Categories: Scrittura

Si può dire “in parte a” al posto di “accanto a”?

Se dicessi “prendimi quel dizionario di latino lì in parte ai Promessi Sposi” capiresti perfettamente cosa ti ho detto, ma la frase suonerebbe come se avesse qualcosa di storto. Come mai? Scopriamolo assieme.

Torniamo a parlare di lingua italiana, e questa volta affrontiamo un’espressione che non è né italiana né dialettale, ma più strettamente locale e circoscritta alle sole aree di Brescia e Bergamo… e che grazie a internet ora sta facendo capolino nel resto dell’Italia.

Il mitico salame bergamasco, fatto con abbondante uso delle parti magre del maiale e una spruzzata di vino rosso locale per completare il profilo di aromi. Di solito su pizza e panini nella grassissima combo bergamasca col taleggio. :-)

Anche questa volta ringrazio l’Accademia della Crusca: è la mia fonte principale di informazioni su questi argomenti grammaticali, come nelle discussioni precedenti sul “marrone” al plurale e sull’accento in “sé stesso”. Adoro il loro approccio pratico, ricco di esempi e molto aperto alle diverse possibilità, senza facili divieti che non corrispondono alla realtà della lingua o alle sue necessità di comprensione.

Nell’area di Bergamo e di Brescia è diffuso l’uso di “in parte a” al posto di “accanto a” oppure di “vicino a”, per cui una frase che a Pavia potrebbe essere “passami la bottiglia di Sangue di Giuda accanto alla grappa” a Bergamo può diventare “passami la bottiglia di Valcalepio in parte alla grappa”. La frase rimane perfettamente comprensibile… e sì, è cambiato il vino perché se l’esempio va reso locale anche questo cambierebbe. :-D

Non è un uso esclusivamente bergamasco o bresciano, ma quasi. In Friuli e nella provincia di Parma c’è un fenomeno simile: per esempio nell’area di Parma “in parte” può venire usato al posto di “da parte”, per esempio per dire “rimani a casa coi genitori finché puoi, così risparmi sull’affitto e ti metti due soldini in parte” al posto di dire “due soldini da parte”.

Torniamo a Bergamo che, tra parentesi, è molto carina da visitare per una giornata se non avete mai visto Città Alta, con la sua atmosfera da borgo di una volta e le sue mura (e tanti locali per una birra a sera). Io non ci vado quasi mai in Città Alta, ma è un bello spettacolo anche vederla a distanza, arroccata sui suoi colli, mentre vado altrove in auto.

Splendida veduta di Porta San Giacomo.

“In parte a” è spesso una stortura linguistica fatta in buona fede, senza sapere che non è italiano perfetto, ma il significato si capisce senza problemi perché gli elementi dell’espressione sono comunque ascrivibili alla lingua italiana. Insomma, non è un grosso problema: magari meglio evitarlo nella forma scritta, se non per caratterizzare un personaggio davvero bergamasco o bresciano… in bocca a un genovese o a un milanese suonerebbe davvero fuori luogo.

Quali sono le origini di “in parte a”? Secondo la Crusca potrebbe derivare da una vera espressione dialettale. In pratica è diffusa non solo a Bergamo e Brescia, ma anche a Verona e fino al Trentino, l’uso di “banda” col significato di “lato” o “parte”. Da questo viene nell’area di Bergamo, Brescia e Mantova l’uso di “in banda a” per dire “accanto a”, “vicino a” o “a lato di”: l’uso è testimoniato anche in diverse opere teatrali in bergamasco. Da dire “in banda a” a dire “in parte a” il passo è breve.

La forma “in parte a” quindi non è italiano perfetto e non è nemmeno una vera forma dialettale, come hanno verificato quelli della Crusca, ma è veramente sbagliata? Va deprecata come se fosse un “qual è” con l’apostrofo?

Sentiamo cosa ci dicono:

Concludendo, la locuzione in parte a, la cui diffusione, come abbiamo visto, si concentra nell’area compresa tra le province di Bergamo e Brescia, è attribuibile a una varietà sub-regionale di italiano e non al dialetto vero e proprio; per quel che riguarda la liceità dell’uso, più che di correttezza, è appropriato parlare di opportunità di scelta: l’uso di in parte a è evidentemente corrente negli scambi verbali tra parlanti dell’area o anche in testi scritti che intendano riprodurre quella particolare varietà, mentre in italiano standard, scritto o parlato che sia, le locuzioni da impiegare per chiarezza sono accanto/vicino a e, più specificamente, a fianco/lato di.

Io continuerò a evitare d’usarlo, anche se non avevo mai notato la stranezza dell’espressione (che ho sicuramente sentito molte volte) fino a quando un’amica, che come me non è originaria di Bergamo, mi ha parlato della bizzarria locale che sentiva dire da alcune persone.

Il Duca di Baionette

Sono appassionato di storia, neuroscienze e storytelling. Per lavoro gestisco corsi, online e dal vivo, di scrittura creativa e progettazione delle storie. Dal 2006 mi occupo in modo costante di narrativa fantastica e tecniche di scrittura. Nel 2007 ho fondato Baionette Librarie e nel gennaio 2012 ho avviato AgenziaDuca.it per trovare bravi autori e aiutarli a migliorare con corsi di scrittura mirati. Dal 2014 sono ideatore e direttore editoriale della collana di narrativa fantastica Vaporteppa. Nel gennaio 2017 ho avviato un canale YouTube.

Share
Published by
Il Duca di Baionette

Recent Posts

Acheron Books ospita Vaporteppa

Acheron Books ha fatto a Vaporteppa un'offerta che non si può rifiutare: tutte le migliori…

5 anni ago

Adrian la serie: il ritardato è tornato (e ha portato un amico)

La trasmissione di Adrian la serie è proseguita nelle ultime due settimane, come previsto. Nessuna…

5 anni ago

Adrian: Celentano e gli ormoni impazziti da rinfanciullito

Adrian di Celentano è un'opera strana. Ero un po' combattuto se parlarne o meno perché…

5 anni ago

Ralph spacca Internet: analisi del film

Nuovo anno e nuova analisi: Ralph spacca Internet. Questa volta si tratta di un film…

5 anni ago

Bumblebee: un buon film dei Transformers

Bumblebee è un film della serie Transformers anomalo perché è fatto bene. Non benissimo, neanche…

5 anni ago

Macchine Mortali: la cicatrice fantasma

Ho visto Macchine Mortali al cinema e mi sono venuti in mente degli spunti di…

5 anni ago