Ci sono varie cosette che non mi sono piaciute, integralmente o per dei dettagli, nell’intervista a Roberto Santachiara (uno dei principali Agenti italiani, segue autori come Carlo Lucarelli, i Wu Ming, Roberto Saviano, Stephen King e James Ellroy) apparsa oggi su Repubblica. Non fanno del tutto schifo le risposte, anzi, qualcosina di buono c’è, ma viene poi declassato da aggiunte retard (l’impressione generale è quella del classico soggetto clueless a cui l’editoria ci ha abituati da tempo… ed è un pezzo grosso, uno di quelli “che sa”! Viva l’Italia, LOL!). Non è di queste cose in generale sugli eBook che voglio parlare perché, francamente, ho già scritto articoli a sufficienza e leggendoli potete accorgervi da soli di cosa dice e non dice nelle sue risposte.

C’è però una cosa più concreta, una cosetta oggettiva e quindi non legata all’opinione di nessuno, che mi ha dato fastidio… no, meglio: uscendo dalla bocca di un Agente di questo spessore, uno dei maggiori professionisti italiani, mi ha reso INCAZZATO FURIBONDO.

I coniglietti sensibili dovrebbero chiudere la pagina ora,
prima che la loro innocenza venga traumatizzata

La sparata di Santachiara

E se un autore decide di fare a meno sia dell’editore che dell’agente? Prendiamo il caso dell’americano J. A. Konrath, che per gli e-book pubblicati attraverso il suo editore cartaceo, Hyperion, guadagna meno di 5000 dollari l’anno mentre, vendendoli su Amazon, ne guadagna quasi 30.000.
“Ma Konrath è stato pubblicato comunque, prima, da Hyperion. È facile stabilire di autopubblicarsi tramite Amazon quando c’è già stato qualcuno che ti ha lanciato in cartaceo. Voglio vedere cosa succederebbe a un autore sconosciuto se decidesse di vendere il primo romanzo su Amazon”.

Da quando ho cominciato a parlare di Konrath, stimolato da Zwei che era suo fan, vedo che viene citato in Italia sempre più spesso. Bene. Con Konrath ho potuto smerdare la saccenza di un paio di autori che parlavano più di quanto le loro conoscenze avrebbero, in buona fede, permesso loro di fare (ma uno l’ho perdonato perché in fondo sono buono). Sono contento che Konrath venga citato anche nel contesto di un’intervista (grazie Lipperini), ma sono molto meno contento della risposta di Santachiara.

Come mai? Perché leggendola so automaticamente che non posso più fidarmi di quello che dice Santachiara! Non mi fiderei nemmeno se venisse a dirmi che ho la barba! Il motivo è che ha detto una CAZZATA. E quando uno dice una CAZZATA in un ambito così importante, chissà quante altre ne ha dette e ne dice. Non so se per ignoranza o mentendo di proposito, ma probabilmente lo ha fatto per PAURA degli autori che bypassano Agenti ed Editori.

Quando si è Agenti, quando si è persone in un certo ruolo (personaggi di spicco di un casa editrice, Agenti letterari, autori affermati ecc…), non ci si può permettere di dire CAZZATE in un’intervista che verrà pubblicata su un giornale stampato a livello nazionale. Nemmeno se lo si fa per difendere il proprio ruolo e il ruolo degli editori. Diffondere CAZZATE, sfruttando il meccanismo di plagio psicologico dell’auctoritas, equivale a diffondere DISINFORMAZIONE.

Konrath ha commentato la cosa parecchie volte (qui ad esempio) visto che sono un sacco di mesi che gli dicono “bla bla bla” queste identiche stronzate ogni due per tre, come se leggere le risposte precedenti fosse un crimine. L’ignoranza da parte di un comune lettore è accettabile, ma da parte di un Agente non lo è.

Your success with e-books is predicated on your previous success in print publishing, because you’re capitalizing on the intangible value of your name.

That’s part of it, but not all of it. There are too many authors selling well with no prior success, and a growing number of authors bigger than I am who aren’t having my success. So, yes, I could be selling just as many without a print publisher. Others are.

And it doesn’t take into account a very peculiar and obvious fact: if these buyers were people who knew me, they could go to my website and download my ebooks for free. The same ebooks I have on Amazon are free on my website. If the sales were based on name-recognition, wouldn’t my website downloads outnumber my Amazon sales? But my Amazon sales are higher at about 20 to 1.

Volete un caso reale e specifico? Eccone uno dei tanti, ma scelgo questo perché Konrath gli ha dedicato un intero articolo il 20 aprile 2010 (tre mesi fa, non ieri: chiunque nel settore è TENUTO a saperlo se vuole aprire bocca sulle vendite di Konrath):

Interview with Karen McQuestion

“JA Konrath is selling well because he’s an established name.”
“The reason Konrath has sold so many ebooks is because he has a large backlist of print books.”
“Konrath has a platform–that’s why he’s making $4k a month on Kindle sales.”
“Joe Konrath has a popular blog, and he’s been self-promoting for eight years. No one else would be able to sell 40,000 ebooks.”

I hear and read quotes like these all the time. Even though I’m pretty sure my ebook sales are fueling my print sales, and not the other way around, I still can’t seem to get people to understand that ebook success isn’t about having a known name.

It’s about price, quality, and professionalism.

So it was a pleasure to talk to an ebook author who is OUTSELLING me. Karen McQuestion only has six ebooks on Kindle, rather than my thirteen books, and she’s been live for less than a year. Yet she’s sold over 30,000 copies since July.

And guess what? She’s never published a book before. No name-recognition. No platform. No backlist. No blog that gets hundreds of thousands of hits on Google like mine does.

Karen simply writes good books, with good covers and descriptions, and posts them on Kindle herself.

Karen McQuestion non ha mai pubblicato prima, non aveva un “nome” e nonostante tutto vendeva bene quanto Konrath! Pure meglio, considerando il minor numero di libri. Qual era la sua formula? Buone copertine, buone descrizioni e PREZZO BASSO: 1,49-1,99$ sui sei libri in vendita. La stessa formula di Konrath (ora ritoccata a 2,99$ perché così Amazon gli dà il 70% del prezzo di copertina). Una piccola nota per l’Italia: considerate che nel 2009 gli USA hanno raggiunto il 3,31% di mercato eBook per i libri trade, per cui non penso che in Italia al momento si possa trarre benefico da un simile tentativo di fare leva sulla massa di pubblico col prezzo bassissimo (a meno che non lo si voglia fare a scopo promozionale o qualcosa del genere, più che per gli incassi veri e propri), di conseguenza 4,90 euro per un eBook (forse anche un pochino di più) possono andar bene.

Vi rimando a questo articolo per un confronto eBook-carta e per capire una volta per tutte che il guadagno sulla singola copia non conta nulla perché conta solo l’incasso complessivo (ho appreso dal mio fiGLiolo un po’ lento un nuovo significato della parola “idealismo”: voler far guadagnare gli autori il più possibile come ricompensa del loro sforzo creativo… questo “idealismo” mi suona stranamente simile al “capitalismo”, siamo sicuri che sia la parola giusta per indicare la mia opinione?).

Torniamo a Santachiara

Non è lecito NON sapere quanto detto sopra da Konrath, soprattutto se si intende fare una sparata con quel tono arrogante/saccente che trasuda, putrido come il pus che infetta la carne dell’editoria italiana, dal “Voglio vedere cosa succederebbe”. Uno dei miei lettori, quello che amo chiamare il fiGLiolo un po’ lento, potrebbe dirci che dietro queste frasi che un po’ glissano, un po’ deridono e un po’ dichiarano implicitamente impossibile una data prospettiva, c’è sempre la risata del fascista.

Ecco, io simili STRONZATE preferisco non dirle quindi mi limiterò a qualcosa di più terra-terra: Santachiara è un Agente ed è stato intervistato per fornire una opinione dall’alto della sua esperienza allo scopo di informare milioni di persone, ne consegue che se è un Uomo degno di rispetto ha l’obbligo morale di informarsi prima di rispondere, sia per motivi professionali che per evitare di spargere disinformazione tra la gente… è banale conseguenza che quando ha fatto la suddetta affermazione o era IGNORANTE dei fatti oppure era in MALAFEDE, cercando per i propri interessi di Agente di plagiare l’opinione pubblica con la diffusione di menzogne implicite camuffate da scarsa conoscenza (fingo di non sapere così ci metto la battutina e il tono da “figurati se può essere così” e la gente mi crede! Che gegno che sono!), ma in entrambi i casi questo non è ammissibile da parte di chi pretende di essere un professionista.

Io mi devo rompere il culo ogni volta che scrivo un articolo a tema eBook che contenga solo informazioni reali e link puntuali alle fonti, nonostante io abbia solo 600-700 utenti al giorno di cui essere responsabile (700-900 secondo il famoso WP-Stats), mentre LUI spara cazzate a MILIONI di persone? Tanto vero o falso chissenefotte, giusto?

Sono questi dettagli che mi fanno sentire uno stronzo straniero in una fogna straniera. Perché cazzo mi impegno visto che nemmeno guadagno nulla? Guarda come fanno i veri professionisti dell’editoria: cazzate a tutto spiano e chissenefrega.
Stronzo io che rispetto l’intelligenza dei lettori!

Nonostante tutto, sommiamo male al male, probabilmente altri avrebbero detto cazzate perfino peggiori di quelle di Santachiara (ciao Gian Arturo Ferrari, meno male che non sei più a capo della divisione libri Mondadori!). Alla sola idea mi viene da vomitare.

Citazione dall’ultima risposta di Santachiara:

Un paese civile si giudica delle scuole e dalle carceri. Ognuno può valutare il grado di civiltà del nostro

E un “esperto” si giudica dalla sua conoscenza del settore.
Ognuno può valutare il grado di rispettabilità delle opinioni di Santachiara sugli eBook.
E io se vorrò, un giorno, anche solo lavorare come uomo delle pulizie in una casa editrice… penso che mi sto fottendo con le mie mani a furia di dare addosso a tutti. Grande. Dedo, amico mio, portami le damigiane di vino quando sarò un barbone sotto i ponti…
^_^

P.S.
A proposito, caro Santachiara, visto che hai usato la scusa del “non può essere” per EVITARE DI RISPONDERE alla domanda della Lipperini, te la riporto di nuovo qui:
E se un autore decide di fare a meno sia dell’editore che dell’agente?
Tu hai detto “Voglio vedere cosa succederebbe a un autore sconosciuto se decidesse di vendere il primo romanzo su Amazon” e io te l’ho fatto vedere. Ora ci devi una risposta alla domanda, non ti pare? In fondo saprai benissimo spiegare perché Agenti ed editori sono fondamentali, no? Puoi spiegare che in futuro sarà più difficile farsi notare nella massa, che il marchio e la spinta potranno aiutare, e poi c’è l’editing… no? No? No? ^_^
O forse c’è un motivo per cui eviti di rispondere (editing, coff coff)? Guarda che Konrath ti può venire in soccorso dato che lui non dice per forza di evitare Agenti ed editori… certo, dovresti essere informato per saperlo, vero carissimo? ^_^

55 Replies to “Intervista a Santachiara: giusto una piccola nota”

  1. Cavoli, Duca, qui non si fa in tempo a segnalare che già hai scritto un post intero! XD

    Comunque, ti vorrei pregare di non smettere col tuo lavoro, anche se non ti paga nessuno. Saremo solo 600, 700, 800 o quanto sia, ma siamo tutti consapevoli (e grati!) del grande impegno che profondi nell’informarci sul mondo e-book. Almeno credo. vabbè, facciamo così, IO sono sicuro di esserti grato, quindi da parte mia ti chiedo di non smettere ^^

    E poi a quanto pare hai gli stessi pensieri che angustiavano Gamberetta… direi che come prova d’onestà verso i tuoi lettori basti e avanzi ^^

  2. Credo che Santachiara abbia paura. Visto mai che i Wu Ming, tutti in coro, gli dicano: fuori dalle palle, non ci servi più!
    Qualsiasi segnale di libertà viene visto come una sorta di eresia, specie nella foresta pietrificata dell’editoria italiana. Come si fa a far girare soldi e premi ai soliti noti se si dà la possibilità reale di scegliere ai lettori?
    Come giustificare percentuali e tagliole contrattuali quando con due clic si mette un e-book a disposizione del mondo?
    Fanno bene ad avere paura.
    Spero che nell’arco di qualche anno chiudano in massa agenti e case editrici, è un pezzo che il 90% di loro non è palesemente in grado di fare un lavoro decente.

  3. Ho letto la risposta di Sosio su Konrath. Facepalm: pure lui è al corrente dei fatti quanto Santachiara (zero: battetevi il cinque).
    Ho letto il suo parere illuminato sulla Troisi quando dice “il successo di pubblico dimostra da solo il valore di un autore”. Curiosa idea visto che dal libro di Ponte di Pino (e da molte altre fonti) sappiamo che un bestseller (ma non un megaseller) è programmabile usando semplicemente la forza di spinta disponibile al grande editore… significa quindi che un autore ha valore se il l’ufficio marketing decide che deve vendere? Finalmente una teoria interessante e, lo dico con gioia, tutta Italiana. Però per apprezzare davvero le idee di Sosio, che in anni e anni non si smentisce mai, forse dovrei…

    Al posto di Sosio, per quel che vale il suo parere, si poteva intervistare un sasso dipinto o un palo della luce.
    ^_^

  4. Povera Italia…

    Meno sai (o fingi di sapere), meglio è. Il problema, a mio modo di vedere, è che in molti casi tali soggetti fingono di non sapere, ergo mentono. Mentono per paura, come già si è detto, ma anche perché ormai il concetto di dignità è sempre meno sentito. Mi viene in mente, ad esempio, la recente recensione di Luca Azzolini a Gothica di Falconi. LOL! Un curatore di collana che recensisce un autore pubblicato dalla sua stessa casa editrice, con l’unica scusa che “eh, ma quel libro non fa comunque parte della mia collana”. La cosa che più mi fa incazzare è che simili affermazioni (così come quelle di Santachiara e compagnia bella) non solo denotano ignoranza, ma anche e soprattutto mancanza di rispetto verso l’intelligenza altrui. Fai bene quindi, Duca, a scrivere “stronzo io che rispetto l’intelligenza dei lettori”, perché sì, sei uno stronzo. Ma per quanto mi riguarda, preferisco mille volte di più gli stronzi che gl’ipocriti. Anche perché si sa: è dalla merda che sbocciano i fiori.

  5. Mha! Che vi devo dire…
    Konrath aleggia come uno spettro, tutti a minimizzare: «Sì, però lui di qui, lui di lì, lui è lui, ma senza editor non tutti potrebbero, ma lui era già famoso (?), mica vorrete dargli retta …»
    A far paura è proprio questa nefasta alleanza diretta fra autore e distributore: aiuto! Arriva Amazon! Aprire la busta 28 e attenersi alle specifiche del piano G15/4.
    Che poi a ben vedere non ci sarebbe nemmeno bisogno del distributore. Quasi quasi anche l’autor… no, magari uno che si spende per raccontare una storia come si deve serve sempre, mi sa. Checchè se ne dica, lo abbiamo dimenticato?
    E gli editori? E gli agenti? La mia opinione è che le vicende italiane di questi ultimi mesi (o non vicende, visto che per la maggior parte si tratta di attesa) stiano lì a dimostrare un’assenza di vera progettualità, di idee, si sono solo serrati i ranghi, tanto per fare cartello che mai male non fa. Vedi che gratta gratta questo liberismo dal sembiante così esotico… No? Più che una mano invisibile mi pare… Bè, lasciamo andare, va!
    Buffo, si fa per dire, che poi si vada a sottolineare un’assenza di deontologia, di lealtà da parte di Amazon che “ruba” il gran lavoro precedentemente fatto dagli editori per coltivare e tirare su gi(u)ovani virgulti che poi, ingrati, vanno a farti concorrenza in solitario. Questa è la parte davvero più penosa (facepalm, direbbe il Duca, I presume).

  6. @Duca:

    Ci sarebbe un’altra questione sull’intervista a Santachiara, che non è direttamente collegata ma fa ugualmente storcere il naso. Lui dice: se il prezzo finale è 10 euro, per avere il prezzo al netto dell’IVA devo togliere il 20% e quindi sono 8 euro.

    NO!!!!!!!!!!

    Se parto da un prezzo al netto dell’IVA X e voglio aggiungere l’IVA al 20%, moltiplico per 1,2 e ottengo il prezzo finale Y. Se voglio tornare indietro non moltiplico per 0,8 come dice lui, ma divido per 1,2:

    se Y = X * 1,2 allora X = Y / 1,2

    Quindi se il prezzo con IVA è 10 euro, il prezzo al netto dell’IVA è 8,33 euro.

    @Angelo Benuzzi:

    Spero che nell’arco di qualche anno chiudano in massa agenti e case editrici, è un pezzo che il 90% di loro non è palesemente in grado di fare un lavoro decente.

    E’ vero, il termine pubblicabile è diventato una parola vuota priva di significato.

  7. Immaginate la reazione di un attore che nel 1700 avesse sentito che un pubblico di 5 milioni di persone avrebbe potuto vedere il suo spettacolo senza pagare il biglietto?

    Prima reazione: mi vedranno in tanti
    (il tipo gongola un attimo)
    Seconda reazione: EHI! ma così io poi come mangio?

    Già alla fine la preoccupazione sarebbe stata : ma io poi come mangio?

    Oggi sta cosa è normale per noi, la chiamiamo televisione, e gli attori che ci lavorano sembra non abbiano problemi a mangiare col loro lavoro.

    Tecnologie nuove sono sempre nuove possibilità e anche la fine di vecchi mercati.

    Però chi è molto dentro un sistema spesso ha problemi a cambiare.

    Inutile preoccuparsi troppo di queste persone:
    in Liguria si dice : “o nuoti o anneghi” quindi chi non starà al passo coi cambiamenti si ritroverà da parte.

    A mio avviso l’ agente letterario che ha portato i suoi assistiti direttamente dentro l’ amazon store ha solo fatto il suo lavoro, ha curato gli interessi dei suoi scrittori.

  8. La nave sta affondando. Lentamente, ma sta affondando. Santachiara e GLi altri possono tirare fuoribordo tutte le secchiate che vogliono, ma alla fine si ritroveranno appesi a una porta come Leonardo di Caprio in Titanic.

  9. No, Zwei, temo proprio di no. Per quanto possano mentire, per quanto possano essere ipocriti, LORO vinceranno. Non affonderanno mai, perché alla fine evolveranno di quel tanto che basta per spacciarsi per grandi rivoluzionari e affibiarsi tutto il merito. Perché, parliamoci chiaro, dei vari Tombolini (gente, insomma, che si fa il mazzo, che osa, che sperimenta) non gliene frega niente a nessuno, fatta eccezione per quei quattro gatti che siamo noi. C’è un dettaglio che va preso in considerazione: sono loro a controllare la stragrande maggioranza dell’informazione, e quando questo accade, allora puoi far passare qualunque bugia per verità. Occorre ricordarsi una cosa: a voglia di ripetere una menzogna, la gente finisce per crederci, e lo vediamo tutti giorni in politica.

  10. Sono convinto che la diffusione degli ebook sarà un bagno di sangue per gli editori italiani, perché ci sono motivi oggettivi che non possono che renderli odiosi agli addetti ai lavori.

    Spesso si sente dire che le case editrici sono imprese commerciali il cui scopo è produrre utili, ma questo potrebbe essere vero al limite in Giappone, non certo in Italia. Immaginare un’azienda come un organismo monolitico con un solo cervello collettivo tutto orientato a massimizzare il profitto è infatti una grossa ingenuità, che non tiene conto del fatto che le aziende sono entità astratte fatte in concreto di persone, e che nella maggior parte dei casi parliamo di persone improntate all’individualismo più sfrenato quanto più si sale di livello. Gli interessi di chi lavora in una casa editrice o in una qualsiasi altra azienda possono infatti coincidere con quelli dell’azienda stessa, ma anche divergere a piacere fino a invertire la rotta di 180 gradi.

    Ai tempi lontani dell’università venne a tenerci un paio di lezioni sui sistemi informativi aziendali un ingegnere che da anni lavorava nel campo, e ci disse questo:

    ricordatevi che, per quanto buono e competitivo possa essere il vostro prodotto, per quanto possa aumentare la redditività e ridurre i costi dell’azienda, nessuno ve lo comprerà mai se avrà il minimo sentore che possa andare minimamente a intaccare il suo potere. Perché, come dicono a Napoli, comandare è meglio che fottere.

    La questione eBook ha quindi questa enorme pecca nei confronti dell’editoria: toglie il potere alla casa editrice di decidere quali autori spingere e quali affossare tirando poche o tante copie e operando una distribuzione capillare o al contrario ridicola. Ne sa qualcosa un certo fiGLiuolo un po’ lento, che in questo modo sta venendo affossato dal suo editore con una scarsa distribuzione (beninteso, non sto solidarizzando: il suo editore sta solo facendo parzialmente ammenda per il crimine di averlo pubblicato la prima volta).

    Quindi: dal punto di vista della casa editrice non poter ricattare gli autori è ovviamente un danno per il fatto che qualcuno potrebbe poi pensare di alzare la cresta (invece oggi se ne punisce uno per educarne cento). All’editor invece frega un cazzo della questione economica, però ama molto di circondarsi di lecchini adoranti e la questione non cambia, perché il potere di decidere chi spingere e chi affossare stimola le lingue alla salivazione.

  11. Voglio essere sincera a costo di passare per una povera scema. Santachiara, Tombolini… D’Angelo, Strazzulla e altri nomi legati all’editoria e al fantasy italiano li ho letti per la prima volta in questo blog. Finora non avevo la minima consapevolezza della loro esistenza! Forse dipende dal fatto che mi limito a scribacchiare e non sono brava a sollevare il sipario per scoprire chi c’è dietro le quinte o chi è già sul palco, è una mia mancanza, me ne rendo conto. Ma spero di giustificarmi riprendendo le parole di Okamis in merito a quella che è la “croce e delizia” del nostro tempo, e di tutti i tempi in verità, perchè per quanto mutino i mezzi alla fine a gestirla è sempre l’uomo: l’informazione. Pensavo che l’e-book fosse una sorta di empietà culturale, ma in questi giorni, leggendo gli articoli e i commenti che si trovano qui, ho cominciato a ragionarci sopra.
    Molti argomenti da voi vengono discussi, al di fuori del blog non sono conosciuti, e se una persona non ha la minima consapevolezza dell’esistenza di un problema non può informarsi a riguardo. In tal senso è importante la “visibilità” di certe questioni legate all’editoria e a coloro che vengono proposti, in modo più o meno opportuno, al grande pubblico.
    Personalmente mi impegnerò per colmare le lacune sparse qua e là nel mio cervello, ma sottolineo che è un caso che io sia capitata su queste pagine (visibilità, elemento fondamentale!); non è facile accedere a opinioni diverse da quelle imposte da coloro che scelgono cosa dobbiamo sapere e cosa ignorare. Un prodotto stra-pubblicizzato non necessariamente è un buon prodotto (Troisi), ma non è automatico cogliere la differenza.
    Non condivido tutto ciò che viene pubblicato su Baionette, ma apprezzo molto il lavoro fatto per “smascherare” gli attori che si sono impossessati della scena editoriale senza averne i meriti e finché il Duca e altri riusciranno a togliere un pò di cerone dalla faccia dei clown, per noi “ignoranti” del sistema non sarà che un bene.

  12. Amen, Duca. Amen.

    Aggiungerei:

    1) non c’e’ bisogno di un agente ne’ di un editore per pubblicare ebook.

    2) non c’e’ bisogno di un distributore a cui dare il 30% di sconto per “distribuire” ebook.

    Boh. Io ho deciso che non cerco di convincere piu’ nessuno, basta. Alla fine non me lo fa fare nessuno. Ho un lavoro che non e’ nell’editoria, e vivo lontano dalle paludi italiane.

    Si arrangino.

  13. Duca, ho postato questo commento dalla Lipperini, ma credo sia interessante postarlo anche qua. Per dare un’idea del ladrocinio in atto in Italia:

    Sul sito http://www.ebook.it “Ho visto quest’abominio: un ebook del principe del Machiavelli a 12 Euri:
    http://www.ebook.it/Saggistica/10/Il_Principe.html

    Un libro su cui non c’e’ piu’ nessun diritto d’autore, e’ venduto in un file a 12 euri. Paradossalmente, il “saggio” di accompagnamento e’ gratuito.
    Ecco, per farvi capire come RUBANO le CE italiane.

    Simplicissimus bookfarm vende lo stesso libro a 99 centesimi di dollaro (99 CENTESIMI DI DOLLARo) su Amazon:
    http://www.amazon.com/Il-Principe-Italian-Edition-ebook/dp/B003BEE9H2/ref=sr_1_3?ie=UTF8&m=AG56TWVU5XWC2&s=digital-text&qid=1280328453&sr=1-3

    Lo stesso libro, e’ venduto sempre da Simplicissimus per 3.48 euri sul sito italiano:
    http://store.simplicissimus.it/il-principe

    Ribelliamoci. RIBELLATEVI. Qui ci sono molti che cercano di prenderci per i fondelli.”

    No ho ulteriori commenti.

  14. Sfortunatamente col fatto che sono fisicamente in Italia vedo il Principe su Amazon a 3,44$ e non a 0,99$
    (a causa dei prezzi gonfiati per questioni legati al traffico in roaming fuori dagli USA e alle tasse… per lo stesso motivo i famosi libri a 1,99$ io li vedo a 4,59$).
    :-(

    http://blog.secondome.com/2010/03/16/come-determinare-i-prezzi-degli-ebook-kindle-in-italia/

    Il Principe a 12 euro (in PDF per giunta!) è veramente un furto.
    Molto meglio 3,5 euro: questo è il massimo (avrei preferito 2 euro) che penso si possa pagare per il servizio di formattazione, indici, creazione di un buon ePub partendo dalle RAW gratuite su Gutenberg/Manuzio ecc… poi se uno non vuole il servizio o non si fida della qualità dello stesso, può sempre prenderlo gratis su Gutenberg/Manuzio o dove si trova.

    I problemi dell’editoria in Italia vanno ben oltre i libri a prezzo elevato, gli hardcover solo di nome (spesso vendono a 18-23 euro libri a copertina morbida, robe intermedie tra la prima edizione in hardcover e il paperback) ecc…
    …è un intero sistema marcio e clientelare, di amichetti che si sbaciucchiano, gente avvinghiata alla propria poltrona (per quanto miserabile sia, ogni posto di Comando -anche solo un titolo di Scrittore per elevarsi sulle masse- diventa l’oggetto del più turpe e incestuoso desiderio), gente pubblicata per amicizie, mancanza di selezione, traduzioni non pagate (si raccontava pure che Fanucci -forse anche altri- usino giovani traduttori stagisti o simili poveracci per tradurre parti dei libri, poi assemblano il tutto e hanno la traduzione gratis!), editing non fatto perché il testo fa così schifo da non poterlo salvare in nessuno modo (e uno dice “vaffanculo, va bene così”) oppure perché si danno troppi pochi soldi e troppo poco tempo per lavorare (in pochi giorni non fai nulla su un romanzo di 300+ pagine).
    Editoria. Settore dell’energia. Università. Classe politica. Il marcio a livello distruttivo è l’unica costante.
    L’unica speranza per la narrativa e la lettura in Italia è che qualcosa cambi da “fuori”, con la coda lunga e gli indipendenti, o leggeremo sempre la stessa merda di Vampiri al glitter ed Elfi froci (che comunque rimarranno perché hanno un pubblico! Meritocrazia! Ma almeno non avremo SOLO questo!). ^_^

    Oggi c’era un post carino di Angra (vedo che lo hai già letto, ma lo segnalo per gli altri) di cui poi riprenderò l’esempio dell’ingegnere per un futuro articolo…
    http://angra-planet0.blogspot.com/2010/07/un-bagno-di-sangue.html

  15. E’ incredibile, ma l’ho appena (2 ore fa) comprato il libreria a SEI euro (il Principe, dico).
    Il latrocinio brucia, ma sarà l’ultimo, giuro.

    P.S.
    Come scusa posso dire che per diversi motivi avevo bisogno del cartaceo. Idiota uguale però.

  16. SI’, sul tascabilone a 23 euri spacciato per copertina rigida sto combattendo una battaglia infinita. E’ uno scandalo.

    Non capisco simplicissimus pero’: perche; 99c in America, e 3.48 euri sul sito italiano? In una risposta su Lipperini, un utente mi ha detto che in italia su amazon il prezzo di simplicissimus e’ 2.44 euri. sempre meno che sul loro sito. Perche’?

  17. Io non ho ancora preso The Graveyard Book in versione elettronica; stavo per farlo, ma quando ho visto che comprandolo cartaceo con le spese di spedizione avrei speso di meno o quasi ho deciso che potevano anche tenerselo.

  18. @Demonio Pellegrino
    Per il prezzo doppio direi che la spiegazione sia quella data da “buoni presagi” sul sito della Lipperini.

    Sul suo store, Simplicissimus vende il Principe in edizione Giunti. Quindi fa da rivenditore.
    Su Amazon, a giudicare dall’anteprima che ho scaricato, vende un file “autoprodotto” probabilmente partendo dal testo di Liber Liber o progetti simili di cui figura come “editore”.
    Quindi forse è comprensibile la differenza di prezzo.

    Quindi non c’è nulla di strano.
    La politica di Simplicissimus è di vendere al prezzo più basso possibile, quindi su Amazon fa 0,99$, ma sfortunatamente questi diventano 3,44$ fuori dagli USA a causa di Amazon stessa.

    Sulla propria piattaforma di vendite Stealth, con cui rifornisce anche IBS, lo vende nell’edizione Giunti… e Giunti non è d’accordo allo stesso modo sul prezzo più basso possibile: quindi 2,90 euro più IVA, che fa 3,48 euro.
    http://www.ibs.it/ebook/Machiavelli-Niccol%C3%B2/Il-Principe/9788809753648.html

    L’unica cosa che si può notare dal punto di vista di Simplicissimus come editore, quindi, è che ha cercato quando ha potuto di tenere al minimo il prezzo per il servizio di creazione ePub e sistemazione.

  19. @ Okamis

    No, Zwei, temo proprio di no. Per quanto possano mentire, per quanto possano essere ipocriti, LORO vinceranno.

    Sono contrario :). E sono concorde con Zweilawyer.
    LORO sono destinati a crollare. Non hanno le strutture ne la mentalità per adeguarsi ai tempi.

    Riguardo all’informazione sulle loro opere stanno già perdendo alla grande.
    Gamberi Fantasy è un link che continuo a trovare in giro ovunque ci siano libere discussioni. Anzi, sembra vada di moda, alla gente piace vantarsi di conoscere le recensioni di Gamberetta (che tra l’altro spero riaprirà presto).
    Il Duca continua a sputtanare gli ignoranti che parlano a sproposito.

    L’uso di internet è in continua crescita e ogni giorno c’è più gente che legge e comunica. E le notizie rimbalzano in vari canali.
    Anche la Lipperini ha scritto il famoso articolo sulla monnezza.

    Quindi riguardo alla disinformazione informazone LORO perdono già ora.
    Riguardo alle vendite LORO forse stanno ancora vincendo, ma non conosco la concorrenza. L’unica cosa certa è che prima o poi arriverà.
    E immagino che arriverà da uno di NOI. E con NOI intendo qualcuno che legge il blog del Duca e di Gamberetta, qualcuno che frequenta l’ambiente di lettori e conosce i nostri desideri più reconditi!.
    Io sto aspettando.

  20. Non hanno le strutture? LORO sono la struttura. Il fatto è che loro non vogliono evolvere, in quanto la cosa che gli riesce meglio è galleggiare sul mare di merda da loro stessi creato. Quando però saranno messi alle corde, si faranno un piccolo lifting, spacciandolo per una rivoluzione (perché loro hanno i mezzi per fare simili lavaggi del cervello, i piccoli no). Mettiamoci l’anima in pace: siamo ancora pochi. Se si pensa di essere giunti al giro di boa, allora ci si illude, perché in verità siamo ancora fermi ai blocchi di partenza.

    E poi, scusa Giacomo, ma dov’è che starebbero perdendo alla grande? A me pare invece che il mercato continui a vedere scrittorucoli da strapazzo come la Troisi in vetta alle classifiche. No, pensare che l’aria stia cambiano ORA è molto ingenuo a mio avviso. Ripeto: siamo appena all’inizio (se va bene).

    PS: Se non si fosse capito, nell’ultimo periodo sono dominato da un sano pessimismo cosmico ^_^

  21. Riguardo alle vendite LORO forse stanno ancora vincendo, ma non conosco la concorrenza. L’unica cosa certa è che prima o poi arriverà.
    E immagino che arriverà da uno di NOI. E con NOI intendo qualcuno che legge il blog del Duca e di Gamberetta, qualcuno che frequenta l’ambiente di lettori e conosce i nostri desideri più reconditi!.
    Io sto aspettando.

    E io mi sto muovendo :D
    Si inizia dal basso e dal gratuito e poi si vedrà come andrà a finire… il portale è pronto, è ancora piccolo, ma conto di raccogliere persone valide che mi aiutino a farlo crescere e si spera di arrivare da qualche parte :D

  22. Io ho una idea di dove potrebbero finire gli eventuali competitor (indipendenti e piccoli editori) dei semimonopoli editoriali, quando questi decideranno che hanno perso denaro a sufficienza e si aggiorneranno:
    1. in un fosso, legati e con un buco in fronte; 2. assorbiti dai semimonopoli che faranno offerte che non si possono rifiutare; 3. eternamente competitor in settori di nicchia che rosicchiano ciò che i Grandi Editori lasciano (che è molto meglio di come va ora senza eBook… e non è poco perché è in fondo la Vera Rivoluzione: l’arrivo della coda lunga e poter spazzar via il potere di censura tipico della Carta e delle Librerie); 4. quattro.

  23. LORO sono destinati a crollare. Non hanno le strutture ne la mentalità per adeguarsi ai tempi.

    Hanno i soldi. Con i soldi possono comprarsi qualsiasi cosa, anche la loro stessa sopravvivenza.
    Ovviamente sulla nostra pelle, ma non vedo perché questo dovrebbe fermarli.

  24. @ Okamis

    Non hanno le strutture? LORO sono la struttura.

    Con struttura intendo contatti esterni e gestione dei rapporti interni, non edifici e soldi :p.
    E con non hanno la struttura intendevo “non hanno la struttura giusta.”

    Parlando di fantasy.
    Hanno pochi contatti con autori decenti.
    Non seguono come dovrebbero molti degli autori stranieri.
    Si sono inimicati buona parte del pubblico italiano.
    Non conosco nessuno di loro con un minimo di rispetto che sappia rispondere al pubblico.
    Immagino che abbiano pure pochi contatti con i vari gruppi amatoriali che producono film, cortometraggi, videogiochi o quant’altro.
    I contatti con giornali e televisioni vale meno ogni giorno che passa, i contatti con i veri appassionati valgono sempre di più.

    A me pare invece che il mercato continui a vedere scrittorucoli da strapazzo come la Troisi in vetta alle classifiche.

    Sono d’accordo, infatti riguardo alle vendite avevo considerato che non stavano ancora perdendo, ma che mancavano i concorrenti.
    Ho parlato dell’informazione e lì stanno perdendo.

    E se ci sono delle prove concrete (anche se non in Italia) che qualcuno vende di più SENZA l’editore, vuol dire che c’è la possibilità di cambiare.

    @ Duca Carraronan

    Io ho una idea di dove potrebbero finire gli eventuali competitor (indipendenti e piccoli editori)

    Eppure hai affermato che gli autori da soli possono guadagnare di più.
    Ma gli autori non sono specializzati in tutti gli ambiti della pubblicazione. Qualcuno che dia una mano può essere utile. Per questo avere una struttura può aiutare. Almeno un disegnatore per la copertina serve, magari anche qualcuno che sappia dove e come vendere. L’autore da solo offre di meno rispetto allo stesso autore con una squadra valida alle spalle.
    Da chi sarà questa squadra? Non so, ma sono convinto che gli appassionati e i fan saranno parte integrante del team e non semplici seguaci come quelli che si vedono in giro oggi.

    Dal mio punto di vista la struttura come la si conosce oggi cambierà.
    E tra quanto arriverà il cambiamento?
    Dipende da NOI.

  25. Concordo con Okamis.
    Appena vedranno che l’eBook é diventato un obbligo, si adatteranno. Probabilmente perderanno grosse fette di mercato (se amazon aprisse una filiale italiana, sarebbero letteralmente affossati nella merda), ma continueranno a campare, sostenendo chi ama il cartaceo e dicendo che i loro libri sono piú belli perché sí.
    Chi morirá davvero saranno i distributori, e le piccole librerie, lasciando solo i grossi come Feltrinelli o Mondadori (e questo é triste, conoscevo alcune librerie dove avevano generi di nicchia ovunque piene di topi di biblioteca e commessi ultracentenari..).

  26. Ciao Duca, ciao a tutti,
    la discussione è interessante, così come le sono stati i post precedenti sugli ebook che ho letto da queste parti.
    Credo, e dico una banalità, che le storture del sistema editoriale italiano siano tante, e che anche l’estero non ne sia immune (ad esempio, che il marketing possa creare un bestseller vale ovunque, e in ogni campo; avete presente MTV?).
    Pretendere una cura editoriale scrupolosa e prezzi onesti è un diritto sacrosanto. E lo è anche la speranza che l’ebook riesca a fare emergere singoli autori o piccoli editori svegli, onesti, al passo coi tempi: è il paradiso del DIY!
    Prendete Karen McQuestion: prezzi onesti, l’opera gira, lei ci guadagna, il lettore risparmia. Niente da dire (tranne che i suoi libri in mano a un editor serio forse potrebbero migliorare, ma non si può pretendere tutto).
    Quello che però faccio fatica a capire sono alcune posizioni tagliate con l’accetta. Un esempio pratico: in un mondo dove tutti gli editori del pianeta chiudono i battenti e ogni scrittore mette in vendita le proprie opere, o si è poliglotti, o lo spettro delle letture si riduce drasticamente.
    Io me la cavo con l’inglese, ma non parlo una parola di francese, tedesco, russo, spagnolo. In quel mondo lì, dove siamo tutti indipendenti, non potrei leggere il nuovo Camus, se ne dovesse nascessere uno.
    Gli editori, che lo si voglia o no, hanno una funzione, e dovrebbero svolgerla con cognizione di causa. Spesso non lo fanno, ed è uno schifo, ma volerli vedere scomparire tutti mi sembra una posizone un po’ estremistica e controproducente.
    Io li voglio (anzi, cazzo, li pretendo!) di qualità, non li voglio morti.
    Non perché li ami, ma perché se sanno fare il loro lavoro servono.

    Ah, dimenticavo, per Il Principe a 12 euro, la punizione sono 12 anni di gogna.

  27. Sono d’accordo sul problema delle traduzioni (per quanto facciano schifo sono meglio che niente) e sul fatto che gli editori dovrebbero fare davvero gli editori: il che significa scelta accurata ed editing di qualità.
    Non stampatori come ora, ma veri editori.
    Se lo facessero, se riassumessero il ruolo storico che hanno gettato via, sarei contento.
    Ma lo faranno? Dubito. In tal caso, tolta la questione traduzioni, vivi o morti mi fregherebbe poco. ^_^

    Però non penso che moriranno. Sì, certo, se non si dovessero adattare finirebbero per estinguersi ecc… ecc… ed essendo grossi e poco veloci nei cambiamenti hanno difficoltà a mutare dal cartaceo al digitale ecc… ecc…
    Ma i Grossi Editori hanno così tanto potere e capitali che nel loro caso la questione non è SE sopravviveranno, ma quanti soldi perderanno prima di avviare davvero il proprio cambiamento e salvarsi.
    Hanno il grasso, come gli orsi, per sopravvivere all’inverno.

    Più soldi hai per pararti il sedere, più goffo puoi essere nel mutare… e non mi pare possibile che i grandi editori, neppure i più ritardati, possano arrivare a livelli di mongolismo tali da fallire!
    Anzi, nell’ambito dei grandi editori quello di cui ho letto le affermazioni più sensate è proprio il nuovo capo della Mondadori!

    Quel che è certo è che gli editori che ritengono di poter mantenere le posizioni di privilegio che il mondo cartaceo prevedeva sono fuori strada. Né penso che sia possibile mettersi alla finestra e aspettare di vedere cosa accade.
    (Riccardo Cavallero, direttore generale Libri Trade Mondadori)

    Gli editori perdendo il ruolo di gatekeeper, di censori, perdono la posizione di privilegio.
    E per ora è stato l’unico Big a cui ho sentito dirlo. Sarà che mi accontento veramente di poco, depresso come sono dalla condizione dell’editoria (e della narrativa fantasy) italiana, ma per me è già un ENORME passo avanti come mentalità rispetto a Ferrari che diceva “tra due generazioni”.

    Una nota: mi pare di percepire, tra i miei lettori, un po’ troppo entusiasmo nei confronti degli eBook. Io ne ho di meno. La dose realistica. Ok, essere felici per gli eReader, ma a tema eBook (legali) non va tanto bene. Siamo all’inizio-inizio in Italia e i tempi potrebbero essere bui nel prossimo futuro, credo 2-3 anni (soprattutto per gli indipendenti che al momento non hanno una Amazon italiana per fare come Konrath): meglio aprire gli ombrelli in previsione di piogge di merda piuttosto che infradiciarsi quando arriveranno.

    Magari farò un articolo a tema se mi verrà ispirazione ad agosto (non mi va tanto mettere mie “opinioni” invece di Fatti & Conseguenze, mi sa di stronzata alla wuminghione o altri intellettualoidi che cianciano di aria fritta… ma per una volta potrei farlo). ^_^

  28. Ecco, forse la differenza è che io credo che esistano già alcuni editori in Italia che fanno un buon lavoro. Non su tutto il catalogo, forse, ma ce ne sono che a me non dispiacciono affatto come scelte editoriali. A quelli io 16 euro per un libro curato e con una copertina rigida degna di tal nome li do senza problemi, mi verrebbe quasi da dire volentieri. E mi piace pensare che possano continuare a fare il loro lavoro, anche su carta.
    Tengo a precisare però che mi riferisco alla letteratura in generale: se si parla specificatamente di fantasy, lì non sono ferrato, quindi non posso che fidarmi degli appassionati che definiscono quello italiano un una panorama a dir poco desolante.

  29. La questione delle traduzioni è importante, ma teniamo presente che il modello “editore acquista diritti all’estero e commissiona traduzione” non è l’unico possibile. I libri vengono tradotti da una lingua all’altra fin da quando esiste la scrittura, ben prima della stampa e dell’industria editoriale.

    Anch’io non desidero veder sparire la figura dell’editore in sé, desidero solo veder sparire questi editori. E’ lo stesso discorso che mi sentirei di fare per la politica, anche perché le due realtà hanno finito per assomigliarsi molto. Da una parte e dall’altra sembra che l’unico che non conta niente sia l’elettore/lettore. Quando scrivi a un editore chiedendo “perché mi hai fatto buttare 14 euro e 90 per una porcheria che sai benissimo che è una porcheria?” l’editore non ti caga nemmeno, proprio come farebbe un D’Alema.

  30. I libri vengono tradotti da una lingua all’altra fin da quando esiste la scrittura, ben prima della stampa e dell’industria editoriale.

    Sì, ok, ma come vengono tradotti? Sono un lettore di Light Novel, giro spesso su Baka-Tsuki e il fatto che le traduzioni siano amatoriale si nota (ok, mi sono capitate anche traduzioni “professionali” del cazzo –è uno dei motivi per cui odio quei cani maledetti della Fanucci– però è più raro)

    Il singolo editore/lettore non conta nulla da nessuna parte e in nessun contesto. E’ giusto. Politica e Editoria si occupano di gruppi o masse, non dei singoli mitomani. Un libro che riesce a vendere a un gruppo o una massa, su cui si riesce a creare il caso letterario (il nuovo re del fantasy, il genio dell’horror, il signore dei tortelli, il bambino prodigio, il libro dei lucchetti sul ponte, ecc…) è un libro buono, indipendentemente dalla qualità del testo (uno dei libri che più mi ha infastidito penso sia stato “l’eleganza del riccio”, un modo neppure troppo elegante per prendere per il culo il lettore).

    Se Twilight e i suoi cloni vendono più di un Ellison o di uno Swanwick, in Italia, mi conviene importare/pubblicare più vampiri sbrilluccicosi, che vanno via come il pane. (Mi conviene anche tradurre libri di genere che abbiano vinto prestigiosi premi, è il fascino della fascetta).

    PS: se davvero poni in quel modo la domanda a un editore, tanto varrebbe chiedergli “Perché sei stronzo?” “Ma ti piace quella merda che pubblichi?”: non ti risponderebbe lo stesso. Una risposta onesta penso sia:
    “perché riesco a venderla, spendo poco e non rischio nulla. Il lettore medio di fantasy non vuole novità o storie complesse, vuole un eroe stereotipato e un happy ending”.

  31. @Uriele:

    No guarda che a D’Alema non gliene frega niente neppure delle masse, e i risultati si vedono chiari.

    Tu mi parli di Twilight, ma la Meyer (e persino la Troisi) è oro fino rispetto a certa roba che sta uscendo adesso, e che sia roba che vende è ancora tutto da dimostrare. Non pretendo il senso civico da parte delle case editrici (in realtà si potrebbe anche): se è roba che vende e piace, niente da dire.

    Se però vai a leggere un po’ di commenti a Bryan di Boscoquieto la sensazione è che due terzi buoni dei lettori ritengano di aver preso una fregatura. Ma è uscito il II (che infatti si dice abbia venduto molto meno) e mi aspetto il III da un momento all’altro. E il Ghira è argento fino rispetto alla roba che sta tirando fuori ora lo stesso editore.

    Allora non parliamo di un lettore, ma di 7000 su 10000 totali che non vengono cagati. Non è proprio la stessa cosa.

    Nelle traduzioni “professionali” si vede un po’ di tutto, e comunque uno schema diverso da “editore acquista diritti all’estero e commissiona traduzione” non implica per forza una traduzione amatoriale come sembri dare per scontato, può essere che da qui a poco nascano nuovi canali anche per questo aspetto.

  32. Io parlo della Mayer (o della Troisi o anche di GL) perché sono quelli che qualcuno ha sentito nominare anche nel mondo reale. Che senso avrebbe parlare di gente come Ghirardi? Sono autori semisconosciuti che sono stati pubblicati per sfruttare la scia della Troisi o l’effetto Paolini sfornando robaccia in velocità che possa funzionare nel breve periodo (“La mia nipotina ha letto tutta la saga del Mondo Emerso, cosa mi consiglia?” “Tenga, questo è un autore di fantasy giovanissimo: avrà l’età della sua nipotina” “Uhhh, grazie”).

    Per quanto riguarda i 7000 su 10000… Davvero la Newton&Compton o la Mondadori ricevono maree di mail che gli dicono quanto gli ha fatto schifo il romanzo che hanno comprato? Se era un regalo non potevano cambiarlo? Se sono andati in libreria non potevano leggersi le prime due pagine e lasciare là il libro? Non stiamo parlando di romanzi che ti trascinano dalla prima pagina con uno stile brillante o una storia avvincente e che poi si dimostrano inconcludenti o brutti andando avanti. Se tutti questi libri del cavolo li leggessero in quattro gatti alle case editrici non converrebbe pubblicarli (mentre se ci sono 7000 persone che continuano a comprarli solo per infamare l’editore e l’autore, beh, sono comunque soldi che entrano).

    Ripeto, se un editore pubblica un romanzo brutto è perché pensa di riuscirlo a vendere e di guadagnarci qualcosina. Ci possono essere romanzi belli e poco commerciali che ogni tanto un editore decide di pubblicare/tradurre, per tener buone le nicchie o per soddisfare un suo capriccio personale, ma un libro brutto e poco commerciale non ha molto senso. Puoi farlo un paio di volte, puoi anche pubblicare il figlio del ministro o del direttore per ingraziarti il padre, ma se i tuoi libri, nel complesso, non ti portano un guadagno tanto vale chiudere la collana o la casa editrice.

    Nelle traduzioni “professionali” si vede un po’ di tutto, e comunque uno schema diverso da “editore acquista diritti all’estero e commissiona traduzione” non implica per forza una traduzione amatoriale come sembri dare per scontato, può essere che da qui a poco nascano nuovi canali anche per questo aspetto.

    Quali altri canali, tenendo comunque in conto i diritti dell’autore ? Se l’autore è ancora vivo e il romanzo è coperto da Copyright, come minimo, devi comunicargli che stai traducendo la sua opera e chiedergli se ti permette di pubblicarla o distribuirla gratuitamente sotto licenza CC. Come ho detto al Duca qualche giorno fa, purtroppo, c’è stato un giro di vite anche per i manga non licenziati negli States (Il povero OneManga sta per chiudere). Un autore straniero potrebbe chiedere a un collega italiano che stima di tradurgli un romanzo per poi autopubblicarlo in Italia, è una possibilità. Può funzionare? Non lo so, potrebbe.

    PS: Non so come vada in Lombardia, ma in Emilia ti assicuro che la gente si lamenta e poi “si tura il naso” con gusto e con piacere (per poi lamentarsi, ovviamente)

  33. @Uriele:

    – Pensare che le case editrici siano entità monolitiche dotate di un’unica mente razionale che ha per obiettivo il guadagno è ingenuo e semplicistico (il discorso vale per tutte le aziende). Ne ho già parlato sia qui che sul mio blog per cui non sto a ripetere.

    – Che dopo l’hype e la curiosità iniziale i “fenomeni” Strazzulla e Ghirardi & C si siano sgonfiati parecchio al secondo libro è un dato di fatto. Il pubblico non è così accorto: compra Gli eroi del crepuscolo perché cavolo, se è il romanzo che ha convinto Einaudi ad aprire al fantasy allora sarà un capolavoro… poi si accorge di aver preso un bidone e il secondo romanzo non lo compra. Sembra banalmente ovvio a tutti, tranne che all’editore.

    – Traduzioni: come esiste la pirateria (gente che compra il libro, strappa via la copertina e lo scansiona dalla prima all’ultima pagina con ocr e lo rende disponibile agli altri senza guadagnarci un centesimo – anzi spendendo di suo) possono esistere le traduzioni abusive (magari dividendosi un romanzo in trenta persone, dieci pagine a testa). Se vuoi negare che le traduzioni esistessero prima dell’industria editoriale fai come ti pare, ma non ci fai una bella figura.

    Apro una parentesi: non è la prima volta che appena apro bocca su qualcosa ti inserisci tu e mi vieni a contestare dalla prima all’ultima riga. Ti confesso che ogni tanto mi viene la tentazione di andare a copiare qualcosa che hai detto tu da qualche parte un po’ di tempo fa e stare a vedere se mi contesti anche quello. Stai un po’ all’occhio quindi perché di questo passo la figura da fesso è sempre in agguato.

  34. Sono un coniglio sensibile e sono stato stato traumatizzato. Dal mio punto di vista il problema è l’abitudine della disinformazione in cui questo paese(ma anche in altri) vive. Non penso che Roberto Santachiara si senta minimamente in colpa per aver detto queste grandi stronzate, tanto è una cosa ormai normalissima. Apprezzo infinitamente chi come te fa il contrario. La vera informazione è una delle cose più belle che ci sia, è segno di professionalità, responsabilità ed anche civilità. Io spero veramente in un un futuro di autori e musicisti indipendenti.

  35. L’altra sera ho parlato con giovani editor Fazi/Newton Compton/Longanesi e non credete: non hanno idee tanto lontane dalle vostre (nostre?); sulla qualità, sull’editing, e persino sugli ebook: il problema è che non riescono a far passare il loro punto di vista ai piani alti, dove invece vivono i dinosauri (sembra che più in alto si salga più ci si de-evolva); solo nel peggiore dei casi dopo decennali lotte gli editor introiettano a tal punto il punto di vista del nemico da divenirne omogenei. A questo punto auspico anche io gravi dissesti economici alle CE sclerotizzate, un terremoto permetta alla classe dirigenziale over 50 di rimettersi in discussione a magari ascoltare qualche voce dal basso. Ma è vero che da noi avere potere è più importante che creare ricchezza, anche per se stessi. In altre parole: anche parlando di gente avida e retrograda siamo un gradino dietro al Gecko di Wall Street.

  36. Guarda Angra, mi sono spiegato male. Quello sulle traduzioni non voleva essere un commento ironico, ti chiedevo veramente quale altro metodo ti veniva in mente tenendo in conto anche la volontà dell’autore. Considera che anche le licenze Creative Common possono essere diverse: una licenza Non-Derivative è differente da una Share-Alike, nel primo caso sono escluse le traduzioni e bisogna riportare il testo così com’è. Per me può essere buona anche l’idea di due autori che si mettono d’accordo per tradurre un opera, è stato fatto in passato per alcune opere e non so se e come potrebbe funzionare oggi.

    Alcune idee le ho cambiate nel tempo, una volta pensavo che il Nook fosse una figata e che avesse le potenzialità per diventare un gran lettore… poi l’ho provato :)

    Non volevo rompere le palle, semplicemente su alcune cose abbiamo idee diverse o partiamo da assiomi differenti. Magari fra sei mesi dirò le stesse cose che dicevi tu oggi.

  37. @Angra
    Non essere così suscettibile che Uriele non è cattivo, è solo un po’ retard testardo. Incazzati con altri ben più degni di incazzatura, se no sembri il Duca quando ha il mestruo. ^_^

    @Uriele
    Bravo che hai smorzato il possibile flame. Il Nook è bellissimo, PUNTO (lol). Non ti piaceva anche il QUE?

    @DottorNi
    Il tuo avatar mi eccita.

  38. Non mettere le dita nelle piaghe, mi hai già fatto scoprire l’altro giorno che la casa che produce il mio ereader preferito sta fallendo

  39. Sono le soddisfazioni della vita. Se ti piace anche il Kindle 3 posso iniziare a gridare a tutti di VENDERE le azioni di Amazon.com prima che sia troppo tardi. ^_^

  40. @Uriele:

    Oltre a tutto il lavoro di traduzione a titolo gratuito che si vede in giro (basta pensare a tutte le pagine di Wikipedia tradotte dall’inglese), che è difficile da inquadrare in un contesto al di fuori del pubblico dominio/pirateria, immagino un sistema tipo Amazon che integri il processo di traduzione.

    Per ora non c’è nemmeno Amazon italiana, ok, ma si spera che ci sarà presto… Allora immagino che, se sono un traduttore e mi piacerebbe tradurre in italiano i libri di Konrath, vado sulla sua pagina e gli chiedo l’autorizzazione per un certo titolo (ma lui potrebbe averla già data preventivamente), e poi quando ho la traduzione pronta metto il nuovo libro in vendita su Amazon Italia – tutto automatico con qualche click a partire dalla pagina di Konrath. Ogni volta che un libro tradotto viene venduto, i guadagni vengono suddivisi tra autore, traduttore e Amazon. Con qualche pagina di preview il possibile acquirente può rendersi conto (al di là di qualche svista, ma quella può capitare sempre) se il lavoro è decente o no.

    Immaginare se dal punto di vista del ritorno economico la cosa può avere senso è difficile, ma bisogna tener presente che già ora i traduttori sono pagati poco, e molti lavori di traduzione sono scadenti perché il traduttore non ci può perdere sopra più di un tot di tempo altrimenti la questione diventa per lui antieconomica. Per un traduttore su Amazon che azzecca un po’ di titoli invece l’onda lunga delle opere tradotte alla fine potrebbe trasformarsi una buona pensione.

  41. Articolo interessantissimo.
    Vorrei ammanettare Santachiara al termosifone, in ginocchio, e andare di sodomia!

    Mi piacerebbe sapere cosa ne pensi!

  42. Ok, su questo siamo perfettamente d’accordo. Allora si ritorna a quanto avevo detto nel messaggio sull’aggiornamento periodico: serve un’infrastruttura italiana specializzata. Non necessariamente un Amazon, anche solo un sito simile dedicato al fantastico.

  43. Sì, serve qualcosa (uno o più di uno) in cui moltissimi lettori vadano a cercare gli ebook, con una suddivisione intelligenti per keyword, generi e tag, su modello di Amazon.
    E deve supportare un modello paragonabile a quello di Amazon, stile 70-30, che sfrutti la coda lunga dei tanti piccoli autori e microeditori.
    La naturale predisposizione all’accentramento in semimonopoli dovrebbe portare, se tutto va bene, alla costituzione di un Big che faccia da punto di riferimento condito con una manciata di altri siti di vendita principali (tra cui i siti di grossi editori se dovessero avere successo: aspettiamo di vedere cosa farà Mondadori). Più i mini-venditori, inclusi i siti delle case editrici.
    Sono sempre in attesa di che minchia voglia fare Google e se questo potrà servire in qualche modo al popolo della coda lunga, nel caso non apparisse un grosso accentratore italiano. E c’è sempre la speranza che Amazon faccia una mossa, quando il mercato italiano varrà più di mezzo spicciolo bucato.
    Serve distribuzione.

    Meglio se il Big fosse un sito non specializzato nel fantastico: poter catturare pubblico di qualsiasi tipo, che può incappare cercando fantasy o fantascienza per la prima volta (o per questioni di keyword mentre cercava altro), è utile per dare visibilità alle opere.

    Il problema è che una cosa così non nasce da sola in un attimo (però siamo così indietro con gli ebook che 2-3 anni immagino li abbiamo prima di arrivare al “2009 USA”, no?). IBS non è nemmeno paragonabile a quanto richiesto e forse è anche colpa dei lettori italiani: il livello medio dei commenti sui libri in Amazon è così elevato (parlano di “FATTI”) che posso davvero usarli per capire se un libro può interessarmi o meno (già fatto più volte) e, nonostante il mercato dei commenti e dei voti positivi (avevo letto articoli interessanti un annetto fa su gente specializzata in vendita di pacchetti di commenti complessi, positivi e credibili, non semplici leccate), la distribuzione dei voti è molto più plausibile di quella di IBS.
    Di Amazon mi posso fidare “in toto”. Di IBS no.
    Anche questo fa la differenza quando uno deve scegliere cosa comprare.

  44. Ci sono delle perle non da poco anche su Amazon. Parlando di Boilerplate, l’unico idiota che ha dato 1stella al libro ha scritto questo:

    You must look very carefully at the Amazon product description for this book, and when you do, you will find it is an artfully done hoax. Go to Wikipedia to find this out. I read the book and nowhere within does the reader learn it is an entirely fanciful and made-up tale. I am getting my money refunded.

    PS: Pare che JJ.JJ.Abrams abbia intenzione di produrre l’adattamento cinematografico di Boilerplate. Volevo scrivere il commento in un post dedicato allo Steampunk, ma quando ho visto il riferimento a Amazon non ho resistito al Lulz

  45. Sì, però lì sono “perle”: in Italia sono la Regola.
    Boilerplate è carino e il film può essere interessante, ma come automa del periodo fa pena: i veri robot della fantascienza ottocentesca sono molto più fighi. L’essere visivamente più demente dei veri automi a cui si dovrebbe ispirare non aiuta molto a farmelo apprezzare. ^_^

  46. Credo che però stupirsi del fatto che Santachiara non dica “Ah, si, che bello, con Kindle noi diventiamo inutili ^^” sia un pò come dire che l’acqua è bagnata.

    Fuor da ogni dubbio il fatto che questo atteggiamento (la realtà mi è scomoda? la cambio!) sia tutto italiano nell’accezione più negativa, ma è ovvio. Ognuno tira acqua al suo mulino, e io credo (ma è la mia romantica e utopica visione) che stia al giornalista, in fase di redazione del pezzo, sputtanare le idiozie dell’intervistato.

    My 2 Cents.

  47. Credo che però stupirsi del fatto che Santachiara non dica “Ah, si, che bello, con Kindle noi diventiamo inutili ^^” sia un pò come dire che l’acqua è bagnata.

    Hai ragione e infatti non mi sono stupito di questo, come hai sicuramente letto nell’articolo: mi sono invece incazzato per la sua ignoranza e/o malafede. ^_^

    Tant’è che, volendo seguire il tuo discorso sul “tirare acqua al proprio mulino”, se io fossi stato al posto di Santachiara avrei usato proprio la notizia degli altri casi Konrath per rivoltarla, con un pizzico di “dialettica sporca”, e ammonire della difficoltà di far cose simili. Difatti Konrath stesso non dice di rinunciare agli editori e al cartaceo: ha scritto perfino un intero articolo dedicato agli scrittori che vorrebbero fare come lui, di pensarci bene prima di rifiutare un editore! Manna dal cielo per difendere la propria posizione editoriale! ^_^

    Il problema è che Santachiara era IGNORANTE.
    Io al suo posto avrei potuto costruire una risposta coi controcazzi, sfruttando le stesse parole di Konrath, e difendere la mia posizione dell’Agente/Editore, ma lui no. E quando un pezzo grosso di un settore è più ignorante del primo fesso che passa (perché questo sono, nulla di più), significa che c’è qualcosa di davvero marcio in quel settore.

    L’ignoranza dei Fatti è il male che più affligge le discussioni italiane, ancor più della malafede. Tirar acqua al proprio mulino interpretando in modo “comodo” i fatti, è una cosa… ignorare qualsiasi cosa e chiacchierare a vuoto, è un’altra!

    Tutto si riduce troppo spesso, anche nei blog letterari “importanti”, a gente che chiacchiera in modo vuoto, senza informarsi, come se fosse al bar e quindi incapacitata a usare il computer per riportare link, prove, citazioni ecc…
    Il genere di discussioni cialtrone e infantili che lascio volentieri ai wuminghioni e altri soggetti di tale risma.
    Lode a chi sa discutere partendo sempre e solo dai fatti, perché solo lì vi è dialogo possibile! ^_^

  48. Appoggio l’ultimo commento del Duca. Purtroppo tra polilogismi e ad hominem Internet non è migliore delle pagine dei giornali; anche quando ci sono link e citazioni spesso manca rigore logico. I coniglietti però abbondano XD

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