Lo spezzone proviene dal secondo episodio della miniserie TV Radici del 1977, basata sull’omonimo romanzo di Alex Haley. È una bella miniserie: ci sono dei negri, ci sono dei bianchi, i primi sono schiavi dei secondi. Molto bello. Ora lasciamo stare Radici e passiamo alla riflessione che avevo in mente, ma se avete letto il titolo del post e guardato il video avrete già capito dove andrò a parare: siamo tutti negri.

Scrittura e lettura.

Nei libri dedicati alla scrittura ricorrono una serie di consigli per fare in mondo che il lettore sia tanto avvinto dalle vicende lette da rimanere incollato alle pagine per ore e ore. Il lettore deve entrare nella storia, sentire che quello che legge è in un certo senso “reale”, appassionarsi ai personaggi e/o alle vicende.

Per fare questo ci sono varie tecniche più o meno semplici:

  • aumentare la leggibilità del testo usando pochi avverbi di modo e pochi aggettivi (solo quelli che servono, niente di più, che è una cosa banalmente ovvia… e di norma ne servono pochissimi);
  • scegliere di mostrare le scene attraverso dei Personaggi Punto di Vista (PdV) piuttosto che col narratore onnisciente; costruire dialoghi che non siano scambi troppo diretti di battute tipo “domanda-risposta”;
  • gestire l’andamento della tensione causando picchi e cali; non imporre la propria interpretazione delle cose, ma attenersi ai “cinque sensi” del personaggio (e alla sua interpretazione soggettiva, non quella dell’autore onnisciente) e lasciare libertà al lettore anche di trovare divertente (magari perché gli ricorda un conoscente che detesta) il dramma psicologico di un personaggio;
  • inserire elementi fantastici e bizzarri (nel caso del fantasy/fantascienza) sin dall’incipit per stimolare il pubblico sensibile a questi elementi;
  • far affezionare i lettori (o meglio “provarci”) a un dato personaggio e poi ucciderlo a due terzi della storia per sfruttarne l’impatto psicologico (e stimolare il desiderio di vendetta sul responsabile da parte del lettore, che lo vorrà vedere punito, ma qui bisogna stare attenti a non fare disastri) ecc.

Fate prima a leggervi dei buoni libri sulla scrittura e a farvi un’idea da soli. O leggere il mio manuale di scrittura creativa, gratis su AgenziaDuca.it.

Tutto questo ha lo scopo di far rimanere il lettore incollato al libro o, meglio, farlo stare “dentro la storia”, come se fosse REALE e REALMENTE interessante. Sbagliare qualcosa (incoerenza, periodi pesanti da leggere, errori di PdV spaesanti…) può causare nel lettore uno shock, come se gli si urlasse “Non è una storia Reale, stupido, è solo un romanzo scritto male”.

Se lo shock è abbastanza forte, il lettore può arrivare a interrompere la lettura: viene cacciato fuori dalla storia. Se è lieve, può proseguire senza alcun problema, se non al più un vago senso di fastidio momentaneo. Una storia che funziona è una storia che tiene il lettore incollato fino alla fine o, perlomeno, fino a quando non si accorge che non è più mezzanotte, ma sono già le due e tra meno di cinque ore dovrà alzarsi per andare al lavoro: il tempo vola con un buon romanzo.

Ci sono svaghi più intelligenti che leggere romanzi fantasy…

Cosa c’entra col video?

Quando si impara come funziona la scrittura per la narrativa d’intrattenimento, perlomeno per quel che gli autori di successo rivelano nei libri dedicati o nei seminari, se non si è tonti come bestie, si riuscirà in breve tempo a individuare i problemi all’interno di un brano e ci si ritroverà a provare un senso di fastidio: “Diamine, lui è un autore pubblicato famoso e fa questi errori che perfino io so vedere?”

Questo, per chi ha letto qualche manuale (o anche uno solo) e non è mentalmente subnormale, è del tutto automatico: non bisogna leggere il testo con attenzione, basta leggerlo normalmente, come semplici lettori, per vedere gran parte dei problemi peggiori che possono affliggerlo.
Viene da sé che un errore che prima, nella beata ignoranza, avrebbe fatto solo “storcere il naso” per mezzo secondo, ora ha un effetto amplificato dalla capacità di individuare la natura dell’errore e dal fastidio provato a causa della sua presenza. Tutte cose che rendono l’errore più grave di quanto non sia: il rischio di essere espulsi dalla storia aumenta in modo drammatico.

Eppure non è davvero colpa dell’autore: è colpa del lettore che è diventato ipersensibile. Se il lettore fosse rimasto ignorante, avrebbe potuto godersi meglio la storia, come se la era sempre goduta. Chi non ha mai fatto l’esperienza di rileggere un vecchio libro che era piaciuto anni prima e trovarlo pieno di errori, stupidaggini, scelte narrative mediocri che svelano appieno la gretta incompetenza e dabbenaggine dell’autore? Siamo sinceri: se uno ha riletto qualcosa di vecchio dopo aver imparato un po’ di elementi di scrittura deve aver fatto questa esperienza, altrimenti è un idiota refrattario all’apprendimento (o non ha letto seriamente i libri sulla scrittura, ma si vanta solo d’averlo fatto).

Ma se si legge narrativa per intrattenimento, non sarebbe meglio evitare tutto ciò?
Non sarebbe meglio rimanere ignoranti, come i negri, e felici?
Non sarebbe meglio non sapere che ciò che si legge è un mezzo aborto costruito con scarsa capacità e piazzato sul mercato con l’unico intento di fregare i lettori con un po’ di pubblicità mirata e un nome d’autore famoso?

Con molta pazienza e molto sforzo si può anche evitare il problema, e tornare a godersi i brutti libri quasi come prima… quasi, appunto. Ma vale davvero la pena fare questo sforzo e intanto rovinarsi (almeno un pochino) tante letture che avrebbero potuto invece donarci solo gioia?

Padroni bianchi ed Editori premurosi

Un ragionamento simile a quello dei bianchi del video forse lo fanno anche gli editori.

Comincerà a pensare, a riflettere, e allora diventerà molto infelice e avvilito.
No no no no: sono anime semplici e forse gli rendiamo un servizio migliore non pretendendo di più dalla loro natura.

Per troppi editori il lettore tipico è un’anima semplice, un Negro Ignorante, che può godere per anni e anni leggendo libri facili da trovare e stampare: i classici brutti fantasy stereotipati.

Anche io ho conosciuto persone che fin da ragazzini hanno letto R.A. Salvatore e continuano a leggere e rileggere i libri ambientati nei Forgotten Realms e simili. Sono in gran parte troiate oscene a quanto mi hanno detto. Quelli che ho letto io erano TUTTI troiate oscene, analizzandoli col senno attuale (quando avevo 14 anni avevo trovato piacevole “Le Lande di Ghiaccio”, ma pure lì ben sapendo che era una troiata), ma mi assicurano che qualcosa di decente c’è e io mi fido, per cui dico “gran parte”.

Però a tanti piacciono e se li godono e rigodono. Stessa cosa per i libri di Terry Brooks. Io li ho letti quasi tutti ancora prima di iniziare a studiare la scrittura sui manuali, con crescente disgusto (a parte quando avevo 10-13 anni e mi piacevano un po’… non erano belli, ma si facevano leggere).

I soliti elfi di Fantasylandia… e una versione un po’ più interessante.

Come può un lettore rovinarsi, anche senza leggere manuali di scrittura?
Semplice: leggendo romanzi veramente buoni e diventando un Negro Istruito. Quando si vede cosa c’è di meglio, e magari si scopre che non riceve lo stesso pompaggio pubblicitario di cose molto peggiori e più “accessibili ai negri qualsiasi”, si inizia a non trovare più altrettanto piacevoli i libri peggiori.

Se il negro impara a leggere e scopre che in fondo anche lui è un uomo e anche lui ha diritto alla libertà, la sua condizione servile diventa peggiore. Se il lettore impara che posti affascinanti come la città di New Crobuzon di Perdido Street Station o il crudele mondo fatato di La Figlia del Drago di Ferro sono alternative possibili alla solita Fantasylandia numero 4728778/bis piena di cliché, inizierà a trovare meno attraente il solito medioevo con gli elfi dei boschi che prendono in giro i nani dei monti.

Ma inizierà anche a essere infelice, perché tanto fantasy è spazzatura (o non è particolarmente innovativo o interessante o fantasioso… il fantasy senza fantasia è andato a lungo per la maggiore). Sarà molto più facile di prima comprare un libro e non esserne felici.

Gli editori, come i padroni degli schiavi, ci proteggono da tutto questo. Se rimaniamo ignoranti, grazie ai soliti fantasy da due soldi stampati in massa (Le Cronache del Mondo Emerso, Eragon, i romanzi di Dragonlance e altri a tema D&Desco, la massa di stronzate dei giovani autori italiani partorite nel 2008 ecc…), potremmo continuare a essere felici. Ogni tanto rilasciano qualcosa di un pochino più innovativo (ma è poca roba rispetto alla massa: basta guardare lo scaffale del Fantasy e Fantascienza di una tipica libreria) per provare a soddisfare i negri più esigenti (i negri “istruiti”), ma la massa è roba per il tipico negro ignorante.

Non per niente va per la maggiore il target Young Adults: più giovani, meno anni di lettura alle spalle, più possibilità che abbiano letto meno libri, maggiore incidenza statistica dei Negri Ignoranti rispetto ai Negri Istruiti, spesso di bocca buona per l’inesperienza o il “fascino per la lettura” che se appena esploso è difficile da scalfire (ehi, io mi sono letto i primi sette libri di Shannara di seguito due volte quando ero giovane e ardente di voglia di leggere). Pubblico ideale per spacciare immondizia e allo stesso tempo ricevere dei “grazie”.

Come vendere fucili a pietra focaia ai Maori quando tu già usi fucili con le cartucce metalliche: per te che lo sai sono merda pura, ma per il Maori ignorante sono tremendi bastoni della morte! Soddisfazione garantita.

Essere bravi negri riconoscenti:
“Buono editori da noi tanto mangiari che tutti giorni è come Nascimento”

Non è meglio essere protetti e cullati nell’ignoranza?

In fondo lo fanno per il nostro bene… e il loro interesse, ma che male c’è nel guadagnare qualcosa mentre si fa del bene?
Io vorrei essere ancora un Negro Ignorante: mi mancano gli anni in cui leggevo tutto e mi piaceva (quasi) tutto. Ero più felice. Ora invece che sono un Negro un pochino più istruito sono meno felice e, in più, vedo pure che molti come me vengono tacciati di essere “invidiosi” quando spiegano cosa ritengono non vada in un libro pubblicato. Grandioso…

Tu cosa ne pensi?

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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