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Nei due primi articoli abbiamo analizzato la natura dello Steampunk ed esplorato la sua estetica. Nel terzo articolo abbiamo tirato un po’ le fila della questione, chiarendo alcuni punti sullo Steampunk come genere e spiegando come ragionare per sfruttarne le abbondantissime possibilità.
Ora, per concludere in attesa dello SteamCamp che inizierà dopodomani (6 e 7 aprile 2013), vi propongo un veloce (e un po’ superficiale) esempio “pratico” di ragionamento sul fare Steampunk in modo verosimile, come avevo anticipato nella terza parte dell’introduzione allo Steampunk. Questo articolo, in versione leggermente ridotta, è stato pubblicato anche su SugarPulp.

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“Centralino? Vorrei di nuo—”
“La smetta di rompere! Si legga gli articoli!”

Immaginiamo uno scenario Steampunk in stile prima guerra mondiale nello spazio.
Ipotizziamo che Marte sia colonizzabile preoccupandosi solo della temperatura notturna e della difficoltà di fare sforzi prolungati senza ossigeno, come avviene nel videogioco cult per lo Steampunk Martian Dreams. Deciso questo elemento “retrofantascientifico/fantastico” su cui il lettore ha già ben chiarito di essere disposto a sospendere la sua incredulità (altrimenti dopo aver visto la quarta di copertina non avrebbe proseguito la lettura), ragioniamo sulla logistica.

Inviare risorse e mezzi dalla terra richiede due anni di viaggio e grandi costi?
Bene, allora tutto dovrà essere pensato coerentemente con queste premesse, con truppe e basi di dimensioni limitate buone solo per la guerriglia, piccole schermaglie e sabotaggi, incapaci di ricevere rapidamente aiuti dalla patria.

In più acqua e cibo, seppur rari da trovare, non dovranno essere impossibili, perché disporre solo di enormi scorte inviate dalla madrepatria ogni due anni non sarebbe realistico: quanta acqua andrebbe inviata, diciamo, per 1000 uomini per 800 giorni, tra quella per lavarsi, per cucinare  e da bere? Temo troppa perché abbia senso, anche come costi di trasporto.
Serviranno animali alieni da cacciare o meglio ancora serre che producano patate e altri vegetali, allevamenti di maiali o di animali alieni commestibili, possibilmente capaci di nutrirsi di rifiuti e scarti delle piante (la classica combinazione maiale-patate, che può diventare “mostro fungoide saltatore”-“radici rosse tossiche che invadono i d’intorni di ogni area abitata dall’uomo”), e soprattutto l’acqua nei canali di Marte (le inondazioni immaginate da Schiaparelli?) oppure nel sottosuolo.

Mars_Atlas_by_Giovanni_Schiaparelli_1888_950pxMarte nelle mappe di Schiaparelli (1888 circa)

L’analisi del suolo di Marte, un elemento tecnico che possiamo applicare anche se stiamo utilizzando una visione di Marte “fantastica” (anzi, è un motivo in più per affidarci a ciò che è credibile quando possibile, come diceva Lovecraft), ci suggerisce un suolo vulcanico.

Poca acqua o quasi nulla (solo umidità ambientale e nella terra), un suolo vulcanico ricco di minerali, sono condizioni sulla Terra considerate ideali per costringere la vite a soffrire, a spingere le radici anche a 10-20 metri di profondità, a estrarre più materia possibile dal suolo per trovare tracce d’acqua… e fare vini straordinari con i pochi grappoli eccellenti che produrrà. Le tempeste di sabbia globali potrebbero essere un grosso problema: vitigni protetti da cupole? Le grandi escursioni termiche tra giorno e notte aiutano l’uva a fissare gli aromi, ma anche qui avere delle serre riscaldate per evitare sbalzi “congelanti” sarà necessario… va bene fare IceWine, ma quando l’uva è matura, non mentre cresce ancora!

Marte può essere un produttore di vini di lusso: bottiglie vendute a prezzi esorbitanti, dieci-venti volte quelli dei Premier Cru Classé di Bordeaux, simbolo sulle tavole dei più ricchi tra i ricchi. Bottiglie che svolgerebbero il ruolo “compatto” che nella storia ebbero oro e gemme: molti soldi in poco spazio, per lunghi viaggi… verso la Terra.

Dato che capire quali vigneti possano adattarsi meglio richiede sia analisi che prove pratiche, si può lasciare all’immaginazione personale la scelta dei vini: un’opzione più “credibile”, con solo vitigni internazionali che crescono ovunque (lo Chardonnay crescerebbe pure sulla luna) oppure nelle sabbie di Marte si nasconde un pendio che è un vero e proprio Gran Cru Marziano per il Nebbiolo, uno dei più ostici e poco adattabili vitigni della Terra? Marzolo, il Barolo Marziano!

Il vino è un buon dettaglio extra, ma non è comunque un valido motivo per contendersi militarmente Marte. A meno che non filtriate il mondo con l’occhio deviato di un enologo.

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Paesaggio marziano vitato?

Perché le potenze europee si contendono Marte?
Per quanto Marte possa essere incredibile, i motivi “umani” devono essere credibili. In uno scenario di guerra sapere come è usato Marte e che limiti tecnologici sono presenti permette di progettare storie sensate.

Marte ha materiali rari come il legno antigravitazionale di Space 1889? Oppure minerali pregiati introvabili sulla Terra e necessari alla più avanzata fisica dell’etere? Oppure è tutta una competizione per mantenere basi che proiettino ancora più in là nello spazio, magari per trivellare la fascia degli asteroidi, inviare i minerali su Marte, fare una prima lavorazione e poi sparare i carichi con catapulte elettromagnetiche verso la Terra, in modo che vengano raccolti in orbita?

O forse si gareggia per scoprire i resti di antiche civiltà sperando di rivelare conoscenza scientifiche che diano un vantaggio alla nazione?

Se invece dei viaggi spaziali vi sono portali dimensionali, allora i portali stessi diventano fondamentali obbiettivi da catturare. La capacità di muovere rapidamente risorse da e verso Marte cresce enormemente: da piccoli scontri locali, stile Africa Orientale Tedesca nella Grande Guerra, si passa a scenari da conflitto continentale.

Diventa credibile anche la possibilità che Marte sia un deserto ostile alla vita e che ogni risorsa arrivi dai portali, mensilmente. Sarebbe strano se le fazioni in guerra non provassero a catturare i portali nemici o a catturare le miniere nemiche sugli asteroidi o a intercettare i carichi per impedire qualsiasi afflusso di materiale al nemico. Devono esserci delle strategie coerenti e credibili, basate su obbiettivi chiari legati al contesto.

Se a guerra iniziata tutta la fascia degli asteroidi è caduta in mano inglese (e quindi tutta l’estrazione mineraria) e i tedeschi non pensano di poter mai conquistare il portale inglese (la base è una fortezza inespugnabile?), e ritengono al massimo di poter difendere il proprio portale (che però è diventato inutile, non ricevendo minerali da inviare in Germania), forse faranno bene a ritirarsi e a far saltare il proprio portale prima che gli inglesi lo catturino e lo utilizzino al loro posto.

Se invece i tedeschi sono in grado di proiettare rapidamente forze su Marte e gli inglesi sono a corto di uomini perché li hanno impegnati tutti per dare la caccia ai corsari tedeschi rimasti nella fascia degli asteroidi, suonerebbe strano che i tedeschi non tentino di conquistare il portale inglese. Se gli inglesi hanno i minerali, ma non la possibilità di spedirli o di ricevere rifornimenti (sotto assedio senza essere “assediati”?), prima o poi dovranno lasciare anche le miniere ai tedeschi e consegnarsi come prigionieri.

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Mass Driver sulla Luna

Se in più si decide di fare Science-Fantasy più spinto, aggiungendo elementi spiccatamente Fantasy alla storia, come le fatine, ecco che anche le fatine dovranno avere un senso. Prima di tutto il lettore si aspetterà e rispetterà maggiormente una conoscenza storica della fatine. La cosa può sembrare strana, ma basta leggere il tentativo di spiegazione scientifica sulla natura delle fatine riportata da Arthur Conan Doyle nel suo The Coming of the Fairies del 1922 per trovare risposte più che adeguate e perfettamente adatte per il periodo. Ecco ottenuta la credibilità storico-mitologica. Che poi si può reinterpretare in spirito Steampunk, a piacere.

Passiamo al motivo per cui sono lì. Queste fatine a cosa servono? Sono staffette nell’esercito perché non esistono radio da campo e sono rapide, piccole e affidabili? Sono ingegneri che si occupano di entrare dentro i colossali Automi da Guerra per riparare piccoli guasti e resettare le memorie dei cervelli-meccanici? Sono osservatori per l’artiglieria, capaci di alzarsi in volo senza essere notate o abbattute, mentre una classica mongolfiera militare da osservazione verrebbe non solo fatta subito a pezzi, ma indicherebbe la posizione di parte delle truppe ai nemici?
O le fatine hanno ruoli nell’ambito civile?

Max Hoffmann

Sconcertante documento fornito da “iome”

Con ragionamenti simili è possibile introdurre altri elementi, come recupero dalla narrativa d’epoca: i marziani armati di tripodi della Guerra dei Mondi magari popolano una città sotterranea nella Valles Marineris e i grandi deserti marziani sono percorsi da tribù guerriere di barbarici mostri con quattro braccia come quelli della serie su John Carter.

Cosa vogliono i marziani nascosti nel sottosuolo? Perché hanno attaccato la Terra a fine Ottocento? Come sopravvivono le tribù di mostri sulla superficie? Come si procurano le armi che usano se sono nomadi senza forge e senza industrie? Vengono armati dalle potenze terrestri e usati contro i rivali o le ottengono come “pagamento” da parte dei marziani del sottosuolo per fare in modo che i terrestri stiano alla larga dalla Valles Marineris e non scoprano dove sono nascosti?
Se abbiamo deciso che Marte è un deserto senza piante né acqua, sarà meglio cambiare idea o la credibilità di queste tribù diventerà estremamente scarsa.

Prendiamo in considerazione la gravità ridotta e l’atmosfera rarefatta, da alta montagna. Entrambi questi elementi e i loro effetti erano noti nell’Ottocento, si sapeva cos’è la gravità e si avevano già delle ipotesi fantascientifiche sull’effetto della gravità ridotta su eventuali animali evoluti in pianeti diversi dalla Terra. In generale l’idea è che la gravità inferiore favorisse maggiori dimensioni nei corpi: ecco allora i giganti di Edison’s Conquest of Mars (1898), dotati pure di cervelli enormi seguendo l’idea dell’evoluzione che premia intelligenze sempre più vaste (rappresentate con cervelli più grossi), oppure i mostri colossali di John Carter (prima storia del 1912).

La gravità inferiore del 63% permette ai soldati di poter portare 40 kg di equipaggiamento sentendo meno di 15 kg (e il loro stesso corpo è più “leggero”). Di contro va pensato che la gravità inferiore permette pure di “saltare” più in lungo e più in alto, ma accentua anche la reazione quando si spara col fucile: la quantità di moto del proiettile rimane identica, la reazione quindi uguale e gli effetti del rinculo (orizzontale) e del rilevamento (verticale) saranno maggiorati. Per il rilevamento l’arma avrà un peso ridotto al 37%, con grande balzo della volata dopo lo sparo! Anche i soldati, ridotti da 70 Kgp a 26 Kgp (chilogrammi peso), avranno meno capacità col loro corpo di fare attrito sul terreno per contrastare la spinta orizzontale del rinculo, slittando sulla sabbia o perdendo l’equilibrio. Tirare da sdraiati annullerebbe il problema. Si potrebbe aumentare il “peso” dotando i soldati di armature antischegge (e anti zanne/artigli dei mostri marziani), un incrocio tra le armature da campo di fine ’400 e gli scafandri da palombaro. L’idea non è da scartare, anzi!

Sissignore!

Con solo il 37% di forza di gravità un uomo da 70 kg potrebbe portare 200 kg di equipaggiamento sentendosi come se ne stesse portando 30 sulla Terra. I comuni fanti potrebbero tirare carri sovraccarichi di acqua e provviste (o girare con veicoli pensati per la Terra e ricoperti di roba legata sopra… se arriva del vento forte, ci saranno bei ribaltamenti per l’effetto vela) e gli assaltatori potrebbero indossare goffi scafandri corazzati spessi 15 mm, a prova di fucile a bruciapelo, per lanciarsi con granate e pugnali nelle trincee nemiche.

Considerando l’inerzia, investiranno come un’utilitaria il nemico puntato, spiaccicandolo contro la parete. Per eliminarli servirebbero fuciloni controcarro da 13-20 mm, magari usati contro i mostri giganti di Marte. In più, sempre per l’inerzia, questi assaltatori sarebbero non solo lentissimi a frenare in corsa, ma anche lenti a prendere velocità e instabili lateralmente in movimento. Non proprio qualcosa di adatto per tutti, un ruolo altamente specializzato per soldati addestrati a puntare dritti, senza incertezze o curve, come cavalleria pesante in carica (anche i comuni fanti con zaini sovraccarichi da 100 kg soffrirebbero problemi simili, meglio far loro spingere/tirare carri). E tanti altri problemi da immaginare per arricchire la storia!

In più la minore gravità e l’atmosfera ridotta aumenteranno il tiro utile dei fucili. Tutto questo, magari mi sbaglio, ma secondo me premierebbe il tiro mirato su lunghe distanze (usando ottiche per poter vedere il bersaglio sopra i 500 metri), da sdraiati per limitare lo slittamento degli stivali sulla sabbia marziana dovuto al rinculo dei potenti fucili da battaglia (il corpo pesa solo il 37% di prima!) e ridurrebbe a zero o quasi l’eventuale presenza di pistole-mitragliatrici per via del rilevamento eccessivo nella raffica che farebbe sprecare gran parte dei colpi (ma non ridurrebbe le mitragliatrici di squadra con pesanti affusti ruotati).

In più (bis!) la minore gravità e l’atmosfera rarefatta sconvolgerebbero le tabelle di tiro dell’artiglieria, esclusi tiri diretti ravvicinati relativamente privi di curvatura, creando enormi problemi di adattamento e costringendo a molti esperimenti per trovare coefficienti correttivi e adattarle… con il rischio, sempre, per la fretta e la paura in battaglia, di non applicare i coefficienti e usare i valori come sono scritti, mandando i proiettili molto più distanti! Le tabelle andranno ristampate corrette, per sicurezza.

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Non c’è pace per gli artiglieri

Il fatto che Marte sia “incredibile” non significa che la storia debba essere stupida.
Non è un problema se i tedeschi hanno come tenente nell’artiglieria una fatina superintelligente che fa da calcolatore per il tiro (se non per motivi di gusto dei lettori, talvolta interessati al Fantastico solo come rassicurante etichetta sulle solite banalità senza fantasia viste mille volte): il problema c’è se la storia sembra incoerente, non credibile, e il comportamento umano insensanto e ingiustificabile. Difficilmente un lettore vorrà avere a che fare con una storia simile, a meno che l’elemento non credibile non sia esplicitamente parte degli elementi fantastici ricercati dai lettori “ideali” a cui ci si rivolge.

Per esempio i dogfight alla Star Wars, per fare la “seconda guerra mondiale nello spazio”, sono un elemento comune in certa fantascienza militare. Sono insensati e spiccatamente cretini in uno scenario militare spaziale credibile, quindi non si possono proporre facendo fantascienza HARD, ma in altri contesti i lettori li accettano… o li cercano perfino! Ogni altra idiozia, le vere idiozie non-fantastiche, saranno motivo di fastidio e fuga dall’opera.

11 Replies to “Introduzione allo Steampunk – un esempio marziano”

  1. Articolo semplicemente fantastico, Duca… una serie di ragionamenti ineccepibili, che però molti scrittori sembrano incapaci di fare.

    Riandando con la memoria alla fine del precedente articolo

    Vuoi uno spazio denso di etere attraverso cui si muovono navi più simili a corazzate di primo ’900 che a razzi spaziali?
    E che affrontano combattimenti in stile dogfight da Ventesimo Secolo?
    Bene, allora tutto deve essere coerente e realistico in quel senso, inclusa la progettazione intelligente e la gestione di navi che non dovranno affrontare i caccia nemici in arrivo solo dall’alto, ma che arrivano da ogni direzione. Cambiano un po’ le cose rispetto al mare con le navi più il cielo con gli aerei!

    non ho potuto fare a meno di pensare ad un paio di cartoni giapponesi che ho amato da bambino: “Capitan Harlock” e “Starblazer”.
    In entrambi l’astronave aveva la forma di una nave terrestre, con i cannoni solo sopra… all’epoca la cosa mi pareva del tutto normale, ma ora mi rendo conto che era una disposizione palesemente assurda.

  2. Duca questa serie di articoli sullo Steampunk sono semplicemente strepitosi!
    Grazie infinite!
    Purtroppo non potrò partecipare allo Steamcamp a causa della prole troppo giovane per partecipare!
    Ci sarà un modo per recuperare almeno parte dei contenuti che verranno esposti al Camp?

  3. Il tuo articolo migliore (dopo quello sull’avancarica alla percussione si intende).
    Bello, Bello, Bello !

  4. I principali interventi di SteamCamp, quelli spostati apposta nella sala principale appena abbiamo appurato in via definitiva di avere solo una telecamera per registrare (ma va bene così, abbiamo fatto buoni spostamenti), verranno caricati su youtube nelle prossime settimane.

    C’era comunque lo Streaming durante tutti i due giorni e decine di persone hanno seguito gli eventi… durante quello su Kellogg mi pare che siamo arrivati ad avere 100 IP differenti connessi simultaneamente sullo streaming, oltre alle 35-40 persone in sala… verifico le foto meglio e pubblico il dato nel post riassuntivo post-Steamcamp.

    Non male per:
    un evento di nicchia;
    alla prima edizione;
    senza nemmeno un euro di sponsor, inclusi alcuni “sicuri” fino a gennaio e persi all’ultimo, a causa del casino comunicativo procurato con l’evento simile e di nome simile spuntato all’improvviso a Roma (ma siamo contenti che anche loro se la siano cavata, in fondo il gravissimo danno della demenziale scelta è stato subito da entrambi);
    collocato in un posto poco agevole da raggiungere;
    sabotato pure da gran parte dei giornalisti perché lo steampunk è roba da buffoni (fregandosene del contenuto delle conferenze elencate);
    perfino sabotato da chi nella pubblica amministrazione prima voleva fornire certe cose “per l’elevato contenuto culturale dell’evento” (calendario delle conferenze alla mano, considerato eccellente) e poi, vedendo foto di costumi Steampunk in altri eventi, ha cambiato idea come se ci fosse rischio che sventrassimo le poltrone dell’edificio che volevano prestarci un paio di ore e ci cagassimo dentro.
    ^__^

  5. Veramente bella la serie di articoli, grazie mille!

    Il problema del rinculo potrebbe essere superato dalle Tesla’s Gun (vedi serie tv Warehouse 13).

  6. Ottimo articolo com’era ducalmente ovvio :)
    Considerando lo scenario chiedo:

    1- il problema del rinculo dei fucili sarebbe risolto semplicemente aumentandone il peso fino a pareggiare la differenza di forza di gravità, in modo che il soldato lo senta pesante come sulla terra?

    2- visto che i fanti possono portare grossi carichi perché non dotare ogni squadra di mitragliatrici e mortai e ogni plotone di cannoni leggeri? Se le truppe su Marte sono poche è bene che ogni reparto abbia il massimo della potenza di fuoco per essere più flessibile e autonomo.

  7. Gli equipaggiamenti speciali servono a ruoli specifici e richiedono un numero adeguato di persone per usarli al ritmo corretto. Puoi anche dare un pezzo di artiglieria per ogni soldato, ma andranno lenti come lumache e andranno addestrati tutti in tutti i ruoli. Se un cannone funziona al meglio con sei persone, ne dai al massimo uno ogni sei artiglieri. Idem le mitragliatrici, che funzionano meglio operando in due.
    Se dai una mitragliatrice pesante ogni due soldati, avrai tutti i soldati incapaci di ruoli flessibili, bloccati con un equipaggiamento puramente difensivo. E ovviamente essendo mitraglieri non sono addestrati come fanti normali né come assaltatori. Se vuoi che sappiano fare tutto devi anche sottoporli ad addestramenti su ogni cosa, ma a quel punto non stai formando soldati normali, stai formando in 3-4-5 volte il tempo forze speciali. Distribuire i cannoni ovunque non ha senso è una roba che si faceva nel ‘600 e che i britannici durante il periodo napoleonico facevano solo perché i loro pezzi campali erano una merda inguardabile (troppo leggeri): si usano in batterie fin dal primo ‘700 apposta perché è più razionale, semplice e logico concentrare tutto il volume secondo una sola regia per sfondare il nemico, invece di distribuire colpi a caso (moltiplicando pure gli ufficiali di tiro da X a NX) senza fare pressione sufficiente in nessun punto.

    Ogni ruolo ha i suoi equipaggiamenti, aggiungerne altri non connessi a quel ruolo solo per il gusto di aggiungerli è uno spreco di soldi e un problema per i soldati che dovranno abbandonarli. Al massimo potrai fare portare più parti di ricambio, più munizioni e magari un pezzo di qualcosa extra ogni tot uomini (un piccolo cannone extra in caso di guasto, una mitragliatrice pesante extra in caso ci si debba trincerare tutti ecc…). Giusto il mortaio da trincea extra ha senso distribuirlo, sperando che riescano anche a colpire qualcosa, e che il peso e il volume sprecato per lui non fosse meglio usarlo per portare più acqua, più cibo e più munizioni per le mitragliatrici (de evi avere comunque un addetto apposito ai mortai e non si addestrano da soli… e se sa fare quello allora non sarà specializzato in qualcos’altro: la domanda diventa se serve quello specialista o se serve un altro specialista).

  8. Condivido pienamente, intendevo dire che se si hanno pochi uomini è bene renderli capaci di cavarsela con il minor supporto possibile.
    Se il nemico non è alla tua latezza in quanto ad armi ed organizzazione, se la guerra è fatta di piccoli scontri, imboscate, attacchi agli avamposti e le tue truppe sono disperse su una vasta area (scenario da guerra coloniale)occorre ottenere il massimo da ogni reparto. Le singole guarnigioni devono affrontare nemici superiori di numero ma inferiori per potenza di fuoco e senza armi pesanti, che attaccano in stile mordi e fuggi e poi si disperdono. Non ci sono battaglie campali o grandi schieramenti ordinati da affrontare.
    Pensa di essere un ufficiale che con una compagnia di nazionali e alcune di indigeni fedeli deve tenere sotto controllo un territorio ampio e con terreno sfavorevole, popolato da migliaia di guerriglieri con armi bianche o moschetti obsoleti. Hai pochi uomini che devono difendere l’insediamento, pattugliare, scortare convogli, cercare la basi ribelli ecc.
    Gli scontri tipici sono:
    – un plotone dei tuoi che viene circondato da centinaia di alieni ululanti armati di lance, spade e poche armi da fuoco che caricano selvaggiamente cercando di travolgerlo;
    – sempre lo stesso plotone che viene inchiodato dai guerriglieri da posizione sopraelevate con il tiro da lontano per decimarlo e preparare una carica.
    In questo contesto pensavo fosse una scelta razionale aggiungere una sezione mitragliatrice/mortaio ai plotoni per renderli capaci di resistere alle cariche e/o schiodare gli alieni dalle posizioni da cui li bersagliano. L’artiglieria leggera invece serve per difendere gli avamposti.
    Insomma la potenza di fuoco compensa la scarsità di uomini.

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