Storia Militare

Considerazioni sulla Guerra in Libia

Parlo spesso di vecchiume Ottocentesco, lo adoro, praticamente sono un rigattiere della narrativa, ed evito il più possibile riferimenti successivi alla Seconda Guerra Mondiale, tranne per parlare della storia nascosta dietro la sparizione delle fatine dall’Europa. Unito al pickelhaube in testa (insomma, non è nemmeno il copricapo della mia nazione!) e al tema kitsch del sito, credo che tutto questo dia l’idea che io sia estraniato dal mondo reale.

Non è così.
So benissimo che non siamo più nell’Ottocento, che quest’anno è l’11 e che siamo in un altro secolo. So benissimo che il presidente degli Stati Uniti non è più Theodore Roosevelt e che Federico III è morto da un pezzo, come la Regina Vittoria. Come so che la Guerra Russo-Giapponese del 1904-1905 è ormai storia passata, quasi insignificante per la vita di noi moderni. Ci sono altri conflitti ora, altre crisi.
Non è che non sappia cosa succeda, è solo che questo non è un blog di attualità. Se volessi fare due chiacchiere di cose attuali, non so, dell’attuale situazione nell’Africa del Nord, potrei chiedere: “Come va la guerra in Libia?”.
Ok, un argomento vale l’altro: parliamo della guerra in Libia.

Il mio parere è che prenderemo a calci in culo i Turchi.
Gli Ottomani sono troppo pochi e troppo deboli per tenere la Libia se il Regno d’Italia attaccherà con la necessaria forza. La Tripolitania sarà presto nostra e, statene certi, entro pochi mesi sarà tutto finito. Scommetto il mio monocolo che per il ’12 la guerra sarà finita e si passerà alle semplici operazioni di polizia nella nuova colonia. Sarà lunga, è un territorio immenso, ma ce la faremo.

Soldati italiani durante la battaglia finale per la cattura di Tripoli!
Se ne parla proprio in queste ore.

Il nordico sguardo dell’alpino si posa sul negro corpo del nemico, ormai inoffensivo.

E non c’è nulla da temere da parte delle altre nazioni.
È vero che si temono conseguenze sui territori balcanici sotto il dominio Turco, e state certi -ve lo dico io- che presto ci saranno rivolte anche lì, ma nessuno ci contesterà il possesso della Libia. È nostro diritto come nazioni tecnologiche possedere colonie adeguate al nostro prestigio, come è stato concesso alla Germania. E proprio la Germania, nonostante un certo disprezzo nei nostri confronti, ci sosterrà in cambio della nostra amicizia.

Come i Britannici fecero 16 anni fa, quando ci aiutarono a penetrare in Etiopa sabotando l’invio dei fucili Berdan mandati dai russi ai negri. E prima ancora, con tacito consenso tedesco, ci permisero di entrare nel corno d’Africa. È un nostro diritto avere colonie da sviluppare e tramutare in futuri mercati verso cui proiettare prodotti finiti: l’economia parla chiaro, solo possedere colonie da sviluppare eviterà future crisi di grave sovrapproduzione! Ne va della pace militare ed economica globale!

Dirigibili italiani bombardano le posizioni turche.

Sapete che proprio noi italiani, troppo spesso snobbati come il fanalino di coda delle Grandi Nazioni, stiamo impiegando per primi aerei da ricognizione e dirigibili da bombardamento? Forse siamo poveri e forse il nostro Re non è alto e bello, ma siamo ingegnosi e tecnologici!

È stato il nostro capitano Carlo Piazza a volare per primo sopra le linee turche ed è stato il nostro tenente Giulio Gavotti, orgoglio italico, a lanciare bombe per primo da un aereo, un monoplano di produzione austriaca così leggero e delicato che ci vuole un cuore di leone solo per spiccare in volo! Ma gli italiani non hanno timore di volare a tiro del nemico, in trabiccoli di legno e tela, difesi solo dall’Amore per il Re e la Patria!

Gavotti su un aereo Farman, l’anno scorso.

«Ho deciso di tentare oggi di lanciare delle bombe dall’aeroplano. È la prima volta che si tenta una cosa di questo genere e se riesco sarò contento di essere il primo. Appena è chiaro sono nel campo. Faccio uscire il mio apparecchio. Vicino al seggiolino ho inchiodato una cassettina di cuoio; la fascio internamente di ovatta e vi adagio sopra le bombe con precauzione. Queste bombette sono sferiche e pesano circa un chilo e mezzo. Nella cassetta ne ho tre; l’altra la metto nella tasca della giubba di cuoio. In un’altra tasca ho una piccola scatoletta di cartone con entro quattro detonatori al fulminato di mercurio. Parto felicemente e mi dirigo subito verso il mare.

Arrivo fin sopra la “Sicilia” ancorata a ovest di Tripoli dirimpetto all’oasi di Gurgi poi torno indietro passo sopra la “Brin”, la “Saint Bon” la “Filiberto” sui piroscafi ancorati in rada. Quando ho raggiunto 700 metri mi dirigo verso l’interno. Oltrepasso la linea dei nostri avamposti situata sul limitare dell’oasi e mi inoltro sul deserto in direzione di Ain Zara altra piccola oasi dove avevo visto nei giorni precedenti gli accampamenti nemici (circa 2000 uomini). Dopo non molto tempo scorgo perfettamente la massa scura dell’oasi che si avvicina rapidamente. Con una mano tengo il volante, coll’altra sciolgo il corregile che tien chiuso il coperchio della scatola; estraggo una bomba la poso sulle ginocchia. Cambio mano al volante e con quella libera estraggo un detonatore dalla scatoletta e lo metto in bocca. Richiudo la scatoletta; metto il detonatore nella bomba e guardo abbasso. Sono pronto. Circa un chilometro mi separa dall’oasi. Già vedo perfettamente le tende arabe.

Vedo due accampamenti vicino a una casa quadrata bianca uno di circa 200 uomini e, l’altro di circa 50. Poco prima di esservi sopra afferro la bomba colla mano destra; coi denti strappo la chiavetta di sicurezza e butto la bomba fuori dall’ala. Riesco a seguirla coll’occhio per pochi secondi poi scompare. Dopo un momento vedo proprio in mezzo al piccolo attendamento una nuvoletta scura. Io veramente avevo mirato il grande ma sono stato fortunato lo stesso; ho colpito giusto. Ripasso parecchie volte e lancio altre due bombe di cui però non riesco a constatare l’effetto. Me ne rimane una ancora che lancio più tardi sull’oasi stessa di Tripoli. Scendo molto contento del risultato ottenuto. Vado subito alla divisione a riferire e poi dal Governatore gen. Caneva. Tutti si dimostrano assai soddisfatti.»

(Giulio Gavotti, dalla Libia)

Rappresentazione artistica dell’eroico raid di Gavotti. Si tuffò fino a 90 metri di quota e lanciò quattro bombe sui nemici, facendosi beffe dei fucili. Non fece né morti né feriti, ma l’eroismo non si misura con i morti: si misura con azioni gagliardamente rischiose e assolutamente inutili!

Punti nell’orgoglio dal nostro ingegno, le altre Grandi Nazioni hanno detto che il lancio di bombe dai palloni è stato vietato dalla Convenzione dell’Aia del 1899. Ah-ah, sciocco pretesto per negare i nostri meriti! La Convenzione vieta il lancio da mongolfiere e palloni in balia dei venti, non da veicoli aerei pilotabili e spinti da motore!

Confesso che all’inizio ero contrario a un intervento italiano in Libia, nonostante le pressioni dei giornali per avere la guerra (le ricchezze della Libia, il futuro del petrolio a sostituire il carbone) e la convinzione di Giolitti. Condividevo i dubbi di Salvemini sull’infilarsi in quello “scatolone di sabbia”, ma quando la nazione sceglie la guerra bisogna appoggiarla.
Qualsiasi altra opzione è tradimento: è nel fronte interno che nascono le sconfitte. Certi socialisti che predicano la pace, che contestano l’intervento e fomentano la perdita dell’amor patrio in nome del diritto dei popoli a governarsi da sé o la fratellanza tra tutti i proletari, ecco, io vi dico che questi “pacifisti” sono il nemico.

Non fidatevi di quel giornalista, quel Mussolini (foto della polizia svizzera di alcuni anni fa), che predica la giustizia sociale e un mondo senza armi. Definisce la guerra un “atto di brigantaggio internazionale” e chiama il bel Tricolore “uno straccio da piantare su un mucchio di letame”. Ben gli sta il carcere dopo aver guidato sommosse in nome della pace (ah!) e aver aggredito la regia polizia!
Non fidatevi di un pacifista che insulta la bandiera.
Gente come Mussolini sta bene in gabbia!

Viva il Re!
Viva l’Italia!

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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