Come già visto e discusso più volte in passato, gli editori non brillano per intelligenza. Diciamo pure che se il loro settore fosse davvero competitivo, con i loro livelli di incompetenza media dovrebbero essere tutti falliti.
Fortunatamente per loro tra IVA agevolata, controllo quasi assoluto su vetrine e librerie per imporre i propri prodotti, scambi di favori con amichetti giornalisti per ottenere visibilità sui media “senza che appaia nel budget”, ora pure il rimborso sui soli cartacei per stimolare le vendite di un settore morente pagando gli editori con le TASSE DI TUTTI I CITTADINI, insomma, con tutte queste belle cosette vecchie e nuove, sono sempre riusciti a cavarsela nonostante operassero in modo disastroso.

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Per chi è appena caduto giù dal pero…

Parlando dell’avere i giusti amichetti nei giornali e di costi nascosti, intendo per esempio il poter avere un articolo sul Venerdì di Repubblica subito prima dell’uscita del libro (Licia Troisi per Nihal della Terra del Vento, il 2 aprile 2004, qui una trascrizione) senza che l’editore paghi nulla: non se ne possono avere di infinite, c’è solo quella in quel momento e il favore andrà ricambiato per averne un’altra, ergo la marchetta ha un costo ed è pure ALTO… ma non apparendo in euro sui conti viene spacciato per pari a zero, se no il bilancio dell’opera anche vendendo bene sarebbe in passivo.

Il motivo per cui si pubblicano tanti libri di personaggi famosi è che così verranno invitati nei programmi TV per parlarne perché, per tradizione, se parlano di un proprio libro non vengono pagati per la partecipazione (vedi questo articolo di Renato Di Lorenzo). Apparire in TV, anche non per forza da Fabio Fazio, fa vendere tanto.

Nonostante tutti i vantaggi detti prima, sotto tanti grandi editori e compagnia belante vi sono solo enormi buchi di bilancio tenuti in piedi con enormi quantità di opere che non vengono mai mandate al macero, per lasciare alto il valore del magazzino. Le nuove opere in parte vengono stampate solo per aumentare il proprio valore di magazzino ancora, compensando perlomeno i pochi maceri obbligatori, rifornire il distributore per ottenere altre fatture (al distributore è possibile rimborsare i resi con altri libri, ma ci torneremo in futuro: per ora basti sapere che stampare più libri serve a pagare i debiti dei libri invenduti) e poter ottenere così altro credito dalle Banche. Soldi forniti in cambio di garanzie fatte di piramidi di cartacce invendibili.

Al danno si aggiunge la beffa: senza maceri non c’è il ritorno anticipato dei diritti all’autore, che così si trova impedito a ripubblicare la propria opera prima dei 10-20 anni di contratto perché sta venendo usata per frodare le banche. Ok, le banche si fanno frodare volentieri essendo covi di imbecilli non da poco pure quelle, sempre in bilico sul baratro e in attesa di essere salvate dalle tasse dei cittadini, ma non è carino comunque. Prendete le speculazioni prima del tracollo del 1929, la bolla delle dot-com e la crisi Greca, gli immobili di Stefano Ricucci con i valori gonfiati ben sopra il reale valore a cui si potevano vendere e in base ai quali otteneva così “soldi buoni” dalle banche, mischiate tutto, shakerate e non avrete nemmeno un’ombra del baratro su cui siedono certi BIG dell’editoria: è così profondo che ha fatto il giro del pianeta ed è rispuntato dalle nuvole.

Fin qui però ci eravamo ormai abituati.
Fa schifo, è sbagliato, ma ci si abitua. Come ci si abitua alla Mafia.

Il problema è quando questa gente non solo ti ruba i soldi dalle tasche con i rimborsi e pretende di ergersi a Difensori della Cultura, ma pretende pure di venderti immondizia. Non intendo immondizia nel senso di storie atroci e mal scritte, questa volta intendo proprio roba che è oggettivamente spazzatura invendibile: eBook creati partendo da una scansione del cartaceo con OCR fatto male, come accadde a Bompiani un annetto fa, oppure addirittura PDF con le pagine sotto forma di fotografie senza testo ricercabile.
PDF di immagini, non di testi? Incredibile?
Signori e signore, lasciate che vi parli del caso BUR…

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GRANDI EDITORI ITALIANI:
Vi prendono i soldi, ci comprano il burro con cui imburrarvi l’ano e vi stuprano.
Accade pure in “Ultimo tango a Parigi” quindi stanno facendo CULTURA!

Per caso mi sono imbattuto in questo commento sul Forum di Simplicissimus (estratto):

Bene, eccomi qui a denunciare (non mi vengono in mente altre parole) un altro caso di comportamento scorretto da parte della casa editrice BUR (gruppo RCS).
L’altro giorno ho acquistato l’ebook “Antologia di Spoon River” di Masters della BUR, purtroppo presente solo in formato pdf (http://www.ultimabooks.it/antologia-di-spoon-river). Mi interessava per la traduzione di Alberto Rossatti.
Bene, acquisto l’ebook (tra l’altro non proprio economico) e cosa mi trovo? L’ennesimo file pdf con immagini scansionate, con definizione discutibile e conseguentemente parole NON ricercabili.

Perfino peggio del caso Bompiani. Lì avevano scannerizzato e costruito il testo per l’eBook via OCR, come farebbero dei normali pirati librai. Il problema in quel caso, a parte l’idiozia del doversi piratare le proprie opere (ma non hanno i file usati per la stampa?), sta nel non aver verificato il testo ottenuto e così un piccolo sbafo di inchiostro divenne un accento, varie “i” e “p” divennero “f” e perfino un trattino per andare a capo in una parola divenne un punto. E chissà cos’altro. Roba che nessun pirata serio accetterebbe di distribuire gratis, ma che una Grande Casa Editrice vende in cambio di soldi buoni.

Qui cosa abbiamo? Un’altra scannerizzazione, o forse la trasformazione del PDF originale in una serie di immagini con una stampa virtuale apposita, per creare un PDF del peso di ben 8,8 MB in cui ovviamente, senza “testo” essendo tutte “immagini”, non è possibile cercare parole. In più i caratteri sono piccoli e si vedono male, per colpa della cattiva qualità delle immagini (eppure il file è venuto bello grosso!).

Se vi fossero state le scuse dell’editore, il rimborso della spesa e il ritiro dell’opera dal commercio dichiarando che non si erano accorti della cattiva qualità ed era stata realizzata in automatico da uno studio esterno a cui si era affidati in buona fede (che magari è vero o magari è una balla per fare un minimo di italico scarica barile, ed è stato lo stagista-schiavo a farlo e l’editor non ha verificato nulla), sarebbe filato tutto liscio. Ok, ci facevano la figura dei rincoglioniti, ma SCUSARSI CON TONI SINCERI E SUBITO porta allo stesso tempo una IMMAGINE POSITIVA e disinnesca (spesso) la furia del cliente.
Siamo all’ABC di come si comunica tra azienda e clienti: chiedere scusa per le proprie colpe, dimostrarsi preoccupati dai problemi dei clienti (anche quando non si ha colpa) e rimborsare ogni volta che si può.
E invece…

il rimborso mi è negato perché si giudicano le scansioni sufficientemente definite per la lettura.
Deduco che nessuno abbia finora mai formulato una definizione specifica di cosa debba essere un ebook e quali specifiche caratteristiche debba avere per poter essere distribuito liberamente.
Da questo triste episodio è facile capire che la Rizzoli si senta tranquillamente autorizzata a distribuire porcherie del genere, ritenendole idonee alla vendita.

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Grandi Editori: seguite il consiglio.

Segue intervento di Ciccio, il buon ex-libraio di UltimaBooks, piattaforma su cui era avvenuto l’acquisto, che in quei giorni (aprile 2013) stava supportando la transizione del supporto vendite verso la nuova libraria Lucia.

Per quanto riguarda il rimborso, come Francesco sa bene, abbiamo provveduto a farlo ogni volta che è stato possibile. Spesso a spese nostre, poiché la casa editrice non ha ritenuto di rimborsare a noi il disservizio.
Lo facciamo sempre quando si tratta di problemi con i DRM, e vi assicuro che in quel caso non veniamo mai rimborsati dalla casa editrice. Ma non è un problema, lo facciamo volentieri perché lo abbiamo sempre ritenuto una forma di rispetto verso il lettore.
[…]
Provvedo subito a rimborsarti come credito prepagato quello che hai speso per questo libro, e mi scuso per l’accaduto.
Abbiamo sempre difeso i lettori prima che le case editrici

Solo Bompiani e solo Rizzoli?
Ovviamente no, lettori di poca fede editoriale! Ecco la pregiata testimonianza di un acquirente di Belli e Dannati di Fitzgerald, edito in ePub da Newton Compton, casa editrice lodevole in fatto di prezzi e assenza di DRM, ma che tristemente ha commissionato l’edizione digitale a tale GAG srl (che dal risultato, qui e su altre opere, sembra particolarmente inadatta al compito):

Che dire, questo libro è un vero SCHIFO (e uso schifo perché siamo su un forum pubblico, la parola adatta inzia con la M).
Elenco dei problemi:
– testo non giustificato
– totale assenza degli apostrofi (’), delle virgolette (“”) il tutto sostituito dalla loro versione informatica rispettivamente (‘) e (“”).
– uso dell trattino (-) al posto della lineetta di citazione (—) e per giunta in molte parole non si rispetta neanche la spaziatura prima e dopo (es: parola- parola, parola -parola)
– orrori ortografici vari (es: pò”, mo”, fa”, c”era, ‘”amore”) e potrei continuare
– presenza random dei trattini “spezzaparola” presumibilmente residuo della sillabazione del cartaceo
– virgolette che si aprono “caporali” e si chiudono tipografiche
Il tutto condito dal fatto che in maniera del tutto casuale vengono usate le versioni giuste.

Che bell’acquisto!
Questa è la famosa Qualità editoriale di cui si riempiono la bocca gli Editori e per cui si dovrebbe pagare, snobbando i kattifissimi ePub gratuiti perfettamente formattati dei pirati! Fa proprio venir voglia di pagare: è yum-yum come una badilata di sterco!

Di buono c’è da dire che Newton Compton ha sempre sostituito l’eBook difettoso con uno corretto ogni volta che ha scoperto un fattaccio da parte di quelli a cui li aveva commissionati. E non ha mai dato alcun problema ai librai per i rimborsi, facendosene carico lei. Non è poco! Un simile atteggiamento sempre lodevole lo hanno avuto Adelphi e pochi altri, mi riferisce Ciccio.

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Cose che sono sempre successe?
In ogni caso se in così tanti anni questi “professionisti” non hanno imparato a smettere di buggerare i lettori, forse è il caso di smettere di finanziare con i nostri soldi le loro “truffe” verso le banche, verso il popolo e verso la narrativa.

Così gli Editori, Grandi Difensori della Cultura, non accettano praticamente mai di pagare per i propri torti e di rimborsare i lettori per i prodotti inequivocabilmente difettosi e si rifanno scaricando il rimborso sulle spalle del negozio, come Ciccio Rigoli ha ben sottolineato. Un negozio serio rimborsa, facendo della propria virtù la differenza tra sé e tanti altri negozi, ma l’editore malfattore resta impunito.

In pratica gli editori guadagnano dai prodotti difettosi facendoli pagare ai negozi onesti, che rimborsano, invece che ai clienti. Un po’ come ora vorrebbero guadagnare dai cartacei usando le tasse, attraverso il meccanismo dei rimborsi per i cittadini (bello pagare tasse sulle case e i rifiuti più alte per sostenere così anche la quota di denaro necessaria a permettere il rimborso, no?).

Ci consola perlomeno il fatto che il negozio onesto, ovvero il negozio che si fa carico di difendere i diritti dei clienti contro gli abusi e le pratiche truffaldine degli editori, invece di farsi prono complice del male editoriale, riceva in cambio la stima e la fedeltà dei clienti:

A voi aspetta il compito più arduo, garantire la salute di questo mercato e tutelare i diritti dei consumatori. E la “fidelizzazione” del cliente passa, almeno per quel che mi riguarda, anche attraverso certe prese di posizione e la puntuale assistenza che sapete fornire rispetto ad altre.
Non voglio ammissioni di colpa o altro, voglio solo che ogni utente si senta perlomeno “protetto” da un serio servizio di assistenza (e tale vi reputo). Finché non sarà definito da una legge chiara e precisa quali caratteristiche debba avere un “bene digitale” per valersi del termine “eBook”, le case editrici possono sentirsi autorizzate a distribuire ogni porcheria. Per me, un ebook scansionato è una porcheria, né più né meno. E qui dovete intervenire voi, avvisando gli acquirenti e protestando con le case editrici.

Un negozio onesto è un negozio che protesta contro gli editori, prendendo le parti dei clienti. Un negozio onesto è fatto di gente che rompe le palle agli editori, in privato e in pubblico (ovviamente senza far nomi), e i cui operatori scrivono post pubblici come questo o come questo:

Alcuni editori (non vi dirò mai quali) hanno la piacevole abitudine di convertire i loro ebook in maniera quantomeno allegra, per usare un eufemismo. Probabilmente credono che basti prendere il libro cartaceo, metterlo sotto uno scanner, far partire un OCR (ovvero un programma che “legge” le parole stampate), appiccicare sopra una copertina digitale e via, ecco fatto l’ebook. Volete sapere una cosa, cari editori? No, non funziona così.
[…]
perché dovrei scegliere di dare i miei soldi a chi non si preoccupa minimamente di fare degli ebook decenti?

cari editori, se fate libri che non comprereste o del quale anche voi vi lamentereste, non li fate proprio, sentite a me. Lasciate stare.
[…]
Se fate gli ebook come si deve va bene, se non li fate proprio va bene lo stesso, se li fate così così fate del male a voi stessi che perdete credibilità, a chi ha comprato il libro che si sente derubato, a chi lo vende perché deve giustificare colpe non sue.

Parole oneste, pur senza far nomi, e di conseguenza chiare e forti.
Senza rifugiarsi, per quieto vivere di contratto tra negozio ed editori come fanno tanti negozi, dietro il sedere inerme del cliente preda delle voglie sodomite di questi editori.
In pratica un negozio onesto è un PROBLEMA per gli editori perché mette in testa ai clienti la malsana idea che possano avere dei diritti. Un po’ come leggi corrette, telefono rosa, comunità in cui rifugiarsi nei mesi di crisi e una adeguata sensibilizzazione delle vittime sui propri diritti sono un PROBLEMA per i mariti che pestano a sangue le mogli. Ci sono negozi che prendono le difese delle “mogli” e altri che difendono i “mariti”. Ognuno decida da solo cosa è meglio.

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Assistenza clienti, secondo i Grandi Editori

Quando si è un problema per gli editori, proprio come accadeva alle librerie fisiche, si possono subire ritorsioni: “Se non metti in vetrina questo o non tieni tot copie di questo, non ti verrà mai più fornito alcun nostro libro” era ed è una pratica comune e diffusa tra i Grandi Editori verso le librerie indipendenti. Ovviamente non subirà mai simili ricatti Amazon, anche se rimborsa i clienti in automatico con un semplice click e arriva a rimbrottare gli editori (o togliere i libri dal commercio) per i troppi rimborsi anche quando non è colpa loro, come raccontava Ferrario di 40K qui:

Dove possibile abbiamo cercato di fornire il maggior numero di informazioni disponibili, ma ci è capitato anche su Amazon di dover fare dei refund a lettori che hanno acquistato ebook aspettandosi 500k battute e trovandosene solo 40k, hanno chiesto di poter ‘restituire’ l’ebook acquistato. Considera che Amazon è abbastanza pignola su questo tema ed è capace di togliere dal commercio dei libri che vengono ‘restituiti’ troppo spesso, senza farsi troppe domande sul perché. I casi più divertenti li stiamo avendo ora che molti editori da noi distribuiti sono in vendita su Amazon: la conversione a Mobi è stata fatta da Amazon, ma nel caso di lamentele circa il formato espresse dai lettori, Amazon si rivale su di noi. Catch 22.

D’altronde la mentalità tipica del Grande Editore è la mentalità Fascista.
No, non è un’esagerazione: quante volte avete letto che una caratteristica del “fascista” è prendersela con i deboli e farsi servo con i forti? Come disse Pietro Nenni riferendosi allo stato italiano: “forte coi deboli e debole coi forti”. E cosa fanno gli editori con librai e clienti, da sempre? Appunto. Si è valutati per ciò che si fa, non per ciò che si dice: canaglie prepotenti nell’Azione, difensori della cultura nella Propaganda.

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Tra simili si riconosceranno?

Ci vuole poco a usare il proprio potere anche contro i negozi online “che sbagliano”.
Immaginiamo, con un volo pindarico della più fervida fantasia, che un gruppo editoriale qui all’uopo inventato, chiamiamolo pure Ladurimunda, sia molto scocciato dai continui rimbrotti e richieste di rimborso (rifiutate) da parte di Ernesto Degli Onesti, libraio di Medioaltofatturato, un negozio online indipendente che non vende tanto come Amazon o Apple, ma vende quanto o più di tantissimi altri anche famosi. E mettiamo che Medioaltofatturato ne sia consapevole perché il suo proprietario gestisce anche una piattaforma di distribuzione con centinaia di editori coinvolti (di cui alcuni anche importanti come – nomi di fantasia – DeAgnolini, Fantucci o Smunti Scuola) che gli permette di sapere quanto vendono nei diversi negozi italiani e capire quando è “forte” il suo.

Immaginiamo che Medioaltofatturato sia un negozio con dentro degli autentici rompicoglioni per Ladurimunda. Nel negozio non hanno mai fatto nulla di scorretto né in pubblico il negozio si è mai espresso facendo nomi contro i marchi editoriali del Gruppo Ladurimunda. Però continuano a inviare lamentele, richieste di rimborso per eBook fatti malissimo e, peggio ancora, il CEO di Medioaltofatturato editore, tale Strozzolini, si è permesso di contestare MOLTE volte negli ultimi due anni le affermazioni e le strategie di un importantissimo manager del Gruppo, il Visconte Marchese Grantanghero.

La cosa che infastidisce di più il Visconte Marchese è che ogni volta Strozzolini, questo campagnolo plebeo dalle idee bucoliche, aveva ragione ed è successo ciò che diceva lui, per esempio che il Gruppo intendesse rinunciare alla vendita degli eBook con un proprio negozio per affidarsi a uno store straniero anche se il Visconte Marchese aveva spergiurato per mesi in pubblico che non sarebbe accaduto!
In pratica Strozzolini ha rotto le scatole come privato cittadino. E ha rotto TANTO. Ma sotto c’è il negozio che è “suo”, anche se il negozio, quell’altro covo di pestamerde, non ha mai sgarrato per davvero!

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Proprio come si vantano di fare alcuni editori con gli scrittori in cerca di pubblicazione, così fanno con chiunque altro: si segnano i nomi di chi alza la testa, di chi si lamenta, e appena possono gliela fanno pagare nel modo più sporco possibile.

Come insegna un’antica istituzione siciliana cara al Gruppo, sempre attento ai valori e alle tradizioni del Meridione, si decide di attuare una vendetta trasversale: Medioaltofatturato viene accusato di vendere troppo poco e subito prima di Natale, per cercare di rovinare la festa sempre secondo le tradizione dell’antica istituzione siciliana da loro tanto ammirata, inviano un comunicato dichiarando che il contratto di distribuzione dei loro libri su Medioaltofatturato non verrà rinnovato l’anno successivo. Tanto non si può dimostrare che non sia vero, perché anche se Medioaltofatturato è sicuro di vendere bene NON HA i dati della distribuzione del Gruppo Ladurimunda in tutti gli altri negozi online!

Se vorrà riprendere a vendere i libri di quel gruppo (per pura fantasiosa ipotesi immaginiamo che il gruppo occupi un po’ meno del 30% del fatturato editoriale italiano, carta più eBook assieme), basta che il CEO colpevole dimostri sincero pentimento, magari accetti pure di guadagnare la metà di prima sulle vendite e soprattutto giuri sulla vita dei propri figli che non oserà più dire alcunché di male contro il Gruppo in nessuna sede e per nessun motivo e che non lo permetterà ai suoi dipendenti.

Rinunciare alla propria libertà e garantire che anche i propri collaboratori lo faranno, in privato, fuori dagli spazi online legati al negozio, per evitare che a pagare sia il negozio e i suoi clienti abituali.
Se lo farà, forse saranno generosi con lui e daranno una seconda occasione a quel negozio, Medioaltofatturato, dal fatturato così insoddisfacente…

Che storia inverosimile!
Solo le più impressionabili fanciulle potrebbero crederci, vero?

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Quest’immagine trovata nella home di UltimaBooks è proprio bella: guardate che uso sapiente del colore e che maestria nel lettering! Ho cancellato il nome in basso per non correre il rischio che possiate attribuire a quell’editore certi comportamenti ipotizzati in questa sede! ^_^

Non si tratta solo di non fare chiari nomi per evitare denunce per diffamazione (in Italia si diffama quando si dice il vero in pubblico, anche se noto, tipo che un truffatore condannato è stato condannato per truffa), ma anche perché questa situazione è ASSOLUTAMENTE DI FANTASIA e se volete vederci risibili paralleli con vicende reali è solo un problema vostro.

Certo è che, se mai una cosa simile dovesse accadere, se un Editore con fantasiose scuse ricattasse un venditore perché osa difendere i propri clienti e perché persone vicine a quel negozio criticano in privato l’Editore, non resterebbe ai comuni cittadini che rifiutano la marmaglia fascistoide editoriale e credono nei diritti civili, di ribellarsi boicottando qualsiasi prodotto di quell’Editore e spargendo OVUNQUE la voce.
Ma chi lo farebbe? Il silenzio delle masse è il voto che elegge la tirannia.

Battetevi sempre per la libertà, per la pace, per la giustizia sociale. La libertà senza la giustizia sociale non è che una conquista fragile, che si risolve per molti nella libertà di morire di fame.

(Sandro Pertini, 31 dicembre 1983)

La Libertà non è essere liberi di compiere soprusi.

 

14 Replies to “Farsi imBURrare il sedere al tempo degli eBook”

  1. Tutto verissimo. Ho comprato tempo fa il primo volume della serie di Bourne (BUR) in ebook ed era imbarazzante: strapieno di refusi, parole spezzate, impaginazione allucinante… era palese che si trattava di un vecchio pdf sistemato alla spera in Dio per il digitale.
    I motivi di questo comportamento da parte degli editori sono sostanzialmente 3:
    1- il mercato è troppo piccolo e fare un ebook fatto tecnicamente bene in questa fase rischia di essere anti-economico
    2- agli editori italiani non interessa vendere gli ebook anzi, li stanno boicottando perché il loro vero mercato è la carta. Ma non stiamo parlando del libro, stiamo parlando del magazzino, della distribuzione, della stampa, dei negozi, dei favori in cambio di libri stampati… il mercato editoriale italiano è fatto sostanzialmente di questo. Il fatto che la maggior parte degli editoria italiana sia tutto tranne che degli imprenditori poi fa sì che investano tutto quello che hanno per reiterare il passato (fallimentare). Il punto di fondo è che in Italia gli editori non si sono mai dovuto scontrare con il mercato e sono terrorizzati all’idea di farlo, come succede invece nel digitale
    3- incapacità tecnica. in questi anni invece di investire due lire in un minimo di struttura interna che si occupi di digitalizzare con cognizione di causa il catalogo hanno messo in mano tutto a società esterne che vengono strapagate a fronte di un lavoro scadente. Per loro gli editori sono soltanto dei polli da spennare e gli editori continuano a farsi spennare felicemente.

    Tutto questo purtroppo spesso vale anche per i piccoli editori, che in molti casi sono ancora più reazionari e conservatori dei grandi editori, ma per motivi diversi (potremmo definirli “romantici”).

  2. Segnalo che non tutti gli editori famosi si comportano male come BUR o Bompiani quando succedono problemi, non criminalizziamoli tutti:

    Di buono c’è da dire che Newton Compton ha sempre sostituito l’eBook difettoso con uno corretto ogni volta che ha scoperto un fattaccio da parte di quelli a cui li aveva commissionati. E non ha mai dato alcun problema ai librai per i rimborsi, facendosene carico lei. Non è poco! Un simile atteggiamento sempre lodevole lo hanno avuto Adelphi e pochi altri, mi riferisce Ciccio.

    Ho aggiunto questa precisazione subito dopo il box sul libro di Fitzgerald.

  3. Il punto di fondo è che in Italia gli editori non si sono mai dovuto scontrare con il mercato e sono terrorizzati all’idea di farlo, come succede invece nel digitale

    Vero. Stanno uccidendo la cultura e la lettura perché non vogliono fare “impresa” seriamente, mantenendo così due strade parallele: la torre d’avorio della Cultura proiettata sul popolo come qualcosa di noioso, inaccessibile e da accademici ASSIEME all’editoria di immondizia indegna di essere letta.
    Manca l’idea che la cultura sia divertente e sia ben fatta.

    Io sono per la parificazione dell’IVA: 22% anche sulla carta. Darebbe un assaggio di mondo reale a quei maiali privilegiati e li costringerebbe a puntare davvero sugli eBook, non avendo più il 4% motivato dai resi alti (non fu mai una questione di “prodotti culturali”, come invece alcuni credono: venne concessa l’IVA al 4% dopo una battaglia legata alla sopravvivenza degli editori con invenduti medi del 40% e oltre, talvolta sopra il 90%).

    Tanto per il 4% entrambi, promesse-promesse ma non ci spero mica… più facile far passare un 22% a tutti. Ma mi andrebbe bene anche, se fattibile, un 10% (la quota intermedia delle tre IVA possibili) su entrambi.
    :-)

  4. Dovresti fare un articolo sul vero motivo dell’IVA, con me sfondi una porta aperta. Tanto per dire il discorso del “prodotto culturale” valeva per il libro ma non per il disco in vinile o per il cd, perché tanto di quelli se ne vendevano a pacchi negli anni d’oro e quindi tutte se ne sbattevano della “cultura”.

    Il mio discorso su “tutti” gli editori è relativo al fatto che spesso gli ebook sono fatti male (è successo anche ai miei eh, soprattutto quando eravamo agli inizi), e non al comportamento da customer care. Quello è tutto un altro discorso, come giustamente hai sottolineato. E’ che alcuni editori sanno di avere dei clienti, altri pensano di avere dei beoti da educare, credo che la differenza stia tutta qui.

  5. alcuni editori sanno di avere dei clienti, altri pensano di avere dei beoti da educare

    Sì, hai ragione.
    La grossa differenza tra gli editori vecchio stile, nel senso peggiore, e chi vuole competere su un vero Mercato, è che i primi pensano di avere dei Consumatori e i secondi dei Clienti.

  6. Ogni volta che leggo come vengono trattati i clienti e le piccole/medie imprese, mi viene la nausea…

  7. Visto che tanti, inspiegabilmente, si ostinano a fantasticare che il mio fantasioso caso ipotizzato possa essere vero rapportandolo all’evento indicato da FederA, vi invito a riflettere…

    La prova che quell’editore che ha escluso quella libreria non lo abbia fatto per i vili, disgustosi, disonorevoli motivi che solo la più fervida immaginazione potrebbe immaginare, sta nel fatto che a breve, questione di un paio di settimane al massimo (il tempo di far scadere eventuali contratti con tempi di rescissione più ampi), anche tutte le altre librerie online saranno PRIVE dei suoi libri (Bookrepublic, IBS, Mediaworld ecc.).
    Tutte, anche Amazon: rimarrà solo quella a cui si è affidata delocalizzando le vendite dal proprio store lì.
    O, altra opzione, torneranno sui loro passi, capiranno l’errore fatto, e riammetteranno i loro libri in quel negozio.

    Se così non sarà in poco tempo, non comprerò più nemmeno un singolo libro di quel gruppo per li disgusto!
    Abbiate fede: nessuno gruppo editoriale, per quanto collegato a personaggi discutibili di altezza modesta e calvizia mal nascosta, può essere così schifoso!

  8. Ho un lettore ebook da tipo 3 mesi, ma avevo comprato già un annetto fa da Ultima Books per fare dei regali e ricordo che il proprietario era stato gentilissimo e molto collaborativo (avevo paura ci potessero essere problemi con DRM e formati supportati dai lettori).
    Ammetto di preferire il cartaceo, ma i signori si sono guadagnati una cliente. E anche un reblog.
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  9. La conversione in digitale a cazzo di cane è inevitabile quando molte case editrici non si degnano neanche di istruire le risorse interne sul significato e sull’impatto degli ebook sul mercato (specie quello della narrativa).

  10. Zwei molte case saranno morte fra poco :
    rcs hai entrambi i piedi in un fossa spagnola, la mondadori non ha mai brillato per intelligenza .
    La legge sul rimborso sui libri sarà l’ennesimo tentativo di far pagare alla collettività la loro insipienza e vedremo se il buon saccomanni non se la rimangia .

  11. Per la cronaca Newton Compton non paga i service per gli ebook, ma li pretende gratis, come «regalìa» per il lavoro (sul cartaceo) che gli passa. Quindi ci sta che a volte siano fatti col sedere.

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