Come saprete, si è parlato parecchio in questi mesi della proposta di legge per la “Nuova disciplina del prezzo dei libri”. Una cosa che girava dal 2006, aveva fatto di nuovo capolino il 14 luglio 2010 (imponendo tetti massimi di sconto del 15% per i librai e 20% per i venditori online), causando commenti di smodata idiozia e fraintendimento dei contenuti da parte di alcuni autori di immondizia narrativa, ed era poi sparita per qualche mese.

In realtà la proposta non è che fosse tragicamente diversa dalle leggi precedenti. Oliviero Ponte di Pino ne I Mestieri del Libro del 2008 spiegava che già prima di questa legge il mercato librario non era libero e che i tetti agli sconti servivano a difendere i piccoli librai della competizione delle grandi catene e dei supermercati, riportando il caso del Belgio in cui l’eliminazione del prezzo fisso nel 1984 distrusse i piccoli librai.

Già nel settembre 2001 lo sconto massimo era stato fissato al 15% (prima 10%, nell’articolo 11 della legge 7 marzo 2001, n. 62, poi aumentato al 15% con la conversione in legge del decreto-legge 5 aprile 2001, n. 99). Però il singolo librario poteva, periodicamente, fare campagne di sconti maggiori (Legge Bersani del 2007). Un po’ di flessibilità extra per permettere ai librai di perdere un fetta minima della “protezione” del prezzo fisso in cambio di finestra temporali in cui scontare gli invenduti prima di doverli restituire come rese, con il mancato guadagno che questo comporta (è utile poterli scontare del 30% per andare in pari con quanto pagato al distributore).

Gli editori non erano influenzati dalla cosa visto che, in caso di bisogno, potevano operare riduzioni del prezzo superiori al 15% su tutto il catalogo o su segmenti del catalogo, purché questo sconto avvenisse presso tutti i canali di vendita. In pratica un momentaneo cambio di prezzo del libro, con il meccanismo dello sconto perché il prezzo, per legge, è quello stampato sulla copertina. Era utile ai piccoli editori per liberarsi dei troppi invenduti e limitare così i danni delle rese prima di arrivare al mercato dei remainders (60-80% di sconto) e poi al macero.

I Libri al Macero.
Eroici individui prendono i libri, strappano via la copertina plastificata a mani nude e gettano la carta dentro il macinatore. Il proprietario (a sinistra) sono anni e anni che guadagna macinando la stessa carta: infatti quello che esce sotto forma di balle poi diventa nuovi libri che, nella quasi totalità, finiranno di nuovo al macero da lui! Risata per sottolineare la cosa.
(Da Macero formato famiglia con la Rizzo e la Troisi)

La “Nuova disciplina del prezzo dei libri” si è risvegliata il 2 marzo 2011, modificata. La modifica sostanziale è tutta contro i negozi online: prima erano inseriti tra quelli che potevano fare sconti fino al 20% (visto che hanno meno costi fisici, immagino, un 5% in più possono permetterselo senza essere crumiri), ora sono inseriti con le librerie fisiche tra quelli che al massimo possono fare sconti del 15%. D’altronde cosa è successo tra luglio 2010 e marzo 2011? È arrivata Amazon.it a novembre, con la sua campagna sconti natalizia del 30% su tutti i titoli, impossibile da eguagliare sia per i negozi fisici (incluse le grandi catene) che per i negozi online come IBS.

Pensiamo che questa legge renda difficile una reale concorrenza. In Italia non facciamo pubblicità, ma reinvestiamo nel rapporto con il consumatore: abbiamo promesso ogni giorno prezzi bassi. Vorremmo mantenere la parola. Oltretutto questa legge cristallizza lo status quo: lo zoccolo duro di 5,5 milioni di lettori italiani forti è sicuramente di qualità, ma è piccolo rispetto ad altre nazioni. Bisognerebbe cercare di allargarlo, anche attraverso la libertà degli sconti.
(Martin Angioni, country manager di Amazon)

In più gli editori ora non possono più fare campagne di sconti di entità libera. Prima, nella vecchia versione, potevano fare campagne di sconti superiori al limite fissato, non ripetibili nel corso dell’anno, e della durata massima di un mese (una piccola restrizione rispetto al trucco precedente adottato, credo). Ora a questo limite temporale si aggiunge il tetto massimo dello sconto, 25%. E questo è quello che di più ha fatto incazzare i piccoli editori, visto che ritenevano fondamentale poter operare in modo più flessibile sul prezzo del libro per poter sopravvivere alle rese (come indicato prima).

Ciò inibisce la libertà di ogni editore/libreria di fiutare il proprio mercato di riferimento e inventarsi strategie diverse a seconda del profilo dei suoi lettori/clienti. Perché sempre di più (gli italiani, ndr) possano essere contagiati dalla “malattia” della lettura, crediamo la sottrazione di un pezzo di libertà economica, nella determinazione di quella cosa eternamente variabile che è il prezzo, non sia il giusto strumento.
(Alberto Mingardi, direttore generale dell’Istituto Bruno Leoni)

La legge entrerà in vigore l’1 settembre 2011 e nel frattempo Amazon.it sta facendo sconti del 40% su oltre 9.000 tascabili, etichettando la cosa come “saldi estivi”, mentre IBS.it su 150.000 titoli sta facendo sconti che possono arrivare al 75% (remainders inclusi, quindi) e l’ha ribattezzata “fuori tutto”. Chi vuole fare scorte di libri cartacei per i prossimi mesi, è meglio che si sbrighi entro il 30 agosto.

Ulteriori dettagli qui.
La modifica del 2 marzo 2011 alla proposta di legge del 14 luglio 2010, qui.

“Su questo c’è scritto 30% di sconto.”
“No, non volevo! Lo restituirò al distributore!”
“Troppo tardi. Bruciate negozio.”

I vertici della AIE (Associazione Italiana Editori) hanno gioito della legge “Anti-Amazon” che, onestamente, andrebbe rinominata “anti-piccoli editori” e “anti-lettori” visto che Amazon non verrà certo fermata (forse rallentata di un paio di settimane?) e la sua vittoria, a scapito delle aziende italiane, è certa se le librerie online e gli editori non si decideranno ad usare il cervello per salvarsi dal futuro monopolio dell’azienda americana. Un semi-monopolio benefico per i clienti all’estero, per ora, ma chi può dire quando anche Amazon si trasformerà in un regime di censure in stile Apple, l’azienda fascista per eccellenza?

L’esultanza della AIE a tanti piccoli editori non è piaciuta e hanno scelto di stare “Fuori dall’AIE per reclamare più libertà” (come titolava un quotidiano dai contenuti spesso imbarazzanti, a livello degli articoli di certe giornaliste femministe). Uno di questi è Mario Guaraldi, un nome storico dell’editoria italiana di nicchia e docente presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Urbino.
Riporto per intero il suo annuncio (grassetti miei).

Cari amici,
credo doveroso informarvi delle mie dimissioni dall’AIE – Associazione Italiana Editori.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso – colmo per la verità da molto tempo, come molti di voi sanno – è stata una lettera riservata ai Soci (che per correttezza non allego) che riguarda la recente approvazione da parte del Senato del Testo del cosiddetto ddl Levi 2281 (che viceversa allego per vostra documentazione).
Io credo che i protagonisti veri della nuova economia del libro – quelli che in questi anni si sono ripetutamente incontrati a Rimini, a Fosdinovo, a Milano, nel corso dei vari BookCamp e dei Seminari organizzati da alcuni di noi, quelli che indagano i cambiamenti in atto nei vari Corsi di Laurea che per fortuna esistono nel nostro Paese – dovrebbero far sentire forte la loro voce in rete, esprimendo tutto il loro dissenso da queste logiche miopi messe in atto illudendosi che si possa tappare la falla aperta dallo tsunami digitale con un dito. Quello che occorre è un progetto forte, che ripensi globalmente il ruolo dell’editoria in tempi di mutazioni radicali, una vera Costituente che abbia a cuore prima di tutto la cultura e l’educazione delle nuove generazioni digitali (penso all’editoria scolastica), non l’improbabile difesa degli interessi di una corporazione impaurita e invecchiata.
Chiedo a tutti voi di rilanciare questi temi in rete, chiedo anzi di scrivere direttamente al Presidente Polillo rompendo il muro di isolamento dalla realtà che sembra caratterizzare una Associazione che temo rappresenti ormai sempre meno i reali interessi degli editori italiani che rischiano di essere tagliati fuori dalla competizione internazionale.

Buon lavoro a tutti,
Mario Guaraldi

***

Caro Polillo,
l’approvazione al Senato del ddl Levi 2281, mi obbliga a dissociarmi dalla Sua “soddisfazione per l’approvazione del provvedimento che premia lo sforzo e la disponibilità dimostrata dagli editori” e dal Suo auspicio che “al nostro interno queste nuove disposizioni vengano accolte e applicate fedelmente prestando molta attenzione a non sviluppare pratiche che, anche involontariamente, si pongano nei fatti non in linea o in contrasto con spirito della legge e con i limiti e le regole che ci siamo dati” (v. lettera Presidente Polillo in calce).
Il mio grave dissenso dalle politiche associative dell’AIE , che come ben sa è cresciuto progressivamente negli ultimi anni, giunge dunque all’epilogo: non mi sento più rappresentato dall’Associazione Editori e dunque ne esco.
So che ogni motivazione dettagliata risulterebbe del tutto inutile, ma sappia che considero questa Legge un capolavoro di ipocrisia farisaica.
Non solo non protegge le varie componenti della filiera del libro, come Lei sostiene, ma le danneggia con un rigurgito antiliberista che riporta il comparto editoriale a forme corporative di tipo protezionistico destinate a essere travolte dalle logiche del mercato e dalla moderna competizione globale basata sulle nuove tecnologie.
Una legge “contro” Amazon è solo una legge “stupida” (nel senso del celebre libello del Prof. Cipolla sulle tre leggi della stupidità umana): quanto crede che ci vorrà per trovare la scappatoia che consentirà ad Amazon di vendere con gli sconti che più gli fanno gioco, ben prima dei sei mesi di vantaggio che la legge chiede per “proteggere” le librerie italiane (che fra l’altro nessuno ha ancora accusato di cartello, facendo capo a non più di 5 catene proprietarie)? Anzi, la scappatoia – una delle tante possibili – è già stata trovata! In questi giorni, su BuyVip si vendono per 10 euro buoni acquisto da 20!
Per quanto mi riguarda sappia che i miei libri rientrano tutti sotto l’esentante art. 5 (sono tutti “esauriti”, in quanto stampabili solo “on demand”, sono prodotti artigianalmente, o sono “fuori catalogo”, o sono in edizione numerata, o sono libri d’arte ecc.): ma le sembra davvero una legge seria?
Vedrà presto brulicare in rete il parere dei protagonisti della nuova economia del libro…

Caro Polillo, mi spiace davvero che la sua Presidenza sia caratterizzata da questi inutili rigurgiti anti-liberisti. Le auguro di aiutare i suoi spaventati soci a rinsavire e accolga le mie dimissioni.

Cordialmente suo,
Mario Guaraldi

Però ho un dubbio e non so dove informarmi per risolverlo.
Magari Zwei o qualche altra lettrice (si, Zwei, accetta il tuo Io femminile e/o ursino) può aiutarmi. L’eBook non ha il prezzo di copertina stampato sopra, nonostante abbia il codice ISBN che lo identifica: in tal caso la variazione del prezzo è una campagna sconti sul prezzo di copertina (???) o, come sembra più logico, un cambiamento del prezzo sulle nuove “tirature” (ovvero vendite)?
Un autore autopubblicato (o un editore) potranno sperimentare liberamente prezzi a cicli di 2-3 mesi come avviene in America, tentando mesi a 0,99 euro per poi tornare a 2,99 euro e poi vedere cosa succede coi 4,99 euro? O bisognerà fare tre edizioni distinte con tre codici ISBN per fregare la legge, togliendo dal mercato due versioni e mettendo la terza a periodi alternati?

Non che mi interessi particolarmente la cosa, ma sono curioso lo stesso.
L’editoria, gli sconti… sì, ok, moderatamente interessante, ma neanche troppo. Il futuro è chiaro e lampante ed è quello digitale, soprattutto per le nicchie di mercato escluse dal cartaceo sia per motivi di scarso mercato (ma scarso non è assente… e spesso scarso è tale solo nella testa degli idioti del marketing, incapaci di distinguere il passato -coi cui dati operano- dal futuro -che vorrebbero immaginare identico al passato-) che di censura preventiva degli editori per evitare guai con il MOIGE o con la feccia femminista. E nelle nicchie ora censurate può annidarsi la narrativa decente.

La narrativa in sé è molto più interessante delle questione economiche secondarie in un mercato in transizione. Il contenuto del libro deve essere al centro e questo significa che la cosa più importante è studiare la narrativa e scrivere decentemente: il resto, il mercato, è solo un contorno successivo alla produzione di narrativa decente che si possa vendere senza diventare dei truffatori fabbricanti di spazzatura.

 

28 Replies to “Legge Anti-Amazon: felicità nella AIE e dimissioni”

  1. E’ vero, poter disporre di una maggioranza politica trasversale che fa i tuoi interessi può sembrare un punto di forza sul breve periodo, ma il fatto stesso di averne bisogno è già segno di debolezza. Lo stesso succede alla Chiesa in Italia, che non avrebbe bisogno della politica per tradurre in leggi dello Stato la volontà dei preti di Dio, se non avesse già perso il controllo sulle menti dei singoli.

    *****

    Considerazione sui prezzi: gli editori potrebbero abbassare i prezzi evitando di buttare i soldi, e potrebbero evitare di buttare i soldi cacciando via a calci quegli editor che pubblicano amyketti incapaci che poi non vendono niente. Fantascienza ^^

  2. Sulla questione dello sconto\cambio prezzo degli ebook vorrei informarmi meglio, ma ho già notato che la norma si presta a diverse interpretazioni…

  3. @Duca: sì, quando ho deciso di comprare il Kindle e di affidarmi ad Amazon mi sono posto lo stesso interrogativo: Amazon resterà così “pulito” o diventerà simile a Apple & Co.? Come al solito non ci resta che attendere.

    @Zwei: interesserebbe anche a me capire bene il discorso prezzi degli e book.

    Resto sempre allibito dall’insipida idiozia italiana. Ma porco cane almeno si sbagliasse TENTANDO di essere originali, si sbagliasse PROVANDO soluzioni NUOVE, CORAGGIOSE!
    Poi penso al Survival Blog di McNab e blog come questo e torna (un pochino) la speranza. :)
    Buon inizio agosto a tutti! o/

  4. Quanto è bello far finta di preoccuparsi dei piccoli librai invece di far risparmiare 5.5 milioni di persone e invogliare gli altri 50 milioni a leggere un po’ di più….

    quanto ad amazon ed apple…. beh amazon non fa ancora il culto della personalità e la cosa credo sia promettente…

  5. Per quanto riguarda l’ISBN, sì, bisogna fornire il libro di più codici isbn perché durante l’assegnazione di un codice isbn ad un libro va indicato il prezzo di copertina.
    Però, come hai fatto notare tu, ci vuole proprio poco ad assegnare 2 o 3 codici allo stesso libro e distribuirli in periodi diversi.

  6. Grazie, Duca ! Facciamo la Costituente del libro in rete?… Proviamo a scrivere noi una Legge wiki sulla nuova economia del libro. Quella sui coniglietti la scriveremo più tardi…
    Mario Guaraldi

  7. Questo tipo di misure equivale a cercare di fermare un tank con una balista. Lo colpisci, certo. Peccato che non serva a nulla se non per attirare l’attenzione letale del tank sui serventi della balista. Il protezionismo non ha mai funzionato. Mai. Tutte le misure del genere si sono risolte in altrettanti disastri, basterebbe leggere due paginette di storia per rendersene conto.
    Qui emerge il vero genio italico, prodigioso prodotto di liquami e consorterie. Fermare Amazon con questa legge? Provateci. Ma come faranno a impedire gli sconti su amazon.de, amazon.uk e simili? Quanto tempo ci metterà il colosso a mettere link per passare dalle pagine ‘italiane’ ad altre? Cinque minuti? Meno?
    I piccoli editori e i librai indipendenti hanno già il collo sul ceppo da un pezzo per i prezzi della carta, la distribuzione e le politiche di vendita dei grossi gruppi. Adesso che faranno? POD e e-book? O si limiteranno a fallire uno alla volta, impoverendo un mercato già ridicolo per numeri e diffusione?

  8. Premessa: non sono un lettore feroce di libri, non sono un appassionato bibliofilo ma uno di quelli che ama le storie, e a periodi legge di più o di meno a seconda: del tempo, voglia, possibilità e del lancio di dadi a 20 facce che mi riserva il destino. Detto questo naturalmente non concordo su questa legge, sia per motivi economici sia in qualità di pulciaro® DOC, sia perché trovo che i libri siano molto costosi, anche edizioni che oramai non lo dovrebbero più essere. Non voglio parlare di politica però con tutti i vari conflitti di interessi che ci sono mi viene spontaneo chiedermi se questa non sia l’ennesima legge ad hoc per aiutare, salvaguardare o favorire i soliti noti. In fondo si sa benissimo di chi è quel “gigante” editoriale che risponde al nome di Mondadori. mi pare strano che si faccia una legge per tutelare la piccola editoria che nessuno, delle alte sfere, si è mai filato( prova è anche il successo delle fiere della piccola e media editoria) e adesso la mettono al centro dell’attenzione. Il dubbio mio è che, essendo gli sconti di solito praticati e regolamentati dagli editori e poi affettivamente applicati nelle librerie, non volendo abbassare i prezzi dei libri (fosse mai), provino a “regolamentare” lo sconto al ribasso per guadagnare di più con l’idea che tanto lo “zoccolo duro” i soldi continuerà a spenderceli con maggiore profitto loro; in fondo la microeconomia di base per quanto avulza dalla realtà ci insegna che il maggior guadagno non si fa di sicuro con una maggiore produzione, anzi.
    Ps: con la scusa di questa risposta mi presento come tuo lettore da un po’ ( pseudo leccata :D )
    Blubbo

  9. Il protezionismo non ha mai aiutato nessuno. Dovrebbero cercare di adattarsi piuttosto che ideare leggi per pararsi il culo “proteggere le piccole librerie”. Amazon & Co. non spariscono certo se ti copri gli occhi…

    @Duca: in uno dei miei ultimi articoli ho nominato Baionette Librarie definendolo uno dei migliori siti in circolazione, posso vincere qualche Premio Lecchino o cose del genere? :D

  10. Se vuoi come premio posso testare su di te la nuova spada che mi è arrivata oggi. Ancora un po’ unta di grasso malsano, così magari ti prendi qualche malattia. ^_^

  11. Apple azienda fascista per eccellenza?

    LOL. Non sapevo che il libero mercato si chiamasse “fascismo”.

  12. @FogliobiancoA4
    Ti sei perso gli ultimi anni di polemiche in tutto il mondo sulle censure praticate da Apple su chi e cosa può essere venduto. Bastava avere gli occhi aperti negli ultimi due anni e anche senza volerlo avresti beccato notizie su notizie a riguardo.
    Se non ti trovavi sul pianeta Terra o non ti sei preso la briga di informarti, avresti potuto avere la dignità di stare zitto. Non meritavi nemmeno questa risposta.

  13. Passando invece a questione più concrete, lasciando perdere il demente del “LOL, non so un cazzo dell’argomento ma parlo”, stavo discutendo con Uriele del problema relativo alla applicazione della legge verso Amazon.

    Dagli sconti che sta facendo immagino che la colpisca, ma non mi è chiaro come funzioni la cosa: i server sono all’estero e l’azienda è in Lussumbergo (Amazon.it non sembra più italiana di quanto lo sia Amazon.co.uk), per cui come mai il limite degli sconti italiano si applica a una azienda totalmente straniera?

    Cito dal sito Amazon.it:

    Amazon EU SARL è una società a responsabilità limitata di diritto lussemburghese.
    Numero di registro: B-101818
    5 Rue Plaetis, L-2338 Lussemburgo
    Partita IVA LU 20260743

    Evidentemente si applica, ma non capisco come funzioni la cosa. C’è qualcos’altro di italiano in mezzo che mi sono perso? Un ufficio in Italia?

  14. Mi faccio avanti come un altro “LOL, non so un cazzo dell’argomento ma parlo”. XD

    Quando ho comprato una scheda SD per la macchina fotografica l’hanno fatta arrivare dalla Germania mentre la spedizione di altra roba è partita dall’Italia. Il mio sospetto è che la scheda SD la spedissero dall’estero per non pagare il balzello SIAE sui supporti di memoria. Forse deve essere all’estero anche il magazzino?

  15. @Duca Sì, stanno aprendo uffici in Italia.

    Vorrei fare un’osservazione: indipendentemente da come la si pensi, da lettore, sulla legge, non mi risulta che i piccoli/medi editori desiderassero più ampi margini di manovra sugli sconti, anzi; tranne rare eccezioni (Guaraldi è una di queste), la gran parte auspicava una legge ancor più limitativa, che eliminasse gli sconti o li consentisse fino a un massimo del 5% (qui la pagina a cui si sono iscritti decine e decine di editori: http://leggesulprezzodellibro.wordpress.com)
    Sul tuo dubbio: non vorrei dire una vaccata, ma temo che gli ebook, non essendo considerati libri a tutti gli effetti (da qui l’Iva al 20 invece che al 4%) potrebbero non rientrare nella Legge.

  16. Probabilmente per vendere libri è necessaria una licenza (che serve per aprire un qualsiasi esercizio commerciale) e la legge andrà ad applicarsi a tutti i possessori della licenza.

  17. @abo
    Good. D’altronde stavano pure assumendo italiani per l’arte Kindle Content Italia. Mi pare giusto.

    @Charblaze
    Amazon.it mi risulta che prenda i libri italiani da due canali di distribuzione: mondadori franchising e quello di Messaggerie di cui al momento non ricordo il nome.
    Ne aveva parlato anche Marco Cassini (lol, mi era partito un typo con Masini! Meno male che l’ho visto un minuto dopo) di Minimum Fax, spiegando alcuni inghippi del franchising dal punto di vista del libraio (pagare il 2% sugli invenduti Mondadori, ma Mondadori decide quanti mandartene a priori, lol):
    http://www.ilpost.it/2011/03/04/legge-levi-sconti-libri/comment-page-7/#comment-32854

    Questa cosa, ma non precisa con il numero, me l’aveva detta tempo fa un libraio iscritto all’associazione Alpini che conosco. LOL.

    Ci sono varie considerazioni su come il tetto di sconto massimo aiuti i librai indipendenti, cose già dette da Ponte di Pino nel suo libro (il caso del Belgio negli anni ’80 è applicabile anche agli USA ecc…).
    Ricordo che lo sconto massimo è del 15% già da 10 anni, non è quella la novità: la novità è nel taglio di occasioni di aumentarlo (per liberarsi di rese o altro) e nel fare una ultima modifica ad hoc contro i negozi online (da luglio a marzo cambia solo il colpo extra contro Amazon… che va a danno però anche di IBS!).

    Tutte cose che la transizione al digitale, garantendo la presenza ovunque dei libri senza il problema di “cosa tiene la catena e cosa tiene l’indipendente”, risolverà tra pochi anni. Per chi legge in inglese, è già stato risolto tutto (pirateria inclusa per i titoli non disponibili in ebook legale).

  18. Segnalo a tutti che Amazon.it sta facendo sconti straordinari del 40% per tutto agosto.
    Approfittatene. ;)

    p.s.
    bieco messaggio pubblicitario, qui trovate i “miei” libri:
    http://amzn.to/2kzTuzc

  19. segnalo che il grosso degli affari sono i libri che ci costringono a comprare: i testi scolastici
    da qualche anno si possono ordinare nei grandi magazzini con sconti del 20% (anche se a volte in buoni spesa) che sono un bel risparmio per le famiglie con prole
    Libri scritti da cani ignoranti sia grammaticali che per contenuti (perlomeno i testi dei miei figli alle elementari)

  20. @Guido: ti segnalo questo sito http://www.libraccio.it/ dal quale compriamo i libri di scuola per mia sorella. Nella sezione “Scolastici nuovi e usati” puoi ordinare direttamente online e c’è la suddivisione in regione> provincia> comune> singola scuola. Il tutto monitorando la consegna via mail. Non sono stati in grado di mandarci un libro delle vacanze (perchè evidentemente la casa editrice ne ha pubblicate poche pcopie). Provalo. ;)

  21. per una volta che i commercianti fanno anche i nostri interessi (Amazon e i prezzi bassi) c’è sempre qualcuno che deve difendere qualche corporazione.
    Se gli editori non vogliono vendere i loro libri tramite Amazon, possono farlo. Perchè creare una legge che va contro gli interessi della maggioranza per favorire i pochi della distribuzione cartacea?
    Posti di lavoro?
    Bruciamo i pc e torniamo alla stilo?
    I trattori? distruggiamoli e torniamo alle zappe.
    Andremo in libreria a comprare i libri elettronici?
    Che legge anacronistica.
    Spero che vendano i libri italiani sul amazon.com e poi andiamo a comprarli attraverso un proxy estero, come già succede per thepiratebay.
    Uniamoci contro la gerontocrazia di questo paese.

  22. Sugli ebook su wuz ho trovato questa perla tratta da una intervista di un tizio francioso :

    “C’è un effetto negativo perché si legge molto poco online. Il Guardian ha fatto una ricerca sulla lettura in ebook e non è emerso niente di nuovo. Il libro elettronico rappresenta una seria minaccia per autori ed editori, dal momento che il monopolio di questa distribuzione è nelle mani di Amazon, Google e grandi catene di distribuzione. Il problema è che Google, ad esempio, non commissionerà mai un libro; prenderà sempre quello che trova già fatto. I librai probabilmente accuseranno un grave colpo. Ugualmente i tascabili smetteranno di avere il loro valore, non saranno più stampati, e questo per un editore è un danno terribile, visto che essi costituiscono il fondo base del suo catalogo.”

    Commento mio SCHIATTATE EDITORI

    Baccio

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