Rogue One: quella Sporca Dozzina (non) incontra Star Wars

L’articolo è un po’ lungo, 16.750 parole, esclusa questa introduzione e l’indice degli argomenti. Una “novelette” se fosse narrativa, come direbbero gli inglesi, visto che sono sopra le 8.000 parole del racconto e sotto le 17.500 del romanzo breve.

Ho cercato di inserire tutto quello che mi sembrava degno di menzione, mischiando spiegazioni di progettazione drammatica (storytelling, sceneggiatura) con critiche puntuali sui contenuti e con BOX in giallo di riflessioni più ampie ispirate da quanto visto.

Credo che sia il secondo articolo più lungo di sempre, dietro solo a quello del 2010 su Steampunk e Risorgimento da 20.130 parole. Per facilitare la navigazione ho inserito questo indice:


Il primo trailer uscito c’entra qualcosa col film?

Quella Sporca Dozzina incontra Star Wars: questo ho pensato vedendo il primo trailer, mesi fa. Mi ha (quasi) ammazzato la voglia di vedere Rogue One, film su cui mio fratello mi aveva scassato le palle per mesi dicendomi che era previsto un film realistico, senza Jedi e magari era bello ecc.

Ecco, a mio fratello l’ha ammazzata del tutto. Non voleva nemmeno vederlo, ma l’ho convinto ad andarci e nonostante gli sia piaciuto meno degli episodi IV e V, ha potuto notare che era molto meglio di quanto sembrasse da quel ridicolo trailer in stile Quella Sporca Dozzina (e meglio del VII). Già, come se non fossero passati 49 anni dal film con Lee Marvin e l’idea di affidare la missione più importante del conflitto a una manciata di criminali inaffidabili non fosse solo stupida, ma fosse diventata nel frattempo anche un cliché.

Ve lo ricordate il primo trailer?

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Fortunatamente Rogue One è molto diverso da ciò che il primo trailer suggeriva, e meno stupido, come vedremo dopo. Per quale motivo si sia voluto, come punto di forza del film, suggerire cose incredibilmente CRETINE che però non avvengono e pronunciare battute ben più stupide delle (non proprio brillanti) battute poi presenti, non lo so.
Ero sicuro che non poteva essere così pessimo come sembrava dal trailer… e comunque avevo visto anche Star Wars VII per cui avevo la certezza che Rogue One sarebbe stato meglio di quella cosina triste buona solo per chi non ha rispetto del proprio intelletto (o non ne ha uno apprezzabile). Non mi ha deluso!

Torniamo all’insensato trailer in stile Quella Sporca Dozzina.
La prima volta almeno la stupidità dell’idea della sporca dozzina aveva il pregio di essere originale, e poi mezzo secolo fa ancora si accettavano cose che oggi gli spettatori non accetterebbero: come i personaggi storici tutti ben pettinati e truccati, ovviamente secondo il gusto degli anni ’50’-60, anche quando è fuori luogo, oppure la recitazione molto “teatrale” (come potrebbe capitare vedendo Amleto o Re Lear sul palcoscenico), invece di simulare la naturalezza degli eventi reali.

Le cosiddette basi storiche di Quella Sporca Dozzina non erano legate al fatto che il gruppo a cui si ispirava, i “13 Lercioni“, fosse formato da galeotti: erano soldati cazzuti e aggressivi, con una predisposizione a bere troppo, e che ogni tanto finivano in una rissa e non avevano paura a passare qualche giorno in cella di rigore, ma non erano criminali condannati.

Clarence Ware e Charles Plaudo (a sinistra) dei “13 Lercioni”, 5 giugno 1944, con cresta e colori di guerra in onore delle origini indiane Choctaw del sergente Jack McNiece (a destra).

Probabilmente avevano ante-litteram quella mentalità macho-stronza che pare sia la norma nelle unità d’élite USA, perlomeno secondo libri come American Sniper di Chris Kyle, o anche dal poco detto da Andy McNab sui colleghi americani in Azione Immediata.

Non eravamo degli assassini o roba simile, è solo che non facevamo quanto previsto nel modo in cui ci si aspettava che le facessimo e facevamo un sacco di altre cose extra a modo nostro. Ci cacciavamo sempre nei guai.

— Jack Agnew (1922-2009)

D’altronde, siamo chiari, le forze armate non hanno bisogno e non cercano imbecilli inaffidabili. Nemmeno quelle USA, che possono fare “l’errore” (dal punto di vista di come noi europei, britannici inclusi, vediamo le cose) di stimolare troppo l’aggressività come collante di una squadra e la fame di entrare in azione e combattere come vaccino per ridurre i rischi di stress post-traumatico, ma non vogliono dei totali coglioni. Punto.

Gli imbecilli inaffidabili fanno guai, i guai portano morti e i morti sono i propri. Quelli che fanno gli eroi indipendenti in stile hollywoodiano sono un pericolo, non una risorsa. No, grazie: ai militari crepare non piace e, come si dice spesso, se fosse per i militari avremmo pochissime guerre… il problema è che i conflitti li decidono i politici, ché tanto non devono né combatterci né sentono la stessa responsabilità personale per i soldati.

Guardiamo anche il secondo trailer di Rogue One.

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Per accostamenti delle battute e delle immagini, i primi due trailer trasmettono l’idea che la tizia sia cazzutissima e, nonostante sia ribelle e inaffidabile, sia la sola che possa scoprire il segreto della nuova arma dell’Impero. Velatamente viene così anche suggerito, per accostamenti di immagini, che  dovrà entrare nella Morte Nera e rubarne i piani, come sappiamo sia avvenuto (il furto, non l’entrare dentro) dal primo film della trilogia originale.

L’idea di trovarsi di fronte a Quella Sporca Dozzina nello Spazio è rinforzata dalle battute del secondo trailer, in cui vediamo il soldato con la mitragliatrice e la bombola sulla schiena dire cazzate tipo “recluto gente per la Ribellione da tanto tempo”, come se dovesse assemblare lui la sporca dozzina. E subito dopo vediamo l’asiatico cieco che massacra soldati imperiali usando un bastone, come se fosse uno reclutato in stile I Sette Samurai.
Velo pietoso sulla scelta di pessime battute da badass dell’asilo di infanzia in entrambi i trailer.

Ma poi due mesi fa è arrivato il terzo trailer. E non c’entrava quasi più niente con Quella Sporca Dozzina:

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Ora lei non è più badass come prima.
I toni diventano meno sicuri di sé, come con “Abbiamo la speranza. Le ribellioni si fondano sulla speranza.” Nell’ultimo trailer vediamo che l’hanno salvata dalla prigionia sotto gli imperiali e l’hanno arruolata a forza… per raggiungere suo padre. È suo padre che conta, non lei! Il fatto che lei sia una mezza delinquente non è rilevante, non è che debbano affidare alcunché nelle sue mani.

Rimangono degli accenni in stile Quella Sporca Dozzina come le battute “Quanti ce ne servono?”, “Non sanno che stiamo arrivando” e “Dieci uomini sembrano cento”, ma sono solo note decorative che si possono apprezzare facendo il collegamento con il film del 1967 solo se uno ha visto i trailer precedenti.

Finita la parte senza spoiler, utile per chi aveva la voglia di vederlo uccisa dai primi due trailer. Non so, fate un tentativo e andate al cinema a vederlo. Da qui in poi l’articolo parlerà dei contenuti del film e ci saranno parecchi spoiler: avviso nel caso siate di quelli che se sanno come finisce Amleto non si godono lo spettacolo…

La vera scena in cui le affidano la missione.

Da qui in poi iniziano gli spoiler. Ok?

Cominciamo con la differenza tra trailer e film arrivato al cinema. Battute come “Questa è una ribellione, no? Mi ribello” non appaiono nel film arrivato nei cinema. Quei primi due trailer non so di cosa siano i trailer, ma non lo sono di Rogue One, anche se ne usano le immagini.

Ecco come appare davvero lo spezzone coi capi d’accusa e la risposta badass del primo trailer. Mi scuso per la cattiva qualità, ho dovuto usare uno spezzone preso con la telecamera dai pirati per soddisfare il mio “diritto” all’uso legittimo al fine di critica di un massimo del 15% di un’opera protetta (in tutto l’articolo vi sono 5 minuti e 30 secondi di estratti su 125 minuti di opera, titoli di coda esclusi):

Toni e battute parecchio diverse, no? Sembra un altro film, e meno male! Questo sembra un film che si può guardare senza sentirsi i fratelli scemi di Forrest Gump. Qui ha senso, è addirittura ragionevole, che abbiano bisogno di Jyn nonostante sia una delinquente e le offrono di far sparire i suoi reati in cambio di servigi utili al Senato. Notate che non dicono mai “avventata, aggressiva e indisciplinata”, a differenza del trailer, e fateci caso: che senso avrebbe “indisciplinata” se lei non è un soldato? Eh già, i sottintesi farlocchi e truffaldini del primo trailer sono grossi: è proprio un’altra storia!

Se davvero avessero avuto scene con battute diverse, come se solo dopo avessero deciso se lei era un soldato indisciplinato o la fuggitiva che sembra, questo spiegherebbe la piattezza dell’opera, in cui i personaggi sono ficcati senza che siano davvero quelli ideali. Un personaggio A non può determinare l’identica storia di un personaggio B, perché una storia è, scena per scena, conseguenza del carattere del personaggio in relazione agli eventi. Personaggi diversi implicano sempre scene diverse e quindi storie che diventano scena per scena molto diverse l’una dall’altra, altrimenti sembra tutto un manovrare da burattinaio dello sceneggiatore.
Non possiamo sapere cosa sia accaduto, ma propendo per il trailer truffaldino, e non per la doppia versione così diversa di alcune scene, perché quest’ultima opzione è davvero poco degna di un serio professionista.

L’unica somiglianza con Quella Sporca Dozzina è che in cambio le offrono il perdono, ma la differenza è che a lei chiedono in cambio relativamente poco mentre quelli della dozzina avrebbero dovuto darsi alla macchia alla prima occasione, altro che missione suicida! Comunque pure Jyn è tentata, dopo aver parlato con Saw, di mandare tutto affanculo visto che quanto richiesto lo aveva fatto e dei Ribelli le frega meno di zero… ma ciò che l’Impero fa, ciò che l’ologramma di suo padre dice e le ultime parole di Saw le fanno cambiare idea.

La trama in poche parole.

Prima di partire con l’analisi vera e propria, diciamo di cosa parla di film. Se ancora non lo hai visto, ti invito a vederlo a meno che tu non sia del tutto allergico a Star Wars. È meglio della trilogia prequel. Non è peggio, anzi secondo me è meno stupido e meglio pensato, anche de Il Risveglio della Forza, pur mancando l’attrattiva delle (idiote) spade di luce che piacciono ai bambini.

Pur senza la bella regia e fotografia della trilogia originale, in parte rovinata e inquinata dalle aggiunte digitali delle nuove edizioni dove prima vi era un sapiente uso degli spazi vuoti (come la scalinata di Jabba the Hutt nel terzo film), a livello di “idiozia” si ricolloca sul livello tollerabile dei primi film (e non ha il picco di vomito degli orsacchiotti ewok).

La squadra multiculturale e multietnica di Rogue One. Nella foto manca il droide, perché della loro minoranza non frega un cazzo a nessuno.

La trama:

Galen Erso è uno scienziato imperiale obbligato a lavorare alla realizzazione della Morte Nera. Sua figlia Jyn è stata allevata da un capo dei rivoltosi, il terrorista sanguinario Saw Gerrera, a cui Galen l’ha affidata prima di venire preso prigioniero.

Passano 15 anni e Jyn è diventata una delinquente (dal punto di vista dell’Impero) ed è finita in prigione. I Ribelli la salvano, perché lei conosce Saw Gerrera e loro hanno bisogno di un contatto con quel fottuto demente paranoico: Saw ha in mano un pilota traditore con un messaggio destinato all’Alleanza.

Jyn acconsente ad aiutare l’Alleanza in cambio del perdono per i suoi crimini. Viene affidata a Cassian e al droide K-2SO e partono per trovare Saw da qualche parte su Jedha, la luna abitata di NaJedha. Arrivati a Jedha City finiscono immischiati nella guerriglia urbana e si salvano grazie all’aiuto di Chirrut e Baze, due guerrieri che un tempo proteggevano il tempio dedicato al culto della Forza.

Vengono condotti da Saw, dove Jyn sente il messaggio di suo padre e decide di voler fare la sua volontà contro l’Impero. L’Impero però si è incazzato per quanto accaduto e per liberarsi dei rivoltosi di Saw annienta Jedha City con la Morte Nera appena completata.

Jyn fugge con Cassian, il droide, il pilota imperiale e i due guerrieri e vanno diritti su Eadu, il pianeta dove è presente Galen Erso. Pim pum pam, la base salta in aria ed Erso muore, per colpa dell’attacco dei Ribelli chiamati a colpire dalle indicazioni di Cassian. L’unica speranza rimasta per fermare la Morte Nera è recuperarne i piani nel Centro Dati imperiale.

Gli “eroi” tornano alla base dell’Alleanza e raccontano tutto, ma il consiglio non si fida. Chi dice che la Morte Nera esista? Chi dice che Galen avesse tradito davvero? Chi dice che Jyn non menta? Chi dice che non sia una trappola? Chi ha visto dove ho messo gli occhiali? Chi ha le mie medicine?

L’Ammiraglio Raddus sa che non è una trappola, non come quel pestamerde di Ackbar.

L’Alleanza decide di non fare niente e valutano di arrendersi, perché perdere è sempre meglio che partecipare. Jyn non ci sta e guida l’ammutinamento di un gruppo di volontari disposti a tentare una missione suicida contro il Centro Dati imperiale pur di ottenere una possibilità di sconfiggere la Morte Nera. La loro nave rubata prende il nome di Rogue One.

Segue infiltrazione e attacco, a cui poi si accoda la flotta dell’Alleanza quando scoprono che il piano è scattato e che quindi sono nella merda a priori e tanto vale giocarsela fino in fondo. Combattimento spaziale. Combattimento a terra. Piani recuperati e trasmessi all’ammiraglia dell’Alleanza, e finale con la principessa Leia che fugge con i piani ottenuti subito prima che Darth Vader la possa fermare.

Ho evitato gli spoiler peggiori sul finale, visto che a me non è dispiaciuto quel poco di realismo imprevisto che aggiungono. Se avete dato soldi per l’episodio 7 e ve ne siete pentiti (ma intanto avete “votato” col denaro quel film) sarebbe sciocco non darli per questo che è meno idiota (se “votate” l’idiota e “non votate” quello meno idiota, a livello commerciale significa che preferite i film idioti).

Andiamo con ordine: l’inizio.

All’inizio del film vediamo il pianeta Lah’mu, in cui abitano Galen Erso con la moglie Lyra e la figlia Jyn. I sensori a casa di Galen lanciano l’allarme perché gli imperiali sono in avvicinamento. Galen sa che sono stati trovati e che il suo ex-capo, Krennic, sta tornando per obbligarlo a lavorare al progetto della super arma. Telefona a Saw Gerrera, che noi vediamo essere un negro in armatura, e lo avvisa che stanno per arrivare i cattivi.

Fin dall’inizio partono i cliché. La madre di Jyn si comporta in modo stupido e irragionevole, minacciando con la pistola il direttore Krennic. Peccato che assieme a lui ci siano alcuni soldati in armatura nera: gli Imperial Death Troopers. Invece di reggere il gioco del marito, che ha detto che era morta (e Krennic sembrava esserci cascato), Lyra si è fatta avanti in modo da… lasciare orfana la figlia, in mano a quello squilibrato di Gerrera? Banalità e stupidità, secondo la recente tradizione di Star Wars.

La differenza principale tra i Death Troopers e i normali assaltatori è che i primi sono dipinti di nero e hanno il design dell’armatura un pochino più elegante. E forse sparano un po’ meglio, visto che i normali assaltatori forse avrebbero fallito nel colpire un bersaglio umano immobile a meno di cinque metri. Loro ci riescono. Incredibile, Lyra viene ammazzata!

Nuovo Imperial Death Trooper: ora sparano dritto e raccolgono gli oggetti smarriti.

Jyn rimane da sola e viene ritrovata da Gerrera nel nascondiglio apposito. Naturalmente non viene trovata dai cattivi perché l’Impero è troppo avanzato tecnologicamente per rilevare tracce di calore corporeo (il rifugio non è schermato, vediamo i fanti stare a pochi passi dalla GROSSA fessura nella roccia finta da cui Jyn li guarda…). Quindi i fanti imperiali pur sapendo che la bambina si nasconde lì in zona, ne hanno seguito le tracce, fanno spallucce e decidono di lasciarla lì senza provare a cercare botole o nascondigli nella grotta (altrimenti avrebbero trovato subito la fessura da cui Jyn li spia). Fantastico.

Ritroviamo Jyn in prigione 15 anni dopo, catturata dagli imperiali. Non sanno che sia la figlia di Galen e capiamo da alcune informazioni successive che Jyn è stata allevata e addestrata come combattente e terrorista da Gerrera, che poi ha abbandonato Jyn quando aveva 16 anni come una povera stronza in un bunker lasciandole solo una pistola e un pugnale. Da quel giorno, pare di capire, Jyn vive di espedienti, cambiando identità quando serve, e sfuggendo alle autorità. Spero che si sia guadagnata da vivere anche a pancia sotto su un tavolo con un assaltatore che le dà colpi che le fanno vibrare le natiche, ma nessun elemento lo suggerisce (nonostante sia di sicuro più realistico e meno brutto di campare ammazzando/derubando gente).

Jyn si fida così poco degli altri, qualità che probabilmente ha appreso dal padre adottivo Gerrera (che, ricordiamo, l’ha abbandonata in un bunker dicendole di aspettarlo… e senza tornare mai), da riuscire come la madre a fare stronzate senza senso come aggredire i soldati Ribelli che la stanno liberando dal veicolo imperiale che la stava portando in un campo di concentramento. Cosa pensava di concludere nell’aggredire chi ha rischiato la vita per venire a salvarla? Mah! Cretina come la madre.

Segue chiacchierata vista prima in cui capiamo che Jyn è così priva di fiducia in ambo le parti in gioco da non ritenere i Ribelli migliori dell’Impero, o comunque che non vale la pena lottare con loro. In cambio della libertà, accetta di accompagnare Cassian da Gerrera per fargli contattare il disertore imperiale.

E già arrivati qui possiamo cominciare a ragionare sugli elementi chiave della storia, ovvero chi sono i protagonisti in relazione a chi avrà un arco di trasformazione personale. In un film o libro chiaro, elegante e ben progettato, chi sia il protagonista della storia è chiaro. Qui non tantissimo, perché seppure Jyn sia la protagonista, anche Cassian ha un cambiamento (disubbidirà agli ordini) che però possiamo leggere in chiave relazionale con Jyn. Ci torneremo dopo a ragionare sulle parti più tecniche dell’opera drammatica.

Jyn Erso in prigione, con un alieno tentacolare come compagno di cella. La vita non le sta andando molto bene. O forse sì.

Gli inserti umoristici, molto presenti nell’episodio 4 di Star Wars, qui sono pochi e affidati spesso al droide imperiale K-2SO riprogrammato dai Ribelli. Uno degli effetti collaterali della riprogrammazione è che il droide dice sempre ciò che pensa, e ovviamente non pensa cose carine di Jyn. Non bastano a reggere una storia per ora basata troppo su cliché e banalità.

Per esempio non si capisce come abbiano scoperto l’identità segreta di Jyn (che poteva trovarsi in un pianeta qualsiasi della galassia!) e come l’abbiano trovata (hanno spie e agenti infiltrati ovunque?), se consideriamo che neppure l’Impero conosce la vera identità di Jyn (e qui un applauso sulla qualità “futuristica” dei controlli). In più sono riusciti a sapere quando e dove sarebbe stata trasferita, e sono riusciti a intercettare e assaltare il veicolo. Sarà che in effetti l’intelligence dell’Impero non è mai stata granché brillante…

E ricordiamo che Jyn fino a quel momento era una nullità, tant’è che non l’avevano usata per ricattare il padre, e non sembra ragionevole pensare che la sorvegliassero già… e allora come mai ora sanno dov’è? Hanno trovato un ago nella galassia quasi senza preavviso per puro culo? O se già la sorvegliavano, come mai lo facevano? “Tanto per”, sperando che un giorno servisse? Quanti altri MILIONI di individui sorvegliano così, a tempo perso, e in barba all’Impero? Pronto, Credibilità? Le sono entrati i ladri in casa mentre era fuori.

BOX: Controllare qualcosa proprio no?

Come da lunga tradizione in Star Wars, ma anche in tanti altri film e romanzi che vorrebbero essere di fantascienza “futuristica” (tecnologicamente molto sviluppata), ma non vogliono le conseguenze di questa scelta, i sistemi di controllo e sicurezza sono molto modesti.

Nel caso di Star Wars si riducono a ronde a piedi. Siamo in una distopia, grossomodo, eppure non ci sono:

  • telecamere ovunque che analizzino il volto delle persone;
  • chip identificativi sottocutanei obbligatori per legge, con tracciamento in tempo reale della posizione;
  • sistemi di sicurezza che identifichino dal calore, dalla forma e da altre cosette cosa è una persona e cosa no, e in grado di lanciare segnalazioni automatiche alla polizia quando un “essere vivente” non ha alcuna corrispondenza con un chip registrato valido (es: ha il chip di un defunto o non ha un chip o il suo segnale sparisce all’improvviso) o l’aspetto previsto del proprietario del chip non corrisponde con quello rilevato (se è stato possibile analizzare la cosa);
  • quattro;
  • idem ci aspetteremmo allarmi automatici se il chip è stato registrato in posizioni molto distanti in brevi periodi (in Star Wars viaggiano però così veloci che più che altro conterebbe la presenza simultanea in luoghi differenti).

E qui siamo solo all’inizio, ipotizzando sistemi di controllo molto primitivi e che già oggi una distopia potrebbe implementare. In Indonesia per esempio, nel 2008, si ragionava sulla possibilità di tracciare via microchip tutte le persone affette da HIV, ma poi per problemi tecnologici si è rinunciato. Uno dei problemi nell’uso di sistemi di tracciamento è, per esempio, che possono disturbare alcuni dispositivi medici, ma nessuno di questi è un problema “insuperabile” (poi ci sarebbe la privacy, ma visto l’andazzo mondiale a riguardo…).

La questione è che lo sviluppo tecnologico implica una perdita di privacy e di possibilità del singolo di sparire facilmente come poteva fare nel ‘600 o di crearsi nuove identità come a metà ‘900. Più la capacità statale di sapere Chi/Cosa/Dove/Come a piacere sarà alta e più una trama “uomo vs stato” suonerà ridicola e cretina. A meno di non essere dei veri tecnici nell’ambito e ipotizzare in che modo autentici terroristi ipertecnologici potrebbero sfuggire alle maglie del sistema immaginato. Ma di solito più che geni dell’hacking, gli autori di storie di fantascienza distopica sembrano tizi bocciati per scarso rendimento in prima media.

In Star Wars siamo ancora fermi alle ronde, che è solo un pelo meno ridicolo del sistema di telecamere con gente che guarda, invece di analisi automatizzate, degli scenari in stile 1984 che davvero fanno piangere sangue. In Star Wars la gravità del problema è minore a causa della totale frammentazione della Repubblica ereditata dall’Impero, ma è ingiustificabile che nei pianeti strategici per l’Impero, dove hanno basi scientifiche (magari pure avvolte da scudi planetari come in Rogue One), questo sistema non sia obbligatorio. Lì non deve muoversi niente senza che sia noto, verificato e autorizzato. Punto. E lo si potrebbe fare con la tecnologia di oggi!

In compenso i Ribelli di Rogue One hanno ancora le vedette collocate sulle torri di osservazione per controllare il traffico in ingresso (con quelle specie di autovelox) e in uscita. A vista. Senza sistemi di controllo automatico dei permessi delle navi per scoprire le violazioni dello spazio aereo. No, a vista. Contro i caccia interstellari. Realizzano droidi di intelligenza umana, ma non possono costruire sistemi di sicurezza automatici. Come si fa a non dare del ritardato a chi inventa stronzate simili?

Episodio 4: in alto il soldato verifica il Millennium Falcon all’atterraggio; in basso osserva i caccia partire dalla base. Ci mancano solo i caselli autostradali galattici col personale umano alla cassa…

Altri dettagli sui problemi di sicurezza più grossi nel corso dell’articolo.

Considerazioni miste sulle scene.

La casa in campagna di Galen “contadino” Erso ha strumentazioni più raffinate delle basi imperiali. L’impero non sa mai chi arriva, e quando lo sa li fanno passare per sbaglio scambiandoli per amici, facendosi fregare senza problemi da chiunque. Galen nella sua casetta ha strumentazioni che individuano veicoli militari imperiali, azzerando il rischio sorpresa. Complimenti.

Le citazioni nostalgiche sono state accettabili, a mio avviso, perché erano integrate con gli eventi e non forzate come, che ne so, Galadriel che appare “perché sì” nei film de Lo Hobbit o la roba dell’episodio 7. I personaggi avevano senso di essere lì, come Darth Vader (in versione un po’ soft, ma ricordiamo che anche nel film 4 lui non poteva fare tutto quello che voleva e a comandare la Morte Nera era un altro: diventa potentissimo e secondo solo all’Imperatore solo dall’episodio 5) o Tarkin.

Forse una delle citazioni venute meno bene è quella di Ponda Baba ed Evazan su Jedha City, ovvero i due alieni con un pessimo carattere (quello che sembra un uomo deforme e quello coi testicoli in bocca) che cercano la rissa con Luke nell’episodio 4. Evitabilissimi.

Inserita in modo naturale, invece, la classica battuta “Ho un brutto presentimento” (o varianti: sentita la prima volta nell’episodio 4, detta sia da Luke che da Han Solo), grazie alla presenza del droide pessimista K-2SO. E nemmeno la “citazione” estetica al planetoide di Alien fatta con Eadu crea alcun problema, anzi, la scusa (del tutto idiota) dei canyon che permettono di avvicinarsi senza essere rilevati fa comodo per la trama. Non proseguo con le citazioni, non ha senso fare la lista e, come detto, una scelta esterna alle questioni della struttura drammatica conta solo se crea un problema, e qui non ce ne sono.

Le armature degli assaltatori imperiali come sempre sono inutili.
Ma davvero inutili. Avevamo capito che non possono fermare i raggi delle armi, e va bene, lo accetto, in fondo la principale comodità dovrebbe essere il controllo della temperatura per poter operare in qualsiasi clima, no? Però sono dotate di piastre protettive, se anche fossero solo per difendere il sistema di climatizzazione dovrebbero almeno fermare schegge e bastonate, no? No.

Gli assaltatori vengono abbattuti con bastonate e colpi che non tirerebbero giù qualcuno nemmeno se fosse nudo… figurarsi con quella roba che, per la cronaca, non si piega né rompe sotto i colpi: li sta fermando. Come mai crollano morti? Forse per simpatia. D’altronde anche quando vengono colpite dai raggi, se ci badate, le armature degli assaltatori mica si rompono… si sbruciacchiano soltanto un po’. Le stesse armi quando colpiscono i droidi invece fanno dei bei buchi grossi!
C’è qualcosa che non va…

Due dei molti momenti in cui è possibile vedere dei bei buchi netti nei droidi e delle bruciature nere senza buco sugli assaltatori.

Rimaniamo a tema assaltatori e scontri.
Gli assaltatori come sempre sono dei provetti tiratori, e non riescono a colpire nemmeno un bersaglio praticamente fermo, a pochi metri di distanza. Hanno anche un addestramento di prima classe e per affrontare il cieco Chirrut si dispongono tutt’attorno, in pratica puntandosi i fucili uno addosso all’altro. Poi sparano e si ammazzano da soli. Non è solo già visto, è anche idiota in modo patetico: che paura dovrebbero fare gli assaltatori se stanno conciati col cervello come Bubba di Forrest Gump?

Perlomeno vediamo un cavolo di blindato.
Per una volta un veicolo decente, con una linea bassa per deflettere meglio i colpi. Un po’ strani i cannoni laterali, invece di una comoda torretta pesantemente corazzata in cima. Sfortunatamente il blindato (o forse carrarmato, non si capisce molto) appare nella scena dello scontro urbano in cui, in piena tradizione Star Wars, nessuno appare interessato a sopravvivere. Sparano e si espongono come dei fessi, facendosi massacrare, sia loro che i cosiddetti “partigiani” di Saw Gerrera.

Il capocarro non rimette la testa dentro nemmeno nel pieno dello scontro, dove darebbe molto più comodamente ordini al pilota e all’artigliere, e si fa ammazzare… cos’è, non ce l’ha un periscopio (o un monitor con telecamere) per vedere l’esterno? Usano i ripari così poco, e manovrano sfruttando competenze tattiche così poco, che per fare meno di così potevano direttamente stare tutti dritti in mezzo alla strada. Magari su file contrapposte, come la fanteria di linea del periodo napoleonico. Siamo lì come livello.

“Vedi, te lo avevo detto! Anche con le astronavi e i fucili a raggi, comunque continueremo a spararci stando dritti allo scoperto! Stupide Giubbe Verdi e la vostra idea di tirare da grandi distanze, stando coperti… bah!”

Questo si applica anche allo scontro attorno alla torre del Centro Dati.
Gli assaltatori nonostante il pericolo sia noto (sono in pieno allarme) escono fuori in massa dai portoni senza alcuna precauzione, solo per farsi falciare dalla mitragliatrice di Baze. È davvero ridicolo. C’è questa torre gigante, che sarà piena di finestre per poter difendere le spiagge sottostanti con armi pesanti di squadra (lanciagranate automatici e mitragliatrici?), e nessuno le usa. Cos’è, davvero non ha alcun punto da cui si possa sparare? Tengono ronde su ronde di soldati sempre a zonzo per paura che esploda un casino, e la torre non fornisce alcun supporto in combattimento?

Ronde che poi funzionano benissimo, proprio, visto che una decina di soldati Ribelli esce dalla navicella sotto controllo e se ne vanno a zonzo per la base, sfruttando la vegetazione e le casse piazzate con l’unico scopo di nasconderli, e si fanno beffe delle sentinelle come se stessero giocando a Commandos o a un altro di cui quei giochi in cui anche se sei in piena vista davanti al nemico, ma sei un centimetro fuori dal (cortissimo) campo di allarme massimo, quello non ti vede. La prossima volta mettiamo direttamente i coni di visione, così il pubblico segue meglio tutto?

Sarebbero bastati un paio di assaltatori con delle mitragliatrici di squadra, appostati a 20 o 30 metri d’altezza, per far finire gli scontri prima dell’arrivo dell’aviazione ribelle. Da quell’altezza avrebbero visto sempre dove erano nascosti i Ribelli, superando anche la copertura visiva delle poche palme decorative, e li avrebbero colpiti dall’alto fregandosene delle casse messe qua e là come ripari in stile videogioco retard.
Perché ricordiamo: hanno i mascheroni in faccia, ma nessun interfaccia HUD con rilevatori di calore, sistemi di mira assistita, vista notturna, allarmi automatici al caposquadra in caso di malore ecc. bastavano dei banalissimi rilevatori di calore per rendere inutili le palme, ma una civiltà che realizza la Morte Nera evidentemente non ha la tecnologia necessaria, eh…

Decidiamo che non ci sia alcuna finestra “perché sì”? Va bene, lo accetto, allora su quel gran balcone in cima alla torre, accanto all’antenna, come mai non c’è nessun tiratore scelto a uccidere i ribelli uno per uno senza alcun rischio di venire colpito? Con una decina di tiratori anche solo sulla terrazza sarebbe finito lo scontro in pochi minuti. I tizi in nero sono l’élite degli assaltatori, la guardia personale di Krennic, su, metteteci loro invece di farli scendere a terra a morire come dei cretini. Ci voleva tanto a pensarci?

Mi chiedo anche quanti soldati Ribelli siano morti: Jyn coi suoi allegri compagni si è portata dietro una dozzina di brutti ceffi, giusto? Poi sono arrivati quelli scesi dall’unico veicolo diverso da un X-Wing che è riuscito a penetrare, una specie di trasporto truppe con capacità d’attacco a terra per la cavalleria dell’aria. A me però sembra che ne muoiano molti di più di quelli che ci sono. Forse è solo un’impressione… un giorno li conterò…

Visto che parliamo della mira degli assaltatori: la scena in cui Chirrut va a tirare la leva per attivare il commutatore ve la ricordate? Chirrut avanza camminando piano, mormorando il suo solito mantra sulla Forza come se pregasse. Nessuno lo colpisce. I colpi non vengono in alcun modo deflessi, non è che ci siano campi magici di Forza, semplicemente gli volano attorno. Sembra davvero strano, visto che camminava piano e non procedeva balzando qua e là per seguire un’eventuale “previsione di dove potrebbe venire colpito data dalla Forza”. Però facciamo finta che stia proprio camminando nel modo ideale, seguendo la Forza, per non finire mai colpito.

Poi si ferma. Tira la leva e salva così la missione, permettendo di comunicare con la flotta. E ancora non viene colpito. Qui avrebbero dovuto crivellarlo di colpi un istante dopo che ha tirato la leva, nel momento in cui non sta più seguendo la guida della Forza per mettere i piedi al posto giusto in modo da evitare i colpi. È fermo! E se nemmeno prima aveva avuto la Forza con sé, sarebbero dovuto morire crivellato come quell’altro soldato sfigato che stava per andare prima lui. E invece succede altro, come se singolarmente non riuscissero a colpirlo lo stesso (eppure nessun raggio viene deflesso, ricordiamolo!): è proprio la straordinaria precisione di tiro degli assaltatori, come diceva Obi-Wan in episodio 4!

Non è la prima volta che Chirrut salva la situazione. Su Eadu aveva mostrato che il suo bastone si tramuta in una balestra a raggi (come quelle usate dai wookiee) che spara colpi così forti da abbattere all’istante un TIE Fighter imperiale. Seriamente. Mi va bene che possa colpirlo perché lui è come Rutger Hauer in Furia Cieca, posso accettare anche che lo abbatta (e va bene: significa che nell’Impero sono del tutto cretini e non corazzano minimamente i veicoli), ma che addirittura si vada a schiantare contro la base nemica e con un colpo di culo ne annienti le difese… insomma… e il tutto ottenuto da un tizio incrociato e arruolato per puro caso! Il caso che alimenta che il caso che ha una botta di culo perché i nemici sono idioti? Questa roba sta alla corretta costruzione di una storia come le mezze penne rigate stanno all’Edipo Re di Sofocle.

Chirrut e Baze si rivelano aiuti molto importanti per la storia, come visto, ma perché si interessano così tanto a Jyn? A parte per rovinare la sospensione dell’incredulità visto che è evidente che abbiano capito che lei è la protagonista e loro sanno di essere dei comprimari e per questo agiscono di conseguenza?
Capisco che dopo l’esplosione di Jedha City, in salvo grazie alla nave di Cassian e Jyn, si sentano in debito e vogliano vendicarsi dell’Impero che ha distrutto la loro città preferita. Ma prima, come mai in primo luogo aiutano Jyn contro gli Imperiali, a parte perché dovevano farlo per motivi di trama se no poi morivano nell’esplosione?

Soprattutto come mai Jyn ha il colpo di culo di incontrare per caso Chirrut? E perché Chirrut, quando questa le passa a meno di cinque metri di distanza, la trova interessante e le chiede proprio cosa sa dei cristalli kyber? Cos’è, sente la Forza come Darth Vader e percepisce in Jyn il potenziale di un Jedi?
Mi devo inventare stronzate simili per dare un senso alla questione, come facevano i fan per giustificare l’abilità di pilota di Han Solo? Non suona molto credibile come incontro, considerando che questa è la premessa per arruolare un membro chiave del futuro team. Senza Chirrut, come è chiaro dalla morte del primo gonzo che prova ad andare, nessuno sarebbe riuscito ad attivare il commutatore e non avrebbero potuto contattare la flotta.

Triste ma vero. La tecnologia mostrata in Star Wars, esclusa la Morte Nera, è pari o (spesso) inferiore a quella degli eserciti della Seconda Guerra Mondiale. Italia inclusa: avevamo tutto il necessario per mangiarci gli AT-AT a colazione. Contro le tattiche dei tedeschi, quel branco di dilettanti imperiali non avrebbe avuto scampo né all’aperto né casa per casa. Solo se gli Star Destroyer fossero stati in grado di attaccare a terra dall’orbita (o da quote altissime), invece di inviare quei ridicoli caccia che avremmo distrutto con la contraerea in un attimo, gli imperiali avrebbero potuto cavarsela.

Un altro briciolo di realismo arriva col discorso sul commutatore: i soldati che devono cercarlo giustamente non hanno idea di come sia fatto e di cosa devono fare, per cui Bodhi Rook li istruisce nel dettaglio. Questo ha senso. Sfortunatamente si scontra, pochi minuti prima, con l’ennesimo colpo di culo ammazza realismo: l’ufficiale che viene a ispezionare la nave ha con sé una guardia in uniforme nera, bassotta e con pochissima armatura, e dalla linea slanciata del corpo si direbbe una ragazza o un ragazzetto. Proprio l’uniforme e l’aspetto che serviva a Jyn per travestirsi! Di sicuro non poteva farsi passare per un soldato in armatura completa alto un metro e ottanta per novanta kg di muscoli, eh…

La divisa è pure poco corazzata, leggera e adatta per lei, e con due “manganelli” sulla schiena simili alle armi che ha già usato nella prima metà del film! Visto che poi non usa quei manganelli, e meglio così perché sarebbe stato davvero ridicolo, perché non li hanno proprio tolti? Dobbiamo aspettarci uno scontro trash nella director’s cut?
In realtà la situazione è ancora peggiore: quel tizio in nero è il segnalatore e quei due “manganelli” sono i suoi attrezzi per dare indicazioni agli aerei. Per quale motivo il segnalatore entri nella nave non si sa, per cui oltre al culo del trovare proprio l’uniforme perfetta e il tizio della taglia perfetta da sostituire, abbiamo pure la totale insensatezza del suo entrare sulla nave “perché sì, perché fa comodo a Jyn.”

Velo pietoso sul perché in Star Wars i posti importanti debbano essere realizzati come grandi baratri e non sotto forma, prendendo per esempio l’archivio del Centro Dati, di più normali e ragionevoli sale coi server divise su più piani… senza abissi in cui cadere. Curioso anche che i comandi della grande antenna siano all’aperto, alcuni addirittura su una passerella che si sporge nel vuoto, roba da far venire le vertigini. Chissà poi che comodità quando ci sono i monsoni, o dei normali temporali, in quella base collocata in un piccolo paradiso tropicale con tanto di spiagge e palme. Quando ci sono le onde alte si salva solo l’interno della torre…

Comunque complimenti agli ingegneri della Morte Nera: invece di impiegare ANNI a fornire la documentazione finale, dopo aver navigato in un inferno di versioni precedenti e materiale incompleto, hanno consegnato tutto nel momento in cui l’opera è stata completata. Questo è davvero fantascientifico.
E magari i programmatori hanno inserito commenti utili e intelligenti nel codice, e lo hanno scritto secondo pratiche di test-driven development perché la Morte Nera deve durare e ci vuole un occhio all’obsolescenza? Questa sarebbe perfino fantasy.

Qualche complimento in meno per la scelta della Torre di Darth Vader, presa sul catalogo IKEA alla voce “dimore per Evil Overlord fantatrash”. Tutta nera, in mezzo a una landa desolata dove non cresce un filo d’erba. Manca l’occhio di Sauron in cima, ma probabilmente costava troppo. Però si trova sopra un fiume di lava. Lava, proprio il genere di cosa che Darth Vader apprezza. Come quando 19 anni prima si è fatto amputare le gambe da Obi-Wan come un coglione, poi è scivolato accanto alla lava e ha preso fuoco. Quanti bei ricordi porta la lava. Adorabile.

“Cliché?! Ma no, Lord Vader, assolutamente… coff, coff, sì, forse un pochino… coff! Coff!”
“Non lasci che la sua mancanza di fantasia nel design la soffochi, architetto.”

Apprezzabile il problema dei codici di accesso della nave. Almeno se lo sono posto, usando il droide per sollevare un dubbio di sicurezza che verrebbe a chiunque: e se i codici non sono più validi? Ecco, realisticamente dovevano o non essere più validi o non essere MAI stati validi per accedere a quel pianeta.
L’Impero ha perso una nave, rubata. Lo sanno di averla persa. All’istante, considerando che le comunicazioni sono immediate in Star Wars, tutte le basi imperiali e le navi da battaglia della galassia avrebbero dovute esserne state informate e i codici di riconoscimento del veicolo perduto disattivati. Invece no.

E qui si torna sul solito problema, come vedremo altre volte, delle semplificazioni portate dal volere comunicazioni più veloci della luce. Problema che abbiamo evitato nel romanzo Il Grande Strappo, in cui la trama è possibile proprio perché i viaggi sono lenti e i messaggi non possono viaggiare più veloci della luce.
L’espediente dei codici ancora validi avrebbe senso solo se le comunicazioni fossero molto lente, per cui non era ancora arrivato nessun aggiornamento. Magari perché i veicoli per la consegna di ordini e notizie balzano nell’iperspazio verso le loro destinazioni solo ogni tot giorni.

Rimane il problema di una nave qualsiasi che ha accesso a un pianeta che non la riguarda. Non funziona così. Nella Seconda Guerra Mondiale non è che una nave da guerra poteva andare dove voleva ed era autorizzata a priori. Codici, permessi ecc. erano tutti legati alla zona operativa. Non è realistico ciò che avviene in Rogue One… e non è risolvibile se le comunicazioni viaggiano più veloci della luce, perché la base si sarebbe subito informata, avrebbe scoperto l’inganno e avrebbe abbattuto la nave.

Se invece non avessimo avuto comunicazioni così rapide, ci sarebbe stata speranza. La nave poteva inventarsi una scusa e chiedere il permesso di atterrare. L’addetto, non avendo motivo di temere alcunché, avrebbe chiuso un occhio per aiutare il commilitone e avrebbe acconsentito a un atterraggio. Esattamente come già avviene, sarebbe stata subito ispezionata perché mica ci si può fidare a cazzo di cane e tutto sarebbe proseguito come già visto (e rimane comunque il problema dell’assenza di sistemi di sorveglianza a terra).

Rimanendo a tema sicurezza, avete notato che il Centro Dati è protetto da semplici ronde di soldati? Questo significa che sanno che è un obiettivo in pericolo nonostante lo scudo planetario, e danno per scontato che lo scudo può essere sorpassato con un po’ di furbizia. Se non lo pensassero, non ci sarebbero così tanti soldati a passeggiare ovunque.

Questa consapevolezza dell’estremo pericolo non basta loro né a far installare telecamere (in un mondo in cui abbiamo visto che hanno sia videotelefoni in 2D che comunicazioni olografiche) né per infilare dei banalissimi jammer che impediscano l’attivazione a distanza di ordigni. Zero. E infatti i Ribelli non impiegano niente a piazzare cariche ovunque e a farle saltare con un segnale che, in un mondo normale, sarebbe stato inutile…

Fotografie satellitari e droni spia per trovare i due droidi fuggiaschi? Perché mai, quando puoi vagare nel deserto in groppa a un dinosauro ritardato e giocare con un binocolo!

Apprezzabile che il droide, K-2SO, faccia qualcosa di utile a differenza di altri droidi del passato. Utile almeno quanto il cassonetto con le ruote della trilogia originale. Quando parla almeno fa un po’ di umorismo fatalista e battute scazzate, invece di frignare come quel pirla cromato di C-3PO (“Ohssantapolenta, padron Luke, che pasticcio!”).

Quando gli chiedono di procurarsi le mappe del Centro Dati e lui risponde che certo, di sicuro ne troverà una sul pavimento, c’è quel momento retard in cui la “critica” alle semplificazioni da videogioco di certi filmacci (e dei videogiochi stessi), come anche in questo, è vista come un limite dagli autori stessi che ci informano di non essere del tutto idioti (anche se lo sembrano) e qua e là cercano di accennare un blando tentativo di realismo (prima i codici della nave, seppur gestiti male, poi le mappe da rubare succhiandole dalle memorie di un altro droide).

Tornando indietro, è un po’ meno interessante l’artiglieria contraerea su Eadu. Gli X-Wing si trovano ad affrontare dei caccia e un cannone a raggi che spara una volta ogni qualche secondo, e col loro moto fatto di manovre improvvise ci vorrebbe un miracolo per venire colpiti. Comunque, per qualche misterioso motivo, un paio di X-Wing vengono centrati da quello schifo d’arma. Sul serio, un cannone contraereo che spara singole bordate a ritmo cadenzato?
Qualcuno si è perso come funziona davvero il fuoco di contraerea? Pronto? C’è nessuno con un Q.I. a tre cifre là dietro, in regia?

E a tema esplosioni non abbiamo ancora parlato della distruzione di Jedha City, con la nuvola di polvere e macerie che avanza inesorabile. Gli eroi salgono sulla navicella e partono, lasciandosi la nube parecchio dietro le spalle perché vanno molto più veloci… tranne che un attimo dopo sono praticamente dentro la nube, che a quanto pare ha accelerato e li ha quasi travolti! WTF?! La nube di detriti dell’esplosione ha accelerato? Che problemi bisogna avere nella testa per infilare una roba simile?

Interessante la riunione dell’Alto Comando dell’Alleanza Ribelle, detta anche la riunione dei pestamerde con accesso aperto al pubblico. Attorno al tavolo ci sono una manciata di tizi ben vestiti che rappresentano davvero i big della politica dell’ex-Repubblica, e anche tanti altri vestiti come se fossero i primi piloti che capitano. Perché lo sono, sospetto. La grande riunione sul destino dell’Alleanza è aperta al pubblico, temo. Manca solo lo streaming, ma come il M5S devono aver cambiato idea per timore che l’Impero li osservi.

Il dettaglio che ho preferito della riunione, perché è un barlume di realismo nella pozza di pece di questo film, è che Jyn si lanci in un discorso motivazionale, carico di speranza, di volontà di lottare, e anche di buon senso se ci pensiamo bene (arrendersi è un suicidio: prima o poi verrà scoperto il proprio tradimento, l’appartenenza segreta all’Alleanza, e così si rimanda solo la morte), e riesce anche a ottenere l’appoggio del pubblico e di qualche politicante e…
… no, spiacente, non abbiamo la maggioranza dei due terzi e la Costituzione non si cambia l’Impero non si affronta più: andiamo in buon ordine ad attendere la morte, come siamo bravi a fare. Questo è un risultato credibile!

“Ho due manganelli inutili sulla schiena, ma mi stanno benissimo.”
Sì, sei proprio un pasticcino, vai così!

Motivazioni deboli e decisioni pittoresche.

I personaggi di Rogue One non brillano né per la profondità delle motivazioni per cui agiscono, che nell’accozzaglia di scene e spostamenti non si prova nemmeno a curare e a drammatizzare, né per l’intelligenza delle loro decisioni.

Il generale Draven dà un ordine ulteriore a Cassian: uccidere Galen Erso invece di portarlo in salvo come appena concordato durante la riunione con il comandante dell’Alleanza Mon Mothma. Secondo il geniale generale Draven questa è la scelta migliore. Ma sul serio?

Galen Erso conosce tutti i segreti della Morte Nera e il suo punto debole. Probabilmente può anche portare con sé i piani della Morte Nera, senza bisogno di andarli a recuperare nel Centro Dati di Eadu, e comunque ci ha lavorato per 15 anni e cazzo lo sa indicare dove i Ribelli devono sparare per far saltare tutto. E infatti, forte di queste nuove informazioni sull’esistenza della Morte Nera, Cassian decide di disubbidire all’ordine idiota di Draven, ricevuto in sordina subito prima di partire, senza alcun documento ufficiale.
Sembra il tipo di ordine dato dal generale alle spalle del leader dell’Alleanza, Mon Mothma: se Cassian ubbidisce e lo scoprono, verrà inculato dalla corte marziale (chi dice che il generale non se ne laverebbe le mani?), e se disubbidisce… pure, ma poi ha culo e si salva perché Galen muore per conto proprio. Disubbidire senza conseguenze for dummies di Cassian Andor, in tutte le migliori librerie!

Loro hanno già deciso di affidarsi alle informazioni di Galen, che considerano abbastanza affidabile da meritare di riallacciare i rapporti con Gerrera pur di sapere quanto ha da dire, quindi non sono disposti a perdere la chance. Dopo hanno un ripensamento perché dichiarare guerra aperta all’Impero per delle semplici voci, senza alcuna prova, fidandosi solo di Jyn (che magari è un agente doppiogiochista dell’Impero inviata per farli uscire allo scoperto e fottere l’Alleanza), effettivamente non suona come una mossa furbissima.

Cosa guadagnerebbero i Ribelli dalla morte di Galen? Niente. Galen cosa potrebbe realizzare di peggio della Morte Nera, scusa? Se anche non fosse affidabile, se il suo non fosse un vero tradimento, catturarlo e usare la tortura per ottenere più informazioni possibili (ricordiamo che i Ribelli hanno sua figlia) è preferibile all’ammazzarlo. Anzi, considerando quanto sono spietati quelli dell’Impero (ma lo sono davvero?), è un miracolo che non abbiano già ucciso Galen e tutti i suoi scienziati solo a scopo precauzionale appena la Morte Nera è stata completata. In compenso Krennic fa uccidere senza alcun motivo gli scienziati leali solo per dare una lezione al traditore reo confesso Galen, quindi per il motivo sbagliato. GEGNO!

“Un piano a prova di bomba, amico.”

E comunque qual era il piano di Cassian per l’omicidio? Si era appostato e sperava che prima o poi Galen sarebbe uscito a… fare cosa? Prendere una boccata d’aria sul balcone d’atterraggio che dà sul nulla di un canyon deserto? E il tizio esce SUBITO! Non è che deve aspettare ore o, più probabilmente, giorni o settimane visto che la vita nella base non ha chiaramente bisogno del mondo esterno deserto? Pietoso. Il mondo delle operazioni speciali visto con l’occhio dell’asilo d’infanzia.

Anche l’Impero non fa proprio una bella figura.
Dopo aver scoperto che i piani della Morte Nera sono stati diffusi, e visto che ormai la segretezza dell’arma non è più una questione rilevante (e stanno per sciogliere il Senato, cosa che avviene all’inizio dell’episodio 4, ovvero poche ore dopo), dovrebbero farsi una domanda: cosa esattamente è stato trasmesso?

Ricordiamo che l’Impero dispone ancora delle copie dei dati sulla nave ammiraglia dell’Alleanza (se anche li avesse cancellati vuoi che non riescano a recuperarli, come fa la scientifica dagli hard disk dei criminali?), in più gli stessi piani si trovano di sicuro anche sulla Morte Nera e, a meno che non siano dei totali idioti, nei Centri Dati ridondanti nella galassia. Perché di sicuro ci saranno copie altrove, cazzo, altrimenti i Ribelli hanno già vinto: se con la distruzione della torre l’Impero ha perso davvero tutti i dati allora NON ESISTE più.

Visto che quei dati sono colossali e la falla è così raffinata che nessun tecnico imperiale, in anni di lavoro, l’ha mai notata, significa che è impossibile che in pochi giorni o poche settimane i Ribelli possano scoprirla. In realtà poi sono solo poche ore: nell’episodio 4 la transizione rapidissima indica pochissimo tempo da quando i dati arrivano a quando c’è il piano d’attacco pronto, e Luke nemmeno si è cambiato i vestiti.
Galen deve aver per forza inserito delle indicazioni chiare riguardo quella cosa grossa come una piccola luna, visto che il file “Stellina” è palesemente una versione pensata per i Ribelli (con tanto di nome riconoscibile per sua figlia). Magari nelle copie precedenti non c’erano indicazioni esplicite, se no Krennic l’avrebbe inculato con la sabbia.

Se, idiozia delle idiozie, la falla non fosse indicata… ti pare che i Ribelli in poche ore potrebbero trovare una falla esplorando i piani di una cosa di cui non sanno nulla, quando un esercito di decine o centinaia di migliaia di tecnici che lavorano ogni giorno sulla Morte Nera, e che a gruppi conoscono tutti a menadito una piccola parte del totale, non sarebbe in grado di farcela?

E l’Impero non esegue il controllo, in cui evidentemente avrebbe successo, per porre una pezza sulla falla? Sappiamo dall’episodio 4 che il condotto di scarico è a prova di laser (c’è una curva, in effetti) e che dentro ci va lanciato un missile… ci voleva tanto a installare una serie di griglie di protezione a sufficienza da rendere a prova di missile quello scarico del calore senza comprometterne troppo la funzione? Ci sono decine di km di tunnel per inserirne a migliaia.

Visto che sicuramente una base simile ha ridondanze su ridondanze, come tutti i veicoli militari, perché non tappare il tunnel con lastre su lastre di corazzatura e rinunciare a quello che è solo uno dei diversi scarichi possibili? Se c’era solo un condotto per il calore, non era un “trappola” di Galen: sono un esercito di mongoloidi ed è un miracolo che la Morte Nera non sia esplosa all’accensione. Accendiamo il cervello ogni tanto, eh: è per colpa di coglionate simili che la fantascienza ha la fin troppo guadagnata nomea di immondizia per scemotti.

“Ecco, questo è ciò che vedreste se giocaste a Battlezone invece di pilotare un X-Wing.”

E vogliamo ricordarci come Jyn ha trovato il file dei piani? Frugando la lista integrale di tutti i file archiviati dell’Impero fino a quando, leggendo dalle liste consigliate dal droide mentre frugano a cazzo di cane in un archivio che contiene informazioni su MIGLIAIA di mondi abitati, arrivata a “Stratosfera, Marcomega, Pax Aurora […taglio scena, voce più stanca, la lista capiamo che va avanti da un pezzo…] Artiglio Guerriero, Cluster Prisma, Spada Nera, Stellina,” le viene in mente che quest’ultimo è il soprannome che le ha dato il papà!
Non è che ha lanciato delle ipotesi di nomi che suo padre potrebbe aver usato e dopo qualche tentativo ha pensato al suo soprannome e bingo c’era il file, cosa che sarebbe stata una soluzione credibile ed elegante (seppur fortunata), no, no, è proprio andata a cazzo di cane e speriamo nella fortuna. Bello.

Il problema della trasmissione è un’altra cosa che mi è difficile capire. Loro hanno bisogno di una mega antenna colossale per inviare i “giganteschi” piani alla flotta, non basta usare gli altri sistemi di comunicazioni, come quello impiegato per avvisare la flotta di abbattere lo scudo planetario.
E già qui suona sospetto. Ok, il progetto è enorme, ma già oggi non è strano inviare a centinaia di Mbit al secondo. Boh. Però uno si immagina almeno un corrispettivo tra velocità di trasmissione e capacità di archiviazione, per cui se ci vuole la mega antenna ci aspettiamo che il piano “gigantesco” occupi l’equivalente di una parete di dischi di memorie. Invece no, è un solo disco delle dimensioni di un HDD Esterno da 3,5. Ed è già sovradimensionato: quando viene ritrasmesso in pochissimo tempo dalla nave viene poi copiato in un dischetto, una cosetta più piccola di un DVD. E dopo verrà messo nella memoria di un banale droide come quel cassonetto di R2-D2. Possibile che la velocità di trasmissione della loro navicella sia così penosa che perfino il tostapane copia i dati più velocemente?

Rogue One ha il pregio di “risolvere” la colossale stronzata dell’episodio 4, ovvero l’idea che la falla potesse essere dovuta a un errore, ma gli imperiali fanno ancora la figura dei totali imbecilli. Forse pure più di prima! Cosa c’è di divertente a vedere una competizione tra idioti? Perché non si può vedere un film in cui sia una gara d’astuzia e determinare chi vince, non una di idiozia a decidere chi perde?

Sfortunatamente per una stronzata che aggiusta (male) ne aggiunge però una manciata d’altre, come visto prima. Per esempio ci viene spiegato che i cristalli kyber sono fondamentali per la Morte Nera e questi cristalli vengono estratti dalla luna Jedha, quel sasso schifoso pieno di terroristi. L’Impero controlla Jedha City per controllare i cristalli kyber (capiamo dalla battuta sull’incidente minerario che ci sono le miniere proprio lì sotto) e non sempre le cose vanno bene, come vediamo nello scontro urbano (con tanto di terroristi che rubano dal blindato i cilindri di kyber trasportati).

Se estrarre i cristalli kyber è così importante e l’Impero pur di mantenerne il controllo accetta di dover tenere in piedi, invece di nuclearizzarla, una città come Jedha City… per quale motivo la usano a cuor leggero come bersaglio per la Morte Nera? Non va un pochino contro i loro interessi?

Uno degli investimenti militari più ritardati di sempre, seconda edizione!

Torniamo dai Ribelli, l’altro covo di diversamente astuti.
Abbiamo già parlato di Chirrut e Baze, ma ci sono gli altri. Perché Cassian si fida così tanto di Jyn da disubbidire agli ordini del generale, prima, e poi da mettere assieme un gruppo di volontari per ammutinarsi e seguirla in una missione senza intelligence, senza preparazione, senza un tubo, in cui è ridicolo pensare di avere successo?

No, la risposta che voglia scoparsi Jyn non è sufficiente per questo livello di rischio, e comunque non sembra quella la questione. Proprio per niente. Anzi, senza il bacio finale avrei detto che a Cassian interessasse di più Baze. Capisco che Cassian voglia lottare, ma come mai arriva a fidarsi così tanto di una come Jyn? A parte per i raffinati pensieri dei due emisferi supplementari che stanno dentro le mutande, intendo.
E tutti gli altri, disposti a una missione senza alcuna speranza? Sono dei veterani, dei commando professionisti, con che coraggio si può pretendere che prendano sul serio una missione simile, una roba nata morta che funziona solo perché si tratta di un film dal contenuto intellettivo modestissimo? Cos’è, anche loro sentono il profumo della patatina di Jyn e nel viaggio verso il Centro Dati c’era solo K-2SO a guidare e tutti gli altri facevano la gang bang? E dopo Jyn camminava ancora dritta?

Vogliamo parlare di quel povero coglione di Bodhi Rook, il disertore imperiale? Si è affidato ai Ribelli con fiducia, seguendo gli ordini di Galen Erso, ed è finito così nelle mani dei terroristi di Saw Gerrera. Non solo non gli hanno creduto, ma Saw lo ha fatto torturare da un mostro tentacolare che distrugge la mente della gente, solo per scoprire se sta dicendo davvero la verità!
Bodhi è arrivato a tanto così dal rimanere un demente sbavante per tutta la vita e… basta qualche scossa di terremoto per guarire, un’occhiata al culetto di Jyn e poi via, fedeli all’Alleanza Ribelle fino alla morte? Ma dai?

E l’ammiraglio Spaghettialloscoglio Raddus, che motivo ha di fidarsi così tanto, a parte volere menare le mani? Capisco la sua posizione: è un ammiraglio che ha aderito all’Alleanza, quindi prima o poi finirà epurato in qualche purga di ufficiali se l’Alleanza si arrende e l’Impero vince questa “guerra civile” che è ancora in una forma blanda, nascosta, col Senato ancora attivo. In fondo lui lo possiamo scusare… e lui si trascina dietro il comando di tutta la flotta…

Però lui come mai ci è andato? Per la generica intercettazione di una comunicazione imperiale che parla di “Ribelli su Scarif”. Non hanno idea di cosa stia accadendo e questo parte, bello dritto, e gli altri dietro, a far scoppiare ufficialmente la guerra civile e a dare prove chiare all’Impero su chi è coinvolto nell’Alleanza. E vabbè… e l’eleganza di mettere il destino del film in mano alla botta di culo di una trasmissione intercettata, senza la quale sarebbe fallita tutta la missione di recupero dei piani?
Arte. Zero coincidenze fortuite su fatti vitali per la storia, solo eventi che sono necessaria e logica conseguenza di quelli precedenti. Proprio come spiega Aristotele. Preciso.

Cassian e K-2SO si lanciano un’occhiata del tipo “Davvero la protagonista è questa statua di cera?”

Però la principessa Leia che ci fa in mezzo alla battaglia? La sua corvetta modello CR90, la Tantive IV, doveva andare a recuperare Obi-Wan Kenobi, il vecchio pervertito che stava appostato nel deserto da 19 anni a guardare Luke crescere. Anche qui dobbiamo inventare noi… Leia ha un caratteraccio e ha preteso di assistere alla battaglia, poi quando è scoppiato il merdone ha accettato di portare in salvo lei le informazioni mentre fuggiva verso Tatooine? Non c’è niente che ce lo fa pensare, dobbiamo inventarcelo noi. Al solito.

Siamo chiari: non è che stiamo completando i tasselli del puzzle di un’opera perfetta, in cui grazie alla sua perfezione anche il non detto è esplicito quanto ciò che è detto… qui stiamo cercando di capire se la stronzata è colossale o se è tollerabile. Cambia parecchio: chi ha il Q.I. a tre cifre per intendere intenda, e agli altri buona visione de Il Risveglio della Forza.

L’Impero non ha perso in anni solo perché i Ribelli sono altrettanto idioti. È un colossale Clash of Retards, questo pare chiaro già nella trilogia originale. Ma l’Impero non poteva prevedere la variabile fuori controllo della trilogia originale: dei personaggi che piacciono allo sceneggiatore e quindi vincono. Stesso discorso in Rogue One.
Fantastico.

Una battaglia nello spazio tra 80 e 90 di Q.I.

Va bene, abbiamo già accettato grazie ai precedenti Star Wars che lo spazio non è vuoto (nessun problema di pressione) e che bastano delle mascherine con l’ossigeno per respirare, come se ci si trovasse in alta montagna. Ce lo mostra Han Solo in uno dei vecchi film, quando atterrano nella bocca spalancata del mostro spaziale nascosto dentro l’asteroide.

Sappiamo anche che la gravità va sempre verso il generico “basso”, cosa che giustifica sia il design delle navi che il motivo per cui quando vengono colpite gravemente “affondano” e i soldati invece di rimanere ancorati alla gravità artificiale del pavimento, scivolano anche loro. Ci vengono dei dubbi su come funzioni vivere sui pianeti, essendo sferici, ma ne parleremo in futuro, magari parlando dei vecchi film.

Grazie a queste curiose conoscenze, abbiamo accettato che i combattimenti spaziali avvengano come dei dogfight della Seconda Guerra Mondiale. Fin qui quindi tutto bene, queste sono le premesse che abbiamo accettato per poter vedere Star Wars.
Non ci aspettiamo il realismo spaziale di romanzi di fantascienza militare come La Fiaccola dell’Onore o Le Potenze dello Spazio e non siamo qui per questo. Ma sarebbe carino almeno non essere trattati come dei totali idioti, anche se evidentemente pensano che lo siamo e che non meritiamo alcun rispetto intellettuale (a ragione, visto il gradimento).

Mi limiterò a poche considerazioni, le più “grosse” e subito visibili. Non voglio essere pesante, perché è davvero come sparare su un tiro di dodici mongoloidi frustati da un cieco mentre trainano fuori dal pantano un’ambulanza della Croce Rossa carica di bambini idrocefali che hanno perso le gambe sulle mine antiuomo.

Ricordate come escono le navi dall’iperspazio?
Vi rinfresco la memoria con un piccolo estratto da Rogue One.

Come vedete le navi accelerano, poi “spariscono” nell’iperspazio (senza colpire nessuna cosa nella loro traiettoria) e riappaiono a velocità formidabile da qualche parte, decelerando bruscamente. Il filmato è molto chiaro, sono come dei proiettili, quindi non c’entrano niente con gli Alcubierre drive in cui niente accelera o decelera (ipotizzati quasi 20 anni dopo l’episodio 4, e presenti nel romanzo Il Grande Strappo).
Mi domando come mai la decelerazione non spiaccichi la gente dentro, e si limiti a farli dover stare con le cinture allacciate, ma dopo la natura bizzarra della gravità in Star Wars non mi stupisco e non critico la cosa…

Le navi possono decidere dove uscire, tant’è che escono fuori a turno in formazione senza schiantarsi l’una contro l’altra e senza trovarsi dalla parte sbagliata del sistema solare o a schiantarsi contro il pianeta vicino. Questo è abbastanza chiaro? Bene.

Allora perché non usano delle navi-ariete?
Basterebbe far uscire prima una nave d’osservazione che in un istante “fotografa” le situazione e comunica le coordinate alla flotta, poi dei caccia-ariete senza pilota umano andrebbero spediti con pilota automatico per uscire a un passo dalle navi nemiche più grosse e schiantarsi nelle loro fiancate assieme a tutto il carico di esplosivo. Boom.

Se per qualche motivo ignoto nella serie non fosse possibile “schiantarsi”, basterebbe inviare bombe gigantesche accanto alle navi nemiche e farle esplodere così. Come i maiali della X-Mas contro le navi nemiche. Come dei siluri navali. A Star Wars piace tanto la Seconda Guerra Mondiale spaziale e non ci hanno pensato? Sul serio, quando davano la terza cifra di Q.I. questi qua dove erano, nei giardinetti in mezzo alle siringhe usate per giocare allo schiaffo del soldato?

Questi diversamente astuti dei Ribelli, che in teoria hanno risorse modeste, invece di investire in navi-ariete e navi-bomba, costruiscono un casino di normalissimi caccia e navi normali ed escono belli pacifici per spararsi in faccia con le forze superiori dell’Impero, perdendo i preziosi pochi piloti disponibili. Sì, ok, fantastico. Un grosso applauso senza mani per i nostri eroi!

Tanto tempo fa in una galassia lontana lontana, erano tutti così idioti che i Siluri a Lenta Corsa italiani sembrano l’opera del più puro genio umano.

Mentre i piloti dell’Alleanza tentano di far saltare lo scudo planetario, ora chiuso, per permettere il passaggio della trasmissione con i piani della Morte Nera, succedono cose curiose. Per esempio vediamo i piloti sparare contro lo scudo di energia, e non contro l’anello che genera quel campo protettivo!
Gridano proprio “non riusciamo neanche a scalfire lo scudo”, come se questa frase potesse avere senso: non è una parete di lamiera, è un campo di protezione. Da qualsiasi modo la si guardi non ha alcun senso.

Immaginate che sia possibile disattivare lo scudo facendolo “scaricare” per l’eccessiva quantità di colpi che ha dovuto annullare, fino a spegnerlo. Un po’ come accadeva con gli scudi delle navi nel videogioco Star Wars: X-Wing del 1993 (un piccolo classico, mi piaceva). Ecco, ora immaginate che lo scudo che state affrontando non sia una sfera attorno a una corvetta lungo cento metri, ma sia così grosso da avvolgere un pianeta intero.

Uno scudo che deve resistere all’impatto dei tantissimi meteoroidi di decine o centinaia di tonnellate che provengono dallo spazio profondo a velocità folle (quelli che di solito si disintegrano in atmosfera decelerando, qui invece sbattono contro lo scudo), e magari anche qualche raro asteroide.
Veramente stiamo discutendo di sparargli addosso con un ritmo adeguato a contrastare i reattori che lo alimentano finché non finisce anche l’energia nelle batterie? Seriamente, che problemi hanno nella testa questi qua?

Invece di concentrare il fuoco di tutte le navi contro l’anello (ah, giusto, dimenticavo: sulla Morte Nera ci hanno messo un cannone gigante, ma sulle navi da battaglia non mettono mai praticamente nulla! GENI!) o di inviare delle navi-ariete dall’iperspazio, qual è la mossa geniale con cui lo distruggono? Tenetevi stretti… ci fanno cadere contro uno Star Destroyer imperiale, dopo averlo distrutto spingendoci contro un altro Star Destroyer!

In pratica i Ribelli hanno appena spento i motori di uno Star Destroyer, immobilizzandolo con dei siluri ionici. Una piccola corvetta Hammerhead si butta contro la punta dello Star Destroyer e inizia a spingere, mandandolo verso il secondo Star Destroyer che attende l’impatto immobile invece di spostarsi dalla traiettoria! Qui ci aspetteremmo che le navi facessero “tok” e basta, fine, senza gravi danni. D’altronde ci sono cose come la conservazione della quantità di moto e il principio di inerzia…

… e invece no! Il primo Star Destroyer si infila dentro il secondo e lo taglia come un coltello caldo nel burro. Ma se l’energia di cui dispone è solo quella data dalla corvetta che spinge, come mai il primo Star Destroyer così super sollecitato in un punto molto più ridotto (una pressione centinaia di volte superiore) non si rompe, mentre il secondo Star Destroyer che riceve una pressione molto inferiore (e in più la massa del sistema spinto dalla corvetta è all’improvviso raddoppiata, dimezzando la sua capacità di farlo accelerare) si taglia e precipita contro l’anello?
E di nuovo: il secondo Star Destroyer ha i motori intatti, perché non si sposta?

Ecco come sarebbe dovuta andare in un modo fisicamente più ragionevole.
La corvetta dell’Alleanza si butta contro lo Star Destroyer, si incastra dentro e lo spinge. Ma la corvetta ha motori pensati per una certa accelerazione in grado di dare una velocità adeguata in tempi decenti solo a una nave di massa così ridotta come la sua, mentre all’improvviso quei motori devono spingere anche lo Star Destroyer e vincerne l’inerzia, grossomodo un migliaio di volte superiore.
Immaginate il primo Star Destroyer che dopo minuti, molti minuti, diciamo ore, inizia piano piano a muoversi…

«Comandante, quello Star Destroyer ci sta venendo addosso!»
«Aaaahhhh!!!!!»

Due ore dopo…

«… aaahhhhh. Coff, coff…» Il comandante si massaggia la gola. «Lei, marinaio, gridi al mio posto finché non torno!»
«Signorsì, certo, signore! AAAHHHHHHH!!!!»
Il comandante va a farsi una doccia. Torna mezz’ora dopo.
«Riposo, marinaio. Dove ero rimasto? Ah, sì: AAAAAAHHH!!!!!»

Ventidue ore dopo…

«Desidera dell’altro latte nel tè?»
«No grazie, comandante, sono a posto.»
Il comandante lancia uno sguardo alla finestra. Lo Star Destroyer è enorme, occupa tutta la vista. «Forse ci siamo quasi—»
TOK!
Qualche goccio di tè salta fuori dalla teiera e mezza piramide di pasticcini si rovescia giù dal tavolo.
«Comandante, chiedo il permesso di riprendere servizio.»
«Certo. Beh, è ora che torni anche io al lavoro. Allora…. AAAAAAAAHHHHH!!!!»

Sul serio: io ho pagato soldi buoni e mi devo sorbire una merdata così? Ma chi sono, Daget di Alieni Coprofagi dallo Spazio Profondo?

Un piccolo problema di rapporto col quarto film.

Ormai siamo abituati ai piccoli problemi di legame tra i diversi film di Star Wars, una cosa già iniziata ai tempi in cui, nel primo film, Lucas non aveva ancora deciso che la principessa Leia fosse figlia di Darth Vader e quindi che avesse dentro di sé la Forza ecc. e non ne “avvertiva” la presenza, mentre gli bastava stare a poche decine di chilometri da Luke per sentire la presenza di un Jedi e anche qualcosa di famigliare in modo inquietante.
Non ricordo in che modo a posteriori i fan hanno giustificato la cosa (portatrice passiva di Forza? Senza Forza?), ma se si fosse pensato il film sapendo tutto prima, si sarebbe evitato il problema invece di forzare giustificazioni a posteriori.

Questo però è un problemino davvero secondario e di nessun conto in una serie che ne ha di molti peggiori perché è stata costruita un passo alla volta, senza una chiara visione d’insieme dei dettagli. Alla lista di problemi se ne aggiunge un nuovo: il finale di Rogue One.

Nel finale di Rogue One la navicella di Leia scappa dall’ammiraglia della flotta Ribelle e l’Impero li insegue per prenderli. C’è Darth Vader a inseguirli. Sanno cosa hanno fatto, la Ribellione non è più qualcosa che fanno dei terroristi qua e là supportati da membri ancora ignoti del Senato… è stato uno scontro aperto e si conoscono le nazioni responsabili. Leia era su una nave in fuga dalla battaglia e si sa che hanno portato via una copia dei piani della Morte Nera di cui Darth Vader ha visto il dischetto (che gli è sfuggito per un pelo).

Tutto chiaro? Ora riguardiamo lo spezzone del film 4 in cui Darth Vader affronta Leia…

Non c’entra più granché. Non c’è nessuna nave di soccorso, ma una nave in fuga dalla battaglia. E non è una nave che ha ricevuto generiche trasmissioni da spie, è una nave di cui si è certi che trasporti una copia fisica dei piani della Morte Nera.

Altro che offesa al Senato e stronzate simili, c’è già stata una battaglia nello spazio e uno scontro a terra in cui i Ribelli si sono manifestati in modo chiaro, non tramite anonimi terroristi camuffati e atti di sabotaggio senza un chiaro responsabile.

Struttura drammatica: il fatal flaw.

Quando parliamo della struttura di un’opera si intende, per esempio, se è riconoscibile un personaggio protagonista per ogni eventuale storia presente (non semplici scene extra mostrate senza che vi sia il protagonista, intendo storie vere e proprie), ovvero un personaggio definito come protagonista dal fatto che in relazione a quella storia lui è quello che:

  • vuole qualcosa e qualcuno gli si oppone;
  • ha le capacità per vincere, ma ha un difetto (fatal flaw) che gli impedisce di usare le proprie capacità nel modo corretto e dovrà superare il problema per trionfare (se non avesse il problema non ci sarebbe tensione, perché evidentemente, nonostante le difficoltà, alla fine potrebbe solo vincere);
  • se rinuncia a partecipare alla storia, perde in automatico una “posta in gioco” a cui lui però non è disposto a rinunciare per nulla al mondo.

Grossomodo. Sto sintetizzando molto e siamo francamente all’ABC della teoria narrativa.

Rogue One non è facile da analizzare, perché è molto approssimativo. D’altronde, come sottolineato dopo, manca di un reale collante narrativo e le scene, seppure singolarmente interessanti, sembrano buttate a caso seguendo un mero senso cronologico invece di costruire un percorso dotato di significato reale.

Prendiamo quella che è di sicuro la protagonista, Jyn. All’inizio vediamo che è in prigione, e questo ci fa sospettare che il suo modo di vivere funzioni male. Questo è un elemento corretto, perché se il suo fatal flaw non l’avesse portata ormai sull’orlo dell’impossibilità ad andare avanti nella sua vita (rischio di sopravvivenza, non in senso per forza letterale), non sarebbe il momento giusto per iniziare la sua storia.

Cerchiamo quale fatal flaw potrebbe avere. Il fatal flaw di Jyn sappiamo che deve causare la sua incapacità di aderire agli ideali della causa Ribelle, nonostante detesti l’Impero. Lo sappiamo perché nella seconda metà del film è proprio la volontà di aderire alla Ribellione, anche a costo di dover costituire una squadra di volontari “illegale” pur di operare, è la prima grande azione che farà dopo essere cambiata. La trasformazione inizia già con l’invito di Saw Gerrera “Salva la Ribellione. Salva il sogno”, che sancisce il taglio tra primo e secondo atto della storia (taglio iniziato ormai dieci minuti prima, siamo già dentro al secondo atto in pratica).

Jyn è egoista come lo era un po’ anche Han Solo?
Non regge, perché lei già molto prima della trasformazione che avviene nel midpoint della storia (la morte del padre) compie atti di altruismo come salvare la bambina che piange durante la sparatoria, rischiando la vita. In più sembra spaventata quando crede di aver ucciso il droide alleato, nonostante questo la detesti.

Anche la Morte Nera ha un fatal flaw, e visto che non è in grado di superarlo è condannata a un finale tragico. Come Don Pietro Savastano in Gomorra.

Jyn non si fida degli altri? Forse.
All’inizio picchia i soldati venuti a salvarla. Subito dopo ruba un disintegratore e pretende di poterlo tenere addosso perché evidentemente non si fida delle capacità di Cassian e del droide di proteggerla. Però allo stesso tempo non si fa problemi ad accettare alla cieca i due guardiani del vecchio tempio, Chirrut e Baze, di cui non sa nulla se non che il primo è in grado di usare almeno un po’ la Forza ed entrambi si sono trovati nella merda a causa delle sommosse cittadine proprio come lei. Non è molto, se uno è incapace di fidarsi degli altri… può bastare per una persona priva di quel difetto, al massimo…

Ok, hanno soccorso lei e Cassian dagli assaltatori, ma se lei davvero non è capace di fidarsi degli altri dovrebbe mostrare una certa “riserva” che però non si manifesta mai. Anche perché, pensateci: loro non avevano alcun motivo per soccorrerla, se non la generosità (e Cassian le ha spiegato che sono tizi pericolosi), e questo suona davvero sospetto anche senza essere persone diffidenti!

Bisogna far vedere i sospetti di Jyn e Cassian di fronte a questi eventi, prima che i nuovi salvataggi e l’assenza di azioni sospette permettano di fidarsi per davvero. Baze e Chirrut sono magari infiltrati sotto copertura dell’Impero? Di gruppi terroristi concorrenti sia di Saw che dell’Alleanza?
Il secondo intervento salvifico a opera di Baze e Chirrut è subito prima del midpoint, quindi in posizione perfetta per guadagnare la fiducia, in più sono loro due a farle venire dei dubbi sulle intenzioni di Cassian mostrandosi così “affidabili” e sinceramente preoccupati per lei.

I sospetti andavano collocati, anche solo per realismo, prima del midpoint, ma i troppi personaggi e cambi di situazione improvvisi portano a non avere delle scene cuscinetto dedicate allo sviluppo di questa relazione… e dire che ne sarebbe bastata una di due o tre minuti durante il viaggio…

Senza contare che il fatal flaw è gestito in modo ancora meno corretto di quanto sembra fino ad ora: nella prima parte della storia gli eventi non sono limitati dal fatal flaw di Jyn, e non la vediamo fare errori a causa del suo problema che compromettano i risultati. La morte di suo padre, che dovrebbe essere il momento di “errore finale” che la obbliga a cambiare. Il senso del cambiamento nel midpoint nella teoria drammatica è questo: la crisi finale che mette spalle al muro, obbligando a fare la cosa giusta come unica opzione rimasta, o per cavarsela subito o per uscire dal merdone di conseguenze appena causate.

Non è effettivamente un fatal flaw a livello di funzione narrativa: certo, se non lo superasse non potrebbe prendere la decisione che muove la fine del secondo atto e il terzo, ma questa sua “caratteristica” non funziona da “difetto” nelle scene del primo e secondo atto. C’è un cambiamento del personaggio, ma non è dovuto a un arco di eventi realizzato in funzione del suo problema perché non ha effettivamente un problema che la danneggi negli eventi di Jedha City o di Tarsis.
Non è elegante e nemmeno corretto a livello drammatico. Non ci siamo per niente.

Sì, il tuo personaggio è perfino peggio del tuo travestimento.

Struttura drammatica: la posta in gioco.

Qual è la “posta in gioco” di Jyn?
Qui non è facile rispondere. Non mi dilungherò entrando nei dettagli su cosa sia la posta in gioco, perché tra esempi e spiegazioni dettagliate è una lezione che nel corso per scrittori, dal vivo, richiede circa 75-90 minuti. Che cosa perderebbe Jyn se uscisse dalla storia, e in che modo questa cosa diviene rilevante solo a partire dall’inizio del secondo atto?

Nella scena che sancisce la transizione dal primo al secondo atto, quella nella base segreta di Saw Gerrera, Jyn riceve prima una blandissima tirata d’orecchi sul fatto di non avere una causa per cui lottare, e subito dopo vede il messaggio inviato da suo padre. Sente suo padre dirle quanto soffre per il fatto di non sapere nemmeno se sia viva, e che spera che Saw possa farle avere questo messaggio. Jyn inizia a piangere e capisce che ora ha finalmente l’occasione di ricostruire la propria famiglia, di ritrovare suo padre, dopo che aveva deciso anni prima di rinunciare a pensarci.
Jyn era, come Amleto, un antieroe in fuga dal proprio destino/dovere: ritrovare e liberare il proprio padre (vendicarlo, per Amleto). Ha fatto di tutto per dimenticarlo, condannandosi a una vita vuota e in fuga, fino alla prigione.

Se Jyn ora non lotta, se non prosegue al fianco dell’Alleanza, non riavrà mai suo padre. La posta in gioco di Jyn rientra nella categoria “amore e appartenenza” della classificazione di Maslow dei bisogni umani, molto usata dagli sceneggiatori. Il problema però è che nel midpoint il padre muore (nella parte che va da 1 ora a 1 ora e 9 minuti, 48-55% dell’opera), per cui all’apparenza Jyn ha perso la posta in gioco.

Questa decisione a livello drammatico non è ideale, perché dovrebbe rappresentare il momento più buio della cosiddetta “esperienza di morte” che sancisce il taglio tra secondo e terzo atto e mette alla prova, portando l’eroe all’ultima caduta prima della trasformazione finale che porta vittoria. L’eroe in seguito a questa crisi finale capisce come superare in pieno il fatal flaw, non nel modo impreciso avvenuto col midpoint. Ecco Jyn non ha nulla di simile: midpoint ed esperienza di morte sono fuse là, e dopo il film va dritto senza stravolgimenti.

In più Jyn non è che “perda” perché non si fida degli altri: il padre muore per colpa dei caccia dell’Alleanza intervenuti, senza che né lei né Cassian (che ha cercato all’ultimo di fermarli) abbiano potuto farci nulla. Il fatto che il fatal flaw non sia poi così rilevante nel guidare le scene della prima metà della storia è un ENORME difetto. A tutti gli effetti non c’è un vero fatal flaw.

“Piacere, sono K-2SO. Il tuo personaggio fa schifo e il tuo fatal flaw non funziona. Ammazzati.”

Non succede più niente di tragico quanto la morte del padre, per Jyn. Dopo ci troviamo in una lunga missione finale che copre un 37% del film, in cui i personaggi hanno le capacità per vincere, hanno la volontà di vincere e devono solo “rischiare” e vedere come va. Un difetto simile a quello di Avengers: Age of Ultron, e tipico proprio di alcuni film Disney che tendono ad applicare gli errori provenienti dalla (patetica) dottrina di Vogler sulla costruzione di storie (il manualetto di Vogler sul viaggio dell’eroe è un cosettina penosa e piena di errori teorici, se paragonato a veri manuali come quello di Dara Marks o quello di Robert McKee).
Qui perlomeno non c’è la mega scazzottata dell’altro film, per cui seppure fortemente indebolito si fa guardare senza volersi amputare naso e orecchie con il trinciapolli.

A differenza di Luke Skywalker nell’episodio 4, che lottava soprattutto per mostrare alla galassia il proprio valore, Jyn non è interessata ai riconoscimenti: con la morte del padre ora, più che cercare vendetta, ha trovato un senso di appartenenza nella Ribellione e può così portare avanti la volontà del padre adottivo Saw e del padre biologico Galen.

Allo stesso modo vediamo che Cassian e la squadra di volontari che ha messo insieme, tutti tizi brutti e cattivi, sono mossi dalla stessa volontà: continuare a combattere per il senso di appartenenza all’Alleanza, senza accettare la pace. Non otterranno gloria o riconoscimenti facendolo, probabilmente moriranno, ma non è questa la questione: la loro vita è interamente dedicata all’Alleanza, i Ribelli sono la loro famiglia, e lottano per difenderla.

Abbiamo fatto cose terribili in nome della Ribellione. Spie, sabotatori, assassini. Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto per la Ribellione. [ …] Non potrei guardarmi allo specchio se mollassi ora. Vale per tutti.

— Cassian Andor

Se ora non si rivoltassero per affrontare la missione, perderebbero tutto ciò per cui hanno vissuto fino ad adesso. Per questo sono disposti a seguirla, perché lei si è dimostrata il “leader” che non hanno più nei loro comandanti ufficiali: una guida che condivida i loro ideali, non un capo che comandi.
A livello strutturale funziona, il problema è che sono carenti i dettagli realistici che rendano credibile che possano riporre in lei questa fiducia (non si è davvero dimostrata un leader, ha solo detto due menate al tavolo).

Gente con la barba. Un tizio pelato. Un negro. Il peggio del peggio.

Cliché, cliché e discorsi legnosi.

Non basta azzeccare gli elementi della struttura per fare un buon lavoro. Questi elementi sono fondamentali, per cui non possono essere basati su cliché. I cliché sono quelle cose banali, che avvengono proprio come sempre atteso. Non sono per definizione cose che ci fanno dire “bello, questo sì che è ben pensato”, come invece dovrebbe avvenire con gli elementi chiave della storia.

Prendiamo gli elementi che dovrebbe realizzare la costruzione dell’empatia verso Jyn:

  • la sofferenza causata dalla morte della madre e dal rapimento del padre è una banalità che già marchia d’infamia il film ai primi minuti;
  • già meglio l’essere stata abbandonata da Gerrera in un bunker, per proteggerla, con solo una pistola e un pugnale quando aveva 16 anni… ma sfortunatamente ci viene solo raccontata, non viviamo il momento drammatico per cui zero effetto;
  • il salvataggio della bambinetta che frigna, per farci vedere che Jyn è una brava persona, è di una banalità seconda solo all’uomo che salva la fanciulla in pericolo da uno stupro.

Sono cose viste troppe volte, suonano false e quindi il coinvolgimento emotivo del pubblico è molto minore. Non suonano come la vita vera, di persone vere. Sono soluzioni pigre realizzate al risparmio intellettuale, buone al massimo, come direbbe Wayne Booth, per essere accettate nelle “ore indolenti o negli anni del declino”.

I cliché passano anche grazie a diversi brutti dialoghi, fatti di battute didascaliche, legnose, poco credibili. Invece di mostrarci scene che ci evocano concetti impliciti sulla vita dei personaggi, per cui vedendo pochi dettagli impariamo e capiamo del personaggio due o tre volte tanto, abbiamo spiattellamenti del background nei dialoghi, privi di dramma, privi di incisività.
Per esempio questo, che avviene subito dopo il trauma del midpoint (la morte del padre) quando Jyn e Cassian tornano sulla nave.

Osceno. Si sparano in faccia le cose, belle dirette, per spiegare al lettore tutto. Non ci sono sottintesi, non parlano nel modo in cui naturalmente gli umani parlano. Tutto l’opposto dell’inizio magistrale della serie In the Flesh dove pochi accenni e molto non detto dicono ben di più di qualche spiegone e qualche battuta didascalica, perché lo fanno in modo molto più evocativo.
Nessuno in In the Flesh ci dice che Kieren sia omosessuale, ma già al primo episodio uno dovrebbe averlo intuito e nel secondo esserne certo. Ed è solo una delle tante cose chiare pur senza che nessuno le abbia dette, come tanti dettagli sull’apocalisse zombie. Questo è il modo di trattare il lettore/spettatore come se non fosse un povero scemo.

Non aiutano nemmeno altri cliché come i salvataggi all’ultimo istante, quelli che se qualcosa ritardava di due secondi cambiava tutto, che non sprizzano esattamente credibilità. Non ho apprezzato nemmeno granché, perché un po’ fuori luogo, il momento Assassin’s Creed in cui balzano nella torre cava del Centro Dati e si arrampicano in modo un po’ troppo facile e sicuro (però c’era, per Jyn perlomeno, una scena di scalata precedente a farci vedere che è capace).

E parliamo del cliché delle porte che si aprono se uno spacca il sistema di apertura? Un classico di Star Wars! Che senso ha che siano programmate per aprirsi se uno invece di inserire la chiave di sicurezza le prende a martellate? Ha senso come metterle sulla porta blindata di casa: se il ladro non vuole sforzarsi a scassinarla, colpisce la serratura digitale e questa apre tutto per farlo entrare.
Chi è il subnormale che ha pensato una cosa simile?

“Difetti” in relazione agli altri Star Wars.

Star Wars è un marchio legato a opere di zero o nullo approfondimento psicologico, il genere di opere in stile (parafrasando Superman) “Nell’universo c’è quello che è giusto e quello che è sbagliato, e la distinzione non è difficile da fare.” Insomma quella roba che l’ingresso nell’età adulta, il cominciare a capire che Giusto/Bene e Sbagliato/Male non sono valori assoluti, ma sono relativi al punto di vista che esprime il giudizio e ai suoi obiettivi, porta a vedere come delle robettine vuote che uno guardava solo perché era un ragazzino e non capiva niente.

In Star Wars, di norma, abbiamo i cattivi, mostrati come tali, e i buoni che sono buoni e basta. Anche i personaggi che si camuffano da mezzi delinquenti, come Han Solo, sono semplicemente in attesa dell’occasione per redimersi e mostrare all’universo che sono buoni anche loro. Non c’è nemmeno quella nuvoletta di grigio, quel po’ di foschia morale, che si trova in anime come Gundam o come Aura Battler Dunbine: non abbiamo Buoni che fanno scelte da “cattivi” per il bene superiore (no, Lando Calrissian non è un buon esempio, vista la situazione in cui si trovava) e Cattivi che si comportano come “buoni” perché hanno un forte senso della giustizia o dell’onore o cose così, o perché semplicemente vediamo per un attimo le cose come le vedono loro e capiamo che dal loro punto di vista loro sono quelli buoni e non dei kattifi felici ti ezzere kattifi

BOX: l’Impero è davvero così cattivo?

Se ragioniamo su quanto ci mostrano i film, in particolare gli episodi da 1 a 3, possiamo dire che la Repubblica era una confederazione priva di reali poteri che aveva l’unico scopo di giustificare il dominio di malvagie dittature in costante conflitto tra loro, “legittimate” dal fatto di sedere in Senato. Tipo Nazioni Unite, in remix con la politica italiana.

Se si fa lo sforzo di guardare oltre la propaganda pro-Jedi e i cattivi brutti (e quindi ancora più cattivi!), si trova una Repubblica tecnologicamente immobile da millenni, divisa in realtà in tantissime nazioni guidate da criminali pezzi di merda, il tutto sotto lo scacco di una religione di stato (il culto legato alla Forza) che domina tutta la vita pubblica.

L’Impero invece in pochi anni porta un grande progresso, con enormi opere pubbliche e armi innovative (come la Morte Nera) e si abbatte con la forza per restaurare pace e ordine dove prima vi erano signori della guerra, interessi locali criminali ecc. il tutto con solidi valori di progresso scientifico e laicismo, come sottolineato da Han Solo nell’episodio 4, quando dice “le strane religioni e le loro antiche armi contano poco contro un folgoratore al fianco.”

L’Impero di Star Wars è come lo Stato nel meridione: davvero si sta meglio con la pace data dallo spartirsi le risorse, con ogni tanto qualche piccola guerra, tra i clan della camorra o tra i gruppi mafiosi o altro? E noi ci lamentiamo che lo Stato è troppo attivo nello stroncare questi interessi locali che frammentano l’unità nazionale, o che lo fa poco? Immaginate Falcone e Borsellino con le tuniche nere, il volto tipo Palpatine ecc. e vi basta l’estetica per dire che sono mostri? A quanto pare con l’Impero, per molta parte del pubblico, sì.

Magari ci torneremo in futuro.

In Rogue One è molto diverso.

Vediamo il lato umano del nuovo cattivo, il Direttore Krennic, in un flashback di Jyn in cui rivede un momento passato in cui la madre e il padre erano ancora vivi e in ottimi rapporti con Krennic. Quando Krennic raggiunge Lah’mu, il pianeta in cui Galen Erso si è rifugiato con la moglie Lyra e la figlia Jyn, alla notizia che Lyra sia morta lo vediamo sinceramente dispiaciuto per il suo amico (che sta mentendo).

Vediamo cosa devono essere i “buoni” per sopravvivere dopo anni di lotta clandestina contro l’Impero. Sono spietati, come quando Cassian uccide a sangue freddo il tizio che gli ha passato l’informazione. Anche il generale Draven, che dà l’ordine a Cassian di uccidere Galen invece di recuperarlo vivo, non è esattamente il buono con la B maiuscola. Cassian stesso arriva a tanto così dallo sparare e ci fa capire di aver fatto ben altre porcate nella sua vita per la causa ribelle. Stesso discorso vale per la squadra di volontari vista prima, che oltre a un passato di omicidi e azioni terroristiche, come ci viene spiegato, hanno pure delle facce che farebbero felice Lombroso.

La mediocrità dei tizi del consiglio di guerra, con gente disposta ad arrendersi e altri che non si fanno problemi a dare a Jyn della contaballe, è realistica. Neppure loro sono esattamente i buoni idealisti fino alla morte che ripongono ogni speranza nell’Eroe venuto a salvarli. Meglio sopravvivere e arrendersi, sperando nella clemenza dell’Impero… d’altronde lo scopo della Morte Nera era quello, evitare una guerra ottenendo la resa dei membri dell’Alleanza Ribelle.

Vediamo estremisti come il gruppo di Saw Gerrera, ossessionati dalla sete di sangue fine a sé stessa, che lottano per vendicarsi dell’Impero e basta invece che per ricostruire la Repubblica, senza preoccuparsi di fare vittime tra i civili con azioni terroristiche in centri urbani. Saw Gerrera è realisticamente paranoico, anche perché dalle sue multiple mutilazioni capiamo che non ha avuto un passato facile nella lotta con l’Impero, e non si fa problemi a torturare fino a ridurre allo stato di demente qualcuno che ha tradito l’Impero ed è venuto lì per aiutarlo, solo perché Saw non si fida e pensa che tutti siano contro di lui.

Saw Gerrera: vecchio, stanco, senza le gambe, sta dentro un’armatura che non pare proprio comodissima e quando gli prende una crisi deve usare il respiratore e ansima come Darth Vader. Allegria!

Ah, Saw viene dalla serie animata Star Wars: The Clone Wars che, da quanto mi dicono, dovrebbe ancora essere canonica nonostante il passaggio del franchise alla Disney che ha fatto piazza pulita di un sacco di immondizia. Valgono solo gli otto film e poco altro. Sì, lo Speciale di Natale del 1978, autentica delizia retard per chi badava al vecchio canone, non conta più. Ma già prima i fan facevano finta che non esistesse (o non lo sapevano proprio).

Non ci sono nell’Impero persone schifose come lui, in questo film. Gli imperiali fanno il loro dovere, sacrificando anche la vita per il benessere comune e gli obiettivi della nazione. Non vediamo gli imperiali fare porcherie al livello a cui devono abbassarsi i terroristi di Gerrera.
La cosa peggiore che gli imperiali fanno di persona (usare la Morte Nera non richiede quel livello di crudeltà di un omicidio viso a viso, è come bombardare da un aereo) è uccidere Lyra quando questa ormai ha dimostrato di stare per sparare da un momento all’altro a Krennic.

Ricordiamo che Krennic in questo modo ha dovuto far eliminare una persona a cui vuole bene e che gli si è rivoltata contro, una persona per cui fino a pochi minuti prima era dispiaciuto fosse morta e poi è riapparsa a sorpresa. Krennic deve farlo, ma non è felice di farlo e lo eviterebbe volentieri (aveva offerto di far vivere tutti quanti nel lusso). Per l’altra fucilazione di scienziati, di cui abbiamo parlato prima, entriamo più nell’idiozia che altro: non essendo suoi “amici”, come invece era Lyra, è una cosa meno malvagia a livello individuale.

La morale piatta e manichea di Star Wars si piega un attimo verso un piccolo abbozzo di realismo, per dare un contentino al pubblico di adulti a scapito di quello di bamboccioni. Questo è un difetto, se andiamo a vedere cosa i “finti adulti”, ovvero una buona fetta della popolazione, gradisce: la propaganda politica è fatta di Bene contro Male, senza grigi, qualsiasi sia l’argomento. Funziona così il giustizialismo in Italia, funziona così la questione ucraina (da ambo le parti), funziona così la propaganda jihadista, funzionava così la politica anti-russa di Obama…
Non è molto, ma è un piccolo contentino. E, come detto, per chi si è visto l’episodio 7 sbavando per il piacere, questo livello di blando realismo sarà di sicuro un problema. ^_^

Qualcuno potrebbe dire: che palle, ancora la Morte Nera! Vero, ma visto di cosa doveva parlare quest’opera è inevitabile che sia al centro della storia. Totalmente ingiustificato, e ridicolo anche rispetto alla vecchia Morte Nera, era il pianeta dell’episodio 7. Cazzo, quello sì che faceva sembrare interessante e intellettuale quest’arma ridicola. Per apprezzare l’episodio 7 bisogna davvero crogiolarsi nel lato sinistro della gaussiana, c’è poco da dire.

Pensate un attimo alla natura della Morte Nera: l’Impero ha difficoltà a tenere a bada i pianeti ribelli perché il nuovo esercito dell’Impero è piccolo, è nato solo pochi anni prima per costituire una specie di “polizia galattica” per dirimere quei continui casini della Repubblica di cui si è parlato prima. Gli stessi Jedi hanno aiutato a farlo nascere, cascando nella trappola del futuro Imperatore.
La Morte Nera è la super arma che permetterebbe a questo esercito, giovane e ancora piccolo, di fedelissimi del nuovo Impero di tenere testa ai Ribelli. Se le stesse risorse le spendevano in Star Destroyer e caccia, senza considerare le centinaia di migliaia di uomini dentro la Morte Nera, avrebbero avuto una flotta così mostruosamente grossa da essere ridicola. Altro che i 25.000 Star Destroyer di cui parla Wookiepedia, avrebbero raddoppiato almeno la cifra. Più tutti i caccia! Però un cannone grosso come una luna è molto più figo! ^_^

“Si potrebbe fare un altro come questo invece di tutti quei noiosi bombardieri? Uno che orbiti attorno alla Terra, magari?”
“Herr Führer, lasci queste decisioni noiose a chi già paga per prenderle.”

Io non sono stato infastidito da Tarkin, ma a qualcuno il fatto che l’attore fosse ricostruito in digitale può aver disturbato. Conosco diverse persone che non sapevano niente della cosa e non si erano accorti che fosse digitale, semplicemente era sembrato un po’ strano come se fosse truccato troppo per apparire identico al vecchio attore. Io mi ero accorto che era in digitale, ma considerando quanti effetti in digitale e pessimi costumi abbiamo sempre visto in Star Wars, non ci ho badato.
Era venuto bene quanto basta, insomma, però a qualcuno di sicuro avrà dato fastidio (come anche Leia, o il recupero di spezzoni d’epoca per mostrare anche i comandanti delle squadre di caccia Rosso e Oro), anche solo per moda e per appellarsi a qualcosa in più da criticare in assenza di argomentazioni realmente sensate.

L’idea di evitare di farlo vedere dal vivo e mostrarlo solo tramite comunicati olografici a Krennic è una soluzione. Forse non efficacie come vederlo presente di persona nelle sue poche scene, ma almeno sarebbe stato a prova di quelle vuote e infantili polemiche che vedo sul web ora. Sul serio, se ci si aggrappa a questo quando i problemi del film veri sono ben altri e non li si nota, vuol dire non avere le competenze per parlare davvero del film. Questo problema delle critiche scemotte andava tenuto in considerazione, senza dare munizioni gratuite agli haters.

Mi è apparso che accadessero un po’ troppe cose in poco tempo e con troppi personaggi, tanto che non si fa in tempo a (né si hanno le scene ad hoc per) affezionarsi davvero a qualcuno. Però magari è solo un’impressione e forse questo difetto c’era anche in altri film. Dovrei rivederli: è un anno esatto che non li riguardo tutti.

Anche se il monaco cieco asiatico non c’entra molto con quanto avevo visto fino a ora in Star Wars, la coppia Chirrut e Baze mi è piaciuta. Personaggi un po’ troppo cliché, soprattutto il cieco Chirrut, ma almeno Baze aveva il pregio di essere un cliché realistico: il mercenario con la mitragliatrice pesante, grosso, senza fiducia nel futuro, cinico, ma pronto a combattere per una causa giusta. Abbiamo visto di molto peggio in passato. Avete già dimenticato i capitoli 1, 2, 3 e 7? Jar Jar e il figlio di Umberto Bossi? Ecco, zitti allora ché qui al confronto siamo col teatro di Shakespeare.

Baze Malbus ha una mitragliatrice, dice poche cazzate, spara stando dietro un riparo ogni volta che può (invece di fare a bastonate) e infila raffiche in mezzo alla formazione dei nemici prima che questi si accorgano anche solo di lui. Insomma, non è un totale idiota. Strano che mi piaccia, eh?

Giudizio finale.

La mancanza di una forte storia di trasformazione, al livello di quella di Luke, è un grosso problema. C’è un abbozzo, come visto prima, ed è insoddisfacente. Anche l’abbondanza di cliché su punti importanti a livello drammatico (es: la costruzione dell’empatia) e la mancanza di sufficiente respiro per approfondire e rendere credibili le motivazioni dei personaggi, sono dei grossi problemi che impediscono di sentirsi davvero umanamente coinvolti.

A colpi di “perché sì, perché la storia deve proseguire” si fa il filmetto che si guarda e si dimentica: non si fa Macbeth, non si fa Amleto, non si fa Rocky e non si fa Million Dollar Baby. Cominciamo a entrare nell’ottica che la competizione artistica è con opere come Aguirre, Furore di Dio di Werner Herzog, non con W la Foca di Nando Cicero con Lory Del Santo e Bombolo… anche se il regista e attore Eli Roth ha dichiarato di considerarlo “un gran capolavoro”, e io ho seri dubbi che la trilogia prequel o episodio 7 siano meglio di quello per intelligenza e personaggi.

Recitazione e idee che battono a mani basse episodio 7, Il Risveglio della Forza.

Dopo aver visto Rogue One non sentiamo di aver imparato qualcosa da quanto visto. Non ci ha dato, nemmeno in piccolo, una lezione sul senso delle scelte e della vita come invece fanno le grandi opere (incluso il primo Rambo, per dire, o la lettura del romanzo Fanteria dello Spazio o i primi dieci minuti di Up). Un film vuoto, fatto di eventi che però non hanno un reale “senso drammatico”.

Citando la mia recensione preferita di Il Risveglio della Forza, quella scritta da Shakespeare:

una favola raccontata da un idiota, piena di rumore e furore, che non significa nulla

(Macbeth, atto V, scena V)

Il materiale in Rogue One c’è, ma manca un grande filo conduttore che lo arricchisca di un significato profondo. Il fatto che gli eventi stessi siano sempliciotti, fatti alla buona, non molto realistici, toglie anche il piacere “documentaristico” e intellettuale dell’azione svolta in ogni credibile dettaglio, quella profondità del realismo dei grandi film di guerra che ti fa dire “cazzo, potrebbe davvero essere così una missione di infiltrazione” o robe simili.
Perde quindi anche la sfida di porsi come alternativa seria e realistica alle bambinate degli altri film, collocandosi così a metà strada: né serio e credibile e nemmeno scemodimmerda. Il posto ideale per non poter soddisfare in pieno nessuno dei due target. Senza il franchise a sostenerlo alle spalle, sarebbe stato un filmettino come tanti che nessuno avrebbe cagato granché.

Star Wars 4, 5, e pure il 6, nonostante i suoi orsetti del cazzo, lasciavano qualcosa. Soprattutto il 4, con il suo elegante arco di trasformazione e la gestione accurata della posta in gioco di Luke Skywalker (questa è anche materia del mio corso per autori, nel modulo di sceneggiatura/storytelling: tra i diversi esempi, analizziamo nel dettaglio proprio Luke in quel film dall’inizio alla fine, ed è davvero un bell’esempio).

Questo è un film che si fa vedere, pieno d’azione, ma con un tono diverso dai soliti Star Wars. Manca anche un po’ dell’umorismo della prima trilogia, soprattutto del film 4. Ci sono degli accenni di umorismo, qualche battutina, sopratutto nella prima metà, ma negli ultimi 30 minuti c’è solo il dramma e l’azione.
L’ho riguardato volentieri poche ore dopo averlo visto al cinema, nonostante fosse in versione piratata pessima, solo per scrivere l’articolo segnandomi tutto il necessario e controllando le informazioni per bene. Non avevo mai visto un film per due volte in meno di 24 ore! ^-^

Sembrava una proposta ragionevole…

Ammetto che al cinema mi stavo quasi addormentando per la noia in alcuni punti delle scene di pura azione. Ormai mi capita coi film quando è buio, sono molto stanco, e arrivano quei momenti “vuoti”, privi di reale coinvolgimento emotivo, in cui i registi pensano che i botti da soli bastino a interessare gli spettatori adulti, come se fossimo dei bambocci ritardati. Nella seconda visione però non ero stanco e la visione è andata liscia, senza che mi annoiassi (forse perché già sapevo come andava a finire).
Ormai ho passato quella fase di “adolescenza fuori tempo massimo” e mi coinvolge di più il dramma umano di opere come Il Ponte delle Spie o Usagi Drop (entrambe discusse nel mio corso), che qualsiasi mucchio di botti misti in CGI. Lascio quel “rumore e furore che non significa nulla” a chi sa apprezzarlo meglio.

Nell’insieme quindi un filmetto mediocre, ma rispetto agli altri Star Wars mi unisco ai tanti che lo hanno definito uno dei migliori Star Wars di sempre. Nella mia classifica legata all’idiozia dei film e alla costruzione drammatica, colloco questo film come il terzo migliore su otto: ai primi posti il 4 e il 5 e, ahimé, causa orsetti il 6 slitta per me dietro Rogue One. Anche se sono incerto, visto che il resto del 6 non è male. Maledetti ewok del cazzo. Vi odierò sempre, voi e quel frignone subnormale di Lucas.

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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