperto che un sito di vekkiume robotico che avevo molto apprezzato, ma che spulciavo raramente, aveva due intere categorie dedicati agli esoscheletri potenziati e a quelli passivi! Per Giove, che scoperta! Non trovate? Ed eccomi a condividere ciò che ho scoperto.

“Locomotion – Walking by Steam, Riding by Steam, Flying by Steam”
e “Locomotion, plate 2nd, A few small inconveniences — There’s nothing perfect”
di Robert Seymoure, anni 1830 o 1820 circa.

Questa dovrebbe essere la più antica rappresentazione di un esoscheletro potenziato concepito per semplificare il cammino e capace con la propria forza di sostenere il proprio considerevole peso. Non è scienza e non è fantascienza: satira sul futuro “motorizzato” in un’Inghilterra così spaventata dal progresso e dalla prospettiva di distruggere l’economia dei frustini e delle carrozze da bloccare per mezzo secolo il mercato dei veicoli motorizzati, in pieno boom per espansione e attenzione, con i Red Flag Acts del 1861-1865. Imposero divieti folli sulla velocità (3 km/h, si va più veloci camminando) e l’obbligo ridicolo che qualcuno procedesse a piedi davanti alla lumaca a vapore con una bandiera rossa per annunciarne il minaccioso arrivo, riducendo i veicoli a motore ad attrezzi scomodi, pericolosi e lenti, in modo che divenisse impossibile la loro diffusione. Non era vietato avere veicoli a motore, solo che era un inferno usarli. Qualche imposizione ben tarata vieta più di un vero divieto.

Mezzo secolo di progresso bloccato: lo Steampunk sarebbe accaduto davvero, perlomeno nell’ambito veicoli, se qualcuno non avesse imposto di fermare le lancette del tempo per salvare carrozze, cavalli e il buon vecchio passato. OK, gli inglesi hanno il té, la regina e i gentiluomini con la loro flemma peculiare, ma a livello di retard i “decenni perduti” inglesi (e delll’Europa, per estensione) fanno bella coppia con il nostro “eterno presente” politico, anch’esso iniziato nel 1861 e da cui però non siamo ancora usciti.

“Gli americani hanno bisogno del telefono, ma noi no.
Noi siamo pieni di messaggeri [per consegnare i telegrammi].”
Attribuita a Sir William Henry Preece, ingegnere consulente delle Poste Britanniche, nel 1876. Che sia vero o falsa, quando divenne ingegnere capo delle Poste Centrali Britanniche nel 1892 sviluppò subito un sistema telefonico da far adottare.

Gli esoscheletri potenziati “veri”

Anche se la satira ha battuto tutti, la scienza è (stranamente) arrivata prima della fantascienza ed è possibile ammirare un brevetto per un esoscheletro potenziato per le gambe con un sacca di gas in pressione per fornire energia già nel 1890: è l’Apparatus for facilitating walking, running and jumping di Nicholas Yagn, ingegnere meccanico russo residente a San Pietroburgo (come recita il brevetto).
C’erano stati altri tre brevetti precedenti tra luglio 1889 e gennaio 1890 (406328, 420178, 420179), ma l’ultimo è quello che mi interessa, il 440684 rilasciato il 18 novembre 1890 con la sacca del gas ben visibile nei disegni.

“Apparatus for facilitating walking, running and jumping” di Nicholas Yagn (1890),
disegni 1 e 2 allegati al brevetto.

Proseguendo a tema esoscheletri potenziati arriviamo a uno che include sulla schiena un piccolo motore a vapore che fa molto paccottiglia incredibile Steampunk. Eppure è vero, qualcuno ci aveva pensato. È il Pedomotor di Leslie C. Kelley, statunitense residente a South San Francisco, brevetto 1308675 del 1917 rilasciato nel 1919.

L’esoscheletro andava completato con un motore da tenere sulla schiena per fornire l’energia che facilitava la corsa e Kelley suggerisce per il suo Pedomotor un piccolo motore a vapore che mostra nel brevetto. Se qualcuno avesse voluto adattare un motore diesel e girare come un motocicletta bipede, immagino che non vi sarebbero stati problemi.

“Pedomotor” di Leslie C. Kelley (1917),
disegni 1 e 2 allegati al brevetto.

E infine un esoscheletro passivo, capace di sfruttare/restituire solo il moto del corpo di chi lo impiega, pensato per i pigri e per chi soffre di problemi a stare in piedi a lungo: l’Apparatus for Facilitating Walking or Running, brevetto del 1904 del conte Vladimir Skorzewski, un tale che abitava a Czerniejewo, nella Prussia Occidentale (ora Polonia).

A quanto riporta cyberneticzoo.com, il brevetto dichiara che l’apparato permette di evitare la principale causa dell’affaticamento muscolare, ovvero la necessità di sollevare il proprio centro di gravità di una data altezza a ogni passo, senza ricevere in discesa alcuna compensazione per l’energia spesa per alzarlo e obbligando così i muscoli affaticati a sostenerne il carico durante tutto il movimento. Terribile codesta follia peripatetica, viene voglia di mettersi in sedia a rotelle e non alzarsi più, nevvero?

Skorzewski afferma che il suo fantastico apparato permette di faticare meno e correre più rapidi grazie alla capacità di immagazzinare l’energia e rilasciarla all’alternarsi dell’abbassarsi e del sollevarsi del centro di gravità del corpo. Ci si siede sul sellino, si regola il tutto per stare comodi, si infilano i piedi nelle suole, si impugna il manubrio e via: le giunture in gomma e la struttura piena di aria compressa faranno il resto.
No, non so come cavolo funzionasse “esattamente” quel figlio illegittimo di una coppia di stampelle e di una bicicletta, ma immagino che opponesse resistenza in discesa quando agiva il peso morto del corpo, mandando in pressione l’aria da espandere per facilitare il sollevamento al passo successivo.

“Apparatus for Facilitating Walking or Running” del conte Vladimir Skorzewski, 1904.
So che ora lo volete tutti, assieme all’esoscheletro-monopattino del 1889 (articolo).

A quanto pare il Lungo XIX Secolo, ancora una volta, aveva già immaginato tutto, lasciando il Novecento a battersi il petto e urlare “Posso avere un po’ di originalità, per favore?”. No, non puoi, perché sei stato un Secolo Breve cattivo, molto cattivo. Ora torna nei libri di storia e non uscirne.

 

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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