La prima introduzione che ho scritto al genere Steampunk, con un orientamento prevalentemente letterario, risale al maggio 2011. Era un po’ lunga e po’ pesante, pensata per fornire molte opere che esprimessero diversi modi di fare Steampunk e orientata a dei lettori disposti a concentrarsi e riflettere durante tutta la lettura, come fosse un Bignami da imparare e consultare, a scapito della leggibilità in sé. E lasciava in disparte altri aspetti dello Steampunk fuori dalla narrativa.

Nel gennaio 2013 ho prodotto una nuova introduzione, più leggera, leggibile senza doversi concentrare troppo, con meno informazioni e di più facile comprensione per chi non conosce affatto lo Steampunk. Più “introduttiva” e meno accademica.

La nuova versione mi piace, ma non mi soddisfa a sufficienza: voglio mantenere il formato breve, leggibile, aumentando le informazioni e la chiarezza. Ho deciso di ampliare l’introduzione e di dividerla in tre parti, visto che in questo caso la struttura del discorso si presta bene a tre divisioni nette e sufficientemente autonome (rimane comunque preferibile leggerle in sequenza), capaci di fornire le basi a chiunque si voglia avvicinare allo Steampunk.

La prima parte è stata pubblicata oggi sul sito Sugarpulp. Le altre due verranno pubblicate lunedì o martedì delle due prossime settimane, in attesa dello SteamCamp del 6-7 aprile 2013 a Cittadella (Padova).

1877_phone

Centralino? Non ho capito cos’è lo Steampunk.

Introduzione allo Steampunk – parte prima

In questo primo articolo parleremo delle origini dello Steampunk, come nasce e cosa il genere indica. Opereremo attraverso la segnalazione di opere sicuramente Steampunk, un canone certo, che permetta di scoprire quanto siano vasti i confini di questo genere e quanto “punk” sia una parola che si presta a più interpretazioni legittime.

Confini vasti, ma non illimitati. Lo Steampunk rimane un sottoinsieme della narrativa “fantastica” in generale e dei suoi sottogeneri, di conseguenza esiste in virtù dell’avere certi limiti ulteriori rispetto all’insieme più vasto che lo include.
Se così non fosse, se si ragionasse senza prima estrarre le caratteristiche da un canone accettato e poi vedendo quanto le opere nuove le rispettano, chiunque potrebbe ragionare inclusivamente dichiarando che la Barbie “classica”, quella che vendono da decenni, sia Steampunk e pretendendo quindi di estendere così la definizione.

Non è Steampunk tutto ciò che viene dichiarato tale, per ignoranza o più spesso in malafede e per motivi di marketing. È Steampunk solo ciò che rispetta la definizione di Steampunk, come una pera non diventa una banana se ci si incolla il bollino Chiquita. Allo stesso modo è Steampunk tutto quanto rispetti la definizione, anche se l’autore non usa quel nome o ne usa uno diverso, come una banana senza bollino è comunque una banana anche se il produttore la chiama ananas. Se nome e sostanza non coincidono, deve vincere la sostanza e venire ignorato il nome errato.

Se tutto è Steampunk allora nulla è Steampunk. Vedremo che i confini entro cui operare sono ampissimi e in gran parte inesplorati, per cui le possibilità di produrre qualcosa di originale senza limitarsi ai soliti quattro cliché (dirigibili, corsetti, Londra, motori a vapore) sono alla portata di chiunque voglia studiare il genere prima di mettersi al lavoro.

Case Steam Tractor 1893

Saltate su, si parte verso lo Steampunk!

Le origini del nome

Steampunk è un termine che nasce nell’ambito della letteratura fantastica nel 1987, coniato dallo scrittore statunitense Kevin Wayne Jeter in una lettera alla rivista Locus per descrivere alcune opere scritte negli ultimi anni da lui (Morlock Night, Infernal Devices) e dai suoi amici Tim Powers (The Anubis Gates) e James Blaylock (Homunculus), come se si fossero messi d’accordo.

Dear Locus,
Enclosed is a copy of my 1979 novel Morlock Night; I’d appreciate your being so good as to route it Faren Miller, as it’s a prime piece of evidence in the great debate as to who in “the Powers/Blaylock/Jeter fantasy triumvirate” was writing in the “gonzo-historical manner” first. Though of course, I did find her review in the March Locus to be quite flattering.
Personally, I think Victorian fantasies are going to be the next big thing, as long as we can come up with a fitting collective term for Powers, Blaylock and myself. Something based on the appropriate technology of the era; like “steampunks”, perhaps…

Il termine si basava su un gioco di parole costruito partendo dal Cyberpunk, genere molto di moda nella seconda metà degli anni 1980: se Gibson e Sterling erano autori Cyberpunk perché ambientavano le loro cupe storie in un futuro prossimo, allora Jeter e i suoi colleghi erano Steampunk perché ambientavano le loro storie scanzonate in un vicino passato. Narrativa alla maniera gonzo-storica.

Il legame con il Cyberpunk non va oltre questo. Non vi è alcuna discendenza sostanziale dello Steampunk dal Cyberpunk visto che le prime opere classificabili come Steampunk (The Warlord of the Air, Michael Moorcock, 1971), talvolta indicate come proto-Steampunk, precedono di parecchio il boom del Cyberpunk avvenuto nel 1984 con la pubblicazione di Neuromancer.
L’unica opera che sembra mettere davvero assieme Cyberpunk e Steampunk è anche una delle migliori per la qualità dell’ambientazione Steampunk a livello di profondità, studio e citazioni storiche: The Difference Engine del 1990, di William Gibson e Bruce Sterling, due dei maggiori esponenti della narrativa Cyberpunk.
Perché, come vedremo, senza studio appassionato, impegno e curiosità multidisciplinare non si può fare del buon Steampunk.

InfernalDevicesJeter350px TheDifferenceEngine350px

Due opere simbolo della prima generazione Steampunk.

Come descrivere in poche parole le opere Steampunk, di ogni genere, ambientazioni per giochi di ruolo, videogiochi, fumetti, film o narrativa? Cominciamo con il principio, definendo a quale genere “padre” appartenga lo Steampunk come sottoinsieme “figlio”, da cui eredita le peculiarità e ne aggiunge ulteriori proprie.

Le opere Steampunk sono fantascienza o science-fantasy scritte dopo il XIX secolo e ambientate: nel vero XIX secolo (Lungo XIX Secolo: 1789-1914); in un XIX secolo alternativo; in un secolo diverso visto con gli occhi della fantascienza dell’Ottocento; in un mondo diverso ispirato alla fantascienza d’epoca e alla rivoluzione industriale (ma con dei rischi, come vedremo dopo).
Già da queste quattro opzioni, legate a due sottogeneri possibili di notevole ampiezza, si capisce che i paletti sono tutt’altro che rigidi! Il fantasy medievaleggiante finto-tolkieniano è concettualmente molto più limitato di così.

L’ambientazione scelta va condita lo spirito punk in una delle sue possibili accezioni: esiste il punk nel senso di ribellione e critica allo status quo (punk anni 1970); c’è il punk nel senso scherzoso delle prime opere Steampunk di Jeter o di Paul Di Filippo, ovvero prendere in giro il passato e giocare con la storia senza pretese di serietà; c’è il punk nel senso di rileggere il passato con gli occhi del presente, con uno sguardo più cinico e smaliziato anche quando si riscrivono opere molto simili a quelle della fantascienza d’epoca (posizione espressa da Jess Nevins nell’antologia Steampunk); e infine esiste il punk nel modo in cui lo fu Albert Robida nel suo Voyages très extraordinaires de Saturnin Farandoul del 1879 (che però NON è Steampunk, attenzione, è narrativa fantastica d’epoca!), in cui mise assieme tutti i personaggi delle storie di Jules Verne e li reinterpretò rendendoli codardi, meschini e sciocchi. Quest’ultima opzione mette assieme il punk del primo Steampunk con l’interpretazione di Jess Nevins.

Il buon Steampunk è sia buona fantascienza (o science-fantasy) che un gioco di citazioni storiche e letterarie rivolto agli appassionati della fantascienza d’epoca e agli amanti dell’Ottocento. L’opera che rappresenta il miglior esempio di gioco di citazioni, a mio parere, non è un romanzo, ma un fumetto: The League of Extraordinary Gentlemen. Quasi in ogni vignetta vi è una citazione dalla letteratura d’epoca, sotto forma di piccoli dettagli. Per esempio Peter Coniglio di Beatrix Potter riletto come una creatura del Dottor Moreau.
Un miscuglio e una reinterpretazione dei personaggi che ricorda moltissimo quello fatto da Albert Robida sugli eroi di Jules Verne. Lo spirito inoltre è quello punk nel senso di cinico e smaliziato che rilegge, in chiave moderna, il finale di The War of the Worlds di Herbert George Wells dando una nuova interpretazione al modo in cui gli alieni vengono sconfitti. Oppure, senza fare spoiler, pensiamo a cosa Mister Hyde alla fine fa all’Uomo Invisibile: decisamente impossibile per un’opera d’epoca rispettabile!

LeagueGentlemen350px LeagueGentlemen2_350px

Una delle opere più intelligenti e rappresentative dello Steampunk.

E come avrete ormai capito, ecco il punto debole delle opere che scelgono un’ambientazione completamente inventata e senza appigli con il nostro mondo e la nostra storia (quarta opzione presentata all’inizio). Più si rinuncia alle citazioni storiche ambientando le vicende in un altro mondo (o fuori dal Lungo XIX Secolo) e più si rischia di perdere la forza dello Steampunk come satira e come reinterpretazione cinica del passato che riesce però anche a parlare del presente grazie al distacco storico delle vicende di un mondo, in fondo, molto simile al nostro.

Se The League of Extraordinary Gentlemen è un esempio splendido di Steampunk è perché non ha rinunciato a nessuno di questi aspetti e li ha resi invece il proprio punto di forza. La cultura storica e letteraria, lo studio serio, non sono un peso o un vincolo a cui adeguarsi: sono il trampolino con cui spiccare il salto della fantasia.
L’estetica Steampunk cliché, il facile aggiungere rotelle e occhialoni, non ha posto in quel fumetto: è Steampunk nella sua essenza, nella sua “agenda creativa”, non in qualche facile scappatoia sull’aspetto dei personaggi.

Questa forza è in gran parte negata all’opera New Weird Perdido Street Station. Non è un esempio perfetto di Steampunk né intende esserlo: è principalmente Fantasy, ma con estetica ottocentesca, ambientazione industriale e importanti elementi Steampunk.
L’autore lo indicava giustamente come New Weird, anche se spesso viene citata come Steampunk Fantasy: il pubblico capisce e sottolinea i suoi due elementi caratteristici, entrambi ugualmente importanti, che fanno da base al suo essere New Weird.

A tema Steampunk Fantasy (se proprio vogliamo contrarre, SteamFantasy) l’opera più famosa e più interessante, a mio avviso, rimane il videogioco Arcanum del 2001, in cui la rivoluzione industriale e la retrofantascienza invadono un mondo fantasy di spiccata ispirazione tolkieniana, con effetti molto interessanti a livello di reinterpretazione modernizzatrice dei generi: il progresso e l’evoluzione tecnologica entrano a forza nel contesto lento, immobile, atemporale del tipico mondo “magico” standard di ispirazione tolkieniana o alla D&D, scontrandosi con lo status quo e devastando gli equilibri del mondo.

Un fantasy “anti-tolkieniano” di impatto paragonabile per l’epoca a La Figlia del Drago di Ferro di Michael Swanwick, romanzo “anti-tolkieniano” e assieme puramente tolkieniano nel modo di riscoprire il fantasy e applicarlo al proprio mondo statunitense: qui un commento di Clute e Grant sul suo ruolo nella storia del fantasy.

Leggi la seconda parte, su Moda ed Estetica.

 

18 Replies to “Introduzione allo Steampunk – parte prima”

  1. Ottimo articolo, come sempre del resto.
    Confermo che Arcanum è un bellissimo esempio di steampunk e consiglio a tutti (e non solo i retrogamer sfigati come il sottoscritto) di giocarci fosse anche solo epr le quest secondari, li ci si rende ben conto di come lo steampunk sia una rilettura cinica di un passato prossimo (non spoilero ma la vicenda degli gnomi e dei mezz’ogre è sublime compresa la sua conclusione).

    Spero che nel prossimo articolo siano evidenziati anche titoli steampunk nella letteratura, sono ansioso di leggere un po’ di buono steampunk al di fuori dei fumetti.

  2. Adoro questi articoli *-*! Avevo già letto le altre due introduzioni allo steampunk, e relativi commenti, ma qua in effetti sembra tutto più ordinato.
    E adoro Arcanum *-* (anche se quando lo giocai non avevo idea che fosse steampunk)!

  3. Ottimo articolo, anche se avevo già letto l’introduzione allo steampunk che avevi scritto secoli fa. E mi ha fatto tornare voglia di giocare ad arcanum, se riesco a trovare una patch che gli permetta di andare su finestre 7

  4. @federico
    io l’ho scaricato originale dal sito di GoG, va una meraviglia e l’ho pagato tipo 1,50 euri.

  5. Ho apprezzato molto l’articolo e la competenza dell’autore, ma perché non parlare degli italiani ? Per esempio, sul fronte letterario- fumettaro,ricordo con ammirazione il numero 294 ( dicembre 2007 – gennaio 2008 ) dell’albo a fumetti di Martin Mystère intitolato “ RICORDI DAL FUTURO “. Devo dire che la casa editrice Bonelli sta facendo le cose in grande, pubblicando storie dove si mescolano le tecnologie ottocentesche e gli universi paralleli in puro stile steampunk, creando un mondo alternativo simile al nostro ma allo stesso tempo vicino a quello sognato da Jules Verne ed Albert Robida nei loro anni più giovanili. Veramente una storia bellissima ed interessante, che non sfigura di fronte ai costosissimi albi cartonati francesi ed americani dei quali ormai sono piene le cosiddette ” fumetterie “. . L’albo a fumetti di cui parlo fa parte del ciclo “ I grandi enigmi di Martin Mystère “, ma in qualche modo è collegato con la famosa serie “ Le storie di Altrove “ scritta da Alfredo Castelli ed iniziata nel 1998 con l’episodio intitolato “ Colui che dimora nelle tenebre “

  6. Ho delle reminiscenze di giuventù quando la RAI trasmise alcuni film che miscelavano animazione e personaggi umani. Non ricordo i titoli ma credo fossero del regista Karel Zeman. Ricordo che si utilizzavano macchinari a vapore ed erano ambientati nella bella epoque.

  7. @ Gianni:
    Sempre da parte della Bonelli c’è Greystorm… e nell’universo di Nathan Never appare, in una serie di storie riguardanti viaggi in universi paralleli, un tizio che abita in un mondo steampunk infestato da una specie di “fantasmi”.

  8. Devo dire che sono molto più svegli di altre aziende-case editrici magari anche più grosse.
    Sono specializzati in storia militare, sanno che c’è un interesse verso lo steampunk da parte degli amanti del fantastico e cercano di venirgli incontro. Magari con pochi prodotti, ma abbastanza per attirare l’attenzione su altre loro pubblicazioni che riguardano l’Ottocento. Mi sembra un marketing onesto, non forzato da grafici di mercato o sondaggi.
    Peraltro l’autore dei disegni è vissuto in quel periodo. Si tratta di un’operazione storica
    Non sono un giocatore gdr quindi il gioco non l’ho preso, ma l’operazione che hanno fatto, per me, rientra nel discorso che ho fatto sopra.
    Sono solo opinioni personali.

    A proposito di Cina, ho scoperto che il termine Warlord cominciò ad essere impiegato dai giornalisti degli anni ’20

    http://it.wikipedia.org/wiki/Signore_della_guerra

    A ferragosto non si abbandonano i blog!

  9. Sì, anche secondo me fanno bene.
    La qualità dei loro prodotti è sempre alta e le linee di manuali per giochi da tavolo di “schermaglie” tra piccole unità è un modo carino per far giocare gli appassionati di storia con una propria linea di prodotti, senza delegare solo ad altre aziende specializzate. Anche se poi non ho idea della qualità del regolamento, per cui magari è poco giocabile o legnoso o buggato in modo fastidioso che rovina le partite e non lo so… ho solo sfogliato e leggiucchiato il manuale che ho preso io.

    Sono curioso per questo prodotto nuovo, storico, magari quando esce lo prendo.

Comments are closed.