…si diventerà sempre più bravi a farle nel modo sbagliato.

È una banalità, ma nel merdavoglioso mondo della scrittura ci sono un sacco di dilettanti fatti e finiti che rifiuteranno ogni consiglio, ogni studio, ogni consapevolezza di quello che stanno facendo, dicendo che “basta leggere buoni libri” e “scrivere molto”. Così, a caso, sperando di avere fortuna. E adorare le divinità demoniache del pantheon buddista mongolo, visto che siamo in tema di affermazioni intelligenti. Essere stati pubblicati da editori come Newton Compton, Fazi o Mondadori o chissà chi altro non li rende meno dilettanti: sono la scrittura e l’atteggiamento verso la narrativa che parlano per loro, non il contratto ottenuto grazie alla minore età o alla capacità di rilassare lo sfintere.

Ho già parlato più volte del fatto che “allenarsi nel far le cose male non insegna a farle bene”, fin dal tempo del vecchio articolo (oltre due anni fa) su scrittura e body building. Bisogna studiare e imparare come costruire la propria scrittura, facendo scelta consapevoli. Andare alla cieca non aiuta. Se uno scrive merda per anni e anni, convincendosi magari di far pure bene, la sua merda non sarà meno merdosa per questo. Due miei precedenti post sulla scrittura: Il gioco del parlare di narrativa in modo vago e la voglia di vomitare e Isaac Babel, le frasi brevi e il singolo aggettivo.
Anche Gamberetta ha parlato della questione “consapevolezza di come si scrive” parecchie volte e vi rimando, ad esempio, alla lista dei Miti nel box rosa di questo articolo.

Oggi mi andava di pubblicare una dotta citazione a tema, ma non una di qualche scrittore intellettualoide o di qualche altro guru della domenica. Manica di subumani, da fucilazione. Non riguarda nemmeno direttamente la scrittura, se non nel modo in cui questo principio generale (“allenarsi a fare la cosa giusta, non a fare quella sbagliata”) riguarda tutte le pratiche umane: sport, arte, metallurgia, quelchevipare e… uso delle armi da fuoco. Ecco la saggezza di Patrick Flanigan, da un articolo di American Hunter dedicato agli otto peggiori consigli che si possano dare a un novello tiratore.

Uno dei peggiori consigli che si possa dare alla cieca a un tiratore è di andare a fare pratica. Se devi dare un consiglio non uscirtene fuori con un “beh, vai ad allenarti di più.” Per un tiratore inesperto, e anche per un veterano, limitarsi ad allenarsi nel fare ciò che già stanno facendo in modo sbagliato peggiorerà solo la situazione. Se un tiratore ha una cattiva tecnica, come fa a saperlo? Continuerà ad andare ad allenarsi, pensando che un po’ alla volta le cose andranno meglio, senza sapere che sta aggravando il problema. Dì a quella persona cosa deve cambiare o cosa deve fare in modo diverso. Bisogna dare più dettagli. Allenamento è una parola fantastica, ma prima bisogna identificare in che modo bisogna allenarsi.
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(Patrick Flanigan, Xtreme Sport Shooter, Winchester Ammunition)

Da oggi diffidate di chi vi dirà che basta leggere bei libri e poi scrivere, scrivere tanto, ogni giorno.  Ci sono dei limiti alla deficienza umana tollerabile.

43 Replies to “Se ci si allena a fare le cose nel modo sbagliato…”

  1. Il Duca é spietato con tutti i guru della skrittura.

    D’altro canto, lo amiamo per questo.

  2. Posso prenderla come una risposta al mio ultimo articolo in cui consigliavo di non aver paura di fallire?

    Certo forse è un caso :p, ma dato che è uscito proprio oggi e che mi sembra molto correlato aggiungo la mia.

    allenarsi nel far le cose male non insegna a farle bene

    Senza dubbio. Provare a fare qualcosa senza sapere cosa si sta facendo perché ci si crede unti dal signore è sbagliato.

    E allo stesso tempo prima di riuscire a scrivere bene (o a fare anche qualsiasi altra cosa) si faranno un sacco di errori. Aver paura di commetterli potrebbe frenare l’apprendimento.

    Scrivere senza criterio è ovviamente un errore. Chiudere la propria mente e impuntarsi dicendo: scrivi e basta è idiota. Infatti il vecchio metodo di apprendimento Trial and error è obsoleto e rende l’apprendimento molto più lento.
    Bisogna allenarsi cercando di migliorare ed essere aperti ai consigli esterni (come i vari manuali delle persone con più esperienza).
    E bisogna anche accettare che prima di diventare bravi si faranno errori. E’ giusto accettarli… e non solo. Secondo me è anche giusto ricercarli senza aver paura di essere giudicati. Alla fine dagli errori s’impara, l’importante è non mettersi a difenderli.

    Insomma. Per essere proprio terra terra. Studiare la teoria è giusto quando aggiungi anche la pratica.
    Studiare solo teoria e rimandare la pratica per paura degli errori, di non essere perfetti, rallenta. Tanto quanto fare il contrario (cioè scrivere e scrivere senza nessun criterio).

    Per l’articolo avevo preso spunto dal consiglio di Felicia Day a se stessa del passato, dove diceva a se stessa che aveva bisogno di fallire di più. Lo si trova qua nella intervista video su questo articolo(poi magari quello che ho scritto non centra un beneamato cazzo, ma Felicia vale sempre la pena di essere menzionata).

    Detto questo mi associo completamente alla posizione che hai espresso in questo articolo.

  3. Comunque è un punto d’inizio.
    Leggere, e leggere molto.
    La cosa sconcertante che ho scoperto relazionandomi con molti scrittore di genere italioti, è che una buona percentuale di loro non è:
    A) minimamente aggiornata sui loro nuovi colleghi inglesi, americani e perfino francesi, che all’estero fanno sfracelli. Sono fermi a S.King, per capirci;
    B) hanno una conoscenza a dir poco incompleta addirittura sui “classici”.

    Ora, non che per scrivere, che ne so, horror, occorra per forza aver letto ogni cosa scritta da Lovecraft. Eppure, conoscere a malapena uno o due suoi racconti, mi sembra una pecca non da poco.
    Voglio dire, se desidero diventare un calciatore di successo dovrò sì allenarmi, rinforzare il fisico e studiare tattica. Ma, presumbilmente, sarebbe carino anche guardare qualche partita, almeno ogni tanto ^_^

    Per contro molti aspiranti scrittori buttano soldi in inutili corsi di scrittura creativa (de che???) e in manuali che andrebbero bene giusto per pulirsi il deretano in mancanza di carta igienica…

  4. @dr Jack

    Posso prenderla come una risposta al mio ultimo articolo in cui consigliavo di non aver paura di fallire?

    Non proprio: sono indietro di due mesi nella lettura dei tuoi post. ^_^ Più che altro lo prenderei come una risposta a “Eight Awesomely Bad Shooting Tips”, uscito pochi giorni fa.
    Ma se preferisci così…

    @mcnab
    Leggere è “esattamente” il punto d’inizio.
    La conoscenza dell’Argomento è precedente alla Scrittura. D’altronde se la Scrittura è l’attività di trasporre in forma scritta l’Argomento, ne deriva che la conoscenza dell’Argomento precede la Scrittura. Un inizio “così inizio” da venire perfino prima della Scrittura stessa.

    Il classico ciclo “IF” dello scrittore serio: se la conoscenza dell’Argomento è sufficiente (Conoscenza > ValoreRichiesto) allora procedi a Scrivere, altrimenti torna a informarti.

    Nel caso che indichi tu siamo ancora fuori dal chiamare la funzione “Scrittura”: lo scrittore serio passa al ELSE che lo rimanda di nuovo a informarsi (la funziona precedente da cui dipendeva la grandezza di Conoscenza).
    Se si ostina a scrivere pur non conoscendo l’argomento, NON è uno scrittore serio: inutile considerarlo più di carne che per uno strano scherzo della natura si muove e respira.

    Per contro molti aspiranti scrittori buttano soldi in inutili corsi di scrittura creativa (de che???) e in manuali

    “Buttare” soldi ha di per sé una connotazione negativa, di conseguenza tutto ciò che segue DEVE necessariamente essere privo di valore apprezzabile (se avesse valore allora il verbo sarebbe “investire” o “spendere” e non “buttare”).
    È naturale conseguenza quindi che la tua frase di riferisca ai corsi di scrittura merdosi (quelli italiani? Non li ho mai provati, ma ho vari motivi per sospettare male ^_^) e ai libri sulla scrittura che valgono poco perché carenti nella quantità e qualità delle informazioni.

    Anche qui, l’argomento è neutro: scegliere manuali decenti, magari evitando di spendere soldi perché si trovano gratis senza sforzo, è il prerequisito al loro studio.
    Visto che scegliere è difficile, si può decidere direttamente di “leggerne tanti”: in fondo anche quello è un tipo di lettura come le altre (horror, vampiri-romantici, coniglietti, fantascienza…) e più ne leggi più sei informato a riguardo. E anche i manuali più merdosi possono riservare una citazione o un consiglio utile. Essendo pure gratis, tanto vale provare. Leggere dieci libri in più non penso ucciderà l’aspirante scrittore.

    In ogni caso, come per tutti i “generi”, la lettura di parecchi manuali diventa prerequisito per avere il diritto di parlare dell’argomento “manuali”. Non si dovrebbe parlare di horror senza conoscere l’horror, no?
    I manuali di scrittura non fanno differenza e lo si nota: tutti quelli che li leggono (li leggono “davvero”, non quelli che mentono vantandosi d’averli letti: ce ne sono parecchi) esprimono pareri molto meno ricchi dei precedenti preconcetti negativi (spesso del tutto assenti), rispetto a chi parla senza averli letti.
    E non può essere che così, perché l’altra alternativa è essere idioti subumani: la quantità di aneddoti, citazioni, materiale per riflettere ecc… presente nel tipico manuale è oggettivamente utile al tipico lettore se questi dispone di un cervello capace di estrarre Significati dai Significanti… se dopo aver letto una dozzina di manuali li considera solo merda inutile, il problema è autoevidente che si trova nello sviluppo subumano della mente del lettore stesso (sono casi rari: il caso tipico è quello del soggetto che mente sull’averli letti per dare Credito alle proprie affermazioni, come ormai è pratica dialettica comune mentire per sostenere le proprie idee… uno dei tanti motivi per cui non frequento le gabbie delle scimmie le discussioni in Italia).
    Ma se uno è così idiota ne consegue che non è possibile che impari mai a scrivere decentemente quindi poco importa che abbia letto o meno i manuali.

    In ogni caso i manuali non sono sufficienti a imparare a scrivere. E non funzionano nemmeno sempre. Riprendiamo il caso del deficiente di sopra, ma nell’altra versione: quello convinto che i manuali funzionino, che conosce perfettamente tutti i consigli degli autori, che sa fare a memoria citazioni e roba così… ma se nel momento in cui scrive NON riesce a vedere che quello che produce fa vomitare e in più VIOLA più o meno esplicitamente tutti i consigli che aveva appreso, lì nessuno può salvarlo. E questo problema continua e continua e continua (le prime volte è normale, il grave è se prosegue per mesi o anni di scrittura), per cui non si può nemmeno dirgli “studia” perché lui lo fa, ma non VEDE per niente i problemi nel proprio testo che vedrebbe in quello di un altro…
    …allora è deficiente. Fine.
    Non è colpa sua, ma lo è. Amen, capita. Ci sono altri hobby perfino più interessanti, come il Rabbit Show Jumping.

  5. Credo che tutto possa riassumersi nella pratica del saper leggere, che non si riduce necessariamente al mero piacere della lettura (farsi coinvolgere da una storia, oh-mio-Dio-quant’è-bello-questo-libro) ma analizzare/sezionare ciò che si sta leggendo, in modo da riuscire a comprendere il funzionamento del meccanismo. Un po’ come un orologiaio alle prime armi, che non riesce a comprendere i meccanismi che si trovano nel fondo buio della cassa meccanica. Imparerà a conoscerli solo con la pratica, e attraverso un lavoro di dedizione/documentazione. Forse è per questo motivo che da una decina d’anni a questa parte scrivo sempre lo stesso romanzo. Palestrai.

  6. Per quello che riguarda la mia esperienza, ho seguito un lungo corso di scrittura e non li considero per niente soldi buttati. Era tenuto da una persona competente, ovvio. Poi è chiaro che anche l’ultimo analfabeta della terra può improvvisarsi docente di un corso di scrittura, e bisogna quindi saper scegliere. Nell’idea in sé non ci trovo niente di male, è uno dei modi di imparare più gettonati fin dalla preistoria.

  7. Per “saper leggere” (nel senso di analizzare e leggere criticamente) bisogna avere le competenze necessarie. Anche quelle si apprendono. “Saper leggere” rientra nei prerequisiti per “saper scrivere”, dato che si base sulla conoscenza (in questo caso solo teorica e non applicativa) delle stesse cose, e ha il vantaggio che permette un costante addestramento (seppur teorico) alla scrittura anche quando si legge (e un autore dovrebbe leggere molto più tempo di quanto passa a scrivere, per cui si moltiplica l’allenamento! ^_^).

    La questione “saper leggere” è riportata anche nel Box Rosa di Gamberetta.

  8. un autore dovrebbe leggere molto più tempo di quanto passa a scrivere, per cui si moltiplica l’allenamento

    Niente di più vero!

  9. Il paragone con il bodybuilding è calzante. Il classico istruttore assonnato, personificatio del guru mongolo, che ti dice di “spingere” ma non ti spiega che se impugni il bilanciere troppo al centro fai più i tricipiti che il petto. E il principiante si allena, fa pratica, sempre nel modo sbagliato…

  10. Vi faccio una domanda.
    In “On Writing”, Stephen King affermava che leggere manuali, prendere lezioni di scrittura, informarsi, maturare stili e capacità poteva portare lo scrittore scarso ad un livello sufficiente e lo scrittore sufficiente a un livello buono.
    Ma a diventare eccelsi -diceva il Re- non ve lo può insegnare nessuno. Si tratta di talento. O ci nasci Flaubert o Proust, o niente.

    Considerato che è sicuramente un tema complesso, come principio, voi ci credete a questa idea del talento innato e non acquisibile? Può esistere qualcosa di geneico a separare Tolstoj dalla Strazulla?

  11. Può esistere qualcosa di geneico a separare Tolstoj dalla Strazulla?

    Differenza genetica tra Tolstoj e la Strazzulla?
    Meno del 2%. Link: http://it.wikipedia.org/wiki/Genoma_umano#Evoluzione
    ^_^

    Quanto al resto lo considero un discorso sterile e inutile, attuato di solito in Italia (dove va di gran moda) per trovare un giustificazione al NON studiare (“eh, in fondo è che proprio non sono portato”). Casualmente dove si studia (e tra chi studia), il dubbio nemmeno si pone: non è colpa di mamma e papà se uno è scemo e scrive di merda… è colpa solo del figlio (tranne per la componente genetica e sociale dell’essere scemo, lì è colpa di mamma e papà, responsabili del codice genetico e dell’educazione nell’infanzia -ovvero del primo Addestramento-).

    Il discorso è, come tutti i discorsi, di un banalità disarmante: esiste ciò che si Impara dopo la nascita e ciò che si ha come codice Genetico, come fai giustamente notare.

    Per analizzare il talento degli scrittori dal punto di vista NON di ciò che hanno imparato leggendo e studiando (e facendo strani lavori, guardando cartoni, praticando la pesca… le fonti di insegnamento nella vita sono ovunque), ma solo dal punto di vista del Talento Innato, bisogna far accoppiare tra loro individui di Talento Innato comprovato e studiare la qualità delle generazioni di scrittori prodotte da questi accoppiamenti (immaginiamo decine di generazioni studiate)
    Con adeguati studi si potrà risalire, se presente, a quella sequenza particolare che dona il Talento Innato nella scrittura.

    Un discorso che non abbia queste basi fondamentali, visto che si parla di Talento Innato (e quindi di Genetica, che riguarda ciò che è Innato e non Appreso), è merda priva di valore e dignità argomentativa. Curiosamente nei forum in cui si parla di scrittura, in Italia, ogni due per tre esce fuori l’argomento. LOL. Senza basi scientifiche. LOL.
    Semplice, come tutto nella vita quando lo si analizza con criteri scientifici invece che con idiozie da letterati segaioli.

    In ogni caso dal punto di vista dello scrittore è un discorso inutile: comunque stia messo geneticamente e mentalmente, se studia può sperare di migliorare. Punto. Cercare giustificazioni genetiche alla propria inferiorità fa molto Ebreo che vuole darsi una ragione razziale per finire nel forno del Nazista: controproducente.

    Se poi ne volete discutere fate pure, ma è tempo perso degno dei peggiori scribacchini da forum italioti.

  12. Io non so se per guidare come Schumacher ci vuole una predisposizione innata, ma so che imparare a guidare su una strada pubblica tanto da raggiungere sani e salvi il centro commerciale più vicino è una cosa quasi alla portata di tutti.

    Nella narrativa di genere non è richiesto nient’altro che l’equivalente della patente B, poi se uno è anche un pilota di biplani acrobatici tanto meglio, ma nessuno lo pretende.

    Il problema è che dalla patente B siamo ben lontani: tutti questi gegni che inquinano gli scaffali delle librerie vantandosi di aver imparato a scrivere leggendo molto (e basta) non sono in grado nemmeno di mettere in moto e uscire dal parcheggio.

  13. No, intendiamoci, il discorso sulla tuke, il fato o destino che dir si voglia non scofinferava neanche a me.
    Solo che, essendo che King non è proprio Licia Troisi (per quanto ormai saran 20 anni che non scrive qualcosa di interessante?) il dubbio mi sembrava legittimo.

    Ecco, io invece mi sento di condividere molto di più il discorso del Duca sul condizionamento.
    Geni non si nasce, ma forse lo si diventa per caso da piccoli.
    Non mi ricordo chi diceva che il letterato altri non è che una persona abituata alla sofferenza. E se guardate alle biografie dei grandi autori, spesso ci trovate povertà, conflitti familiari, genitori deceduti anzitempo, botte, trasferimenti dolorosi, e chi più ne ha più ne metta (senza pur generalizzare, si intende. Dumas ad esempio fece una vita tranquillissima. Magnava, trombava e scriveva capolavori).
    Possibile quindi che sia questa particolare sensibilità derivante dai dolori infantili il “segreto”, quel treno che una volta passato non si becca più?
    Questa è una domanda per “Voyager”.

  14. @DagoRed:

    quel treno che una volta passato non si becca più?

    In un articolo di Focus (letto in biblioteca, quindi non posso recuperarlo) parlavano di uno studio secondo cui il talento innato non esiste. Dicevano che per raggiungere il successo in un determinato campo bisognava averci speso circa 10.000 ore (sì, 10^4 o 10K. Questo spiegherebbe il perché della difficoltà di acquisire nuovi talenti in età adulta. E’ chiaro che un dispendio di tempo simile se lo possa permettere solo un bambino o un adolescente. Esercitandosi 1 ora al giorno, 7 giorni su 7, un adulto impiegherebbe 27 anni per accumulare 10.000 ore.

    L’ambiente in cui cresce il bambino può aiutare ad accumulare ore EXP in certi campi in modo involontario. Se i genitori sono musicisti a furia di sentirli e vederli suonare fin dalla nascita avrà più dimestichezza nella musica del figlio di un meccanico. C’è persino il caso di un americano che parlava benissimo il russo senza averlo studiato. Si scoprì che i genitori abitavano di fianco ad un insegnante di russo le cui lezioni erano perfettamente udibili dalla culla del bambino.

    Stessa cosa per le situazioni familiari difficili, possono portare il bambino ad impegnarsi costantemente in una attività per sfuggire al disagio. Anche così si ha un accumulo di ore EXP in modo molto superiore alla media.

    Del resto vorrei vedere una persona che dopo 10.000 ore di impegno non ha raggiunto almeno un livello decente.

  15. In un articolo di Focus

    Gli articoli di Focus non hanno ancora raggiunto le 10000 ore: è la versione poco serie e “fantasy” di Locus (hanno anche le copertine uguali).

  16. @Uriele: Lo so, lo so, lo leggo più per le illustrazioni e perché è gratis. Poi passo a Le Scienze.

  17. Il discorso è, come tutti i discorsi, di un banalità disarmante: esiste ciò che si Impara dopo la nascita e ciò che si ha come codice Genetico, come fai giustamente notare.

    Per analizzare il talento degli scrittori dal punto di vista NON di ciò che hanno imparato leggendo e studiando (e facendo strani lavori, guardando cartoni, praticando la pesca… le fonti di insegnamento nella vita sono ovunque), ma solo dal punto di vista del Talento Innato, bisogna far accoppiare tra loro individui di Talento Innato comprovato e studiare la qualità delle generazioni di scrittori prodotte da questi accoppiamenti (immaginiamo decine di generazioni studiate)
    Con adeguati studi si potrà risalire, se presente, a quella sequenza particolare che dona il Talento Innato nella scrittura.

    Interessante.
    Per metter su un esperimento con tutti i crismi tuttavia bisognerebbe allontanare
    i pargoli dai propri genitori, inserendoli in contensti ben precisi e controllati.
    Altrimenti non si riuscirebbe più a distinguere il fattore genetico (il talento) da quello ambientale (l’influenza esercitata dai genitori e dall’ambiente).
    Tutto questo a meno che non si riesca a scoprire il “gene del talento”.
    Sopprimendo sperimentalmente tale gene (o meglio il Locus sul gene!) sarebbe interessante osservare a posteriori se la cavia risulti effettivamente “talentuosa” o assolutamente priva di simili capacità.

  18. Distinguere il fattore ambientale da quello genetico non ha proprio senso, perché il talento nasce dall’interazione fra i due, e non come somma algebrica.

  19. Sinceramente penso che il talento non sia assolutamente genetico, ma si formi col tempo e le capacità.
    La disgressione qua sopra è un puro momento di cazzeggio mentale.

  20. Scrittura e armi da fuoco, Duca tu sì che sai come far felice una signora <3 (almeno questa signora XD).

    Sul discorso talento direi metà e metà nel senso che ci sono persone che sono più predisposte per una determinata materia rispetto ad altre (penso ad esempio alla matematica e al diverso modo di recepirla che hanno gli studenti), di scienza non so una ceppa, ma se è vero che non siamo tutti uguali fisicamente è anche probabile che il cervello sia diverso per ciascuno di noi… (c'è chi funziona meglio e chi peggio xD) poi è chiaro che questa è solo una piccola parte e che se uno vuole davvero riuscire in una materia deve studiare e applicarsi il più possibile e se ci sono volontà e impegno si può arrivare a qualcosa di decente se non eccelso…
    Il discorso che uno scrive bene SOLO perchè ha talento invece non sta minimamente in piedi dato che nessuno nasce con la scienza infusa e no, scrivere NON è come starnutire -__-
    Perosonalmente sono totalmente contraria alle pubblicazioni degli enfant prodige del fantasy italiano e a molta altra robaccia che viene pubblicata, ma questo è un'altro discorso xD

  21. Mi delurko dopo tempo che leggo questo blog… Il tutto solo per dire che in musica la situazione é ancora peggiore: se almeno eccetto idioti si accorgono che vi é sempre un minimo di oggettività nella scrittura (ovviamente io penso che la qualità di qualsiasi cosa sia oggettiva, e data da fattori creati “filosoficamente”), nella musica sembra che non sia richiesto altro che il sentimento. Penso sia solo la leggittimizzazione dell’ignoranza, perpetrata anche da ciarlatani di bassa lega (vedi Allevi). Mi viene da chiedermi… Fino a che punto la correttezza formale prevale sull’estetica? Sul mero gusto del popolo bue? Mi riferisco al fatto che in musica, forse più che in letteratura, le sale da concerto si svuotino appena si menzionano autori come Messiaen e Penderecki, essendo geniali ma indigeribili per chi non ha una formazione musicale “alta”. Personalmente, opto per l’ignoranza della massa, che si godino Madonna, che io ascolto Sciarrino…. Ps: ovviamente, la cosa irritante del tutto é come si dica “vabbè non la capisco” o “ma é solo questione di gusti! A me piace Gigi D’Alessio, a te Ligeti, che differenza fa?” senza un minimo di formazione… Tanto tutto é soggettivo, no?

  22. Ci si scambiava opinioni su un forum il cui nome non nominerò:

    Ora che abbiamo le tracce – e che sarebbe inutile concionarne qua, in teoria, tanto vedo che bisognerebbe scrivere l’equivalente di una eptalogia per spiegare tutti i punti di vista e ciò senza la speranza di trovare un accordo, nonché del fatto che in una qualsiasi attività creativa parlare va bene, ma solo entro certi limiti, poi bisogna produrre – che ci fate ancora lì?

    Scrivete!

    E’ inutile scrivere, se non si sa come farlo.

    Anch’io per esempio ho una storia, già completa di personaggi e buona parte dell’ambientazione. Non sarà la migliore delle storie, però di una cosa sono sicuro: non è banale.
    Non so neanche dire quando ha cominciato a venirmi in testa: credo che non sia altro che un accumulo di detriti letterari derivanti da tutte le mie precedenti letture, frammisti alla mia visione del mondo e della vita (che paroloni!).

    Purtroppo non sono ancora in grado di metterla su carta. Non nella maniera che vorrei. Se è vero che una idea discreta può essere resa eccellente da un buono stile, è altrettanto vero che un’ottima idea espressa con uno stile mediocre sprofonda.
    E’ per questo che sto leggendo manuali e sto facendo pratica.

    Vi toccherà aspettare ancora un po’

    Ecco, ma vedi di non esagerare con i manuali, ché poi ti convinci di certe cose e finisci per patire all’infinito pur di rispettarle… e soltanto poi ti rendi conto che certe regole sono “di massima” e non vanno seguite alla lettera.

    Scrivere bene non è “scrivere da manuale”, ma correttamente e in modo personale. Il che implica che ci vuole una certa elasticità mentale, che di solito si accresce nel momento in cui si esce dagli schemi, si osa, si sbaglia, si ripensa, si ritratta in parte, si trova la misura giusta e, infine, il proprio equilibrio.

    L’unica cosa che conta, Ceaser86, è che quando la leggi per l’ultima volta ad alta voce, tu senta che la storia fluisce verso valle senza strappi, né pause eccessive. Che scorra… Al diavolo le regole! Ci sono migliaia e migliaia di esempi scritti e diventati storia che le infrangono con sistematicità.
    Personalmente, i manuali di scrittura creativa (odio questa definizione!) li consiglierei a chi ha già scritto un bel po’ per conto proprio e ha capito dove deve lavorare. Altrimenti il rischio è quello di schiacciare la propria espressività, finendo per renderla più piccola e più meschina.

    Scrivere è osare, oltreché sapere.

    Dopo l’ultimo reply giuro di essere stato tentato di scrivergli:
    “Sei fortunato che il Duca non conosca il tuo indirizzo di casa, sennò ti avrebbero già trovato stecchito con una pallottola di Mosin Nagant fra le palle” ^^

  23. No, non gli avrei sparato. ^_^
    È l’opinione di un mongolo, figlia o dell’ignoranza (in tal caso avrebbe dovuto tacere, non sapendo di che parlava) o della deficienza (in tal caso non merita di essere ascoltato) o della malafede (in tal caso non c’è possibilità di dialogo).
    Scommetto sull’ignoranza con una opzione sulla deficienza (che un po’ va a braccetto perché solo un deficiente dà consigli in merito a cose di cui è ignorante). Credo che sia evidente anche da altri suoi post passati e da come scriveva -da cani- (sì, lol, ho visto chi è: potere di Google!). E considera che nonostante tutto è meno peggio, sia come scrittore che come essere umano, di altri venuti dopo. ^_^

    In ogni caso è inutile perderci tempo: non sono l’insegnante di sostegno dei mentecatti d’itaGLia e dalle solite discussioni tra Scrittori (o autodefiniti tali in virtù della pubblicazioni di un brutto libro da parte di un editore medio/grande) e Intellettualoidi Laureati in Scienza delle Cazzate già mi tengo fuori da anni… anzi, non ci sono mai entrato. La merda si odora a chilometri di distanza e se uno sa qualcosa di narrativa snobba subito i sapientini che si danno arie scambiandosi sonore pacche di vuoto intellettuale (che pensano di compensare con citazioni pseudo-dotte che farebbero vergognare perfino la Le Guin -che può permettersele comunque più di loro-) sui blog e su Anobii.
    Vi invito a fare lo stesso.

    Ho deciso ormai di adottare un approccio alla Uriel Fanelli, di cui penso di usare il regolamento del blog come fonte di ispirazione per riscrivere il mio (però prima voglio avvertirlo e complimentarmi per come ha impostato il suo).
    Non c’è posto qui per i caciottari e i mongoli, a partire dall’ormai bannato (solo nei commenti, ovviamente) Anacarnil: su una manciata di post ha scritto prima cazzate -era quello che criticava Amazon pensando che il Kindle leggesse solo file AZW-, poi sparate varie da ritardato, perfino un commento di trolling in piena malafede qualche settimana fa sul post vecchio di un anno dedicato a Tesla e infine, ciliegina di caccole sulla torta di merda, le sue cazzate da facepalm sul QUE (l’ultima con affermazioni talmente da ritardato che ho dovuto censurarla per pietà nei suoi confronti).

    Un imbecille fatto e finito, come aveva già dimostrato di essere mesi fa, quando mandò a puttane i commenti su Marstenheim perché lui e un altro mongolo (mi pare fossero in due, ma forse ricordo male) davano corda a un TROLL (Vincent, se ricordo bene) che si era perfino confessato tale sul blog di Angra, ma per loro “no che non è un troll”. Se uno è così testa di cazzo da non saper riconoscere un troll quando tutti gli altri lo riconoscono (ed evitano di fomentarlo, come prevede la netiquette) e il troll stesso si dichiara tale… non merita nemmeno di vivere tra gli umani, a mio parere. Meglio un troll che un coglione.

    Utenza simile, che degrada con la propria presenza la qualità di un sito (e fa passare la voglia di commentare agli utenti intelligenti), non avrà più i commenti approvati. ^_^

  24. Però adesso mi hai fatto salire la scimmia di leggere qualche capolavoro del tipo ^^

    Meglio o peggio della Troisi?

  25. Gli ultimi post che ho letto mi hanno fatta riflettere sulla questione dello “scrivere”, soprattutto alla luce dei vostri punti di vista, e qui mi riferisco al Duca e alcuni suoi seguaci di lunga data. Concordo sul fatto che molto di ciò che viene stampato, e quindi pubblicato, non vale il disboscamento delle foreste, però mi rendo conto che esiste una varietà incredibile di lettori e che non tutti sono in grado, per ragioni culturali o di aspettativa, di leggere libri di livello, o semplicemente non desiderano farlo. Ho letto la Troisi, trovo il suo stile semplice e un pò infantile e non è certo la regina del fantasy italiano, titolo che io concedo alla Cerrino, ma se dopo aver letto il primo volume si sceglie di acquistare anche gli altri non lo si fa perché si ha una pistola puntata! Lo stesso dicasi per la Meyer. Amo i polpettoni d’altri tempi, il mio romanzo preferito è e sarà sempre Il Conte di Montecristo; quando leggo un libro esigo che le descrizioni siano dettagliate, sia riguardo agli ambienti che in merito agli stati d’animo dei personaggi, e mi sta bene che si spendano pagine e pagine per rappresentare grandi battaglie o riflessioni importanti. In questo Hugo e Dostoevskij sono maestri. Vedo ancora il fumo emergere dal samovar nel salotto dei Karamazzoff.
    Condivido il punto di vista di chi sostiene che “se ciò che desideri fare è scrivere devi seguitare a farlo”; avrai sempre dei detrattori e degli estimatori, perché è questo il gioco delle parti, e va ben oltre il fatto di farlo bene o male, dato che non siamo tutti uguali per quel che riguarda istruzione e stimoli o aspettative. Ho iniziato a scrivere storie da ragazzina e poi ho smesso per 10 anni, anni buttati, che ho trascorso a mettere tutti i sogni nel cassetto. Da circa un anno e mezzo ho faticosamente ripreso in mano “la penna” ma il tempo passato non me lo restituisce nessuno! Tutto il lavoro che avrei potuto fare in quel periodo… solo a pensarci mi si gela il sangue!
    Sto ancora cercando di capire se è una cosa che posso fare bene e spesso non lo credo. Gli amici che leggono le mie poesie e racconti mi fanno mille complimenti, ma quando rileggo ciò che gli ho passato mi pare di avere buttato giù una montagna di banalità e mi deprimo, però non mi arrendo, perseguo un obiettivo e come molti, se non tutti, finisco stritolata tra il buonismo di amici e parenti acritici e la severità di chi, in buona fede, ritiene di avere acquisito la piena consapevolezza del mondo letterario!
    L’autore del blog citato ha peccato di ingenuità generalizzando il discorso sui manuali, prima si impara la teoria poi si mettono in atto le proprie doti con la pratica, le due cose singolarmente non portano a nulla, questo è certo. Forse ha utilizzato le parole sbagliate per cercare di farsi capire dal lettore che gli ha posto la domanda, tutto qui, ma voi lo avete massacrato in modo davvero duro! Non lo conosco e non so quali colpe abbia commesso, a parte osare dare il suo appoggio a un aspirante scrittore, e che male c’è in questo?
    Non tutti possono scrivere La fattoria degli animali o il Signore delle mosche, e non tutti sono in grdo di leggerli e capirli, quindi a ciascuno il “suo” libro. Non è buonismo sia chiaro, è semplice senso pratico.
    Ora, caro Duca, puoi censurarmi, insultarmi, sbeffeggiarmi e tutto quello che ti passa per la testa. Non mi scomporrò.

  26. Tranquilla, l Duca non insulterebbe mai una fanciulla. Sarebbe contrario alla sua educazione prettamente vittoriana.
    Tutt’al più la spierebbe mentre si cambia il corsetto di stecche di balena ^^

  27. Non lo conosco e non so quali colpe abbia commesso, a parte osare dare il suo appoggio a un aspirante scrittore, e che male c’è in questo?

    Semplice: ha detto cazzate e dire cazzate causa sempre, direttamente o indirettamente, danno.
    Dare consigli sbagliati non solo non aiuta, ma danneggia chi riceve il consiglio, ne consegue che non ha cercato di “aiutare”, ma di “danneggiare” l’altro. Nemmeno io sono così crudele da cagionare volontariamente simili danni a un aspirante scrittore, amplificati negli effetti psicologici dal tono di “lodevole consiglio in buona fede”.
    Di peggio penso che potesse solo sparargli in un piede. ^_^

    Ora, caro Duca, puoi censurarmi, insultarmi, sbeffeggiarmi e tutto quello che ti passa per la testa. Non mi scomporrò.

    Perché dovrei?
    Hai fatto un buon discorso, esponendo dubbi condivisibili e che meritano di essere letti.

    Per il resto, riguardo ai grandi classici, come lo Hugo dei Miserabili (o tanto Dickens) o altri, bisogna sempre ricordarsi (ed è scritto ovunque, oltre al fatto che ci si arriva col buon senso) che non solo non sono perfetti, ma talvolta peccano di cadute stilistiche sia per motivi di progettazione (progettare un testo compatto e definito è diverso che andare a spanna allungando il brodo perché lo si pubblica a puntate) che di epoca/pubblico per cui erano scritti. La lingua adatta per la scrittura e voluta dal pubblico non era sempre “libera”, come ci ricorda Dickens quando dichiara di non scrivere mai nulla che possa far “arrossire le gote dell’innocenza” (sue parole). Il pubblico si aspettava cose diverse ed era spesso più ingenuo, un po’ come dei giovani lettori con poca esperienza.

    Non c’è motivo di essere schiavi dei desideri e dei vincoli bigotti o ingenui del pubblico di 100 o 200 anni fa. La scrittura si è evoluta o, meglio, diversificata. Quelle opere mantengono tutto il loro valore rispetto alla loro epoca, ma non significa che siano altrettanto valide ora.
    Questo è oggettivamente vero ed è la posizione espressa anche da vari scrittori, basta leggersi qualche manuale o qualche articolo. D’altronde, essendo oggettivamente vero, non è possibile non essere d’accordo!

    Per il resto io non pretendo, e non penso lo pretenda nessuno, che tutti sappiano scrivere al livello di un Fanteria dello Spazio o di un Signore delle Mosche o di un Libro dei Teschi.
    Basterebbe, tra idee e stile, un qualcosa di simile a un buon Urania. Non è nulla di eclatante e con un po’ di impegno un autore decente può farlo.
    E questo livello minimo regolarmente NON viene raggiunto dagli autori italiani. In compenso si riempono la bocca di tante cazzate intellettuali e (s)ragionamenti idioti. Dovrebbero vergognarsi: prima ci si guadagna il diritto a darsi arie da scrittore, poi ci si dà arie se si vuole. Perlomeno l’autore citato sopra evita di darsi simili arie, il che lo pone un chilometro sopra la gente che ora va per la maggiore (non per vendite, ma per rumore) nella felice radura di pacche-sulle-spalle-landia. ^_^

    Sono tutto TELL (“ah ah, sono uno scrittore e faccio il figo parlando del formalismo russo e di Todorov!”) e niente SHOW (nemmeno un romanzo scritto a livello di un buon Urania). Cacche di piccione sul monumento della Narrativa. ^_^

  28. Tranquilla, l Duca non insulterebbe mai una fanciulla. Sarebbe contrario alla sua educazione prettamente vittoriana.

    È vero: lo stesso commento se scritto da una ragazza mi porta a un bonario desiderio di discussione, mentre se scritto da un uomo mi causa un’ira furibonda e sanguinaria. ^_^

    Non era questo il caso, comunque.

    Tutt’al più la spierebbe mentre si cambia il corsetto di stecche di balena ^^

    Senza dubbio! Ancora di più se fosse una fatina che si cambia d’abito! ^_____^

  29. Fiuuu! Mi aspettavo una fucilazione o una fiala di arsenico! Sono concorde per i classici, anche perché è ovvio che ogni epoca ha le sue opere, sia letterarie che artistiche, ma è esattamente questo il punto! Sono sicura che ti rendi conto, e lo stesso vale per i tuoi seguaci, che questo blog raccoglie una nicchia di “buoni lettori” e che oltre le sue ruote dentate c’è ben altro. Ho scoperto il blog da poche settimane, tramite il concorso steampunk, e credo di averne capito gli intenti.
    Le baggianate pubblicate sono richieste dal grande pubblico, lo so che ciò è mostruoso ma è così! La voglia di leggere scarseggia e, quando c’è, la maggiorparte delle volte pretende romanzetti pieni di buoni sentimenti e amorazzi sdolcinati, ma fanno mercato e, data la mentalità del nostro tempo, va bene così. I classici saranno “classici” ma almeno insegnano sinonimi e aggettivi! Che certo non trovi nei libretti di Moccia e company.
    A proposito dell’oggettivamente vero, mi dissocio! Il “valide” o meno e che l’abbiano espresso “grandi scrittori” mi sta bene, semplicemente non condivido.
    Resto soggettiva! Perdonami! ^^
    Naturalmente è anche vero che se ovunque vedi scritto che una tizia è la “regina del fantasy” e la tua sola esperienza nel settore è Geronimo Stilton hai poco da salvarti; chi ti può spiegare la differenza? Distribuiamo volumi di Clive Barker all’uscita delle scuole?
    Io sono stata fortunata perché in casa mia non esisteva la censura; se volevo guardare un horror a 12 anni mio padre si limitava a dirmi “le mani le hai, se ti dà fastidio cambia canale, è una tua scelta guardarlo” e quando a 15 ho preso in mano Fanny di Erica Jong, mia madre ha sorriso e mi ha detto “l’ho letto anche io, è un pò pesante, ma se ti sembra troppo spinto lascialo perdere”. Insomma, mi facevano scegliere! Ed erano cavoli miei se non chiudevo occhio la notte! Così come erano problemi miei leggere i classici durante la ricreazione invece di staccare adesivi dal Cioè insieme alle mie compagne ridacchianti che mi sbirciavano sussurrando: “Ma Sara è strana?” Beh, sì, a leggere si diventa strani di brutto! ^^
    Mi pare che la censura oggi sia persino peggiorata rispetto ai tempi di Dickens. Lui riusciva a dire ciò che voleva con stile e ironia, bastava aprire la mente e leggere tra le righe. Oggi ci arriva in faccia di tutto, così a forza di ingozzarci con le banalità smettiamo di pensare sul serio. Certo, tranne che in qualche isoletta semi nascosta, costituita dai blog, e neanche tutti per intenderci.
    A rifletterci bene, Orwell con il suo 1984 non è poi così lontano.
    Il livello minimo che auspichi non viene raggiunto perché non è richiesto, è questione di aspettative. Quindi che si fa? Si va avanti fino a quando una parte o l’altra non modificherà le proprie! ^-^

  30. Erica Jong

    No, pietà, le scrittrici femministe cagacazzo no. Non nel blog del Duca. Meglio la Troisi a sto punto X-(

  31. La soluzione è semplice: basta che gli autori, come detto prima, smettano di darsi Arie e inizino a scrivere decentemente. Non è impossibile, tant’è che all’estero lo fanno: altrimenti come ci spiega il fatto che i delusi della narrativa che arriva in Italia ripieghino leggendo le opere in lingua originale (inglese, nel mio caso)?

    Fuori da qui gente che scrive decentemente ce ne è. Basta smettere di fare gli intellettualoidi che cercano di dare un senso alla propria laurea in filosofia, e iniziare a scrivere pensando che il pubblico non va trattato come una mole di sterco… perché è così che trattano la gente e la considerano: merda. Se non pensassero al loro pubblico come masse di merda, non propinerebbero roba dove è evidente la mancanza di buona fede nel lavoro svolto.
    ^_^

    All’estero fanno entrambe le cose: pattume di massa, pattume di nicchia, roba decente/passabile di massa, roba decente di nicchia… e qualche cosa ben più che decente.
    Dato che si può fare non vi è alcuna giustificazione plausibile se qui in Italia non lo si fa. Quod erat demonstrandum.

    Smettere di darsi arie intellettuali, fornendo invece sano intrattenimento e buone idee è anche la formula anglosassone che ha creato quella base di lettori “di genere” che tanti invidiano: basta fare la stessa cosa, impegnarsi a fornire intrattenimento ben scritto e non nascondersi dietro alle boiate didattico-filosofiche.
    Il popolo non si sente partecipe se l’autore si nasconde su una torre coi suoi colleghi a discutere di aria fritta come i giuristi tedeschi del XIX secolo (cit. Zweilawyer): se invece si parla di cose concrete, di idee fantasy/fantascientifiche, di divertimento… il pubblico verrà e si appassionerà. Forse.

    Ora basta, ho detto tutto quello che potevo dire a riguardo. Parlare non serve, servono fatti: se gli scrittori non si decidono a fare gli scrittori davvero e non i cialtroni, non importa nulla quello che posso dire o non dire. ^_^
    Ciao!

  32. E se io fossi un maschio che si camuffa? Magari una George Sand al contrario! I corsetti non mi stanno bene, non potrei riempirli col mio misero decoltè! :)

  33. Niente fatina. Mi spiace! E per la porta sul retro io non lascio passare nessuno! Baci Duca, alla prossima chiacchierata! Vado a leggere Welles o non farò in tempo per il concorso! ;)

  34. Oggi sono incappato in un commento particolarmente pittoresco a questo articolo, su ask.me, che diceva:

    “Scrivere molto” non basta, anzi è pure dannoso, ma “Leggere buoni libri” e “scrivere molto” non solo basta, ma è TUTTO quello di cui si ha bisogno per diventare bravissimi.

    Il resto era a tono, ovvero che si apprende come scrivere leggendo.
    Difatti siamo pieni di ottimi autori, eh? Basta leggere molto, non serve studiare teoria drammaturgica/storytelling, e non serve studiare la retorica della narrativa immersiva! ^__^

    Significa proprio non aver capito il senso del post, se si arriva a pensare una simile scemenza: cosa sia “buono” se non lo sai riconoscere perché non hai studiato, come fai a definirlo? Non puoi nemmeno sapere di stare leggendo cose scritte bene, altro che imparare i meccanismi nascosti per imitarle. E lui è convinto che l’errore logico sarebbe qui, eh…
    Forse dargli in regalo Logica for dummies (un libro ottimo), che spiega in soldoni il funzionamento della “logica formale” (quella amata dal professore di Fanteria dello Spazio), non sarebbe malaccio…

    2400 anni di retorica e di teoria drammaturgica in cui un punto fermo a unire tutti i teorici è che solo conoscendo la teoria si può fare bene, non per ispirazione e imitazione “fortunata” (celebri le critiche del maestro Lajos Egri alle, rare, opere davvero brutte di Shakespeare perché mancava di basi teoriche per poter evitare gli errori sempre), e ancora escono commenti così. E dire che abbiamo la definizione di “arte” (o, se preferiamo, di “cosa è buono” in un ambito) in Rethoric of Fiction di Wayne Booth, e si fonda sul conoscere la teoria di un’arte specifica per poterla giudicare, eh…

    Poi ognuno è libero di considerarsi il genio tra i geni e poter desumere e ricostruite da solo 2400 anni di teoria drammatica, di retorica e di neuroscienze applicate alla narrativa da solo, così non deve fare la fatica di studiarle… ma se uno è un tale genio, non spende la sua vita a riscoprire l’acqua calda: la studia e poi contribuisce al corpus con ulteriori scoperte per i posteri.

    Madonna, ancora qua stiamo, nel 2016…

  35. Chissà perché nessuno ha la prestesa di imparare a fare il whisky bevendo whisky e indovinando semplicemente il procedimento dal sapore, intrugliando con l’alambicco giusto per prenderci la mano… invece con la scrittura si ripresenta regolarmente questo equivoco.

  36. ^^’
    anche l’esempio che fa sul guardare gli olimpionici per imparare a sparare è fallato: primo, di quale disciplina stiamo parlando?

    Tiro a volo, skeet e fossa non insegnano nulla con la sola osservazione, semmai funzionano meglio come prova di quanto esercitarsi sia utile, se fatto nel modo corretto (puntare-mirare-sparare diventa un automatismo). Si starà parlando di tiro a segno, quindi.

    Secondo, osservare il tiro a segno però non insegna con quanta forza premere l’arma per ammortizzare il rinculo, quanto l’arma ‘scalci’, come e quanto bilanciare la deriva del proiettile, l’effetto del vento, l’effetto della gravità per tiri a lunga distanza. Non sono nemmeno misure ‘visibili’ allo spettatore, a meno di enormi sfondoni del cecchino. Con il tiro con l’arco è anche peggio.

    Proprio come è molto più facile trovare errori in un testo scritto che percepirlo ‘buono’ (come disse il Duca a commento de “Il Colosso di Colorado Springs”, credo: che non si era accorto della totale assenza di avverbi, proprio perché la loro presenza dà fastidio, ma la loro assenza non si fa notare).

    Bon, mi sembra chiaro che il benintenzionato abbia letto l’articolo dopo ch’era stato linkato su Facebook, il Duca dovrebbe ripescare più articoli degli anni passati su scrittura e affini (quelli politicamente scorretti dove si dava addosso ai neKri, magari, ahr ahr ahr!) e sperare che il messaggio circoli e sia compreso davvero.

    P.S. Regalino per il Duchino che apprezzerà molto (e che causa multilink farà finire questo commento in spam, per non riaffiorare mai più, lol):

    http://alienfirst.tumblr.com/post/123350167619/all-of-the-tea-bunnies-this-set-is-meant-as-a
    http://alienfirst.tumblr.com/post/151318966279/all-the-beer-bunnies-these-were-a-lot-of-fun-to
    http://alienfirst.tumblr.com/post/114534481414/all-of-the-coffee-bunnies-posting-them-all

  37. Che poi leggere un romanzo non equivale a guardare uno che fa tiro a segno, semmai equivale a guardare i buchi nel bersaglio :)

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