Carta Vetrata: interventi su scrittura e narrativa

Userò questo post per inserire gli interventi dedicati alla scrittura per la narrativa e alla narrativa in generale che sto facendo per Carta Vetrata (streaming su Radio Città Futura, la domenica mattina dalle 11:00 alle 12:30). Ce ne saranno almeno tre, incluso quello di domenica scorsa, poi si vedrà.

Dipende se mi verranno idee sviluppabili nei limiti di tempo concessi tenendo conto che regolarmente, tra i tagli improvvisi sul minutaggio a causa degli sforamenti di altri e al numero di domande che andranno a interrompere il discorso, ci sarà il rischio di massacrare un intervento costruito con una eccessiva precisione nella sequenza di esempi e spiegazioni che portano alla conclusione.
Con queste premesse i discorsi più complessi e interessanti sono impossibili da fare. D’altronde la Radio non è un articolo dove si può scrivere a piacimento.

Ford Madox Ford: ha i baffi e l’uniforme quindi ha ragione.
Citato nell’episodio del 20 novembre.

L’intervento già disponibile è quello dedicato all’infodump.
C’è mancato poco che diventasse un obbrobrio nonostante la brevità e la semplicità dell’argomento: su 8 minuti previsti dalla scaletta e in base ai quali dovevo progettare l’intervento ne sono stati dati invece solo 7 (di cui uno ottenuto per un pelo alla fine). Nei sette minuti sono conteggiati anche gli interventi e due domande poco connesse con la questione che hanno occupato complessivamente 2 minuti e 40 secondi, oltre a incasinare un po’ la struttura prevista per l’intervento. Fa niente, amen.

Non sono bravo a parlare e non sono bravo a improvvisare, soprattutto quando il tempo è poco e l’argomento va spiegato in un certo modo. Non si può dire meno del minimo indispensabile. In questo caso fortunatamente l’intervento era pensato per richiedere 4 minuti appena, proprio perché temevo problemi di questo tipo. Nonostante tutto sono riuscito grossomodo a dire tutto il minimo necessario. Manca solo la spiegazione che precedeva la citazione finale, dedicata a come affrontare l’infodump e come risolverlo.

Soluzione sintetizzabile così:

  1. se quelle informazioni sono importanti allora significa che sono rilevanti per la storia, se invece non sono rilevanti per la storia tagliale;
  2. se sono rilevanti per la storia significa che appaiono dentro a delle scene che mandano avanti la storia, di conseguenza mostrale integrandole nelle scene in modo intelligente e coerente con il Personaggio-Punto-di-Vista scelto (vedi esempio col Ponte di Westminster);
  3. se sei sicuro che quelle informazioni sono essenziali, ma non riesci a farle spuntar fuori con le scene disponibili già progettate significa che hai progettato male la sequenza delle scene: riprogetta la sequenza e fai in modo che ci sia ciò che deve esserci e che non ci sia ciò che non deve esserci.

Infodump (13/11/2011):

Per l’As you know, Thetis vedi questo commento.

I prossimi due episodi (20 e 27 novembre, poco dopo mezzogiorno) saranno dedicati alla filosofia di fondo della Narrativa moderna, usando come spunto The Rhetoric of Fiction di Wayne Clayson Booth. Intendo Narrativa sia mainstream che di genere (comico escluso), ma non quella “Letteraria” (Literary Fiction), sia per mancanza di tempo sia per il fatto che la definizione è un po’ idiota e Booth stesso non se ne preoccupa quando affronta questa questione. La Literary Fiction è talmente lontana dalla Narrativa da non condividerne la filosofia di fondo, anche se ne condivide alcune regole (penso ad esempio all’importanza dei dettagli concreti, presente anche nella poesia).

È solo una questione di sapere qual è l’agenda creativa alla base dell’opera: raccontare una storia immergendo il lettore fino a che dimentichi di stare leggendo… oppure deliziare il lettore con la bellezza della parola in sé, senza nemmeno bisogno che ci sia una storia in senso tradizionale?
Ho già accennato alla cosa in questo commento.

Booth – la Narrativa come Retorica, prima parte (20/11/2011):

[Lo scopo della Narrativa è] prendere il lettore, immergerlo nella vicenda così a fondo da renderlo inconsapevole sia di stare leggendo che dell’esistenza di un autore, in modo che alla fine possa dire e credere “io ero lì, io c’ero”.

(Ford Madox Ford, solamente uno dei più importanti autori inglesi tra XIX e XX secolo)

Molti romanzi sono seriamente danneggiati dalle intrusioni dell’autore.

(Wayne Clayson Booth, solamente uno dei maggiori esperti di narrativa del XX secolo)

Booth – la Narrativa come Retorica, seconda parte (27/11/2011):

Un sostantivo ha bisogno di solo un aggettivo, il più adatto. Solo un genio può permettersi due aggettivi per un sostantivo.

(Isaak Babel citato da Oakley Hall in How Fiction Works)

Se quelli che hanno studiato l’arte della scrittura sono d’accordo su una cosa, è questa: il modo più sicuro per stimolare e mantenere l’attenzione del lettore è essere specifici, chiari e concreti. I più grandi scrittori – Omero, Dante, Shakespeare – sono efficaci in gran parte perché trattano i particolari e riportano i dettagli che contano. Le loro parole evocano immagini.
[…]
Una prosa ricca, ornata, è difficile da digerire, generalmente malsana e talvolta nauseante.

(The Elements of Style, Strunk & White, dal 1959)

Il discorso sulla Narrativa vista come Retorica si allunga con una terza e ultima parte su Demostene, dedicata a chi può avere ancora dei dubbi a causa della posizione intermedia tra atticismo e asianesimo di Cicerone.

Booth – la Narrativa come Retorica, terza parte (4/12/2011):

Confrontando Cicerone con Demostene, dirò che il carattere di Demostene è l’evidenza della ragione, l’impeto e la veemenza di un’anima accesa ed eloquente; quello di Cicerone, l’ordine, la fecondità, e lo splendor dell’orazione. Il primo più aspro, talvolta secco e duro, ma più sublime e più robusto; il secondo più florido e più ornato, ma talvolta, come lo rimprovera Bruto, cascante e distemperato. In due parole: ammiro Cicerone, ma vorrei Demostene per difensore.

(Guglielmo Audisio, esperto di eloquenza sacra nell’Ottocento)

lontano da ogni abbellimento e gioco, volto alla potenza e alla sostanza

(Plutarco su Demostene)

BONUS – Fabrizio e Gizi sul problema della critica autoreferenziale (4/12/2011):

Giusto per ricordare che la critica che fa Gamberetta, o che faccio io, ovvero quella il cui scopo è dare al pubblico gli strumenti per decidere meglio cosa leggere, non è la norma. Spesso la Narratologia finisce per parlare di sé stessa e della propria storia, producendo specialisti dottissimi nella storia della critica e nei diversi movimenti, ma incapaci di analizzare in modo utile un romanzo di un certo genere.

La visione che vada affrontato solo il testo, perché il testo è ciò che il lettore legge e chissenefrega di chi era l’autore (negro, bianco, povero, ricco, gay, maschio, femmina ecc…), non l’ha inventata Gamberetta, ma è arrivata con il movimento della Nuova Critica (anni 1920-1930) ed è una posizione intellettuale molto più sensata di altre se lo scopo è dare strumenti al lettore. Il fatto che qualcuno a 80 anni di distanza ancora si stupisca di un simile approccio così ovvio e naturale (e utile per recensire) è un ulteriore dimostrazione del fallimento del sistema scolastico italiano nel dare strumenti utili alla formazione mentale del cittadino.

La Scuola di Chicago (anni 1950-1960) con Booth reintroduce l’autore nella critica, ma solo per quello che ha scritto, ovvero come autore implicito. Quindi se l’autore è negro, ma scrive come se fosse un bianco del KKK, conta solo l’autore implicito e non l’autore fisico. Posizione su un campo di gioco simile a quello della Nuova Critica, ma più aperta a prendere il buono dalle altre scuole di pensiero. La Scuola di Chicago riscopre Aristotele, soprattutto il metodo di Aristotele e l’importanza dei Generi (ovvero che non esiste Letteratura e basta, ma un certo modo di fare e valutare il rosa e un certo modo il comico e un certo modo la fantascienza ecc…), per dare una nuova base da cui partire senza negare a priori ciò che di buono può venire da altre posizioni critiche.

 


Madden su Cechov – il chiaro di luna presente assente (15/1/2012):

 

Teoria dell’Iceberg – come ragionare per evitare gli Infodump (22/1/2012):

Aggiornerò questo articolo di volta in volta con i nuovi interventi e con le eventuali (brevi) annotazioni su cosa non ho potuto dire o su cosa ho spiegato male.

 

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

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