Le armature sono vestiario specializzato.
Le armature sono abiti costruiti con sostanze resistenti (cuoio, metalli, ceramiche, fibre sintetiche) allo scopo di difendere dai colpi chi le indossa. Un’armatura che non difende dai colpi è un’armatura inutile e chi la indossa è un uomo morto. Parlando di armature si può parlare a lungo, descrivendone le tipologie, la loro diffusione e tante altre cose, ma quello che mi interessa trattare in questa serie di articoli non sono i loro dettagli storici, bensì quello che più conta ovvero la loro efficacia come forma di protezione.

Una spada poteva tranciare in due la corazza di un cavaliere? E cosa intendiamo con corazza? Quanto spessa, composta di quale tipo di acciaio, con design milanese o alla massimiliana?
Un cavaliere in armatura a piastre aveva di che temere dalle frecce degli archi lunghi? E dalle balestre? E uno in cotta di maglia? E i proiettili degli archibugi hanno fatto tramontare le armature o le hanno portate all’apice tecnologico?

Per rispondere a queste semplici domande entrano in gioco parecchi fattori come lo spessore, la qualità dell’acciaio, la forma dell’armatura e l’energia cinetica disponibile con le varie armi.

Per rispondere a queste domande ho preparato un percorso formato da tre articoli:
  I. una panoramica degli acciai;
 II. breve presentazione delle armature;
III. test di penetrazione e conclusioni;
IV. quattro.

Gli articoli sono brevi e sintetici, in modo da fornire tutte le nozioni interessanti senza dilungarsi inutilmente. Le conclusioni al termine del terzo articolo includono una breve suddivisione delle armature per secolo (dal basso medioevo alla prima età moderna) e dei pericoli che potevano affrontare: se i dettagli tecnici riguardo a come si sia arrivati a quelle conclusioni dovessero annoiare, basta saltare all’ultima parte.
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11 Replies to “Le Armature: introduzione”

  1. Spero di trovare prossimamente qualcosa sugli elmi e sulle protezioni usate dai cavalieri. Mi sarebbe molto utile

  2. Vai qui.
    E poi in quello sull’arco lungo nella parte sulle armature.
    Per gli elmi, essendo solitamente tondeggianti, applica allo spessore ipotizzato un angolo di 30 gradi tipico di impatto. Ho provato nelle simulazioni sugli elmetti M1 americani e funziona.

  3. Duca, questa serie di articoli – unitamente a quello sulle performance dell’arco da guerra inglese – è semplicemente fantastica. Se non ci fosse bisognerebbe inventarti, e non so se ti si potrebbe inventare altrettanto bene ^^

  4. Se non ci fosse bisognerebbe inventarti, e non so se ti si potrebbe inventare altrettanto bene ^^

    Si può provare.
    Prendi un bambino grasso, gli ficchi in testa un elmo e lo costringi a guardare anime ed hentai giapponesi fino a fargli sanguinare gli occhi (ne escono così tanti di nuovi a ogni stagione che non sarà un problema!). D’estate con il sole che picchia sull’elmetto, d’inverno inginocchiato sui ceci.
    Quando sviene lo svegli colpendo l’elmo con un bokken (o un manico di scopa) e gli urli “Sveglia, merda!”, ma FORTE eh!
    E lo imbottisci tutti i giorni di salame e whisky.

    Passati i 20 anni sarà pronto.

  5. in realtà è solamente il pikelhaube l’elemento indispensabile (sempre per sintonizzare il bimbo sulle frquenze dei conigli telepatici)

    il resto è solo per gratificazione

  6. Ciao Duca

    che ne pensi delle attuali “armature da ordine pubblico” in vendita/in uso alle varie polizie/FFAA?
    Rispetto a qualche anno fa sono un bel passo in avanti
    Ciao

    Raffaele

  7. Tutto ciò mi è stato veramente utile per scrivere un racconto breve, ringrazio l’autore che ha esposto tutto in modo chiaro e interessante ^^

    Complimenti per il blog, mi insedierò per un po’ qui, visto che ci sono molti articoli riguardo all’autopubblicazione e agli ebook :)

  8. signor duca , ci terrei tantissimo a farle una domanda ( anche se probabilmente già è stato domandato qualcosa di simile ) :
    se secondo un caso assurdo ed impossibile , un cavaliere medievale del 1450ca. appiedato , corazzato con armatura alla “milanese” ed equipaggiato con mazza e scudo fosse per qualche ragione improbabile venuto a contatto con un samurai giapponese anche esso corazzato ed armato di katana , chi avrebbe più probabilmente avuto la meglio ?
    premesso che sono consapevole dell’assurdità della mia domanda , era solo per curiosità !
    grazie in anticipo signor duca e buona giornata .

    D.B.

  9. Entrambi sono praticamente invulnerabili all’arma dell’altro. Lo scudo nel 1450 è un po’ “fantatrash”: l’armatura bianca porta alla scomparsa dello scudo, non serve più. Comunque mettendo che lo abbia: lo scudo è un grosso vantaggio. La mazza un po’ alla volta può frollare il samurai sotto l’armatura, che nel caso dei giapponesi erano quasi solo cotte di maglia e lamellari, quindi relativamente flessibili. Il samurai con la sua spada è obbligato ai difficilissimi colpi sotto le ascelle, ancora più difficili per colpa dello scudo attorno a cui girare coi colpi.

    Se sono entrambi ugualmente bravi, il cavaliere medioevale nel tuo caso ha un vantaggio: può difendersi meglio e può colpire dove vuole causando traumi un po’ alla volta, mentre il samurai può tentare solo colpi molto difficili ed ha quel maledetto scudo da evitare.

    Se al cavaliere dai pure un martello d’arme, per perforare armature, poi non c’è nemmeno più lo scontro…

    Se diamo un equipaggiamento più sensato al cavaliere del 1450, diciamo “spada a una mano e mezza” e basta, direi che è perfettamente in pari col samurai: combattono con armi simili, che usano traiettorie simili, entrambe capaci di perforare colpendo sotto le ascelle, entrambe inutili colpendo da ogni altra parte l’armatura nemica.
    Se il cavaliere ha una di quelle spade a una mano e mezza con punte strette e acuminate, da sfondamento, molto comuni, ha un vantaggio leggero sul samurai quando si arriva all’impatto sotto l’ascella. Ma è un leggero vantaggio: se sono entrambi ugualmente bravi, alla fine è un lancio di monetina.

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